La rivolta di Torino

Nell’agosto 1917, dopo oltre due anni di guerra, per l’Italia, nulla lasciava intravedere una rapida conclusione dell’immane conflitto, sempre più sanguinoso e con le linee dei fronti sostanzialmente bloccate sugli inferni delle trincee. Il 2 aprile 1917 il Congresso di Washington  decideva l’entrata in Guerra contro la Germania. Ma a causa della indisponibilità di un Esercito adeguato e di una flotta per trasportarlo e rifornirlo, gli effetti militari di tale decisione non potranno farsi sentire prima di un anno. L’Inghilterra, soprattutto, e la Francia avevano fatto “carte false” pur di far intervenire nel conflitto gli Stati Uniti. Decisione irreversibile e dagli effetti duraturi; per gli Europei la conclusione di un processo evolutivo che si conclude con la perdita del controllo dei loro destini. Da allora, ben prima della WWII,  l’Europa sarà di fatto succube del potere nordamericano. Durante un anno, all’Est,  la Germania potè tuttavia rallegrarsi della destabilizzazione del nemico russo, per la quale aveva operato a vari livelli. Nel febbraio  scoppiò infatti la Rivoluzione (o la “Prima Rivoluzione Russa” o la Rivoluzione dei menscevichi)  che portò all’ abdicazione dello zar Nicola II e ad un Governo Provvisorio. Fra la primavera 1917 e quella del 1918 mai l’Esercito del Kaiser fu così vicino alla vittoria.

In agosto, contemporaneamente all’XI Battaglia dell’Isonzo, tra italiani ed austro-tedeschi, finita in un altro bagno di sangue sostanzialmente infruttuoso, scoppiarono i “Moti di Torino”, esprimendo un sentimento popolare di crescente esasperazione, sicuramente influenzato dalla Rivoluzione Russa. Con un saldo di varie decine di morti, tra il 22 ed il 26 agosto, la rivolta, che assunse anche un carattere antimilitarista contro la guerra in atto, fu domata ed i dirigenti socialisti moderati ripresero il controllo del movimento operaio, anche per non accreditare l’ipotesi governativa di una rivolta “sobillata e finanziata dai Servizi tedeschi”...

Il bilancio finale fu di circa trenta morti fra i rivoltosi, una  decina fra le forze dell’ordine e quasi duecento feriti; vi furono un migliaio di arrestati; di essi, varie centinaia furono processati per direttissima e condannati a pene detentive. Tra il giugno e l’agosto del 1918 ebbe luogo, avanti al Tribunale Militare di Torino, un ulteriore processo che vide imputati dodici dirigenti socialisti ed un anarchico. Dalle risultanze processuali emerse che la rivolta era stata spontanea e non era frutto di alcun complotto.

Un’analisi non di parte, sfrondata della retorica insurrezionalista, porrebbe in evidenza che all’inizio del ‘900 Torino vantava un discreto tenore di vita. Sarà il conflitto a far registrare un sensibile degrado. Dopo i primi due anni di guerra, e pur lontano dal fronte, le condizioni dei lavoratori torinesi appaiono delicate: se nel 1914, una famiglia composta da cinque persone spende per nutrirsi 20 lire e 80 centesimi circa, nel 1917 quella stessa famiglia per acquistare gli stessi prodotti spende 39 lire e 50 centesimi.  La situazione precipita  quando si registra un ulteriore aumento dei prezzi dei generi alimentari: il 2 agosto il costo del pane aumenta di 10 centesimi al chilo. E viene introdotto il razionamento. L’esaurimento delle scorte di farina, sia pur temporaneo, il 22 Agosto 1917, allorché quasi tutte le panetterie di Torino rimangono senza pane, scatena la protesta. Dai quartieri operai si origina una rivolta spontanea, che unisce motivazioni economiche a rivendicazioni politiche; su tutte la fine della guerra.

Il carattere spontaneo della protesta popolare spiega il motivo della diversa denominazione dei fatti di un secolo fa: per alcuni  fu “La rivolta di Torino” o “I Moti di Torino”, per altri, riduttivamente, “lo sciopero del pane” o “la rivolta del pane”.

Gli storici “socialisti” indagheranno, nei decenni successivi, il fenomeno italiano del neutralismo durante la prima fase della guerra, che distinse il nostro movimento socialista pacifista dal socialpatriottismo franco-anglo-tedesco. Due storici hanno, in epoca più recente,  approfondito l’insurrezione di Torino (Paolo Spriano da parte della sinistra marxista, in  Storia di Torino operaia e socialista. Da De Amicis a Gramsci, Torino, Einaudi, 1958 ed Alberto  Monticone, dal punto di vista cattolico-liberale, in Gli italiani in uniforme. 1915-1918. Intellettuali, borghesi e disertori, Bari, Laterza, 1972 ed altri saggi),  togliendola dalle nebbie della cronaca e dalle diatribe dottrinali della sinistra.

Con ragione, essi hanno osservato come l’insurrezione di Torino sia un fenomeno «tipico» e «italiano» del socialismo in guerra, un fenomeno unico nell’Europa occidentale, d’insurrezione di una città durante il conflitto. Torino si caratterizzerebbe, anche se in modo minoritario, nella sua istintiva forza rivoluzionaria e coscienza internazionalista nella lotta per la pace, non in funzione di un pacifismo piccolo-borghese, ma di una volontà di rottura contro lo Stato; un esempio per il proletariato italiano, ma, altresì, di una carenza di quadri direttivi e di una vera  ideologia rivoluzionaria di classe.

Antonio Gramsci ed il gruppo dirigente comunista, riesaminando tale fatto su «Stato Operaio», vedranno uno degli elementi dell’insuccesso dell’insurrezione torinese nel mancato passaggio delle truppe nel campo dei rivoltosi. Scriverà Gramsci nel 1920:

 

“Invano avevamo sperato nell’appoggio dei soldati; i soldati si lasciarono trarre in inganno che la rivolta fosse stata provocata dai tedeschi…Le donne operaie e gli operai che insorsero nell’agosto a Torino, che presero le armi, combatterono e caddero come eroi, non soltanto erano contro la guerra, ma volevano che la guerra terminasse con la disfatta dell’esercito della borghesia italiana e con una vittoria di classe del proletariato. Con ciò essi proclamavano che la guerra non crea un interesse comune tra la classe borghese dominante e i proletari sfruttati, con ciò essi superavano in modo definitivo le posizioni pseudoclassiste e pseudointransigenti del Partito Socialista”.

 

Durante i giorni della rivolta antimilitarista, le donne furono magna pars della stessa ed un buon numero protagoniste di un episodio, poi testimoniato da una giovane operaia:

“Un migliaio di donne sbucarono dai portoni di tutte le case, ruppero i cordoni e tagliarono la strada ai carri blindati. Questi si fermarono un momento. Ma l’ordine era di andare ad ogni costo, azionando anche le mitragliatrici. I carri si misero in moto: allora le donne si slanciarono, disarmate, all’assalto, si aggrapparono alle pesanti ruote, tentarono di arrampicarsi alle mitragliatrici, supplicando i soldati di buttare le armi. I soldati non spararono, i loro volti erano rigati di sudore e lacrime. Le tanks avanzavano lentamente. Le donne non le abbandonavano. Le tanks dovettero arrestarsi”.

Come già emerso durante “La Settimana rossa” – guidata da Mussolini, Corridoni, Nenni, Malatesta – l’insurrezione popolare sviluppatasi ad Ancona e propagatasi dalle Marche alla Romagna, alla Toscana e ad altre parti d’Italia, tra il 7 e il 14 giugno 1914, per reazione all’uccisione di tre manifestanti ad Ancona ad opera della forza pubblica, dopo un’iniziale fiammata rivoluzionaria, con la proclamazione dello sciopero generale in tutta Italia, terminò quando la Confederazione Generale del Lavoro decise la cessazione dello sciopero ed il ritorno al lavoro. Scriverà più tardi Pietro Nenni:

 La Settimana rossa lascerà una traccia profonda nell’immaginario popolare come un momento in cui il proletariato aveva unitariamente dato prova della propria combattività, arrivando a sfiorare per un fugace attimo l’ebbrezza della rivoluzione sociale”.

Similmente a Torino, nel ’17, la rivolta fallì a causa della mancanza di unità: non c’erano organizzazioni in grado d’incanalare le forze e dare loro un programma. Il Partito Socialista Riformista, di carattere revisionista, funzionò come “il solito freno”, secondo i massimalisti. Nato nel 1912 su iniziativa di Leonida Bissolati, dopo l’espulsione dal Partito Socialista, con Ivanoe Bonomi e  Gino Piva, per il quale «il socialismo non è rivoluzionario, né riformista; è quello che il suo tempo lo fa, non può avere apriorismi: esso deve operare come può, nell’ambiente in cui vive».  Alle elezioni del 1913 aveva raccolto il 3,9 % dei suffragi e  19 deputati alla Camera.

Gran parte della classe operaia torinese s’ identificava con tale socialismo moderato, se non con il “giolittismo”. Mai a Torino c’era stata una rivolta contro il Governo (sempre i Carabinieri sono stati applauditi dal popolo!), se non nel settembre 1864, contro la decisione del trasferimento della Capitale a Firenze. Ma allora fu essenzialmente una strage causata dall’intervento precipitato e sconsiderato degli  Allievi Carabinieri.

Martedì 28 agosto, sedate le rivolte, le Autorità poterono annunciare che «l’ordine regna a Torino». Come scriverà Luigi Scoppola Iacopini sulla rivista Mondo Contemporaneo (Milano, Franco Angeli, 2009), in “I moti di Torino dell’agosto 1917 nelle memorie di un socialista”, cioè di Gino Mangini (1898-1983), autore di un lungo dattiloscritto  Illusioni e desillusioni di un vecchio socialista (1973?): “L’insurrezione popolare di Torino nelle giornate dell’agosto 1917  è, senza ombra di dubbio, l’unico vero atto di massa contro la Grande Guerra registratosi nel nostro Paese”. 

Alle ore 2 del 24 ottobre 1917 iniziò la battaglia di Caporetto che rappresenta la più grave disfatta nella storia dell’Esercito italiano. Dopo Caporetto il proletariato, senza alcuna direzione rivoluzionaria, rimase isolato e battuto dalle parole d’ordine governative e socialriformiste della «Patria sul Grappa», come fu sostenuto dalla sinistra radicale.

Al fronte, le classi subalterne italiane avevano scoperto la Patria, nella percezione di una comunità più grande di quella del piccolo mondo paesano o del gruppo sociale di appartenenza, fatta di un comune destino, in grado di apprestare gli architravi di una coscienza nazionale. I lavoratori, delle campagne e delle officine, sui campi di battaglia avevano cominciato a sentirsi veramente “italiani”: combattendo si erano guadagnati “i diritti di cittadinanza”, che per i contadini poggiavano sul diritto alla terra, per gli operai su di un equo salario ed una stabile occupazione. La promessa del generale Armando Diaz, di dare «la terra ai contadini», all’indomani della sconfitta di Caporetto, si configurò come il riconoscimento da parte delle classi dirigenti liberali della necessità di accelerare l’inclusione dei ceti popolari nello Stato-Nazione: non solo per vincere la guerra, ma per fondare sulla “nazionalizzazione delle masse” un nuovo sistema politico e statuale che ne sarebbe inevitabilmente scaturito. All’indomani di Vittorio Veneto, nel 1918, tale proposito non ebbe un seguito reale ed alla mobilitazione delle classi subalterne, che affondava le sue radici proprio nella domanda di inclusione sociale e di legittimazione, lo Stato liberale non seppe dare una risposta adeguata. In questa carenza trovò la sua origine il Fascismo.

http://www.barbadillo.it/67065-storia-i-moti-di-torino-dal-22-al-27-agosto-1917-domati-dai-socialisti/

Chissà se va

Alla fine, il Qatar firmava il contratto da 3,8 miliardi di euro per acquisire 8 navi militari dalla Fincantieri, il più grande contratto d’esportazione navale dell’Italia. La firma, tenutasi a Roma, avvenne tra l’Amministratore Delegato della Fincantieri Giuseppe Bono e il comandante della Marina del Qatar Muhamad Nasir al-Muhanadi. Così il Qatar acquista 4 corvette, 1 nave d’assalto anfibio, 2 pattugliatori d’altura e 1 nave da rifornimento; un programma di costruzioni navali di sei anni che inizierà nel 2018. Le corvette saranno lunghe oltre 100 metri e dislocheranno 3000 tonnellate, mentre i pattugliatori saranno lunghi 60 metri e dislocheranno 700 tonnellate. La nave più grande, quella d’assalto anfibio, si baserà sulla nave similare costruita dalla Fincantieri per l’Algeria, la Qalat Bani Abas, lunga 143 metri e che disloca 9000 tonnellate. Leonardo-Finmeccanica fornirà i sistemi di combattimento per tutte le navi e avrà un terzo del contratto. I radar da installare sulle corvette si baseranno sul radar multifunzionale che l’azienda ha già costruito per le fregate FREMM italiane, che saranno dotate di cannoni OTO Melara da 76mm, sistemi a tiro rapido da 30 mm, sistema antisiluro e sonar antimine della Thesan. Le piattaforme coprono il 35% del valore del contratto, mentre i sistemi di propulsione il 25%. Nel contratto sono compresi 15 anni di supporto logistico. L’accordo è accompagnato da un accordo firmato dalla ministra della Difesa Pinotti e dal ministro della Difesa del Qatar Qalid bin Muhamad al-Atiyah, che prevede l’addestramento di personale del Qatar presso la Marina Militare italiana. Un importante responsabile dei colloqui fu l’Ammiraglio Valter Girardelli che in seguito, il 22 giugno 2016, fu nominato a capo della Marina Militare italiana sostituendo l’Ammiraglio Giuseppe De Giorgi.
La scelta di Doha a favore dell’Italia è probabilmente una ritorsione del Qatar verso la Francia, per aver venduto le navi Mistral ex-russe all’Egitto, deciso nemico della fratellanza musulmana finanziata e supportata dal Qatar; così come l’acquisto di 36 cacciabombardieri F-15 statunitensi è una mossa sia per punire sempre Parigi, per il suo supporto a Egitto e Arabia Saudita, che per corrompere l’amministrazione statunitense di Donald Trump, allontanandola dall’allineamento filo-saudita nello scontro con il Qatar. Un altro motivo della scelta italiana del Qatar è senza dubbio la convergenza in Libia, dove il fronte Italia-Qatar-fratellanza mussulmana si oppone al Fronte di Liberazione libico, formato dall’asse Qalifa Haftar-Parlamento di Tobruq-Sayf al-Islam Gheddafi-Forze della Jamahiriya, supportato da Egitto ed Emirati Arabi Uniti, nemici gepolitici del Qatar.

https://aurorasito.wordpress.com/2017/06/30/qatar-principi-al-gabbio-e-navi-da-guerra-renziane/

Progressi

Il Lancet, una delle più stimate riviste mediche, “Giorni fa ha pubblicato un lavoro firmato dal Public Health England e Cancer Research Uk, condotto su 23,000 donne con cancro al seno e circa 10.000 uomini con carcinoma polmonare non a piccole cellule: 9.634 sono stati sottoposti a chemioterapia nel 2014 e 1.383 sono morti entro 30 giorni.

«L’indagine ha rilevato che in Inghilterra circa l’8,4% dei pazienti con cancro del polmone e il 2,4% di quelli affetti da tumore del seno sono deceduti entro un mese dall’avvio del trattamento. Ma in alcuni ospedali la percentuale è di molto superiore alla media riscontrata. «Ad esempio, in quello di Milton Keynes il tasso di mortalità per chemioterapia contro il carcinoma polmonare è risultata addirittura del 50,9%. …. Al Lancashire Teaching Hospitals il tasso di mortalità a 30 giorni è risultato del 28%» *

«Per la prima volta i ricercatori hanno esaminato il numero di malati deceduti entro 30 giorni dall’inizio della chemioterapia, cosa che indica che i medicinali hanno provocato la loro morte, piuttosto che il cancro».
http://www.maurizioblondet.it/quanti-stecchiti-dalla-chemio-dai-giornalisti-ignoranti/

Emergenza sbarchi

di Luciano Lago Sulle coste del sud Italia è ormai emergenza sbarchi con strutture portuali e centi di accoglienza al collasso. Dai porti della Sicilia fino a a Reggio Calabria, Crotone e Vibo Valentia è un susseguirsi di arrivi di navi delle ONG, barconi e navi della Marina che traghettano masse di migranti clandestini in Italia prelevati dalle coste del Nord Africa. Ormai il sistema di attendere la chiamata dei trafficanti, mentre le navi delle ONG stazionano davanti alle coste libiche, a volte a poche centinaia di metri, assicura un flusso costante che a sua volta garantisce il business del traffico di carne umana alle varie mafie, somale, nigeriane, libiche che speculano sul fenomeno, con successivi alloggiamenti dei migranti nei centri di accoglienza in Italia e assegnazione alle cooperative di accoglienza, l’ultimo terminale del business. Un giro d’affari impressionante che assicura lauti guadagni per tutti gli operatori nelle varie fasi del fenomeno (meglio che il traffico della droga). Circa 8 mila persone risultano già scaricate nei primi due giorni della settimana in vari porti italiani, soprattutto della Sicilia e della Calabria, dalle numerose navi che fanno la spola, senza sosta, da una parte all’altra del Mediterraneo alimentando lo tsunami che sta sommergendo il nostro Paese. Altre 8.500 circa sembra che sarebbero quelle ancora in viaggio sulle altre unità navali adibite a taxi del mare. Numeri immensi, impressionanti, mai visti prima che segnano l’invasione voluta e favorita del nostro paese sullo sfondo del progetto di sostituzione etnica imposto dai vari organismi transnazionali come la Commissione Europea, l’FMI, l’ONU, il Vaticano, ecc. con la per collaborazione di pericolosi personaggi, speculatori ed affaristi che decidono i destini del mondo, come George Soros, con la piena complicità di governi come quello italiano. Si tratta ormai di un esodo biblico dietro cui si muovono enormi interessi e che viene favorito anche dal passa parola in Africa dell’accoglienza fornita con alloggio e pasti gratuiti in un meraviglioso paese, l’Italia, che offre oggi ai migranti clandestini anche schede telefoniche, una piccola mancia per le spese e vari benefici fra cui assistenza sanitaria gratuita e formazione. Il tutto viene accelerato dalla possibilità di ottenere anche lo Jus soli, un altro fattore che rischia di incentivare l’esodo dall’Africa e che i politici della sinistra mondialista si stanno affrettando ad approvare. Quale africano non cederebbe alla tentazione di un viaggio in Italia partendo dalle polverose periferie della Nigeria e dalle disastrate zone della Somalia e dell’Eritrea. L’Italia, una meta agognata per decine di milioni di africani che vogliono profittare dell’occasione offerta dal Governo italiano dei mondialisti aperti alle esigenze degli africani. I politici del PD sanno che devono adempiere al piano di sostituzione per cui gli verranno garantiti posti e carriere sicure.

Migranti in protesta

La situazione nei porti italiani è di totale emergenza, le misure predisposte per ricevere ed accogliere i migranti non riescono a far fronte a questo esodo biblico. I punti di identificazione e smistamento scoppiano, nei centri per richiedenti asilo vige l’anarchia totale e qualsiasi tentativo di imporre regole e far rispettare le leggi provoca violente ribellioni di cui quali subiscono le conseguenze le forze dell’ordine. I centri di accoglienza sono ormai centri di traffico dove si commercia di tutto incluso droga e prostituzione e questo è possibile ed accettato in un paese dove le regole devono essere rispettate solo da alcuni, “i fessi”, quelli che pagano le tasse e devono rimanere quieti evitando poteste ed i “populismi” che non sono graditi agli alti rappresentanti delle Istituzioni, come Mattarella, Grasso e la Boldrini. “Abbattere i muri, predisporre ponti e traghetti, accogliere tutti, integrare”, queste le parole d’ordine ripetute costantemente  da tutte le TV , dai media per convincere la popolazione italiana dell’utilità di questo esodo.ì e di questa sostituzione. Come altre volte abbiamo scritto, bisogna considerare che la politica di migrazione di massa verso l’Europa presenta due principali utilità per l’oligarchia economica mondialista: 1) come elemento di trasformazione etnica degli Stati (nel lungo termine) ; 2) come mano d’opera di riserva che sia utile per le multinazionali quale strumento di riduzione dei salari ed incremento dei profitti a medio e lungo termine . Questo ci deve far comprendere che l’ondata migratoria non è spontanea ma pianificata e che il principale obiettivo di lungo termine delle centrali mondialiste è quello di sostituire le identità nazionali e distruggere la cultura originaria che si oppone al mercato globale e che rivendica l’autonomia delle comunità locali, sostituirla con una massa indifferenziata di varie etnie e culture che risulti più facilmente omologabile al sistema e che non abbia i mezzi culturali per opporsi alla catechizzazione del nuovo ordine. Per questo fine è utile combattere (o infiltrare) tutte le istituzioni tradizionali e decostruire persino la cultura e la coscienza storica dei popoli. In Ungheria, in Polonia o nella Repubblica Ceka, questo lo hanno compreso ed hanno bloccato gli arrivi opponendosi alle quote stabilite dalla UE. I paesi dell’Est non vogliono correre il rischio di essere destabilizzati da questa ondata migratoria. In Italia, la classe politica venduta ad interessi esterni, accetta tutto. Con l’arrivo in massa delle forze fresche dei nuovi migranti, in grande maggioranza giovani, single ed in età di combattimento, sarà disponibile presto una massa di reclute che potranno essere utilizzate per tutto, incluso per sopraffare con il tempo e con il numero la stanca civiltà decadente di quello che Juan Manuel Prada chiama a ragione il “putridume europeo”. Gli episodi di Parigi, di Bruxelles, di Nizza di Manchester, dovrebbero aver suonato quali campanelli d’allarme ma le classi politiche dei paesi europei considerano questi dei semplici incidenti di percorso nell’ intramontabile utopia mondialista del cammino verso l’integrazione (smentita dai fatti).

http://www.controinformazione.info/emergenza-sbarchi-e-programma-di-invasione-sempre-piu-accelerato-enorme-giro-daffari-per-trafficanti-di-persone/

Il cliente francese e l’oro di Gheddafi

DI BRAD HOFF foreignpolicyjournal.com Le mail appena rivelate mostrano che la NATO intervenne perché Gheddafi voleva creare una propria moneta, agganciata all’oro, per competere con l’euro e il dollaro. A capodanno sono state pubblicate oltre 3.000 nuove e-mail della Clinton quando era al Dipartimento di Stato. La CNN ovviamente si è concentrata sulle più futili. Gli storici nel 2011 invece si sono subito concentrati sulle conferme esplosive ivi :contenute: ammissioni di crimini di guerra, infiltrati in Libia sin dall’inizio delle rivolte, la presenza di Al Qaeda nell’opposizione appoggiata dagli USA, paesi occidentali che si combattono per il petrolio libico e la preoccupazione per le riserve d’oro e d’argento di Gheddafi che minacciavano l’euro. Le squadre della morte di Hillary Il 27 marzo scorso, una nota di Sidney Blumenthal, storico consigliere dei Clinton e raccoglitore di intelligence per Hillary, contiene evidenti testimonianze di crimini di guerra compiuti dai ribelli sostenuti dalla NATO. Citando come fonte un comandante dei ribelli, Blumenthal riferisce confidenzialmente: Sotto l’attacco delle forze aeree e navali degli alleati, le truppe libiche hanno cominciato sempre più ad unirsi ai ribelli. (Commento della fonte: in confidenza, un comandante ribelle ha detto che le sue truppe continuano ad uccidere tutti i mercenari stranieri catturati nei combattimenti…). Mentre l’illegalità degli omicidi degli “squadroni della morte” è facilmente riconoscibile, dietro al riferimento ai “mercenari stranieri” potrebbe esserci una sinistra realtà, non immediatamente evidente alla maggior parte della gente. Gheddafi era noto per avvalersi di aziende europee ed internazionali per lavori di sicurezza ed infrastrutture, e guarda caso nessuna di queste è stata presa di mira dai ribelli. Ci sono invece molte testimonianze che dimostrano che civili libici e lavoratori sub-sahariani, popolazione favorita da Gheddafi nelle sue politiche per l’Unione africana, sono stati obiettivi della “pulizia razziale” dei ribelli, che vedevano i neri libici come troppo legati al regime. Questi ultimi sono stati comunemente etichettati dai ribelli come “mercenari stranieri” per la loro fedeltà assoluta al leader, sono stati soggetti a torture ed esecuzioni ed hanno subìto una pulizia etnica. Ne è un esempio Tawergha, città popolata interamente da 30.000 libici “scuri”, scomparsi nell’agosto 2011 dopo la sua presa da parte delle brigate NTC Misratan, sostenute dalla NATO. Questi attacchi erano ben noti fin dal 2012 e spesso filmati, come conferma il report del Telegraph: Dopo la cattura di Gheddafi ad agosto, centinaia di lavoratori migranti provenienti dagli stati vicini sono stati imprigionati da combattenti alleati alle nuove e provvisorie autorità. Accusano gli africani neri di essere mercenari del defunto leader. Sembra che la Clinton venisse personalmente informata dei crimini dei suoi amati combattenti anti-Gheddafi ben prima che questi avvenissero.

http://www.controinformazione.info/le-mail-della-clinton-rivelano-il-vero-motivo-dellintervento-in-libia/

Italia-Germania: 1 a 0

Quanto alla autorità europea, adesso ha accettato una distorsione fatale delle regole, contraria alla  razionalità di esse: “Le banche non sistemiche possono essere salvate con i soldi pubblici, mentre la banche sistemiche,le più importanti,  devono essere assoggettate al pieno bail-in”.

 

 

E Berlino? Ha accettato. Ha fatto finta di essere colto di sorpresa, ma ha dovuto accettare: l’Italia è la Grecia, la Merkel ha di  fronte elezioni molto incerte, il governo italiota è parimenti prossimo ad elezioni che perderà, ma non vuole perdere i voti dei 300 mila correntisti veneti delle due banche.  Merkel non può permettersi un governo italiota  diverso da questo, così servizievole  e  subalterno, così poco esigente in fatto di sovranità.   Berlino ha protestato pro forma, ma  è ovvio  che deve essere stato informato prima di trucchi nostri e della BCE.

Il punto  è che s’è incazzata Madrid: solo una settimana aveva risolto la crisi bancaria del Banco Popular secondo le leggi draconiane europee del bail-in: Santander l’ha rilevata per  1 euro, ma –contrariamente a Intesa –  s’è accollata, con impeccabile onestà,  i prestiti andati a male del Popular compresi tutti  i futuri rischi legali; ha  immediatamente  richiesto ai mercati un aumento di capitale di 9 miliardi per pagare questo  costo.  I soldi dei detentori di azioni e obbligazioni del Popular   sono stati spazzati via.  Dunque Madrid ha ragione: come, noi  stiamo  alle regole , e gli italiani no? E a loro non succede  niente? La prossima volta, anche noi bail-out!

http://www.maurizioblondet.it/replicato-l8-settembre-stavolta-le-banche/

Come tutto ebbe inizio

Qual era la sua impressione della Siria prima della guerra? 
Era un bellissimo paese. Come mi aspettavo, mancava la libertà politica. Ma sono soprattutto rimasto sorpreso in modo piacevole. Ho apprezzato molto l’ospitalità orientale, e ho sperimentato una società pacifica e ordinata che non avevo mai sperimentato prima nel mio paese o altrove. Rubare e insolenza erano praticamente inesistenti. Molti gruppi religiosi ed etnici vivevano in armonia tra loro.
Il paese non aveva debiti e non c’erano i senzatetto. Al contrario, oltre 2 milioni di rifugiati dai paesi vicini, come l’Iraq, erano curati e trattati nello stesso modo dei nativi siriani. Inoltre, la vita quotidiana era molto economica, come il cibo. Scuole, Università e ospedali erano gratuiti anche per noi stranieri. Ho parlato con un chirurgo francese che mi ha detto che gli ospedali in Siria erano meglio di quelli in Francia.

Come è cominciato il conflitto in Siria? L’opinione prevalente in Occidente è che le prime proteste a Homs sono iniziate pacificamente, e che le cose sono precipitate (escalation) perché il governo ha reagito in modo violento.

Questo è una sciocchezza totale. Ho visto con i miei occhi come questa cosiddetta sollevazione popolare si è presentata a Qara. Un venerdì sera, nel novembre 2011, sulla strada verso il Vicariato dove ero invitato, ho visto un gruppo di circa quindici giovani presso la Moschea centrale. Gridavano che Assad era un dittatore, e che doveva lasciare il paese. Poi ho visto altri ragazzi che hanno fotografato queste scene. Hanno fatto tantissimo chiasso che mi ha dato i brividi. L’ho riferito al Vicario, ma lo sapeva già. Ha detto che già da tempo erano venuti qui alcuni uomini da fuori della Siria, per fare rumore, e invitando i giovani locali a scattare foto e video. Se consegnavano questi materiali ad Al Jazeera (emittente del Qatar n.d.r.), avrebbero ricevuto denaro. ”

 

Questo succedeva nello stesso tempo in cui è iniziata la violenza a Homs? 
Doveva essere intorno a quel tempo. Il padre olandese Frans van der Lugt, che viveva a Homs e fu poi ucciso lì, aveva anche visto e segnalato tutto questo nelle sue lettere dove scriveva anche che non era la polizia che ha iniziato a sparare, ma invece i terroristi nascosti tra i manifestanti.

Il ministro olandese degli affari esteri Bert Koenders ha dichiarato che Assad dovrebbe essere processato dalla Corte penale internazionale dell’Aia per i crimini di guerra.

Koenders è proprio come gli altri cosiddetti leader europei. E’ un ragazzino che fa il gioco di imperatore, pur non accorgendosi di non aver vestiti addosso. Chiunque, anche con mezzo cervello può vedere che lui è un burattino degli americani, dicendo esattamente le cose che è costretto a dire. Colui che serve gli interessi di potenze straniere e distrugge la vita delle persone di altre nazioni è un leader terrorista, indegno del nome di un uomo di stato.

Assad non ha sbagliato niente?

Guarda l’attacco con il gas velenoso in Goutha, vicino a Damasco, nel 2013, per cui Assad è stato accusato immediatamente. È così difficile capire che i terroristi erano dietro tutto questo?
Un anno prima dell’attacco con il gas velenoso, Obama ha detto che , “l’uso di armi chimiche implica una linea rossa”. In quel momento ogni giornalista dovrebbe aver pensato: “questo suona come il Presidente Bush, il quale ha detto che ” entro 48 ore, le armi di distruzione di massa dell’Iraq devono venire alla superficie”.
Ma i giornalisti si lasciano di nuovo ingannare.

Una Commissione internazionale d’inchiesta è stata inviata a Damasco, accompagnata dai media di tutto il mondo, e subito dopo il loro arrivo, c’è stato questo attacco enorme di gas velenoso, praticamente sotto il loro naso. Che tempismo, no? E questo precisamente a Ghouta, che è un’area disabitata, dove il popolo era già fuggito molto tempo fa. Entro due ore sono saltate fuori immagini con bambini morenti nelle stanze. Immagini di una qualità da Hollywood. Hanno scoperto che alcune foto sono stato scattate molto tempo prima e altre foto solo due ore dopo l’attacco. E da nessuna parte c’erano in vista le madri in lutto.

Tuttavia i padri e le madri erano assolutamente in lutto, ma essi non vivevano a Ghouta. I padri e le madri si trovavano a 200 chilometri di distanza, nei loro villaggi nei dintorni di Latakia. Loro hanno riconosciuto i loro figli nelle foto. Due settimane prima dell’attacco di gas velenoso infatti, i loro villaggi erano stati attaccati dai terroristi, che avevano rapito i loro figli. Così, questi bambini nelle immagini erano infatti bambini rapiti da Latakia, che sono stati uccisi per fare un colpo mediatico. Com’è possibile che ci siano tanti stupidi giornalisti che non hanno capito questo? Tutto questo è ben documentato nella relazione della madre Agnes-Mariam.

Leggi tutto: http://www.maurizioblondet.it/senza-putin-la-siria-avrebbe-cessato-esistere/

Vaccini

Da Il Fatto Quotidiano

Mia figlia ha poco più di due anni. Il protocollo vaccinale previsto per lei dalla Asl della mia città è stato rispedito al mittente con questa motivazione sottoscritta da me e mia moglie (laureati entrambi in Scienze Statistiche):

Crediamo che l’opzione vaccinale proposta – di fronte alla quale ci guardiamo bene dall’ostentare certezze in un senso o nell’altro – costituisca la prima, enorme prova di responsabilità nella vita di un genitore. La nostra innata propensione all’approfondimento, nonché un imprinting accademico che da sempre ci orienta a un sano esercizio del dubbio, ci ha portato a valutare questa scelta esclusivamente in termini di propensione al rischio, ponderato con lo stile di vita che presumibilmente caratterizzerà il futuro di nostra figlia. Di conseguenza, la nostra scelta è quella di sottrarci ai rischi impliciti di un protocollo standardizzato e, proprio per questo, privo di qualsiasi valutazione delle specificità di nostra figlia.
Abbiamo soltanto due certezze. La prima è che qui nessuno ne ha alcuna. Non ne hanno i no-vax, che – dopo le pur lodevoli battaglie degli anni Novanta – appaiono oggi incapaci di organizzare un’autorevole e credibile controffensiva culturale, agitando disordinatamente istanze preromantiche senza muovere un dito. Non ne hanno soprattutto i pro-vax, che – rinchiusi e starnazzanti nelle prigioni di comfort in cui sono tenuti segregati da una pergamena appesa al muro o dal servizio di un Tg – sembrano dimenticare che la Legge dello Stato 210/92 prevede esplicitamente l’indennizzo economico per i danni da vaccino (se fossero così innocui, perché esisterebbe questa legge?). Legge di cui, peraltro, ha usufruito per esempio questa famiglia.

La seconda certezza – quella che mi induce per la prima volta a espormi su questo delicatissimo tema – è che una delle due controparti, non potendo argomentare la propria tesi, ha scelto la via più allarmante: quella di usare il tallone di ferro per schiacciare la nostra libertà e costringerci a scegliere solo uno fra due diritti fondamentali, quello all’istruzione e quello alla libertà di cura e, per estensione, alla inviolabilità del nostro corpo.
Non mi interessa sapere chi ha ragione e chi ha torto. Karl Popper diceva: “Io posso avere torto e tu puoi avere ragione, ma per mezzo di uno sforzo comune possiamo avvicinarci alla verità”. M’interessano unicamente la tutela della salute di mia figlia e, se capita, di quel che resta della democrazia in questo malato terminale chiamato Italia. M’interessa sapere che l’antipolio è una vaccinazione obbligatoria nonostante dal 2002 l’Italia sia stata dichiarata polio-free, non da un sabba di streghe, ma dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

M’interessa sapere che l’anti-epatite B è stata resa obbligatoria in Italia nel 1991, proprio negli anni in cui l’allora ministro della Sanità, Francesco De Lorenzo, e il responsabile farmaceutico del Ministero, Duilio Poggiolini, venivano condannati per aver intascato mazzette da casa farmaceutiche tra cui la Glaxo-SmithKline, l’azienda produttrice del vaccino (piccolo dettaglio: l’epatite B si trasmette coi rapporti sessuali, perché imporla ai neonati?). M’interessa sapere che, da parte di qualche addetto ai lavori, continuo a sentir parlare di immunità di gregge anche contro il tetano.

E m’interessa sapere che, dopo anni in cui – solo per rispetto nei confronti di mia figlia – su questo argomento mi sono morso la lingua e legato le dita, all’indomani del decreto della settimana scorsa che considero nazista mi sentirei più irresponsabile a restare in silenzio. Perché con quel decreto si è superato un limite molto delicato e che, se si è intellettualmente onesti (e comunque la si pensi sui vaccini), giustifica ogni aggettivo e ogni reazione..

Vi siete chiesti perché Frau Lorenzin mostra così spavaldamente i muscoli? Vi siete chiesti perché stanno imponendo ai bambini e alle loro famiglie una scelta fra due diritti fondamentali, quello all’istruzione e quello alla libertà di cura? Vi siete chiesti perché in nessun altro paese al mondo esiste un tale accanimento vaccinale? La risposta, che non vi raccontano certo i mezzibusti televisivi, è che dal 2014 gli Usa hanno nominato l’Italia capofila mondiale nelle strategie vaccinali. In una parola, soldi. Anzi, montagne di soldi.

Vedete, io sono culturalmente uscito da questo sistema tre anni fa. Non ho più capi e padroni, né professionali, né spirituali, né politici. Sono tra le poche persone in Italia che (1) non è ricattabile, (2) possiede una qualche conoscenza specialistica e (3) è in possesso di una qualche capacità comunicativa e ha il privilegio di poter scrivere libri e accedere a qualche circuito informativo ancora indipendente. Posso quindi affermare, senza timore di essere radiato da niente, che la disobbedienza civile è un dovere sacro quando lo Stato diventa dispotico o, il che è la stessa cosa, corrotto (Gandhi).

Ora fate pure i vostri conti. Starnazzate da una parte e dall’altra, difendendo i vostri risibili interessi di bottega. Da una parte, continuate a organizzare convegni. Dall’altra, abbassate gli indumenti ai vostri figli e fateli sforacchiare, accarezzandoli con una mano mentre con l’altra messaggiate su Whatsapp. Accapigliatevi. Insultatevi. E soprattutto insultatemi. Sceglietevi i vostri carcerieri preferiti e non dubitate mai di nulla. Al limite mandatemi davanti a un giudice e toglietemi la patria potestà. Perché sarà questo l’unico modo che vi resta – ve lo garantisco – per poter afferrare il braccino di mia figlia e riempire il suo corpo con le vostre porcherie.

Ps. Un’ultima cosa: sono assolutamente convinto che tutte le mamme italiane saranno felicissime di sottoporre i loro figli a un’overdose vaccinale che non si è mai vista – e soprattutto mai testata – in precedenza.
http://www.ilcambiamento.it//articoli/decreto-vaccini-il-dovere-di-obbedire-o-il-dovere-di-insorgere

Escalation

Il Ministero della Difesa della Russia ha informato questo Lunedì che, a partire da oggi, viene sospesa qualsiasi collaborazione per la prevenzione di incidenti aerei sui cieli della Siria.Da questo momento, ha informato il portavoce militare russo, le forze russe attaccheranno qualsiasi aeronave che sorvoli le zone dove operano le proprie forze nel territorio siriano e non dubiteranno ad utilizzare la forza per assicurare la sicurezza dei propri soldati in Siria”. “Qualsiasi apparato aereo, inclusi aerei o droni della coalizione internazionale, che sia individuato ad ovest del fiume Eufrate, nella aree della Siria dove l’aviazione russa opera le sue missioni di combattimento, sarà seguito da terra e dall’aria come obiettivo dei sistemi di difesa antriaerea”, come si legge nel comunicato diffuso dal Ministero della Difesa russo. Secondo la Difesa russa, la denominata coalizione diretta dagli USA contro il Daesh, nonostante fosse stata informata che vari aerei russi operavano sulla zona, non ha fatto uso dell’esistente canale di comunicazione con la base aerea di Hmeimim a Latiaka (nord Ovest della Siria) per mettersi in contatto con le Forze Aerospaziali della Russia quando si è diretta a intercettare ed abbattere un caccia bombardiere Sukoi Su-22 dell’Aviazione Siriana. L’azione è stata qualificata dalla Russia come aggressione e come atto che viola la sovranità della Siria e le norme internazionali, di conseguenza ha sospeso  i suoi contatti con gli USA in Siria circa la prevenzione degli incidenti aerei. “A partire dal 19 Giugno il Ministero della Difesa della Russia mette fine alla cooperazione con la parte statunitense nell’arco del memorandum sulla prevenzione degli incidenti e previsione di sicurezza dei voli dell’aviazione nel corso delle operazioni in Siria”, scrive la nota. Allo stesso tempo il Ministero della Difesa russo esige dagli Stati Uniti una indagine minuziosa da parte del comando USA e degli enti internazionali sull’incidente per chiarire le circostanze sotto cui le forze USA hanno deciso di abbattere l’aereo siriano, alleato della Russia.

http://www.controinformazione.info/la-russia-avvisa-washington-da-ora-in-avanti-attaccheremo-qualsiasi-aereo-ostile/

Ius soli

Mancava ancora un tassello per realizzare il piano elaborato nei circoli mondialisti (come il Council for Foreign Relations, la Trilateral Commision, il Bilderberg Group e il FMI) che da anni lavorano incessantemente per distruggere ogni forma di Stato nazionale, di appartenenza a una comunità, di orgoglio etnico e religioso, di rigore dei costumi, d’indifferenza alle seduzioni di un materialismo senza limiti. Il tassello è quello di dare vita al “Melting Pot”, una grossa insalatiera dove amalgamare popoli di razze, culture e religioni diverse, per creare una società distopica, omogenea e indifferenziata, composta d’individui intercambiabili e omologati, ridotti al rango di “homo oeconomicus”, come lo definiva Julius Evola, cioè di un mero consumatore soggetto alle leggi del mercato, alle mode, alle libertà individuali più stravaganti e innaturali, individuo isolato in una massa docile, indifferenziata, facile da governare da chi detiene il potere economico e finanziario, essendo stato spogliato di ogni riferimento etnico, culturale, storico, religioso e delle radici stesse della propria terra. Per determinare col tempo l’ibridazione dei popoli e delle religioni, allo scopo di realizzare più facilmente e più compiutamente progetti di dominio universale, sono state abolite non solo tutte le forme che potevano anche lontanamente essere considerate analogiche al razzismo, ma tanto più quelle che, essendo giuste e naturali, non avrebbero potuto essere condannate politicamente. Perciò, prima fra tutte, è stata inquinata e contrastata l’idea del possesso del proprio territorio, della propria casa, da parte dei diversi popoli d’Europa, individuando come stranieri gli abitanti di un altro territorio. Il concetto di diversità è stato abolito in quanto, con voluta falsità, è stato ritenuto implicito in quello di razzismo e, dunque, contro qualsiasi evidenza e contro l’uso della ragione e della logica, è stato imposto che nessuno debba vedere delle diversità fra un individuo e l’altro, tanto meno fra un popolo e l’altro. Una delle idiozie più care a questo genere di antirazzismo ipocrita è quella che enuncia: “esiste una sola razza, quella umana”, cioè una stupida generalizzazione ad effetto, che confonde, con consapevole ignoranza, la razza col genere. Le razze, invece, esistono ed è perlomeno stupido, oltre che non scientifico, negarlo. La natura ha provveduto a fornire carnagioni, capelli, struttura e fisico adatti a ciascun territorio, i figli somigliano ai genitori, i parenti si somigliano fra loro e, ugualmente, i membri di un popolo.

Rivolta migranti a Rosarno

Punto e basta. Sono simili, seppure in una immensa varietà, anche le caratteristiche psichiche, intellettuali e il carattere dei membri di un popolo e non sarà sufficiente a impedire tutto questo un qualsiasi pezzo di carta che attesti la semplice cittadinanza e non la nazionalità, la etnia, di un soggetto. Inoltre, nell’attuale contesto storico caratterizzato da un’emergenza immigratoria e una grave carenza demografica interna, voler cambiare le norme sulla cittadinanza significa solo spalancare le porte alla sostituzione etnica, alla disintegrazione dei legami sociali, alla distruzione della nostra cultura e della nostra identità, all’insorgere di gravi conflitti sociali sul modello francese o americano. L’adozione di nuove norme sulla cittadinanza trova la sua unica vera giustificazione solo nei turpi calcoli utilitaristici delle cricche politiche colluse con il business dell’accoglienza e determinate a conservare il potere grazie all’apporto elettorale dei “nuovi italiani”. Con criminale incoscienza queste forze sono pronte a fornire un ulteriore fattore di attrazione all’invasione africana che, col miraggio di una cittadinanza facile, incrementerebbe sicuramente i suoi arrivi, nella speranza di garantire a se stessa e ai propri figli un futuro da cittadini nella “ricca” Europa. Senza tenere in alcun conto le esperienze altrui, si verrebbero a creare anche da noi le stesse condizioni che hanno condotto in altri paesi europei, dove lo ius soli ha chiaramente fallito, alla nascita di seconde e terze generazioni di stranieri che non si sentono europei, spesso sono anzi animati da un rifiuto e un rancore antieuropeo. Interi quartieri di Parigi o di Bruxelles o Marsiglia sono di fatto già fuori dall’Europa. Non c’è stata alcuna “integrazione” di genti diverse in un orizzonte culturale europeo, c’è stata solo la disintegrazione della società autoctona per lasciar spazio a un mosaico male assortito di enclavi etniche e tribali spesso fuori legge. La cittadinanza sulla carta non ha creato alcuna cittadinanza reale. Anzi, lo ius soli ha portato alla creazione di una serie di avamposti stranieri, potenzialmente nemici, nei paesi europei nonostante i vari soggetti “radicalizzati” fossero apparentemente inseriti nei loro contesti sociali, avessero studiato e avessero lavori, amici, vita in comune. A dimostrazione della forza dei legami profondi e ancestrali della razza e delle radici culturali rispetto alla pericolosa illusione di un pezzo di carta. Enrico Marino Fonte: Ereticamente

Uno strano paese

di Enrico Montermini
L’Italia è davvero uno strano Paese: ogni anno spedisce a Londra migliaia giovani laureati per fare i lavapiatti e mantiene i clandestini a vivere in albergo. E’ un Paese che lascia i propri concittadini colpiti dalla tragedia del terremoto a dormire nei container, ma ospita i profughi in centri di accoglienza come quello di Villa Camerata, che ho visitato lo scorso settembre: una villa rinascimentale immersa nel verde a due passi dal centro storico di Firenze.

A  Rapallo gli immigrati dimorano presso l’Istituto delle Orsoline, una struttura residenziale di lusso, e hanno a disposizione: spiaggia privata, campetto da calcio, palestra, wi-fi e il pocket money per affrontare le spese di tutti i giorni. Poi il Governo non trova i soldi per sistemare gli esodati, lasciati senza lavoro e senza pensione.
L’accoglienza dei clandestini costa alla collettività 4 miliardi di euro all’anno, ma queste sono solo le cifre ufficiali. Quelle reali non le conosce nessuno, ma sono molto più alte. Il Governo provvede alle spese della Marina Militare e della Guardia di Finanza per le operazioni in mare, di cui non è dato conoscere il costo. Sappiamo però che questo stesso governo non trova le risorse per pagare la manutenzione e la benzina per le auto dei carabinieri. Si distaccano migliaia di poliziotti per le operazioni di identificazione, con costi non irrisori, mentre la Mafia spadroneggia in Sicilia e la ‘Ndrangheta nel Nord. Non si conoscono nemmeno i costi aggiuntivi affrontati dal sistema sanitario nazionale per la gestione dell’emergenza migranti: in compenso i pronto soccorso degli ospedali sono al collasso.
Non c’è più da meravigliarsi di nulla in un Paese dove i padroni sono tenuti a raccogliere gli escrementi dei loro cani, mentre gli stranieri ospiti cagano sui marciapiedi.
Enrico Montermini

 

L’articolo UNO STRANO PAESE è tratto da Blondet & Friends, che mette a disposizione gratuitamente gli articoli di Maurizio Blondet assieme ai suoi consigli di lettura.

Antisemitismo

Come finire nella lista nera di un’organizzazione ipergovernativa filoisraeliana. Il caso di Enrica Perucchietti. Un invito a non lasciar passare nessuna intimidazione di questo tipo. Ne va della libertà di parola di tutti noi. Enrica Perucchietti – autrice di “False Flag” Redazione16 giugno 2017 megachip.globalist.it di Enrica Perucchietti. Con nota di Pino Cabras in coda all’articolo. La caccia alle streghe continua. Il mio nome è finito nell’elenco dell’Osservatorio sull’Antisemitismo in quanto sarei “complottista”. Sarei inoltre antisemita a causa del mio saggio False Flag (non se ne capisce il motivo). È evidente che è in atto ed è sempre più violenta una campagna denigratoria e censoria volta a denigrare, censurare, distruggere, piegare chiunque non si allinei con il pensiero unico, il politicamente corretto e soprattutto il potere. Io non ho mai parlato di “ebrei”, semmai ho parlato di personaggi come Soros, o dinastie come i Rothschild non in quanto ebrei ma in quanto addentro a certe dinamiche di potere, dove troviamo molti eminenti cristiani e musulmani loro pari.

Enrica Perrucchetti

Se parlo di Soros non è perché ebreo ma in quanto speculatore finanziario. Se non concordo con alcune politiche di Israele, ciò non avviene in virtù di qualche mio spirito antisemita o perché io sia fascista (cosa che tra l’altro, a differenza di personaggi ben più famosi di me, non sono). Di fatto non dovrei nemmeno stare qui a giustificarmi di non essere qualcosa che non sono, se non fosse che il mio nome è stato messo senza senso in mezzo a quello di altri colleghi. Ed è inoltre un danno all’immagine, soprattutto ora che viviamo in una società sempre più fondata sull’immagine, sulla forma, sullo spettacolo. È sempre più evidente che sta operando alla luce del sole la psicopolizia in stile orwelliano: ti spiano, leggono quello che scrivi o che pubblichi per poi metterti alla berlina. Aspettano un tuo passo falso per  screditarti come dei parassiti che si nutrono del sangue altrui. E se il passo falso non c’è, pazienza, basta accusare gli altri di “fake news” facendosi coprire le spalle dai potenti. Se parli di gender sei omofobo, se contesti la maternità surrogata sei nazista, se attacchi Soros sei antisemita. Praticamente non siamo più liberi nemmeno di pensare. Si svuotano inoltre i termini e li si riempiono con quello che vuole l Potere. Potere che vuole subissare ogni testa con i suoi contenuti. Devi dire fare e pensare quello che il Potere vuole e illuderti di essere libero. Altrimenti dovrai vergognarti di esistere e verrai processato, additato, perseguitato e magari bruciato in pubblica piazza. . Siamo dentro la distopia di “1984” e forse ben oltre. NOTA DI PINO CABRAS Ho scritto la prefazione di False Flag di Enrica Perucchietti, il libro che le ha guadagnato l’inserimento maccartista nell’indice dei libri proibiti dell’Osservatorio sull’Antisemitismo, un’organizzazione non governativa che tuttavia agisce come se fosse una organizzazione ipergovernativa di emanazione israeliana. Né in questo libro, né in tutta la pubblicistica di Enrica ho letto un solo rigo che sia classificabile come antisemitismo. In altri suoi libri in qualche passaggio ha parlato del Mossad, certo. Ma un osservatore dei fenomeni politici internazionali contemporanei che non parlasse delle grandi agenzie di intelligence e delle loro sinistre strategie sarebbe come uno studioso di fauna africana che non nominasse mai un elefante. L’accusa di antisemitismo è un silenziatore usato con zelo implacabile per intimidire anche la minima critica a Israele, anche quella solo potenziale, evidentemente. Più realisti del re. Il dramma è che questa pratica maccartista ha poi un’eco sui grandi gruppi editoriali, sempre più infastiditi dal fatto che stanno perdendo influenza rispetto alle nuove fonti di cultura e informazione, e dunque pronti a ogni più vigliacca “character assassination”. E questo deve preoccupare. La mia è una solidarietà piena e convinta a un’intellettuale brava e onesta. Ed è anche un invito a non lasciar passare nessuna intimidazione di questo tipo. Ne va della libertà di parola di tutti.

http://www.controinformazione.info/le-false-accuse-di-antisemitismo-lo-strumento-del-nuovo-maccartismo/