Come ci scalderemo domani?

Se evitare la monopolizzazione del mercato dell’energia appare una normale procedura di funzionamento all’interno di un mercato comune, le dichiarazioni di Bruxelles che hanno etichettato la Gazprom come unica compagnia commerciante in esclusiva è un falso propinato per accrescere un’avversione nei confronti di Putin.
A palesare tutta l’inconcludenza politica della Comunità europea è inoltre la mancanza di una seria alternativa al gas russo. Dopo aver fallito lo scorso anno nel progetto del Nabucco, gasdotto voluto per sostituirsi proprio alle dipendenze di Mosca, l’Unione Europea si ritrova con un intero blocco di sanzioni contro la Russia che, paradossalmente, colpirà maggiormente le economie dei propri Paesi membri.
Escludendo un dialogo con l’Iran per questioni politiche, mentre invece Mosca ha da poco firmato con Teheran un accordo commerciale sullo scambio di petrolio iraniano per beni industriali russi ed accettato investimenti nel settore nucleare iraniano, le forniture provenienti dal Nord Africa o dal Golfo Persico sono insufficienti per il fabbisogno richiesto.
L’àncora di salvezza viene al momento confermata dalla Trans Adiatic Pipeline e dal Gasdotto Trans-Anatolico che, sempre Bruxelles, sta cercando di sponsorizzare con evidenti difficoltà nella regione dei Balcani.[…]

Il piano di Putin rimane fermo nell’idea di costruire un South Stream ma con un percorso alternativo rispetto a quello precedente. Ciò indurrà la Russia a rifornire la Turchia del 20% della sua energia, che si aggira intorno ai sessantatré miliardi di metri cubi di metano, mentre la restante parte verrà ricondotta nuovamente nei Balcani.

Il nuovo percorso del gasdotto permetterà alla Russia non solo di superare lo stallo imposto dalle sanzioni di Bruxelles ma, fattore ancora più importante, di aggirare Paesi ostili come Romania ed Ucraina e regimi politici definiti «non sovrani» come quello bulgaro.

Sicuro della dipendenza energetica dell’Unione Europea, il gas ricondotto nei Balcani dalla Turchia rappresenterà un risultato geopolitico non indifferente. La Russia, superando lo stallo delle sanzioni, avrà l’occasione di sostituire Francia e Germania nel ruolo di Paese strategico per la regione balcanica; i vari processi di avvicinamento a Bruxelles di alcuni Paesi, come ad esempio la Serbia, potrebbero perciò ridisegnare una nuova sconfitta per l’Unione Europea a vantaggio dell’ “Orso russo”.

estratto da http://www.eurasia-rivista.org/il-blocco-del-south-stream-e-la-vittoria-di-putin-contro-le-sanzioni/22032/

USA – Russia: partita a scacchi sul Dnepr

L’Europa (se esistesse) dovrebbe svegliarsi…

zeroconsensus

 

scacchi

La crisi Ucraina sotto molti punti di vista può rivelarsi un tornante della storia che potrà decidere i futuri assetti dell’Europa. Per quanto possa sembrare paradossale Stati Uniti d’America e Federazione Russa sembrano avere strategie chiare su quale debba essere il destino di questa nazione a cavallo tra Unione Europea e Federazione Russa, invece proprio l’Europa pare giocare una partita senza una visione chiara  stretta tra la strategia statunitense e la volontà di non perdere il mercato della Federazione Russa.

Andando ad analizzare le strategie dei due contendenti principali possiamo dire che la strategia americana può essere definita come una strategia con un “obbiettivo rigido” da ottenere con “strumenti rigidi” mentre la strategia della Federazione Russa può essere definita come strategia con un “obbiettivo flessibile” da ottenere con “strumenti flessibili”.

USA: Obbiettivi e mezzi

L’obbiettivo americano è riassumibile nella visione di Zbigniew Bzerzinski: <<L’Ucraina, nuovo e importante…

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Il mar cinese d’Europa

Men­tre gli inve­sti­tori occi­den­tali si aspet­ta­vano il default greco e fug­gi­vano a gambe levate dall’Acropoli, i cinesi scom­met­te­vano su Atene offrendo inve­sti­menti e di com­prare bond. Era il 3 otto­bre 2010 quando tra l’allora pre­mier greco Gior­gos Papan­dreou e quello cinese Wen Jia­bao, in visita ad Atene per due giorni, si strinse un’alleanza stra­te­gica tra i due Paesi che avrebbe tra­sfor­mato la Gre­cia nella porta occi­den­tale della Cina».[…]

In par­ti­co­lare la Cina ha stretto un accordo sull’uso del porto del Pireo, «come cen­tro logi­stico per lo smi­sta­mento e il tran­sito dei pro­dotti della Zte che è entrato in atti­vità dal 20 marzo scorso. In base all’intesa, i pro­dotti della Zte saranno inviati tra­mite il porto del Pireo in 12 Paesi dell’Europa Sud-orientale: Austria, Ita­lia, Croa­zia, Cipro, Repub­blica Ceca, Unghe­ria, Roma­nia, Slo­vac­chia, Slo­ve­nia, Bul­ga­ria, Spa­gna e Portogallo».

E men­tre il Daily Tele­graph regi­strava la delu­sione greca di «aver ven­duto l’anima ai cinesi», nel giu­gno scorso Gre­cia e Cina con­clu­de­vano, nella pra­tica, l’affare: la Cosco, una società con­trol­lata dal governo di Pechino, annun­ciava la spesa di 3,3 miliardi di euro per l’acquisizione del con­trollo del molo greco per i pros­simi 33 anni.

estratto da: http://ilmanifesto.info/il-mar-cinese-deuropa-e-nel-porto-del-pireo/

Siamo uomini o caporali?

Gaiba
copertina del libro “Gaiba nella Grande Storia”, edito dalla Minelliana, che sarà presentato venerdì 23 gennaio, ore 18.00 in Biblioteca a Gaiba.

La presentazione dell’opera sarà preceduta da una funzione religiosa in chiesa a Gaiba alle ore 17, tenuta da S.E. il vescovo della diocesi di Adria-Rovigo Mons. Lucio Soravito de Franceschi, per rinnovare il voto di ringraziamento alla Madonna per aver lasciato incolume il Paese dal saccheggio napoleonico nel 1801.

Siamo un paese cattolico che si affida alla Madonna.

Che probabilità ci sono che ci vogliamo liberare da soli di quelli che ci hanno saccheggiato nei duecento anni successivi?

Si può

Al riguardo, l’esperienza più illuminante per sottrarsi alla dittatura dei mercati finanziari è quella del Terzo Reich. Attraverso una politica di sovranità monetaria indipendente che impediva la convertibilità della moneta nazionale sui mercati valutari e un programma di lavori pubblici che garantiva la piena occupazione, in cinque anni il Terzo Reich riuscì a trasformare un’economia in bancarotta, gravata da rovinosi obblighi di risarcimento postbellico e dall’assenza di prospettive per il credito e gli investimenti stranieri, nell’economia più forte d’Europa.

In Billions for the banks, Debts for the People, Sheldon Hemry ha commentato:
“La Germania iniziò a stampare una moneta libera dal debito e dagli interessi ed è questo che spiega la sua travolgente ascesa dalla depressione alla condizione di potenza mondiale in soli 5 anni. La Germania finanziò il proprio governo e tutte le operazioni belliche senza aver bisogno di oro né debito e fu necessaria l’unione di tutto il mondo capitalistico e comunista per distruggere il potere della Germania sull’Europa e riportare l’Europa sotto il tallone dei banchieri”.
La nuova moneta statale emessa dal Governo non produsse affatto l’inflazione prevista dalla teoria classica poiché offerta e domanda crebbero di pari passo lasciando i prezzi inalterati.

Leggi tutto su http://www.syloslabini.info/online/9410/

Il carcere ingiusto

di Giangiuseppe Gattuso –  16 gennaio 2015

Ho scovato la notizia tra le pieghe di pochi quotidiani. Tra le tante della ‘cronaca’ senza alcun risalto. Niente prime pagine. Dati statistici del Ministero dell’Economia trasmessi al ministero della Giustizia che, a me, fanno accapponare la pelle. Stiamo parlando degli arresti e delle ingiuste detenzioni di cittadini. E che, anche dopo decenni, ottengono “giustizia”. Assolti, o prosciolti “perché il fatto non costituisce reato”.

Chiavi cellecereNel 2014 c’è stato un incremento addirittura del 41,3% di pagamenti per risarcire cittadini a cui è stata privata la libertà personale. Ci sono state 995 domande di risarcimento che hanno generato 35,2 milioni di euro di liquidazioni. Nel 2013 sono state 757, mentre la cifra liquidata si era fermata a 24,9 milioni di euro. Siamo da sempre il Paese delle manette facili, degli arresti clamorosi, delle detenzioni cautelari esagerate, il 40% dei carcerati è in questa vergognosa condizione. E i risarcimenti sono diventati un modo come un altro per scrollarsi di dosso le responsabilità, anche quelle morali.

Leggi tutto su http://www.nuovatlantide.org/il-carcere-ingiusto-la-liberta-in-pericolo/

Libertà in camera di sicurezza

Come ovvio e prevedibile

il Simplicissimus

Anna Lombroso per il Simplicissimus

Prima ci hanno detto con le buone ma soprattutto con le cattive che non c’era altro da fare che rinunciare ai diritti in cambio dello stretto necessario. Adesso si completa la seconda fase che consiste nella doverosa limitazione della libertà nelle sue varie declinazioni in cambio della sicurezza.

Come questo processo  si debba compiere è chiaro: restringendo la partecipazione tramite la paura, eliminando l’accoglienza tramite la diffidenza, penalizzando la solidarietà tramite il sospetto, punendo la coesione tramite il difensivo isolamento. Ma anche con il vecchio armamentario della  repressione, insostituibile quando non si sa fare prevenzione e, prima ancora, non si sanno attuare i fondamenti della democrazia, attraverso la loro manutenzione, quelli dell’uguaglianza, della sicurezza sociale, dell’istruzione, della valorizzazione del lavoro perché non si riduca a necessaria servitù, della legittima espressione dell’opposizione, della libertà di parola, come della tutela della sfera privata da ingerenze e abusi…

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E’ l’impero del caos, non l’Islam

di Pino Cabras – 8 gennaio 2015
Lo scorpione pungerà ancora in Europa. I governanti europei, fra i più ricattabili in ogni campo, subiranno pressioni enormi contro gli interessi dei propri paesi.

La prima pagina del quotidiano Libero urla: “Questo è l’Islam!”, e anche il Giornale strilla “Strage islamica” con titolo cubitale. Una comunità variegata di un miliardo di esseri umani viene così ridotta al formato dell’orrenda strage dello Charlie Hebdo. È come se in occasione della strage compiuta il 22 luglio 2011 a Oslo da Anders Behring Breivik, che si proclamava difensore dell’Occidente giudaico-cristiano, si fosse titolato “Questo è il Cristianesimo!”, o “Strage cristiana”. Eppure, persino allora, gli stessi giornali, e anche il Corriere della Sera, osarono esordire con una fantomatica “pista islamica”. Prepariamoci dunque a un’ondata di isteria che non vorrà sentire ragioni.

La Francia è stata uno dei principali perturbatori del Mediterraneo e del Medio Oriente negli ultimi quattro anni, e per i suoi scopi bellici ha usato ogni tipo di commistione con lo jihadismo. Ricopio qui una frase usata nel 2013 da uno dei bersagli principali di Parigi, il presidente siriano Bashar Al-Assad: «Hanno forse capito che quelle guerre non hanno provocato altro che il caos e l’instabilità in Medio Oriente e in altre regioni? A quei politici vorrei spiegare che il terrorismo non è una carta vincente che si possa estrarre e utilizzare in qualsiasi momento si voglia, per poi riporla in tasca come se niente fosse. Il terrorismo, come uno scorpione, può pungerti inaspettatamente in qualsiasi momento.»
Esiste ormai una sorta di legione di avventurieri addestrati in modo moderno, proiettata su vari fronti geopolitici, in grado di essere utilizzata per scardinare interi Stati, ma con coperture e finanziamenti statali, e la prontezza per ogni tipo di ricatto sulla sicurezza nazionale di interi paesi. Gli jihadisti europei arruolati sono migliaia, una manovalanza multiuso. Lo scorpione pungerà ancora in Europa. I governanti europei, fra i più ricattabili e ricattati in ogni campo, subiranno pressioni enormi contro gli interessi dei propri paesi. È l’Impero del Caos che bussa, non l’Islam.
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joxe

L’uovo di Colombo

L’idea di Boeri ha invece il pregio di apparire soltanto un “dettaglio tecnico”, non proprio una “riforma”. Consentirebbe grandi risparmi sulla spesa pensionistica senza dover allungare ulteriormente l’età pensionabile (67 anni sono un limite che per il momento neanche la Merkel chiede di superare).

Come? Tagliando gli assegni alle pensioni già in essere. Il ragionamento è semplice quanto omicida: se si “ricalcola” l’assegno pensionistico – di quelli che già si sino ritirati dal lavoro come di chi ci andrà in futuro, da qui all’eternità – secondo il sistema contributivo (in base cioé ai contributi effettivamente versati) si ottiene una riduzione più o meno drastica della cifra erogata. DIpende da quanti anni di servizio sono stati calcolati fin qui col “retributivo” e naturalmente dall’entità dei contributi versati annualmente (in proporzione allo stipendio).

A venir falciati in misura maggiore sarebbero dunque gli assegni attualmente pagati ai pensionati che hanno avuto tutta la loro carriera calcolata col retributivo (diciamo quelli che si sono ritirati dal lavoro fino a una decina di anni fa, grosso modo). A seguire ci sarebbe un taglio sostanzioso per quanti, all’epoca della “Dini”, si sono visti spezzare la carriera in due periodi (una prima parte col “retributivo” e una seconda col “contributivo”). In linea teorica – ma non ci giureremmo – nulla cambierebbe per quanti già ora sanno che la loro vita lavorativa sarà compensata con una pensione da fame, quantificata in base al solo “contributivo”. Constatiamo però che in campo pensionistico non sembra esistere limite alle riduzioni possibili; quindi anche i giovani attualmente al lavoro (quelli che hanno “la fortuna” di avercelo) potrebbero vedersi amputare parti più o meno consistenti dei quattro soldi che avranno a fine carriera (già ora è sotto attacco il Tfr…).

Insomma: una nomina che è tutto un programma. Di rapina.

estratto da http://contropiano.org/politica/item/28311-tito-boeri-all-inps-taglio-alle-pensioni-in-vista

Nota: lo studio che si cita nell’articolo riguarda le pensioni (va sottolineato) attualmente percepite: ci si dimentica, come al solito, che dietro alle cifre ci sono delle persone che “non tirano quattro paghe per il lesso”.

Avanti a tutta velocità

Sono appena finiti  i tradizionali festeggiamenti con cui le anime pie si illudono che qualcosa cambi in meglio semplicemente girando un foglio di calendario ed ecco, fresca fresca, una lettera del 2 gennaio 2015 (a riprova che il pubblico impiego, quando vuole funziona!) in cui si chiedono lumi all’amministrazione comunale di Vicenza riguardo a  Sito UNESCO “Vicenza e le Ville del Palladio nel Veneto” – Attraversamento del territorio vicentino della linea ferroviaria Alta Velocità/Alta Capacità Verona-Padova,  dopo che una missiva della prof. Francesca Leder, docente dell’Università di Ferrara e membro di OUT – osservatorio urbano-territoriale Vicenza, aveva segnalato il 30 dicembre scorso all’UNESCO la forte preoccupazione destata dal progetto ferroviario promosso dal Comune di Vicenza, dalla Camera di Commercio e sostenuto dal Ministero delle Infrastrutture.

Ulteriori spiegazioni e i documenti originali al link:

http://contropiano.org/ambiente/item/28395-una-tav-anche-sotto-le-ville-palladiane-venete