“Fare le riforme”

“Fare le riforme”

“Fare le riforme con Renzi” oggi è la parola d’ordine, a destra e a sinistra nella sceneggiata parlamentare. Tutto ciò è drammatico, perché le “riforme di cui il paese ha bisogno” altro non sono se non l’esito dell’occupazione dell’Italia, finanziaria, monetaria ed economica (in alternativa a quella militare con la nato), voluta e orchestrata con successo dai poteri esterni finanziari. Perché? Per conseguire i seguenti obiettivi di rilevanza storica:

1) ridimensionamento della struttura produttiva nazionale e smantellamento dello stato sociale (ruolo minore o marginale assegnato all’economia italiana nel mondo globalizzato);

2) flessibilizzazione estrema del fattore-lavoro e mantenimento, nel lungo periodo, di un elevato tasso di disoccupazione/ inattività (drastica modificazione delle condizioni e delle opportunità di lavoro in linea con il punto 1);

3) privatizzazioni per la definitiva “apertura al mercato” e distruzione completa del vecchio modello capitalistico italiano di economia mista, con una forte presenza del “socialismo dei comuni” (prevalenza assoluta del neocapitalismo finanziario in un area ancora importante come l’Europa);

4) modifiche istituzionali ed elettoralistiche (senato, titolo V della costituzione, legge elettorale) in funzione dell’asservimento di un’Italia senza sovranità alla ue e, più in generale, alla triade del male usa-nato-ue che determina e controlla i governi di questo paese.

Eugenio Orso

Autore: redattorecapo

associazione culturale Araba Fenice fondata a Bondeno (FE)

4 pensieri riguardo ““Fare le riforme””

  1. – la “competitività” in sé conta meno di zero nella gerarchia di valori di una società davvero civile…
    – la “deflazione” perseguita a botte di disoccupazione di massa è uno strumento di graduale genocidio…
    – la sudditanza ai “mercati” è la negazione di ogni volontà di convivenza democratica…
    – il fondamentalismo ordoliberista €uropeo è un crimine contro l’umanità…
    – il “vincolo esterno” è la peggior forma di razzismo anti-italiano promosso dai traditori della patria…
    – le menzogne sistematiche, pervasive, generalizzate dei media sulla cosiddetta “crisi” l’ inconfutabile prova di propaganda di regime del “pensiero unico”…
    – le liberalizzazioni, privatizzazioni, investimenti diretti esteri, erosione progressiva dei diritti del lavoro, la libera circolazione di merci, capitali, servizi e persone, la riduzione del “debito pubblico”, lo “Stato minimo”…alcuni dei dogmi sociopatici, primitivi, omicidi fomentati dalle grandi Corporations contro la vita dei popoli…
    – le notizie di borsa in apertura di TG come la manifestazione strafottente del primato di una pseudocultura finanziario-speculativa sulla produzione di ricchezza reale…un oltraggio per qualsiasi essere ancora umano…
    – e tante altre amene follie sociopatiche pseudoeconomiche…
    che mi sono rotto anche solo di pronunciare…
    Rico Semeraro in FB

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  2. Altra recente riforma di Renzi, equiparare le aree militari a quelle industriali per soglia consentita di inquinamento; alcuni esempi: nelle aree a verde la soglia per il Cobalto è 20 mg/kg mentre per le aree industriali è 250 mg/kg, più di 10 volte. Per la sommatoria dei composti policiclici aromatici (tra cui diversi tossici e/o cancerogeni) addirittura il limite per le aree industriali è più alto di 100 volte (1 mg/kg contro 100 mg/kg). Il benzene, cancerogeno di prima classe per lo IARC, ha un limite più alto di venti volte (0,1 mg/kg contro 2 mg/kg). Per il tetracloroetilene, un altro sospetto cancerogeno e tossico per il fegato, il limite è 40 volte più alto.
    fonte: http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=106013&typeb=0&Magia-di-Renzi-stop-alle-bonifiche-dei-siti-militari

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  3. La scala mobile che tutelava i salari italiani è stata abolita nel nome della lotta all’inflazione. Il debito pubblico si è gonfiato dei costi degli interessi pagati alla finanza perché si è rinunciato, ben prima dell’euro, a stampare moneta. La lotta all’inflazione è il nocciolo materiale ed ideologico delle politiche di austerità e tutte le istituzioni, tutti gruppi dirigenti politici e sindacali sono stati selezionati nel suo nome. Altro che la contestazione a qualche casta marginale, per cambiare politica bisognerebbe cambiare tutta una classe dirigente che non sa produrre altro se non austerità.

    La seconda ragione per cui si va avanti così, quella inconfessabile, è che purtroppo non è vero che il dolore non dia risultati. Gli indici di Borsa da quasi tre anni sono in crescita. Chi ha investito nel momento più basso della crisi finanziaria oggi ha fatto un bel po’ di soldi. Per una parte delle imprese i profitti sono in ripresa, così pure i super guadagni dei manager. Banche e finanza han ripreso a fare affare come prima e anche i derivati e tutti i titoli spazzatura son di nuovo in campo come prima del crack. Insomma per alcuni la ripresa c’è già stata, per altri non ci sarà mai. Perché il punto inconfessabile è proprio che la crescita delle disuguaglianze e della povertà non sono un danno collaterale, ma parte integrante del modello economico che si vuole affermare.
    http://www.syloslabini.info/online/telemaco-renzi-contro-lausterita-solo-chiacchiere/

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  4. Un articolo di Giorgio Ruffolo e Stefano Sylos Labini su la Repubblica del 4 luglio 2014

    Nel discorso d’insediamento alla presidenza dell’Unione Europea il Presidente del Consiglio Renzi ha dichiarato che “l’Europa deve cambiare altrimenti non ha futuro” e che ”L’Italia e’ qui non per chiedere ma per dare”. Al discorso di Renzi è seguito l’intervento durissimo del capogruppo del Partito Popolare, il tedesco Weber, il quale ha sostenuto che “i debiti uccidono il futuro e chiedere tempo per fare le riforme significa fare nuovi debiti”. Eppure qualche giorno prima la Cancelliera tedesca Angela Merkel aveva detto sì ad una maggiore flessibilità nell’applicazione del Patto di Stabilità: se i Paesi in recessione si fossero impegnati in programmi di riforme “strutturali” avrebbero potuto deviare temporaneamente dalla politica di consolidamento fiscale per realizzare investimenti sul piano nazionale. In tal modo si sarebbero allungati i tempi per il rientro nei parametri senza violare le regole stabilite in sede europea.

    Le aperture della Cancelliera tedesca erano apparse, però, del tutto insufficienti di fronte alla gravità della situazione: è il momento di cambiare non solo i tempi ma l’impostazione della politica economica europea che deve avere come priorità la lotta alla disoccupazione e non la riduzione del debito. E per creare occupazione servono investimenti e quindi notevoli risorse finanziarie. Per questo è necessario riformare lo statuto della BCE, lanciare gli Eurobond e mettere in comune i debiti dell’eurozona. Nel frattempo i soldi versati nel fondo Salvastati (Esm) andrebbero utilizzati immediatamente per finanziare un piano d’investimenti continentale. I fondi dell’Esm oggi sono gestiti in modo totalmente inefficace. L’Esm ha una forza di fuoco potenziale di 700 miliardi di euro, raccolti in gran parte emettendo bond sui mercati. La sua base è il capitale versato direttamente dai governi dell’area euro. La Germania che è il primo azionista con una quota del 27,1%, ha già pagato al fondo europeo 17,3 miliardi e alla fine dovrà versarne 21,7. L’Italia, che è il terzo azionista con il 17,9% (il secondo è la Francia), ha versato 11,4 miliardi e nel 2014 saranno 14,3. I soldi dell’Esm vengono investiti prevalentemente in titoli di Stato tedeschi che hanno il rating più alto. Ciò contribuisce a ridurre i tassi sui Bund e su tutto il sistema finanziario in Germania e ad allargare lo spread e lo svantaggio competitivo delle imprese in Italia. Di fatto i Paesi deboli del Sud Europa stanno sussidiando la ricca Germania.

    In conclusione, occorrono proposte coraggiose che siano condivise dal numero maggiore possibile di Paesi dell’euro, valutando soluzioni alternative nel caso in cui tali proposte venissero respinte. Non siamo entrati in Europa per diventare una provincia dell’impero tedesco.

    http://www.syloslabini.info/online/non-siamo-un-land/

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