In Italia non si ha neppure la vaga percezione, a livello di massa e di classi dominate, della gravità della situazione internazionale, con il mondo che è sempre più vicino all’orlo del baratro. La qual cosa è persino scontata, se ci riflettiamo un po’ sopra. In un paese occupato, retto da collaborazionisti, non solo si falsa senza pudore la realtà sociopolitica interna, ma attraverso la disinformazione si altera anche la corretta percezione degli eventi internazionali. Pur esistendo la rete e al suo interno l’informazione alternativa, solo in pochi riescono a comprendere, con sufficiente chiarezza, che il mondo sta per giungere all’apice della guerra.
Di quale guerra si tratta?
Costanzo Preve, nell’opera La quarta guerra mondiale, ipotizzava appunto un conflitto insanabile e totale, di matrice culturale e perciò inestinguibile fino allo sterminio dell’avversario, iniziato dopo la fine della cosiddetta guerra fredda (che per Costanzo fu la vera terza guerra mondiale). Ho l’impressione che questo conflitto, del quale molti in occidente non se ne sono accorti, stia per raggiungere la sua fase più cruenta e distruttiva, nel crescendo e nel moltiplicarsi di eventi bellici localizzati che oggi possiamo chiaramente osservare, e che non costituiscono per niente “eventi indipendenti”. Un conflitto diverso per presupposti e sviluppi dalle due guerre mondiali e dalla “guerra fredda” usa-Urss combattute nel novecento.
Il filosofo russo Aleksandr Dugin, “accusato” in occidente di essere un ispiratore di Putin, si è interrogato sul senso di questa guerra in un saggio di alto profilo, dal titolo La prossima guerra come concetto. Dugin ha cercato di cogliere il senso del conflitto, il suo significato ideologico astraendo dagli aspetti concreti. L’analisi che fa è tutta centrata sull’ideologia dominante in occidente, ossia il liberalismo, che avrebbe bisogno del nemico non-liberale per sopravvivere e che l’avrebbe trovato nella Russia e in Putin.
Cosa si intende esattamente in questa sede quando si usa l’espressione guerra?
La risposta ce la suggerisce Costanzo Preve nell’opera La quarta guerra mondiale: “In senso largo, la guerra è un confronto strategico che avviene fra Stati, alleanze di Stati e sistemi sociali opposti e/o conflittuali, e questo confronto globale, che è sempre di tipo strategico, ha poi momenti tattici secondari di scontro armato (diretto o per interposte forze combattenti) o di distensione provvisoria con soluzioni diplomatiche di breve o medio periodo.”
Secondo Preve, è proprio il confronto globale, in chiave strategica, a connotare la quarta guerra mondiale, ancora non avvertita in tutta la sua distruttività dalle popolazioni occidentali. A differenza di quelle afghane e irakene che da anni la avvertono sulla propria pelle.
Infine, cosa si intende per liberalismo, motore ideologico-propagandistico della guerra (almeno in occidente) contro tutto ciò che è non-liberale?
Dugin sintetizza la riposta come segue: ”Il liberalismo è profondamente nichilista nel suo nucleo. L’insieme di valori difesi dal liberalismo è essenzialmente legato alla tesi principale: libertà-liberazione. Ma la libertà nella visione liberale è essenzialmente una categoria negativa: pretende di essere liberi da (J.S. Mill), non essere liberi di. Questo non è secondario, è l’essenza del problema.”
Secondo il filosofo e teorico russo, nell’essenza del liberalismo vi sono individualismo e nichilismo, assieme al progressismo e all’economia come destino.
Consiglio a tutti di leggere il lungo saggio del filosofo hegeliano e marxiano Costanzo Preve, La quarta guerra mondiale, (provocatoriamente, nelle intenzioni di Costanzo) edito da Edizioni all’insegna del Veltro, nel maggio del 2008. Parimenti, consiglio a tutti la lettura del breve ma illuminante saggio di Aleksandr Dugin, La prossima guerra come concetto, disponibile in rete e in traduzione italiana al seguente link: http://www.millennivm.org/millennivm/?p=755.
Eugenio Orso
Leggi il seguito in http://pauperclass.myblog.it/2014/07/27/verso-lapice-della-guerra-eugenio-orso/
Mai tanti conflitti tutti insieme, gravi, apparentemente insolubili, al punto che l’assuefazione impedisce persino di indignarsi. Per l’opinione pubblica è sempre più difficile capire chi è l’oppresso e chi l’oppressore. Dove sta il bene e dove sta il male. Ancor più difficile comprendere chi realmente abbia interesse perché queste guerre dilaghino al punto da esserne coinvolti tutti, con effetti talmente devastanti che non oso neppure immaginarli. Colpa di un liberalismo che ha mostrato tutti i suoi limiti e che sta per implodere , nonchè di un imperialismo finanziario che nelle guerre si espande e prospera? Probabilmente è proprio così. Ma possibile che non ci sia possibilità di contrastare questa deriva? O dobbiamo, come suggerisce il filosofo Dugin, accelerare la fine del liberalismo per poi rinascere dalle sue ceneri? Certo che è angosciante leggere articoli del genere e poi accendere la televisione e ascoltare i nostri politici tutti infervorati in sterili discussioni su questioni davvero minime, per non dire irrilevanti. Ma è anche vero che noi italiani non ci meritiamo molto di più.
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Noi conosciamo meglio gli scacchi, ma direi che qui siamo molto più vicini alla strategia del GO : http://www.figg.org/index.php?option=com_content&view=article&id=11&Itemid=245&lang=it
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Siccome a Go non si può pareggiare e le strategie vincenti sono in mano a pochi eletti, mi viene da dire che la partita è persa in partenza.
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Un piano di azione per l’adesione alla NATO è il dono di Washington al regime di Kiev. Ad agosto l’operazione “Tridente rapido” metterà truppe americane e britanniche sul confine russo dell’Ucraina, e “Brezza di mare” invierà navi da guerra statunitensi a distanza di avvistamento dai porti russi. Immaginate la reazione se questi atti di provocazione, o intimidazione, venissero compiuti ai confini americani.
http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=107529&typeb=0
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Un altro po’ di “manovre”: http://www.lintellettualedissidente.it/nato-offensiva-globale-manlio-dinucci/
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E’ la lotta di classe al contrario: è il Grande Paradosso dei nostri tempi, i ricchi hanno lanciato la guerra contro i meno ricchi per impoverirli e contro i poveri per stenderli definitivamente.
Sono le grandi ricchezze che sono andate all’attacco della classe media, per impedire che la diffusione di benessere collettivo materiale provocasse un allargamento della coscienza e della consapevolezza, con l’inevitabile conseguenza di restringere la zona del privilegio. Per far ciò era necessario organizzare, determinare e provocare la pauperizzazione dei ceti medi.
http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2014/07/i-colossi-della-finanza-cercano-di.html
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Del resto (questa volta parla il multimiliardario Hugo Salinas Price) «sono molti a chiedersi quali siano state le ragioni vere che hanno portato all’eliminazione di Gheddafi. Egli stava pianificando una valuta pan-africana. La stessa cosa accadde a Saddam Hussein. Gli Stati Uniti non tollerano alcun’altra solida valuta in grado di competere con il dollaro».
http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=107470&typeb=0&La-guerra-sta-arrivando-war-is-coming-
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L’offensiva guidata dagli anglosassoni (Stati Uniti d’America, Regno Unito e Israele) per il dominio del mondo prosegue su due linee parallele: da una parte la creazione del “Medio Oriente Allargato” (Greater Middle East) attraverso l’attacco simultaneo all’Iraq, alla Siria, al Libano e alla Palestina, e dall’altra la separazione della Russia dall’Unione europea attraverso la crisi da essi organizzata in Ucraina.
In questa gara di velocità, sembra che Washington voglia imporre il dollaro come moneta unica sul mercato del gas, la fonte energetica del XXI secolo, nello stesso modo in cui lo ha imposto sul mercato del petrolio [1].
I media occidentali non danno quasi notizia della guerra nel Donbass e il loro pubblico ignora la portata dei combattimenti, la presenza di militari USA, il numero delle vittime civili, l’ondata di profughi. Gli stessi media occidentali trattano invece con ritardo gli eventi del Nord Africa e del Levante, presentandoli però come il risultato di una presunta «primavera araba» (vale a dire, in pratica, una presa del potere a parte dei Fratelli Musulmani), oppure come l’effetto distruttore di una civilizzazione intrinsecamente violenta. Secondo loro sarebbe più che mai necessario venire in aiuto ad arabi incapaci di vivere pacificamente in assenza di coloni occidentali.
La Russia è oggi la principale potenza in grado di guidare la resistenza all’imperialismo anglosassone. Essa dispone di tre strumenti: i BRICS, un’alleanza di rivali economici che sanno di non poter crescere se non insieme agli altri, l’Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione, un’alleanza strategica con la Cina per stabilizzare l’Asia centrale, e infine L’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, un’alleanza militare di stati ex-sovietici.
Leggi tutto su http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=107992&typeb=0
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Insomma il disegno bipolare americano ha senso ed è l’unica cosa che possono credibilmente tentare, solo che è assai improbabile che funzionerà per come se lo aspettano gli americani stessi. I prossimi mesi saranno decisivi. Si vedrà che intenzioni ulteriori hanno gli ucraini, quanto gas russo arriverà loro e quanto ne passerà per gli europei, come questi reagiranno alle contro sanzioni russe ed alle pressioni dell’escalation di tensione che gli americani proveranno a mettere in atto, vedremo il comportamento di una Germania che sta pericolosamente rallentando il suo sviluppo e che si troverà di fatto impedita nelle sue relazioni strategiche e vedremo gli sviluppi delle tensioni cino-giapponesi. Vedremo anche quanta fog of war è stata alzata in vista delle elezioni di mid-term americane che si terranno il prossimo Novembre e quanto “vediamo un po’ che succede” è stato invero il primo movente dell’acuire la crisi ucraina.
http://pierluigifagan.wordpress.com/2014/08/18/al-margine-del-caos-geopolitica-ai-tempi-dellera-della-complessita-22/
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Bruxelles, che come sempre è una caricatura di Parigi, ha espanso la strategia della tensione ad eccessi tragicomici: metropolitane chiuse, stadi vietati, scuole serrate, piazze vietate per la caccia a dieci terroristi dieci, e per giorni e giorni. “Massimo allarme terrore”: nella “loro” capitale, sono gli eurocrati e i loro complici e parassiti che mettono in scena la propria auto-protezione, il sollevamento dei ponti levatoi della loro propria fortezza, la prova generale del loro arroccamento per “sicurezza” contro i popoli, in vista della nuova fase di integrazione sovranazionale. Occorre più Europa! ci ripetono i politici. Matrix funziona a tutto spiano.
http://www.maurizioblondet.it/hollande-alleato-di-putin-per-favore-non-cascate-nella-matrix/
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