http://sollevazione.blogspot.it/2013/11/oltre-leuro-loro-ci-saranno-e-tu.html
Mese: dicembre 2013
Civis romanus sum
Dov’è finito lo Stato? Ma, soprattutto, cos’è lo Stato?
Lo Stato è il Popolo e questo binomio è tenuto insieme dal Diritto. Al tempo stesso, la sussistenza di tale unione è garantita dalla Libertà, la quale esiste solo se e quando la Sovranità, ossia il sommo potere, appartiene al Popolo: se viene meno il Diritto, viene meno lo Stato. Se manca la Libertà, la degenerazione è verso l’oligarchia o la tirannide.
Se oggi siamo in questa situazione è perché è caduto in disuso il Diritto ed è venuta meno la Libertà.
Questo è Cicerone, questi sono i principi cardine dello Stato moderno contemporaneo, che trovano il loro fondamento nella tradizione giuridica romanistica: DIRITTO ROMANO, NON ANGLOSASSONE! Lo ripeto: DIRITTO ROMANO, NON ANGLOSASSONE!
Avv. Paola Musu
Saccheggio
Non ci sarà ricostruzione, come avvenne dopo la seconda guerra mondiale, dal 1947 agli anni cinquanta. Perché, a differenza di allora, la spietata Global class finanziaria, perfettamente organica al neocapitalismo e senza problemi di coscienza, non prevede per il paese alcun “Piano Marshall”. Le risorse del paese si saccheggiano, le sue strutture produttive si smantellano, la popolazione si spreme fino all’inverosimile, e poi si passa ad altro, ad altri “mercati”, ad altre “bolle”, lasciando dietro di se solo macerie. Materiali e Morali.
The post Il dopoguerra secondo confindustria di Eugenio Orso appeared first on PAUPER CLASS.
Comizi della plebe
Che cosa prevede e impone la Costituzione e che, invece, è vietato dai Trattai europei? Quali soluzioni adottammo nel trentennio glorioso (1945-1981), nel quale fummo i primi al mondo per sviluppo economico e mobilità sociale, e che ci sono impedite dalla dittatura germanocentrica del grande capitale finanziario e industriale europeo, fondata sui Trattati europei?
Neoliberismo
Il settore pubblico è considerato, per sua stessa natura, “improduttivo”. I dipendenti pubblici sono, quasi per definizione, fannulloni che godono di garanzie eccessive, tutelati da organizzazioni sindacali “corporative”, dove la connotazione “corporativo” è ipso facto associata a un giudizio di valore di segno negativo, essendo la negazione della “meritocrazia”…
A fronte dell’opinione dominante, si può sostenere che la cura dimagrante imposta al settore pubblico non risponde a criteri di efficienza, né all’obiettivo di generare avanzi primari. Lo scopo primario è fornire quote di mercato al capitale privato in settori protetti dalla concorrenza: tipicamente formazione e sanità. Non essendo competitive sui mercati internazionali, e scontando una continua restrizione dei mercati di sbocco interni, le nostre imprese hanno necessità di riposizionarsi in mercati “nuovi”, che la politica si occupa di aprire mediante misure di snellimento del settore pubblico.
Lettera a un amico

Un amico mi ha inviato il seguente link:
http://video.repubblica.it/edizione/torino/forconi-a-torino-chiudi-o-ti-facciamo-una-faccia-cosi/149683/148190
A lui ho risposto:
Allora vediamo di ragionare: la fonte presuppone che si voglia accreditare l’organizzazione come “fascista”, lo confermerebbero anche i tentativi di “infiltrazione” di Casa Pound e Forza nuova.
MA, stiamo sempre parlando di quello che dicono i media e, purtroppo, oggi nessuno pensa più diversamente dai media.
Praticamente è impossibile capirci qualcosa, se, ai nostri tempi, una verifica su due o tre fonti permetteva (fatta l’opportuna tara) di farsi una idea, oggi quante più fonti dicono la stessa cosa, meno c’è da crederci!
Alcune cose mi sembrano condivisibili (mi dirai tu se e fino a che punto):
– negli ultimi vent’anni la classe media si è impoverita (di pari passo con lo spropositato arricchirsi del 10% circa della popolazione);
– la classe politica è stata complice di questo fenomeno;
– nella popolazione si è diffusa insoddisfazione, ma anche apatia per la politica.
Questo per dire che i motivi per protestare ci sarebbero, MA la gente (proprio per quanto detto sopra) è assolutamente incapace di organizzarsi e persino di partecipare (io l’ho visto qui col terremoto).
Allora chi e perché?
E qui entriamo nella nebbia: una riproposizione della strategia della tensione? L’ennesima “distrazione” in vista di qualche provvedimento impopolare? Un’entrata in campo, modello Grecia, dell’ Europa?
Non so, ma so che niente è mai come sembra.
Ciao e Buon Natale se ci credi ancora
La chiave dell’infelicità
Il vero problema è la scomparsa dei valori di riferimento culturali trainanti, la genesi di un immaginario collettivo analfabeta, privo di sostanza ma pieno di illusioni, la rinuncia, da parte dei soggetti politici, dei partiti, dei sindacati, a chiedere e pretendere l’unica risposta sensata, pragmatica, efficace: una redistribuzione immediata e più equa della ricchezza nazionale, esigendo che coloro che detengono la ricchezza investano sul territorio nazionale, a lungo termine, nei campi strategici della ideazione e della manifattura italiana, dall’arte all’agricoltura, dalla scienza all’innovazione.
La Banca d’Italia
di Piero Valerio
In quanto aderente al sistema SEBC (Sistema Europeo delle Banche Centrali) della BCE, Banca d’Italia è un’autorità monetaria completamente autonoma ed indipendente dal governo, perché in base ai trattati europei e al suo statuto non può finanziare direttamente lo Stato italiano tramite scoperti di conto di tesoreria, acquisto diretto di titoli del debito pubblico o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia. Inoltre, nessun politico o ministro italiano può influire sulle scelte di politica monetaria della Banca d’Italia o può chiedere conto e ragione, in parlamento o in altre sedi, dell’operato del Consiglio superiore o del governatore dell’istituto.
La situazione opposta, invece, è incredibilmente ammessa, come conferma la lettera inviata il 5 agosto del 2011 da Trichet e Draghi al governo Berlusconi. L’unico obiettivo di Banca d’Italia, in linea con quello della BCE, è il mantenimento di un tasso annuo di inflazione prossimo al 2%, mentre l’istituto non si assume alcuna responsabilità né per quanto riguarda la disoccupazione né la crescita economica in generale, lasciando che siano il governo e il parlamento con la sola leva fiscale e tributaria a doversi fare carico della soluzione di questi problemi. Tranne l’elezione del governatore, che avviene su esplicita proposta e indicazione del Consiglio superiore della banca centrale (articolo 17 dello Statuto), i politici non hanno alcuna influenza nelle attività strettamente tecniche o istituzionali di Bankitalia.
La proprietà della banca centrale è al 95% privata, anche se l’istituto viene ipocritamente definito di diritto pubblico, perché si è appropriato giuridicamente di un’attività regolamentata per legge: l’emissione della moneta (sotto forma di banconote e riserve bancarie). Siccome noi siamo obbligati per legge dal corso forzoso ad accettare l’euro come moneta di stato, la Banca d’Italia, che ha l’esclusivo privilegio di emettere le banconote e le riserve elettroniche in euro, malgrado la sua proprietà e funzione privatistica ha acquisito negli anni una chiara posizione dominante nell’assolvimento di un diritto pubblico. I banchieri privati si sono gradualmente, con il tacito consenso o l’approvazione unanime di tutti i politici, impossessati di un istituto giuridico pubblico, la moneta, cercando di ricavarne nel corso del tempo un maggiore profitto privato. E visto che un’istituzione o è pubblica (nel senso che non è orientata ai profitti ma a garantire un diritto della cittadinanza) o è privata (nel senso che antepone il raggiungimento del profitto al benessere dei cittadini), Bankitalia da questo punto di vista è un ente assolutamente privato, perché antepone il profitto dei suoi azionisti banchieri (inflazione bassa, dividendi, prestiti agevolati agli amici della cricca) a quello dei cittadini (occupazione, bassa tassazione, regolarità del credito a famiglie e imprese). Tuttavia, questo esproprio di fatto della funzione monetaria un tempo subordinata al governo democratico, fino ad oggi veniva quantomeno ricompensato versando gran parte degli utili di gestione alle casse dello Stato (e per come viene gestita oggi una banca centrale, gli utili sono sempre assicurati, mentre è praticamente impossibile avere delle perdite). Da oggi invece, tramite la scandalosa proposta di trasformare Banca d’Italia in una public company, anche gran parte di questi utili verranno veicolati verso gli azionisti bancari privati.
Con l’euro o senza…
Dato il carattere litigioso degli italiani, in qualsiasi caso non andremo da nessuna parte: basta leggere non tanto l’articolo-saggio (preferibilmente in edizione originale) dell’economista francese, quanto i commenti degli addetti ai lavori italiani, che preferiscono operare mille distinguo, piuttosto che concordare un’azione comune.
Sapendolo, chi ha in mano i destini dell’Italia non deve avere alcuna preoccupazione; semmai c’è da stupirsi che, in passato, si sia fatto qualcosa in questo paese…
9 dicembre: corteo
“La manifestazione è per protestare perché siamo stanchi di questa situazione economica e sociale italiana. Stanchi di dover subire comportamenti anticostituzionali da parte di chi ci “amministra”. Perché abbiamo un diritto al Lavoro, a vivere con “decenza”, ad arrivare alla “fine del mese”. Problematiche che riguardano tutti: lavoratori, disoccupati, pensionati, giovani. La nostra manifestazione è concordata con la Questura è sarà pacifica ed educata. E’ promossa da C.R. Agricoltori per far sentire la nostra voce. L’incontro è fissato per le ore 8.00 a Modena in Largo Garibaldi. Per poi partire dalla circonvallazione interna, con un Sit-In informativo, è durerà sino alle ore 13.00.”
Gioia Mulas
Cavalcare la crisi
Più grave è che l’opposizione anti-euro veda salvarsi una classe padronale che più che essere imprenditrice è stata prenditrice. Inetti capitani coraggiosi di grandi, medie e piccole dimensioni che hanno contribuito a smantellare lo stato sociale, a sfruttare i migranti per abbassare il costo del lavoro e ad arricchirsi per tutto l’abbondante decennio trascorso dalla introduzione dell’Euro. Ma questi soggetti hanno ottima compagnia. Una legione di bottegai e microimprenditori che, dal giorno dell’introduzione dell’Euro, hanno fissato il costo dei beni primari devastando il potere di acquisto prima ancora dell’arrivo della crisi.
Encefalogramma piatto

Da circa 10 anni gestisco anche un blog generalista indirizzato ai cittadini del mio comune (recentemente insignito del titolo di “Città”); ogni tanto mi capita di inserire articoli di economia, molto brevi, il cui succo è:
il nostro debito dipende dalla nostra adesione ai trattati europei (MES, tra gli altri); dagli interessi composti sul debito (anatocismo: un reato per la Corte Costituzionale); e dal signoraggio (per cui paghiamo il denaro al suo valore NOMINALE, all’ente PRIVATO che lo ha emesso).
“L’uomo è dunque l’animale che vuole sapere. Ma è anche, per una fondamentale, inestricabile ambivalenza, l’animale che non vuole sapere, che per vivere tranquillamente l’esistenza terrena deve dimenticare l’essenziale: l’ineluttabilità della sua stessa morte. L’uomo è capace di negare in qualsiasi momento la realtà, di mentire a se stesso, per “funzionare” in modo soddisfacente. –