Rojava?

Anche se sembra incredibile, il progetto è molto avanzato. Benjamin Griveaux, il portavoce del governo francese e segretario di stato, ha spiegato sia a  Radiomontecarlo sia a BFM TV, il 4 gennaio (ossia prima della visita di Erdogan) che ijihadisti “francesi” catturati dalla “coalizione internazionale contro Daesh”  (ossia  dal Pentagono più sauditi) potranno essere giudicati dallo stato che sta per nascere a Nord della Siria  una volta appurato che  “le istituzioni giudiziarie” (del Rojava!)  “sono in grado di un equo processo dove i diritti di difesa sono rispettati”. Saranno rispettati senza dubbio,  e lo attesteranno  Transparency International, Amnesty,   l’ONU e la UE  : il Rojava è già uno stato modello prima ancora di nascere.  Sarà riconosciuto dall’Onu e dalla UE e ovviamente dagli Usa.

http://www.voltairenet.org/article199282.html

Il Rojava come progettato dal “Washington Institute for Near East Policy”, noto pensatoio della Israeli lobby.

Erdogan si è già detto d’accordo purché non  serva ad armare il PKK. Ma è tranquillo: la Rojava non è stata assegnata al PKK, bensì al PYD, un partito curdo “leninista duro” fino a ieri,  ma da pochi mesi improvvisamente diventato anarco-libertario, amico dei LGBT e degli Stati Uniti, e pronto  a sostenere i valori della laicità contro l’estremismo  islamista di Daesh . Ne ho parlato in questo precedente articolo:

https://www.maurizioblondet.it/la-pace-siria-nate-le-brigate-lgbt/

A Parigi, con Macron a fianco, Erdogan ha appunto indicato che il Rojava deve “prevenire ogni possibilità per il PKK crei un corridoio che gli permetta di  importare armi dal Mediterraneo versol’Anatolia di Sud-Est”.   Per questo, occorre che la Rojava non abbia accesso al mare. Accordato da  MAcron. L’accesso al mare  della Siria del Nord se lo prenderà Erdogan  – è  il  compenso che ha ottenuto dall’Occidente –  come già  gli ha consigliato qualche giorno fa il nuovo sito di George Friedman, lo stratega di “Stratfor”:

La Turchia non può rimanere fuori dalla Siria – se non riempie il vuoto nel nord-est siriano,  qualcun  altro   se lo accaparra”,   scriveva   un  analista di nome Jacob  H. Shapiro (j)  su “Geopolitical Futures” –  che è,  è utile saperlo, la nuova versione del celebre sito Stratfor di George Friedman (j). Dopo aver detto esplicitamente che “la Turchia  sostiene i ribelli anti-Assad che sono trincerati a Idlib, ma con linee di rifornimento perlomeno dubbie”, Shapiro aggiunge:

Per Ankara,  dicono gli J, “Idlib è importante perché è collocata nelle vicinanze di un  piccolo valico tra le montagne di al-Nusayriyah , il territorio alawita fedelissimo ad Assad, e  le pianure   dominate dagli arabi sunniti. Se la Turchia controllasse Idlib,  controllerebbe questo passo, e importanti tratti della carrozzabile 60,  che potrebbe usare per rinforzare i suoi  “proxy” [ossia i ribelli anti-Assad]. Controllare  questo passo sul lato siriano renderebbe più facile difendere l’accesso meridionale della striscia costiera della Turchia adiacente al confine occidentale della Siria. Metterebbe la Turchia in posizione molto migliore per proiettare la potenza nei combattimenti prossimi sul futuro della Siria”.

Il consiglio di Israele a Erdogan: occupa tu quella  lingua…

Shapiro consiglia Erdogan: occupa tu quella zona.

Il progetto di smembramento della Siria è ripreso in pieno;  per attuarlo,  il Pentagono sta osando  anche lo scontro diretto ed aperto con le forze russe; queste se la dovranno probabilmente vedere anche con le forze turche che Erdogan ha ammassato ai confini. Se non  è uno scernario da guerra mondiale questo.

https://www.maurizioblondet.it/erdogan-verso-la-guerra-mosca/

Autore: redattorecapo

associazione culturale Araba Fenice fondata a Bondeno (FE)

4 pensieri riguardo “Rojava?”

  1. “È stato stabilito che i droni sono stati lanciati dall’area di Muazara, nel sud-ovest dell’area di descalation d’Idlib, controllata da cosiddette unità dell’”opposizione moderata”. Pertanto, il Ministero della Difesa russo ha inviato lettere al capo di Stato Maggiore turco generale Hulusi Akar e al capo della National Intelligence Organization turco Hakan Fidan. Tali documenti hanno dichiarato la necessità dell’attuazione da parte di Ankara dell’impegno a garantire il cessate il fuoco delle unità armate e di potenziare lo schieramento dei posti di osservazione nell’area di de-escalation d’Idlib, allo scopo d’impedire simili attacchi a qualsiasi struttura”.
    Secondo Krasnaja Zvezda i droni utilizzati dai terroristi erano dotati di sensori barometrici e servosistemi per il controllo del volo. Inoltre, i congegni esplosivi improvvisati agganciati ai droni dei terroristi avevano spolette di fabbricazione estera. I droni usavano moderni sistemi di guida basati su GPS, di un tipo mai usato da alcuna organizzazione terroristica. Se la sala operativa che guidò l’attacco non si trovava nella stessa area del sito di lancio dell’attacco, ciò indicherebbe la complessità dell’operazione e che i terroristi presenti nell’area di lancio sapevano che l’esercito turco non li avrebbe disturbati. In precedenza, la base aerea di Humaymim, il 3 gennaio 2018, era stata attaccata con dei mortai che uccisero due soldati russi e danneggiarono un velivolo russo. L’attacco effettuato da un gruppo terroristico infiltratosi dalla vicina zona di descalation, indicando ampie pianificazione ed intelligence sulla situazione presso la base.
    https://aurorasito.wordpress.com/2018/01/11/ulteriori-dati-sullattacco-dei-droni-in-siria/

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  2. Chiaramente, i russi mirano a restituire l’integrità territoriale della Siria. Altrettanto chiaramente, quei curdi vogliono ricavare dalla Siria il loro staterello, il Royava, promesso loro dagli americani. Infatti un loro comunicato suona così: “Il comandante delle forze del Royava generale Mazlum e Illam Ahmed hanno incontrato Brett McGurk per chiedere che gli Usa fermino gli attacchi turchi”. McGurk è il plenipotenziario della segreteria di Stato che i neocon esaltano come “l’architetto della vittoria americana contro l’ISIS”,(qui lo spassoso articolo di Il Foglio)
    https://www.ilfoglio.it/cosmopolitics/2017/12/19/news/chi-e-brett-mcgurk-larchitetto-della-vittoria-americana-contro-lisis-169531/

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  3. In gioco per Ankara non era solo un pezzo della provincia di Antiochia (piuttosto ricca, ma pur sempre poco turca, perché acquisita nel 1933 a danno degli arabi che vi abitavano), ma bensì la successiva secessione del Kurdistan turco e la occlusione permanente alle vie commerciali ed energetiche terrestri con Azerbaijan, Iran, Iraq e la stessa Siria.

    Per gli USA era in gioco un accesso al Caspio molto più facile da gestire e remunerativo di risorse rispetto alla popolosa e industrializzata Turchia, ormai declassata ad alleato scomodo.
    https://www.maurizioblondet.it/cosa-vuole-washington-siria-tanto-inimicarsi-erdogan/

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