Il 16 febbraio 1938 Mussolini dà incarico a suo genero, il conte Ciano, ora Ministro degli Esteri di scrivere al suo ambasciatore a Londra, Dino Grandi, una lunga lettera “personale e segreta” che, naturalmente, il Capo del Governo ha personalmente dettata. Il Duce prega l’ambasciatore di abboccarsi “senza indugio” con il Primo Ministro. Egli “sa” che Hitler è ormai deciso a realizzare l’annessione dell’Austria. In tale eventualità non ci si può attardare ulteriormente ed esitare più a lungo se si voglia veramente salvare l’Europa e la pace. “Senza essere”, scrive egli, “più desideroso di ieri di tendere la mano agli inglesi, tiene a dar loro quest’ultima opportunità di salvare la barca dal naufragio”. Attendere ancora sarebbe follia. Egli suggerisce l’avvertimento che ”tutte le carte del gioco possono non rimanere sempre nelle stesse mani”.
Il 17 Grandi riceve il messaggio. Il 18 è ricevuto da Chamberlain. Il Primo Ministro apprezza la comunicazione. La sua buona volontà è fuori discussione. Ciò non ostante egli è ben lungi dall’essere sicuro che i suoi punti di vista personali siano condivisi da tutti gli altri membri del suo gabinetto. Quando Chamberlain riceve l’ambasciatore d’Italia ha al suo fianco Anthony Eden. Il colloquio, abbastanza agitato, non dura meno di tre ore. Finalmente, il Primo Ministro finisce per accettare un incontro. Il suo segretario di Stato agli Esteri non è d’accordo. All’uscita dal colloquio mobilita i suoi amici. Il 20 febbraio, durante un tempestoso consiglio dei Ministri, Eden dà le proprie dimissioni sbattendo la porta. Una crisi ministeriale si apre a Londra. La proposta del Duce non ha più seguito.
Hitler ha accuratamente e un poco ansiosamente seguito questi passi. Nota il loro insuccesso con soddisfazione poiché non tiene affatto a una conferenza internazionale che potrebbe imbrigliarlo. Ormai sa di non avere più nulla da temere da una Italia completamente isolata.
In queste condizioni il Führer giudica giunto il momento di realizzare il suo sogno di sempre attaccando la povera piccola Austria. Nel 1935 aveva già approfittato della tensione italo-britannica per decidere il riarmo del Reich; nel 1936 aveva profittato delle sanzioni per rioccupare la Renania; nel 1938 approfitterà delle medesime circostanze favorevoli per effettuare una simile operazione di forza. Il 12 marzo le sue truppe invadono il territorio della sventurata repubblica austriaca che d’altronde, i trattati del 1919 avevano avuto cura di mantenere disarmata.
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Da seguire il percorso di Dino Grandi: ambasciatore a Londra, poi autore del famoso ordine del giorno al Gran Consiglio del fascismo e infine, nel 1948, all’ambasciata USA di Roma
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