Tanti auguri

Un simile Stato, come apparato, non può vivere se non attraverso una corruzione sistemica, quindi intessuta nelle istituzioni anche di controllo (le campagne di lotta contro la corruzione, ovviamente, sono una presa per i fondelli). I suoi partiti politici sono galassie di comitati di affari dediti ad operazioni illecite o quantomeno scorrette. Le rispettive segreterie fanno da organo di coordinamento tra tali comitati, e di ricezione delle richieste di interessi stranieri (talvolta anche nazionali) dominanti. Che forza avrebbero i partiti di potere se non gestissero (clientelarmente) appalti, crediti, assunzioni, licenze? Nessuna. I partiti che si staccano da quelli di potere per perseguire ideali sociali e di giustizia, sistematicamente, si spengono, non sono vitali, sebbene abbiano talora ottime idee e grande onestà, proprio perché non si portano dietro alcuna fetta di spesa pubblica, alcuna risorsa clientelare. Laddove vi sono seri interessi in gioco, le leggi, anche dagli organi di controllo e giustizia, sono osservate solo marginalmente, soprattutto per mantenere una minima facciata di legittimità agli occhi della gente comune. In realtà, vi è una netta divisione tra chi è soggetto alla legge e chi sta sopra di essa e la usa sugli altri per schiacciarli e spremerli. Il potere pubblico è inteso come proprietà privata, come diritto di passare sopra le regole e di togliere diritti agli altri, cioè di derogare alla legalità. Adesso, in campagna elettorale, è inevitabile che i partiti millantino, ciascuno, di avere la capacità e la volontà di salvare il Paese e di combattere la corruzione. Lo afferma quella (pseudo) sinistra che è stata l’esecutore più attivo e fedele degli interessi stranieri, che più ha collaborato nel sottomettere ad essi tutto il Paese, nello spremerlo per arricchire gli squali della finanza predona, nel sabotare l’economia e l’ordine pubblico, nell’imporre un pensiero e un linguaggio unico che impedissero persino di descrivere ciò che essa stava e sta perpetrando

Marco Della Luna

https://www.controinformazione.info/il-re-e-nudo-ma-niente-succede/

Il bastone USA tra le ruote della Russia (e della Cina)

Può darsi che ciò sia in relazione all’annuncio alla stampa che un contingente supplementare di truppe Usa sarà inviato in Afghanistan nel 2018, piuttosto nutrito, 6 mila uomini, che si aggiungeranno agli altri forse 15 mila già in loco. “istruttori” delle forze afghane, che non li hanno chiesti.

Cresce il sospetto che questo rafforzamento sia rivolto verso i nemici indicati come “revisionisti” nella nuova dottrina di Sicurezza Nazionale, Russia e Cina – senza dimenticare l’Iran . Il fatto che l’Afghanistan confini con questi tre paesi ne fa un centro altamente strategico di sovversione e destabilizzazione. Il paese è limitrofo a Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan, nella sfera geopolitica della Russia. Ne sono anche il ventre molle, essendo governati da regimi impotenti che non controllano il loro stesso territorio, peraltro immenso ed impervio. Dopo la sconfitta in Siria, Washington può pensare di usare la carta della rivincita in Asia centrale. Può esercitare ogni tipo di pressioni sulla Russia da Sud.

Tanto più che nei prossimi mesi, fino alle elezioni che vedranno riconfermato Putin nel marzo 2018, c’è da aspettarsi un rialzo parossistico dell’ostilità anti-Mosca in Usa, e quindi anche in Europa: già abbiamo visto su “importanti giornali” italiani articoli che hanno l’aria di essere commissionati, per far grande scandalo dell’esclusione,da è parte dell’ufficio elettorale, del candidato Aleksei Navalny dalle presidenziali, per precedenti guai con la giustizia. Lo stesso tipo di esclusione, è stato notato, che è stato usato in Italia ed Europa contro Berlusconi con la legge Severino; in questo caso, nessuno ha espresso “i seri dubbi sul pluralismo politico in Italia”, mentre invece la Mogherini ha espresso “seri dubbi sul pluralismo politico in Russia” in difesa del candidato tanto caro a tutto l’Occidente.

Navalny come candidato è molto meno forte di Berlusconi, ma è anche un diplomato dello Yale World Fellows Program (insomma ha studiato a Yale con borsa di studio americana) e proprio sul sito di Yale risulta essere cofondatore del Democratic Alternative Movement, una spontanea creazione della “società civile” che ha ricevuto finanziamento dal National Endowment for Democracy, l’organo (pagato dal Congresso) delle rivoluzioni colorate all’Est e nel mondo.

Possiamo stare certi che nulla verrà lasciato intentato per rovinare le elezioni presidenziali russe da qui a marzo, nessuna provocazione anche militare, nessuna storia di anti-democrazia in Russia, nessun attentato terrorista che possa far apparire Putin impotente e incapace. L’attentato di Pietroburgo può essere benissimo un assaggio della anti-campagna che verrà. E dall’Afghanistan, attraverso la poco controllabile area Sud verso la Russia, molto si può fare.

estratto da https://www.maurizioblondet.it/altri-soldati-usa-afghanistan-russia-cina/

Re Vittorio Emanuele III

La Regina Elena e Re Vittorio Emanuele III sono tornati in Italia. Venerdì 15 dicembre scorso le spoglie mortali di Elena, morta il 18 novembre 1952 a Montpellier, in Francia, ed ivi  sepolta nel cimitero cittadino,  sono state deposte nel santuario di Vicoforte nei pressi di Mondovì, nel Cuneese. Domenica 17 dicembre un aereo militare ha riportato in Italia anche i resti di re Vittorio Emanuele III, deceduto in esilio il 28 dicembre 1947  (traslata dalla cattedrale di Santa Caterina ad Alessandria di Egitto), che,  avvolti nel tricolore con lo stemma reale, sono stati frettolosamente e senza cerimonie tumulati in un sarcofago sistemato a fianco di quello destinato alla moglie nella Cappella di San Bernardo,  eretta dal duca Carlo Emanuele I di Savoia,  che vi è sepolto dalla morte avvenuta nel 1630.

La notizia, mantenuta inizialmente segreta, è rimbalzata dalla stampa locale ai media nazionali, scatenando nuove polemiche, avvivando contrasti familiari e, ancora una volta, dando la stura a fiumi d’inchiostro sul nostro penultimo sovrano, colui che dopo un controverso regno di 46 anni affossò una delle più vecchie dinastie d’Europa. Umberto I Biancamano, conte di Savoia tra il 1003 e il 1047, è considerato il capostipite della dinastia.

Se sulla montenegrina Elena, nata Jelena Petrović-Njegoš a Cettigne l’ 8 gennaio 1871, figlia di Nicola I, un po’ brigante, un po’ sovrano, sanguigno e variopinto, di un povero dominio balcanico,  trattandosi di una donna buona, caritatevole, riservatissima, una regina effettivamente amata dagli italiani, nessuno ha avuto nulla da ridire, sul reale consorte la nostra divisa memoria nazionale ha avuto un’altra ghiotta occasione per manifestarsi, proprio alla vigilia del 70° della sua morte e della disfatta di Caporetto nella Grande Guerra. Non pochi hanno accostato le nostre solite “baruffe chiozzotte” alla grande, composta dignità con la quale, in quegli stessi giorni, i rumeni davano l’estremo addio al loro re Michele I.

In pochi hanno ribadito che uno Stato serio non ha paura del proprio passato, lo affronta pubblicamente, avrebbe optato per la sepoltura nel Pantheon di Roma, in un’ottica di pacificazione nazionale, come richiesto dall’ultimo Re Umberto II, dalla sua famiglia e dai superstiti monarchici, chiudendo un capitolo di storia, mentre invece continua lo sfoggio di  damnatio memoriae verso un sovrano che certo errori ne commise molti, gravi, perse sé, la dinastia, la patria soprattutto.

Leggi tutto http://www.barbadillo.it/72220-ritratti-vittorio-emanuele-iii-distruttore-di-casa-savoia-a-settantanni-dalla-morte/

Vai in Africa, Celestino!

Saranno almeno 500, i militari italiani destinati al Niger, nella regione del Sahel africano, per compiacere la Francia di Macron. l presidente francese Emmanuel Macron ha trascorso la vigilia di Natale in Niger, insieme a centinaia di militari francesi impegnati in un’operazione contro i gruppi terroristici filo Daesh nel Sahel. Accolto a Niamey dal presidente nigerino Mahamadou Issoufou, Macron ha poi raggiunto la base di Barkhane, dove sono di stanza 500 uomini, caccia Mirage 2000, aerei da trasporto e droni. La Francia ha attualmente in Africa circa 4.000 militari tra Mali, Niger, Ciad, Burkina Faso e Mauritania. Fra un anno, potrebbe toccare al presidente Mattarella o al futuro presidente del Consiglio italiano passare la vigilia di Natale in Niger. Perché c’è un accordo tra Italia e Francia per l’invio laggiù d’una missione militare con compiti d’addestramento delle forze anti-terrorismo congiunte del G5 Sahel. L’Italia sta approfittando dell’arretramento del Daesh per alleggerire l’impegno in Iraq, recuperando lì circa 470 uomini da mandare in Africa. Smentita per mesi dal ministero della Difesa, la missione ‘Deserto rosso’, o altro nome in codice, dunque si farà.

https://www.controinformazione.info/soldati-italiani-nel-niger-la-nuova-avventura-militare-dellitalia-di-gentiloni/

Il territorio del Sahel consiste, prevalentemente, in deserto e si estende dall’Oceano Atlantico fino al Corno d’Africa, passando dagli Stati dell’Africa Centro Settentrionale quali:

Il Sahel, nel corso della storia, è stata la terra in cui si sono sviluppati alcuni dei più avanzati e potenti regni del continente africano, indicati spesso come Regni saheliani

Il Sahel è la fascia celeste (da Wikipedia)

Bergoglio mondialista

Si sapeva ormai da anni che la posizione del Papa Bergoglio era perfettamentne allineata al fronte dell’universalismo globalista che propugna la dissoluzione degli Stati Nazionali e delle culture autoctone per “accogliere ed integrare” migranti da tutto il mondo al fine di costituire un “mondo nuovo” multiculturale senza barriere e senza confini. Una visione molto discutibile sul piano pratico ma che la nuova Chiesa di Bergoglio coltiva come un obiettivo non soltanto di carattere religioso ma anche politico.

Questa posizione del Papa pone la Chiesa sulla stessa frontiera ideologica dei mondialisti del transumanismo e della mercatizzazione del mondo, che vogliono anch’essi la soppressione delle sovranità, dei confini e degli Stati (…). Questo Papa sembra confondere l’universalismo cattolico con il mondialismo più sfrenato. Papa Francesco propone di annullare ogni differenza tra i clandestini, gli immigrati legali e i cittadini. Risultato: la cittadinanza appare come un concetto obsoleto di fronte al “diritto assoluto d’installazione per i migranti”. Vedi: Un Papa allarmante…. L’interpretazione del Vangelo secondo Bergoglio si riduce all’esaltazione del multiculturalismo, della abolizione delle differenze culturali e dell’accettazione di una unica religione universale dove tutte le predicazioni sono uguali, quella cattolica come quella islamica, come quella ebraica, luterana, evangelica, ecc… Il discorso odierno del Papa ha spinto il filosofo diego Fusaro (e come lui anche altri) a domandarsi se i discorsi del Papa non siano scritti da George Soros, il multimiliardario che opera per finanziare l’invasione dell’Europa e l’abolizione degli Stati e dei confini. Che ne sia cosciente o no, il Papa Bergoglio si è messo al servizio degli interessi del grande capitale finanziario che oper per gli stessi obiettivi: un nuovo ordine mondiale multiculturale e globalizzato dove entità sovranazionali avranno la gestione del potere. Luciano Lago

https://www.controinformazione.info/papa-bergoglio-in-occasione-del-natale-si-conferma-come-il-supremo-leader-del-fronte-mondialista/

Il conflitto di Natale

Il piano di Washington di fornire armi letali a Kiev potrebbe “causare nuove vittime” e scatenare un “bagno di sangue” nell’est dell’Ucraina, avverte Mosca. “Oggi, gli Stati Uniti conducono le autorità ucraine verso un nuovo bagno di sangue”, ha denunciato questo sabato il viceministro russo degli Esteri, Serguéi Riabkov, in un comunicato, secondo l’agenzia russa locale Russia Today (RT). Il Dipartimento di Stato USA ha annunciato il venerdì la sua decisione di offrire all’Ucraina “capacità di difesa migliorate” perchè possa fare fronte agli indipendentisti delle regioni orientali. Con riferimento a questa dichiarazione, Riabkov ha allertato che le armi statunitensi potrebbero provocare nuove vittime in Ucraina. “I revanscisti di Kiev stanno aprendo il fuoco sul Donbass tutti i giorni, non vogliono portare avanti negoziati di pace e sognano con farla finita con la popolazione disobbediente. Gli Stati Uniti hanno deciso di fornire loro le armi per fare questo”, ha spiegato il viceministro russo. Sulla stessa linea, Grigori Karasin, vicecancelliere russo, ha lamentato il fatto che gli USA abbiano scelto di “appoggiare la parte che vuole la guerra” a Kiev, ed avverte che il fornire armamenti letali all’Ucraina finirà con il sotterrare il processo di pace e andrà ad ostacolare l’adempimento degli accordi di Minsk. “L’appoggio USA al partito della guerra presente in Ucraina, aumenta il pericolo di affossare del tutto qualsiasi soluzione di pace in Ucraina e mette in dubbio ogni possibilità di realizzare gli accordi del trattato di Minsk”, ha argomentato Karasin nel corso di una intervista concessa questo sabato all’agenzia russa RIA Novosti. In altra parte delle sue dichiarazioni, Karasin ha insistito che l’unica soluzione possibile alla crisi attuale in Ucraina è quella di ” un dialogo onesto e diretto”. “Non c’è altro modo per risolvere il conflitto interno ucraino”, ha precisato. “Il pacchetto totale di difesa assegnato all’Ucraina ascende a 47 milioni di dollari ed include la vendita di 210 missili anticarro e 35 lanciamissili”, secondo le informazioni rivelate dalla ABC News. Bisogna ricordare che dal 2014, anno in cui la penisola di Crimea ha optato per la sua adesione alla Russia con un referendum, Kiev ha portato avanti una campagna militare per fare fronte agli indipendentisti ucraini dell’est. L’Ucraina e l’Occidente, con Washington come istigatore principale, accusano la Russia di aver inviato sue forze nelle zone orientali per aiutare i secessionisti. Truppe ucraine e Poroshnko

Nota: La Russia ha sempre negato di aver inviato proprie truppe nelle province dell’Est Ucraina anche se ha ammesso di aver inviato convogli di aiuti umanitari per le popolazioni rimaste intrappolate nel conflitto. In ogni caso la Russia ha dichiarato in più di una occasione che non rimarrà con le braccia conserte ad assistere ad una offensiva dell’Esercito di Kiev che vuole annientare la resistenza dei secessionisti e condurre la pulizia etnica della popolazione di etnia russa del Donbass. La decisone del Dipartimento di Stato USA rischia quindi di riaccendere il conflitto in Europa che potrebbe assumere delle dimensioni incontrollabili. Da vari analisti viene sottolineato che i settori dominanti dei “neocons” negli USA vogliono spingere ad una guerra con la Russia e per questo premono per fornire armamento letale all’Ucraina e gettare benzina sul fuoco. Un intervento russo a difesa delle popolazioni del Donbass sarebbe il pretesto ricercato per muovere ad una guerra preventiva contro la Russia ed è per questo che da mesi la NATO sta conducendo esercitazioni nei paesi baltici ed in Polonia e sta installando basi militari e missilistiche direttamente ai confini della Federazione russa. L’ombra di un grande conflitto si staglia sull’Europa nel totale disinteresse dei grandi media e dei governi della Germania e degli altri paesi europei della UE che pure hanno precise responsabilità nell’aver fomentato la crisi in Ucraina appoggiando il golpe a Kiev (golpe di Maidan) che ha rovesciato il precedente governo e portato al potere un governo considerato “fantoccio” di Washington che dipende in tutto e per tutto dal sostegno economico degli USA e del FMI e che risulta inquinato da forze revansciste e neonaziste. FontI: Hispan TV RT Actualidad Traduzione e nota: Luciano Lago

Diritto internazionale talmudico

“Negli Stati Uniti,  la realtà non ha più importanza” . Tratto che è  proprio della mentalità talmudica: essendo il Regno d’ISraele già realizzato ed avendo il potere sul mondo e sulla realtà, “i fatti  sono cose  imbarazzanti che possono contraddire la narrativa preferita forzandovi a cambiarla”. Ma un potere talmudico-imperiale non può riconoscere di essere soggetto alla realtà, perché equivarrebbe a riconoscersi non divino.

Tipicamente,  la  ostilità bellicista verso Mosca basata sulla narrativa che “Putin ha fatto eleggere Trump”, racconto senza alcun indizio ma  ripetuto all’infinito, ha  imposto al Comitato Olimpico di vietare “agli atleti russi di partecipare alle Olimpiadi invernali. Ciò, sulla base di false prove comprate dagli americani ad un criminale latitante russo  di nome  Rodchenkov.”

Ora, questo  disprezzo del diritto internazionale,  il calpestare il  diritto di Westfalia,  la persecuzione  e distruzione bellica di Stati legittimi con false prove, l’imposizione delle proprie “leggi” al mondo, ha successo (limitato) solo finché gli Stati Uniti e il suo Suggeritore e Falso Agnello sono percepiti come ultra-potenti, e pronti a schiacciare i deboli (animali parlanti) in guerre e stragi senza fine.

Ma ecco che di colpo “tutti sanno che gli USA non hanno assolutamente nessuna opzione per  forzare la Corea del Nord al disarmo nucleare”.  Avendo visto  cosa è accaduto a Irak e Libia “che avevano volontariamente disarmato”  credendo (come Gorbachev) alla parola di Washington, i nord coreani hanno preferito elevarsi al rango di potenza atomica e l’hanno dimostrato.  “La realtà è che non resta che una strada: negoziare”. Ma negoziare con animali  parlanti?  “Gli  dei preferiscono vivere in un mondo immaginario in cui potrebbero distruggere totalmente la Corea del Nord  con uno schiocco di dita”

Se tra il 1948 e il 1991 gli Stati Uniti hanno compiuto 46 interventi militari, dal 1992  al 2017  ne hanno fatto il quadruplo, 188 interventi bellici.

Il bello è che gli Usa incendiano i conflitti anche in patria:  donne contro uomini (con la isteria delle molestie sessuali), bianchi contro neri (Black Lives Matter), liberals contro conservatori. Per Orlov, questa guerra di tutti contro tutti  “è attivamente promossa  con un obbiettivo unico e semplice:  generare una  cortina fumogena abbastanza spessa da nascondere quello che è il conflitto principale,   quello tra l’oligarchia kleptocratica e la popolazione americana. L’obiettivo è di portare la popolazione – il cui lavoro non è più necessario e il cui mantenimento è semplicemente un costo –  a scomparire il più rapidamente possibile.  I conflitti internazionali servono allo stesso  titolo della epidemia di oppiacei (59 mila morti americani nel 2016), i i suicidi aumentati del 25% dall’11 Settembre ad oggi (43 mila morti l’anno), i pazzi solitari che fanno stragi in scuole e  concerti (sicuramente in numero maggiore dei 103  americani  uccisi all’interno del paese  dal  terrorismo “islamico” o etichettato come tale negli ultimi 16 anni dall’11 Settembre 2001 ad oggi.

https://www.maurizioblondet.it/sgretolmenti-irresistibili-dellordine-mondiale-ed-eurocratico/

Si salvi chi può

Siamo ancora come quelle famiglie ebree che nel ’36 consegnavano l’oro, consegnavano i pianoforti, pensando che presto sarebbe finita e peggio di così non poteva andare. E invece, si è visto com’è andata.

terzapagina

Trovo questo bel post sul blog di Alberto Bagnai, ad opera di Ale Guerani, che così riflette:

L’unica cosa amaramente buona di questa crisi è che ho capito come nascono le dittature, che SI, è proprio vero, più che da una violenza dei padroni derivano dalla tentazione dei servi, dall’ignoranza dalla mediocrità e dall’ignavia della gente (…); e a cosa dovrebbe servire la cultura umanistica: ad insegnarti con chi hai a che fare affinché tu possa fare/ripetere meno errori possibili. Infatti è per questo che l’hanno piano piano distrutta.

Evidentemente stiamo riflettendo un po’ tutti sulla stessa cosa: sta nascendo una dittatura, in Europa? A volte, mentre sento le notizie, ho dei flash di voci future “Ma noi non sapevamo, ma noi non volevamo!”, chissà se è la sindrome di Cassandra, o soltanto memorie di un passato ancora recente.

Lo stesso concetto di dittatura non…

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Praticare il contrario di ciò che si predica

Nella fiaba dei fratelli Grimm Il pifferaio di Hamelin rapì i bambini della città attirandoli con il suono invitante della sua musica, tutti eccetto un povero zoppetto che si salvò per non aver potuto tenere il passo dei compagni. Sembra questa la metafora più adeguata al presente: un totalitarismo suadente ed ingannevole che conduce alla dissoluzione “dolce”. Chi non ce la fa, può essere solo un disabile. Democrazia corporativa, ovvero tutto è in mano ai monopoli economici, finanziari e tecnologici. E’ la prima, più evidente inversione: un uomo nuovo manipolato e precario, solitario e prigioniero delle pulsioni, oseremmo dire delle sue brame, che diventa un oggetto plastico in mano a padroni mascherati falsamente benevoli. Il totalitarismo è invertito in quanto pratica il contrario di ciò che predica: si finge bonario, anti autoritario ma controlla tutto con mani ferree. Ha soltanto sostituito il materiale delle sbarre della prigione.

Il controllo tecnologico, le aspirazioni indotte e controllate, il desiderio continuo ed inappagato si sono rivelati più efficaci della costrizione diretta. Nell’ambito politico, il denaro ha sostituito il voto. Il cittadino di ieri è irrilevante. Resta autorizzato a votare, generalmente per scegliere soggetti simili il cui dibattito si svolge su argomenti triviali e secondari, con prevalenza dell’elemento pubblicitario o di immagine, dove vince necessariamente chi, disponendo delle somme più cospicue, può accedere ai media o addirittura comprarseli, per poi offrire al pubblico i messaggi che esso vuole ascoltare, previa indagine di marketing.

Altra inversione è quella di un sistema che enfatizza al massimo grado la libertà e la democrazia di cui sarebbe inventore e custode, ma nei fatti ha organizzato il mondo come un volo con pilota automatico. Non più governi decisori, ma la governance che amministra secondo regole impersonali, protocolli preventivi, procedure definite, tecniche indiscutibili perché se ne è affermata la condizione fattuale, “naturale”. Di qui i trattati internazionali sconosciuti ai popoli e sui quali non è lecito esprimere parere e tantomeno dissenso – Trattato Transatlantico , CETA, TISA- la prevalenza degli organismi transnazionali ( Fondo Monetario, Organizzazione Mondiale del Commercio) , la marginalità reale delle costituzioni che si ostinano ad assegnare ai popoli la sovranità, la manomissione delle stesse, inserendo vincoli vergognosi, insieme antinazionali, antisociali ed antidemocratici, come il pareggio di bilancio o arbitrari tetti di spesa rispetto al gigantesco inganno del debito ( fiscal compact)

Il totalitarismo neo liberista infatti, finora, è riuscito a passare inavvertito. Non nelle sue conseguenze, ovviamente, ma nella percezione comune. E’ fortissimo perché non chiede né impone in modo diretto l’adesione a canoni ideologici o comportamentali, come gli altri totalitarismi, né richiede professioni di fede, sventolio di bandiere, tessere ufficiali. Gli basta l’anima, e fornirà allo scopo chip multiuso e carte di credito.

Possedendo tutto, è riuscito da un lato a espellere la dimensione dell’essere a favore dell’avere (e dell’apparire), ma innanzitutto a convincere masse enormi di vivere in libertà ed in democrazia. Di più, il presente non è indicato come il migliore di mondi, il che esporrebbe comunque a critiche, negazioni, dubbi, paragoni, ma come l’unico possibile. Non ci si può opporre all’Unico, tanto più che possiamo declinarlo in forma individuale, ipersoggettiva, fino alla divinizzazione di quell’ Unico che è l’Io. Scriveva nell’Ottocento Max Stirner “il mio potere è la mia proprietà, io stesso sono il mio potere “, sino alla franca ammissione che non “cerchiamo la società umana, ma vediamo negli altri unicamente mezzi e strumenti da adoperare come nostra proprietà”. La lezione è stata messa perfettamente a frutto dall’oligarchia totalitaria, che vi ha aggiunto l’intuizione vincente: convincere i singoli, le ex persone a fare dell’anima individuale un’apparente monarchia assoluta di cui Io è imperatore.

Di qui la predicazione ossessiva dell’uguaglianza come indistinzione ed insieme diritto a fare di se stessi ciò che si vuole, l’insistenza sul tema dei diritti civili, la loro dilatazione alla sfera pulsionale, il diffuso convincimento che esista solo la dimensione individuale armata della ragione strumentale. Per lavare la coscienza, è stata inventato un cosmopolitismo declamatorio, sentimentale quanto innocuo al potere, saldamente unito al nomadismo culturale e personale, uno sradicamento individuale di massa dipinto di opportunità e apertura. Che cosa c’è di più libero, per estensione di più democratico, del pensiero unico declinato in miliardi di modalità, una per ciascun abitatore del pianeta? Del resto, il consumo depoliticizza anche quando il rito si compie collettivamente, nei centri commerciali di grande superficie. Infatti, siamo rassicurati dall’essere in molti, ma nessuno pone in comune un’idea, i desideri sono individuali, per quanto massificati dalla chiamata irresistibile della comunicazione pubblicitaria, della moda, della forma merce, di quello che abbiamo definito impero delle cose.

Democrazia spa diventa dunque, per l’opera di Wolin, un titolo più azzeccato dell’originale. La mega macchina è totalitaria anche nella sua forma giuridica, quella della società anonima. Il nuovo totalitarismo non si fonda su un’ideologia specifica, una demagogia o un capo carismatico, nemmeno in quel soggetto collettivo che fu il Partito (comunista), ma si esprime nell’anonimato di una politica che ostenta ossequio alle regole democratiche, enfatizza il suo rispetto per le procedure stabilite, ma manipola tutte le leve per neutralizzare, se del caso sovvertire le istituzioni e la volontà popolare. Il livello soprastante è costituito dal sistema di comunicazione, tutto in mano ai grandi gruppi, le corporations, struttura apicale onnipotente, azionisti di maggioranza del mondo che determinano tutto ciò che acquistiamo, crediamo, leggiamo, ascoltiamo, vediamo al cinema e sulla rete. Si stabilisce una uniformità di opinioni blanda o liquida, nutrita di pettegolezzi e nuovi pregiudizi: armi di distrazione di massa.

Roberto Pecchioli

 

leggi l’articolo completo su https://www.maurizioblondet.it/democrazia-s-p-totalitarismo-invertito-inavvertito/

I danni dello “sviluppo”

Quindi, in un certo senso, l’emarginazione che esiste già per gli Himba all’interno della società della Namibia è stata rafforzata dal processo, seguendo la logica della profezia che si ‘auto-avvera’, in un quadro strettamente correlato e permeato da una narrazione dello sviluppo che giustifica e legittima questo tipo di politiche di intervento. L’intero iter del processo – e una concreta realizzazione del progetto della Diga – contribuirebbe alla ulteriore perdita di potere decisionale degli Himba e degli altri pastori nomadi, contraendo notevolmente le loro possibilità e minando profondamente la loro capacità di agire.

Una delle conseguenze della privatizzazione della zona di interesse sarebbe la condizione di povertà multidimensionale in cui verserebbe gran parte dei pastori, e che non è oggigiorno una loro caratteristica. In un’intervista rilasciata in data 18 gennaio 2008, il leader Himba Kapika esprime la sua paura con queste parole: “[Epupa]è un vero disastro, perché se tu uccidi i miei alberi, uccidi il mio bestiame, e quindi uccidi anche me, visto che non avrò mezzi per sopravvivere. Noi viviamo della natura, viviamo dei nostri animali e i nostri animali si nutrono di natura”. E ancora: “noi vogliamo essere ciò che siamo. Non stiamo soffrendo. Siamo contenti delle nostre vite”.

Questo rimanda al grido ‘the poor are not us’ e a come le mire dello sviluppo diventino talora ironiche e si carichino di quella emergenza che giustifica interventi nocivi per le popolazioni colpite. In questo caso, a mio parere, l’ironia dello sviluppo si concentra nelle parole del vice ministro della Giustizia, Albert Kawana, durante una conferenza tenutasi nel 2001 sugli Himba e sul relativo progetto di sviluppo, il quale ha dichiarato che “il Governo resta impegnato a costruire la diga poiché gli Himba, come tutti gli altri in Namibia, hanno il diritto costituzionale allo sviluppo, e il governo farà in modo che tale diritto gli venga riconosciuto”. Il ministro prosegue “l’impianto ad Epupa è uno degli strumenti che verranno utilizzati per portare gli Himba a svilupparsi. Il governo è determinato a far sviluppare tutte le comunità della Namibia, Himba compresi.”

Questa affermazione mi porta ad almeno due interrogativi: di che sviluppo stiamo parlando? Lo sviluppo è un diritto che parte dal basso (dalla volontà dei popoli) o è un dovere imposto con approccio “top-down”? Superando il punto di vista antropologicamente positivista che vuole che ci sia una ‘scala’ di civilizzazione di cui la società occidentale rappresenti l’apice, ci si rende conto che la globalizzazione e l’imposizione dall’alto di un modello di vita, per altro già opinabile e disastroso di per sé, è il modo perfetto per far retrocedere e tenere sotto scacco interi popoli ricchi in cultura e tradizioni.

https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=59900

 

Come lo vedi ora il Bitcoin?

Dieci passi verso la cripto-tirannia: il “grande piano” dei globalisti (e come coinvolge Bitcoin)

In sintesi, ecco un possibile piano dei globalisti per ottenere il controllo totale sull’offerta di moneta, i risparmi, le tasse e le transazioni finanziarie mondiali mentre schiavizzano l’umanità. (E tutto inizia con Bitcoin.)
1) Distribuire il Bitcoin creato dalla NSA per far sì che il pubblico sia entusiasta di una valuta digitale.

2) Preparare tranquillamente una criptovaluta controllata dai globalisti per prenderne il suo posto. (JP Morgan, o qualcun altro?)

3) Avviare una massiccia operazione di falsa bandiera  (false flag) su scala mondiale che blocca i mercati del debito globale e mandi in fiamme le valute fiat. (Bufala di invasione aliena, falso attacco EMP della Corea del Nord, attacco terrorista della rete elettrica, ecc.)

4) Incolpare qualsiasi nemico conveniente sia politicamente accettabile (Corea del Nord, “i russi”, i piccoli uomini verdi o qualunque cosa occorra …).

5) Permettete alla piramide del debito in moneta fiat di crollare e covare fino a quando la pecora non sarà disperata (cioè la disperazione in stile venezuelano con le persone affamate che mangiano rifiuti nelle discariche).

6) Con grande clamore, annunciare una sostituzione con criptovalute sostenuta dal governo di tutte le valute legali e posizionare i governi mondiali come i SALVATORI dell’umanità. Consentire al pubblico disperato di scambiare le proprie valute legali con le criptovalute ufficiali.

7) Bandire i contanti e criminalizzare la proprietà dell’oro e dell’argento da parte di privati ​​cittadini. Tutto nel nome della “sicurezza“, ovviamente.

8) Criminalizzare tutte le criptovalute non ufficiali come il Bitcoin, facendo crollare il loro valore virtualmente durante la notte e incanalando tutti nella criptomoneta del governo mondiale, dove l’NSA controlla la blockchain. Questo può essere facilmente ottenuto incolpando l’evento di falsa bandiera (vedi sopra)  una nazione o un gruppo che si dice sia stato “finanziato con Bitcoin, la criptovaluta usata dai terroristi“.

9) Richiedere identificatori RFID o biometrici incorporati per tutte le transazioni al fine di “autenticare” le attività di valuta cripto digitale un mondo. Mark of the Beast  (il numero della bestia) diventa realtà. A nessuno è permesso mangiare, viaggiare o guadagnare un salario senza essere marchiati.

10) Una volta raggiunto il controllo assoluto sulla nuova moneta digitale mondiale, armata la blockchain tracciata dal governo per monitorare tutte le transazioni, gli investimenti e le attività commerciali. Confiscano una parte di tutta la criptografia con il pretesto della “tassazione automatizzata“. In caso di emergenza, il governo può persino annunciare tassi di interesse negativi in cui le partecipazioni diminuiscono automaticamente ogni giorno.

Con tutto ciò, i globalisti possono ora implementare un assoluto controllo totalitario su ogni aspetto della vita privata imponendo “blackout” finanziari a quegli individui che criticano il governo. Possono mettere in atto detrazioni automatiche per le violazioni del codice stradale, le tasse sulle targhe dei veicoli, le tasse di Internet e mille altre tasse opprimenti inventate dalla burocrazia. Con le detrazioni automatiche gestite dal governo, i cittadini non hanno alcun mezzo per fermare l’infinita confisca dei loro “soldi” da parte di burocrati totalitari e dei loro lacchè profondi.

http://sadefenza.blogspot.it/2017/12/levidenza-indica-che-il-bitcoin-e-uno.html

Nota: Ragione di più per restituire agli stati-nazione  la loro sovranità

La piramide rovesciata

Perché – come spiega Mike Rosman, uno psicologo che, lasciato 30 anni fa l’insegnamento alla University of Virginia ha comprato 190 acri   nello Iowa e vive di quello, ma   ha organizzato il “telefono amico” per i colleghi tentati dal suicidio –  “gli uomini dei campi   hanno una forte motivazione  a  produrre  le cose essenziali per la vita umana, alimenti, fibre, legna”.  E’ un sentimento o una responsabilità cosciente? Lo psicologo lo ha chiamato “l’imperativo agrario”. “Quando il contadino non riesce ad adempiere al suo scopo, si sente disperato.  E’ un paradosso: proprio quella qualità che fa bravo l’agricoltore, è quella che lo fa’ disperato  se fallisce”.

Ma se  questo è vero, è la definitiva imputazione di questa società a piramide  rovesciata, dove gli fa il lavoro più necessario è quello che viene meno compensato, mentre  chi guadagna miliardi ed ha “successo”,  è proprio chi più è privo del senso di responsabilità verso il prossimo; e schiaccia e depreda coloro che sentono l’imperativo di “nutrire gli altri”.    Speculatori di Wall Street e attori di Hollywood, giornalisti e banchieri e bancari,  viviamo tutti su di loro.  Senza il contadino che  produce grano e soya e non riesce a spuntare 4 dollari per il suo bushel di grano, anche lo speculatore di Wall Street e l’attrice  strapagata  – che fanno milioni –   sarebbero morti.   Eppure ciò non trattiene i banchieri e i bancari dall’applicare ai nutritori   che hanno indebitato, i “tassi di mercato”; e di raddoppiarli  alla prima difficoltà,  di sequestrare terreni e svalutarli.

Sempre, anche in passato, i contadini sono stati  oppressi dai debiti;  quelli che ho conosciuto io   ragazzino in Toscana,   fu probabilmente una delle ultime generazioni che cercavano di vivere a ciclo completo  e chiuso, non consumavano carburante, il fertilizzante era il letame delle loro bestie.  Non gli mancava il  cibo  (anche se i vecchi ricordavano carestie, quando “passava di qui la linea gotica”, e un neonato morì e lo seppellirono dietro il casale), ma non avevano soldi per comprare le scarpe, né il caffè  per  le puerpere. Quel poco denaro, lo guadagnavano le uova e quattro galline al mercato. Il sale era una delle  poche  necessità assolute  che compravano, e per questo il pane toscano è  sciapo. Portavano il loro grano al molino  per farne farina, e gliene lasciavano una parte per pagamento. Era una economia “primaria” nel senso più  forte ed  elementare:  sul limitare tremendo fra la vita e la fame, con la memoria stampata nei secoli,che se una gelata o una malattia rovinava  il raccolto, nessuno ti avrebbe aiutato; perché erano loro i nutritori di  tutti  gli altri. Gli ultimi, e tuttavia i primi. La prima e l’ultima linea.

Chi si è accaparrata la loro aumentata produttività

 

Quell’agricoltura era “arretrata”, ovvio. Mai nessuna categoria  di lavoratori ha   aumentato    tanto prodigiosamente la produttività come  la loro: dopo che per secoli il 90% di un popolo era impiegato nell’agricoltura,  ancora  nel 1931 in Italia il 46,8 per cento era impiegato nel settore primario, quello che sfama; nel 1961 erano   ancora agricoltori il 29 per cento della popolazione attiva; nel 2007, sono scesi sotto  il 3,9 –  che è la quota mondiale  di popolazione agricola nei paesi  avanzati. E ora il 4% produce  enormemente di più di  quel che produceva il 90, o anche  il 46% che faticava con l’aratro a metà del ‘900.

Settore primario: agricoltura e miniere. Secondario: industria. Terziario: servizi

Secondo l’ideologia dell’economia di mercato che si pretende etica,   tanto “recupero di  produttività” dovrebbe premiare i lavoratori, andare a loro in buona parte come reddito, di benessere.  Stranamente, invece, sono stati altri ad accaparrarsi la produttività recuperata: dalle banche indebitatrici  ai miliardari di Wall Street  (o di Montepaschi, o di Sorgenia, o Mediaset)  che, senza nemmeno saperlo manipolano   e sprecano capitali   che sono stati formati laggiù, nel settore primario  perché è lì che avviene l’accumulazione primaria, la formazione originaria del capitale.

Nell’agricoltura arretrata e poco produttiva, il 90% che faticava sui campi manteneva (oltre a se stesso) un 10% di re, cavalieri, religiosi e  santi nei conventi; con le offerta al Papato,  manteneva  qualche Brunelleschi, Giotto e Michelangelo. Oggi il 4% produce abbastanza per mantenere i Berlusconi e i Visco,   Boldrini e Grasso, Draghi e DeBenedetti…e  anche ciascuno di noi, che lavora  nel “terziario”, ossia nel superfluo.  Riconosciamo la nostra parte nello sfruttamento: la loro “aumentata  produttività” di agricoltori, la godiamo noi. E sapete come? Nel ribasso  del costo del  cibo. Gli alimentari costano “poco”. Costano meno che in passato.  Costano pochissimo, poi, in confronto allo smartphone che diamo ai nostri tredicenni,all’auto che cambiamo ogni tre anni; poco rispetto alle paghe dei parassiti ed oligarchi  pubblici. Pochissimo rispetto ai bitcoin e agli F-35…Tutti mantenuti da  loro, in definitiva.   Ma se  rincarano le zucchine, ne parlano i  Tg; importiamo grano dall’Australia per pagarlo meno  –  e appena il grano dei nostri coltivatori siciliani è pronto per la messe, ecco che rrivano le navi granarie dal Canada, a rompere i prezzi  col grano che è nelle stive, magari, da anni …..  Mi domando se gli agricoltori non siano uccisi dalla nostra ingratitudine. E se noi non ci seghiamo il  proverbiale ramo.

 

Con usura nessuno ha una solida casa di pietra squadrata e liscia per istoriarne la facciata. Con usura non v’è chiesa con affreschi di paradiso harpes et luz e l’Annunciazione dell’Angelo con le aureole sbalzate. con usura nessuno vede dei Gonzaga eredi e concubine.  non si dipinge per tenersi arte in casa ma per vendere e vendere presto e con profitto, peccato contro natura. il tuo pane sarà staccio vieto arido come carta, senza segala né farina di grano dur  (…) 

L’articolo I COLTIVATORI SUICIDI. PER LA NOSTRA INGRATUDINE. è tratto da Blondet & Friends, che mette a disposizione gratuitamente gli articoli di Maurizio Blondet assieme ai suoi consigli di lettura.