Il compito cruciale è la restituzione delle sovranità nazionali agli stati dell’Eurozona, in modo da ripristinare un regime di sistemi nazionali di credito basati sul principio hamiltoniano (vedi) che permetterebbe alle nazioni europee e nordamericane di partecipare all’emergente dinamica di crescita guidata dai BRICS e dalla nazioni loro alleate.[…]
Una tale ristrutturazione del debito (come quella di Londra del 1953 n.d.r) non sarebbe possibile col sistema attuale, in primo luogo perché il debito è parte di un sistema di gioco d’azzardo bancario, in cui i cosiddetti titoli sovrani sono collegati ad un labirinto di derivati e titoli speculativi.
Oggi, la soluzione al debito ed alla crisi economica dei cosiddetti “paesi periferici” dell’Eurozona, inclusa la Grecia, è soggiogata a un imperativo “antagonistico”. Ovvero, Wall Street e la City di Londra esigono che la BCE stampi migliaia di miliardi di Euro per acquistare, da banche private, il debito sovrano di tutti i paesi europei.
Perché? Per salvare numerose banche strapiene di titoli tossici e derivati legati al settore immobiliare, petrolifero e delle commodities, e ad altre speculazioni, invece di salvare l’economia reale delle nazioni indebitate.[…]
Dunque, tutto il sistema bancario e creditizio europeo dovrà essere sottoposto ad una riorganizzazione fallimentare ordinata, come fece Roosevelt con quello americano con la legge Glass-Steagall del 1933 (abolita da noi nel 1993 n.d.r) , a partire dalla separazione bancaria e la creazione di istituti di credito nazionali simili alla Reconstruction Finance Corporation dei tempi. Solo così l’Europa potrà risolvere la crisi del debito in Grecia, Irlanda, Portogallo, Cipro e via dicendo…
I titoli speculativi delle banche d’affari saranno esaminati per stabilire quali siano legittimi e quali debbano essere cancellati. Questo condurrà naturalmente ad un drammatico ridimensionamento di tali banche. Molte non sopravviveranno alla riforma.
La conferenza dovrà ristabilire il potere sovrano delle istituzioni nazionali, come uniche autorità riconosciute col mandato politico e legale per attuare una riorganizzazione fallimentare del sistema bancario.
estratto da
Noi lo abbiamo sempre detto che il debito pubblico era solo un pretesto, ma figuriamoci se la finanza si farà scippare il potere dai politici profumatamente pagati per sostenerne le tesi.
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Due motivi di speranza:
Perché Tsipras non si presenta certo come un profeta disarmato.
Venerdì pomeriggio, il commissario europeo olandese se n’è andato via bianco come un cencio e ha già gettato la spugna, spiegando a Juncker che la trattativa è molto più ampia e complessa e deve essere decisa in prima persona dai premier dei singoli stati europei. La frase che gli ha fatto fare un salto sulla sedia è quella pronunciata da due importanti membri della delegazione, entrambi in totale sintonia, Yannis Varoufakis, Ministro delle Finanze ( radicale di sinistra) e Panos Kammenos, Ministro della Difesa (radicale di destra): “si ricordi, caro Djisselbloem” gli ha detto Varoufakis “che il punto 10 del programma elettorale di Syriza che ha vinto le elezioni consiste nell’uscita della Grecia dalla Nato”. Sembra che il commissario olandese abbia girato la testa verso il conservatore Kammenos, aspettandosi un diplomatico distinguo, in modo tale da poter operare subito con il consueto divide et impera per spaccare l’attuale coalizione. Invece, Kammenos ha confermato la linea del governo: “siamo d’accordo su tutto, altrimenti non avremmo sottoscritto un’alleanza che intendiamo portare avanti negli interessi del popolo greco”.
Già questo sarebbe sufficiente, a mio avviso, per metterci nelle condizioni di invidiare la capacità di far politica dei greci.
E così, l’olandese Djisselbloem, un burocrate rigorista, iper-liberista, conservatore della destra, ha preso la sua valigetta e dicendo: mi rendo conto, vi faremo sapere, se n’è ritornato con la coda tra le gambe a Bruxelles, passando la palla a Juncker che ha inviato una nota al comando generale della Nato che questo pomeriggio si riunisce d’emergenza per valutare la nuova situazione.[…]
Venerdì pomeriggio alle ore 14, esattamente mentre la delegazione Ue incontrava il governo greco e la borsa di Atene andava a picco, con fuga di capitali verso Francia e Germania e la prospettiva di un immediato default della nazione, arrivava una curiosa notizia dal mercato secondario di Wall Street. La Kennedy Talbot, antica società finanziaria, acquistava bond greci per un controvalore pari a 12 miliardi di dollari per conto della Mendelssohn & co. di Vienna, una società finanziaria composta dalla Banca d’Israele e da Gazprom.
Il commissario dell’Unione Europea è andato ad Atene pensando che alle ore 15 la Grecia andava in default.
Se n’è ritornato a casa con la coda tra le gambe.
estratto da http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.com/2015/01/il-quadro-planetario-e-cambiato-il.html
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Come detto sopra, Atene ha un asso nella manica:
Per il momento, l’unico effetto della rigidità tedesca è quello di far avvicinare Atene e Mosca. Alexis Tsipras ha diramato una nota in cui dichiara di aver avuto una lunga telefonata con il presidente russo Vladimr Putin, che avrebbero concordato sull’opportunità di riapire i rapporti tra i due paesi, a partire – ma guarda un po’ – da energia e economia.Hanno discusso anche di Ucraina e di iniziative per «salvaguardare la pace e la stabilità nella regione». «Grecia e Russia – si legge nella nota – hanno legami storici e profondi soprattutto nei settori dell’energia, del turismo, della cultura e dei trasporti».
http://contropiano.org/internazionale/item/28960-germania-dittatoriale-tsipras-chiama-putin
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