Serbia

Serbia

Il ministro della Difesa serbo, Aleksandar Vulin, il quale aveva dichiarato testualmente : “La Serbia prende le proprie decisioni da sola, senza dover tenere conto dell’importanza di coloro che credono di poter decidere per noi”. Risulta molto vivo nel paese slavo il ricordo dell’aggressione subita dalla NATO nel 1999, quando l’aviazione dei paesi NATO (Italia inclusa) aveva bombardato Belgrado per costringere il governo serbo di Milosevic a capitolare.

https://www.controinformazione.info/lavrov-i-serbi-amano-la-russia-e-i-russi-amano-la-serbia/

 

Anche i ricchi piangono

In ballo ci sono i miliardi. I 400 miliardi del Meccanismo Europeo di Stabilità  (MES), di cui noi siamo il terzo contribuente, e che è già servito a  salvare le banche tedesche e francesi con la finzione di “aiutare la Grecia”.  Gentiloni, se non ha parlato dell’Eni minacciata dalle navi turche, ne parlerebbe al “prossimo vertice dei capi di Stato e di governo dell’UE, il 22 e il 23 marzo 2018”? Ma questo vertice è dedicato appunto al MES: che  gli altri capi di Stato e di Governo vogliono “freneticamente”  far diventare la  fonte di finanziamento alternativa  dei loro bilanci nazionali, quando la BCE ridurrà la sua generosa  di titoli di Stato.

Come ha spiegato il giornalista Ronald Barazon,  direttore di Der  Volkswirt,  “nella cerchia dei capi di stato e di governo, come dei ministri delle finanze, c’è una crescente intenzione di riorganizzare il MES senza il coinvolgimento della Commissione europea. La Commissione complicherebbe tutto e ostacolerebbe un approccio efficace, dicono. Pertanto, il MES dovrebbe funzionare sulla base di un accordo degli Stati e non sulla base del diritto dell’UE.  Ciò sarebbe giuridicamente semplice, mentre una costruzione all’interno del quadro dell’UE richiederebbe una revisione dei trattati, decisioni dei parlamenti nazionali, probabilmente anche referendum”. Quindi ci teniamo trattati da revisionare che non possono essere revisionati, perché ciò implicherebbe interessarne i parlamenti nazionali, o ancor pggio, i popoli: i quali si sa come si pronunciano nei referendum sulla UE.

Ma insomma la riunione del 22 marzo sarà la fiera del braccio di fermo e dell’arraffa-arraffa, stati uno contro l’altro, i forti contro i deboli. Chi vincerà? Basta dire che il capo del MES si chiama  Klaus Regling, ed è colui che “quando Germania e Francia hanno superato i limiti di disavanzo concordati nel 2002 e nel 2003, ha avviato un procedimento per la Commissione europea contro i due paesi”, che ha poi lasciato cadere.

“I capi di Stato e di governo – ci informa Barazoin  – stanno ora reagendo come molti cittadini: sono arrabbiati per  le complicazioni della Commissione europea e cercano modi per sfuggire alla responsabilità della Commissione.   I governi temono che la Commissione e il Parlamento esigano una disciplina di bilancio e che un MES sia più rilassato in bocca agli Stati. Si vuole sfuggire alla verga della commissione”. Ma anche è da notare  che “sorprendentemente vaghe e scarse sono  le dichiarazioni sulla UE del governo tedesco di Angela Merkel e Martin Schulz. A differenza del passato, la Germania non è attualmente il pioniere di una comunità forte e finanziariamente stabile”.   E “mentre le casse vuote uniscono i governi nella ricerca di nuove fonti di denaro, si è incidentalmente desiderosi di smantellare l’UE nella sua forma attuale e convertirla in una confederazione allentata”.

https://www.maurizioblondet.it/le-cannoniere-turche-minacciano-saipem-la-ue-non-ce-piu/

La verità sulle “stragi di Goutha”

di Maurizio Blondet – 22/02/2018

La verità sulle "stragi di Goutha"

Fonte: Maurizio Blondet

“Strage di civili a Goutha: 300 vittime, tantissimi bambini” (Huffington Post).  “il massacro di Goutha” (il Post). “ 200 persone, tra cui 57 bambini e adolescenti, sono state uccise nei bombardamenti governativi in corso da domenica sulla Goutha orientale, alle porte di Damasco”.  Ovviamente ricompare la Goracci la quale da Istanbul, dove non  vede niente, strilla: “Ghouta, “bagno di sangue” nell’ultimo forte dei ribelli anti-Assad Ghouta”.  Anche lei da conto di “almeno 200  morti di cui 60 bambini”.  “Goutha, un’altra Srebrenica” (The Guardian), “250 uccisi a  Goutha” (BBC).

Si ricalcano tutti,  i gridi d’orrore e di sdegno. Perché le loro fonti sono le stesse: L’Osservatorio siriano per i Diritti Umani che ha sede a Londra, e gli Elmetti Bianchi, la nota  formazione umanitaria di jihadisti fondata da “James Le Mesurierex ufficiale dell’esercito inglese, consulente del ministero degli Esteri e del Commonwealth. Ha iniziato a lavorare in Siria nel 2011, proprio in occasione delle Primavere Arabe” (Gli occhi della guerra).

Propaganda decisa a Washington l’11 gennaio

Tutte queste lacrime mediatiche sono state pianificate in un incontro riservato avvenuto a Washington  fra diplomatici dell’autodefinito “Piccolo gruppo americano sulla Siria” (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Arabia Saudita e Giordania),  e di cui il  giornalista Richard Labeviére ha ottenuto una minuta della  riunione. Ve ne ho parlato anch’io  il 20 febbraio nell’articolo “Aria nuova in Siria – salvo che per gli occidentali”.

In quella riunione si è deciso (come ho riportato) di “mantenere la pressione sulla Russia, anche se  non può  si può  convincere Mosca ad abbandonare  il regime come speravamo”. A questo proposito,    “dobbiamo continuare – ciò che stiamo già facendo –   a  denunciare l’orribile situazione umanitaria e la complicità russa nella campagna di bombardamento di obiettivi civili”.

La RAI-TV esegue, come sapete”, avevo scritto. Facile previsione.

Sono i jihadisti  di Goutha che ammazzano i civilia  Damasco

Bisognerà ricordare che Goutha Est  è un vasto quartiere di Damasco,  occupato dai terroristi sunniti jihadisti che non solo tengono in ostaggio  la popolazione civile che non è riuscita a scappare (in tempo di pace ci abitavano in  400 mila), ma che da anni sparano  tiri di artiglieria contro la parte civile e pacifica di Damasco, uccidendo ogni volta una dozzina di passanti – fra cui molto bambini che la Goracci non vede, perché non le arrivano i servizi video degli Elmetti Bianchi.

Un casco bianco  salva il bambino di prammatica a Goutha Est   nei bombardamenti il 19 febbraio
(ABDULMONAM EASSA/AFP/Getty Images)

Il 4 febbraio, per esempio, i mortai dei terroristi di Goutha hanno ucciso 4 persone e ferite almeno 9 tirando su una folla che si era raccolta “per la distribuzione di aiuto umanitario da parte di un’organizzazione religiosa russa”. E’ stata danneggiata anche la chiesa.

https://www.telesurtv.net/english/news/Terrorist-Attacks-Against-Damascus-Syria-Cause-Four-Deaths-20180205-0019.html

Oriente e Occidente

Gli Occidentali vogliono esportare la democrazia per massimizzare i loro profitti, mentre i Cinesi vogliono massimizzare i loro profitti per sviluppare il loro paese. Negli ultimi 30 anni, la Cina non ha fatto alcuna guerra ed ha moltiplicato il suo PIL per 17. Nello stesso periodo, gli USA hanno fatto una decina di guerre e aggravato il loro declino. I Cinesi hanno salvato 700 milioni di persone dalla povertà, mentre gli USA destabilizzano l’economia mondiale vivendo a credito. Il risultato è che, in Cina, la miseria diminuisce, mentre negli USA cresce. Gli USA sono una “democrazia”, ma vi rovinano la vita. La Cina è una “dittatura”, ma vi dà la pace. Alla fine, non è tutto così male nel “revisionismo”

Leggi tutto https://www.controinformazione.info/elogio-delle-potenze-non-democratiche/

Cassino

C’è un italiano, un inglese e un americano…

Dopo la resa dell’Italia Pietro Badoglio si recò a Malta dove il 29 settembre firmò il cosiddetto armistizio lungo a bordo della corazzata Nelson, nonostante le proteste della delegazione italiana perché esso comportava la resa incondizionata e perché i termini della resa stessa dovevano essere applicati da un governo italiano sotto la direzione di una commissione d’armistizio, pregiudicando quindi la possibilità a casa Savoia di tornare al potere[8]. Le condizioni per gli italiani sarebbero potute migliorare con il loro contributo nello sforzo bellico, per gli Alleati quindi, la cobelligeranza aveva un’importanza politica, ma Badoglio inizialmente si oppose a questa condizione cercando di arrivare ad un compromesso offrendo truppe italiane per combattere a fianco degli Alleati. Era facile immaginare la ferocia con cui i tedeschi si sarebbero sfogati contro la popolazione civile nel caso in cui l’Italia gli avesse dichiarato guerra, ma per gli Alleati era fondamentale avere un’alternativa politica che potesse contare sulla lealtà degli italiani dopo l’insediamento a Salò della Repubblica Sociale Italiana nata per volere di Hitler. Dopo accese trattative l’11 ottobre il governo Badoglio dichiarò guerra ai tedeschi[9].

La città di Napoli cadde il 1º ottobre e gli Alleati per poter proseguire l’avanzata dovettero affrontare la prima linea difensiva allestita dai tedeschi in Italia, la linea del Volturno, che consentì ai difensori di immobilizzare gli anglo-americani il tempo necessario per consentire alle truppe della Wehrmacht di sistemare il grosso delle difese lungo la linea Bernhardt, dietro la quale il generale Hans Bessel, capo del genio di Kesselring, creò la linea Gustav[10]. Il 2 ottobre Harold Alexander, il comandante del 15º gruppo d’armate in Italia, stabilì le operazioni future per l’8ª Armata britannica e la 5ª Armata, che dovevano svolgersi in due fasi. La prima doveva essere un’avanzata per occupare una linea da Termoli sulla costa adriatica, attraverso Isernia e Venafro, fino a Sessa Aurunca sul versante tirrenico; mentre la seconda fase doveva essere un’avanzata su una linea molto più a nord di Roma. L’ordine per Clark era d’impadronirsi di una testa di ponte al di là del Volturno, procedere verso la valle del Liri, quindi verso Roma, mentre Bernard Law Montgomery avrebbe avuto il compito di avanzare passando per Termoli e Pescara, da dove partiva la strada meno montuosa per la capitale d’Italia. Sia Alexander che Montgomery sapevano che quella in cui sarebbe stata impegnata l’armata britannica era la strada più breve e diretta per Roma, così come lo sapeva Clark[11]. Infatti questi ordini fecero nascere nel generale statunitense il presentimento che i britannici intendessero prendersi se non completamente, almeno in parte, i meriti per la futura conquista della capitale. Ciò irritò Clark e i comandi americani che avrebbero di gran lunga preferito assumersi gli onori di entrare nella capitale dopo gli enormi sforzi che la 5ª Armata aveva profuso durante lo sbarco di Salerno e nei successivi combattimenti. Clark insistette con Alexander circa i problemi logistici creati da un’armata bi-nazionale, cercando così di far spostare dalle dipendenze della 5ª Armata il X Corpo britannico, ma Alexander non fece nulla a riguardo. La presenza del X Corpo d’armata britannico tra le forze della 5ª Armata divenne quindi la prova per Clark che i britannici volevano “giocare sicuro”, assicurandosi in qualunque caso la presenza di forze britanniche durante il trionfale ingresso a Roma[12].

https://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Montecassino

Lebensraum

“E così  – scrive Rimbert – la Germania diventa al giro del  millennio il primo partner commerciale di Polonia, repubblica ceca, Slovacchia e  Ungheria. Per Berlino, rappresentano un retro-paese di 64 milioni di abitanti, trasformato in piattaforma di produzione de-localizzata. Certo anche italiani, francesi e britannici profittano di questo commercio asimmetrico, ma in misura minore. Audi e Mercedes affollerebbero meno le strade di New York e Pechino se il loro pezzo con comprendesse anche i bassi salari polacchi e  ungheresi”.  Un vantaggio enormemente aumentato dall’introduzione dell’euro:  che per la Germania significa esportare in moneta svalutata del 20% (rispetto all’ipotetico marco) mentre per l’Italia e la Francia significa dover esportare con moneta sopravvalutata del 15-18%.

Le  industrie esportatrici italiane ce la fanno ancora egregiamente (meglio di quelle francesi…), ma ovviamente a  margini tremendamente assottigliati.  Il che non permette di creare più posti di lavoro qui.

Ricordiamo che in Europa ci sono 24 milioni di europei in età di lavoro, che lavoro non trovano:  e 18 milioni sono nella zona euro.

Anche  potenza agricola nel grande spazio slavo (il sogno di Hitler)

Non basta ancora. Non solo l’industria tedesca, ma anche l’agricoltura germanica, storicamente deficitaria,   è stata favorita in modo incredibile dall’integrazione  dell’Est: la grandi  fattorie (ex kolchoz), braccia abbondanti e qualificate, e soprattutto spazio agricolo per  allevamento estensivo. Così Ungheria e Romania hanno  creato un export di “carne di manzo tedesca” che  mai prima era esistito  (perché   credete che i tedeschi abbiano inventato il wurstel di cascami di maiale affumicati?): la vulnerabilità alimentare in caso  di guerra era stato l’assillo di Federico il Grande, di Bismarck come del Terzo Reich, e il motivo della storica paura-invidia verso la Francia  imperiale  e potenza agricola.  Ed ecco che l’agricoltura “tedesca”, supera quella francese, ed  esporta in Europa filetti e  quarti  di mandrie allevate in Romania, dove non si è guardato troppo per il sottile alle norme igieniche eurocratiche.  “E’ come se l’intera produzione agricola spagnola   fosse passata sotto bandiera francese”.

In breve: è stato a causa di questa riserva di manodopera di lavoratori e consumatori potenziali che i sindacati tedeschi hanno accettato le famose leggi Hartz coi loro minijob e  fluidificazione del mercato del lavoro (flex-security);  anche perché il costo degli alimentari è oggi basso in  Germania e i sottopagati da minijob, comunque,  mangiano.

Guardiamo la mappa della UE reale, cui non abbiamo prestato abbastanza attenzione, illusi da una UE ideale che non esiste. A nord-est, i Paesi Bassi, principale piattaforma logistica dell’industria renana, Belgio e Danimarca hanno nel grande vicino il primo sbocco commerciale (e senza dazi, siamo in Europa!); a sud l’Austria, anch’essa integrata alle catene produttive tedesche. Ma si tratta comunque di paesi sviluppati moderni, con  loro eccellenze  a forte valore aggiunto,  servizi avanzati come assicurazioni e finanza.  Quanto all’Est, Polonia, Ungheria, Slovacchia, Romania e Bulgaria sono legate in posizione subalterna, semi-coloniale, a  Berlino.

Vi ricorda qualcosa questa mappa? Si tratta del Lebensraum, il “grande spazio vitale” (vitale in senso biologico) di cui la potenza tedesca aveva assolutamente bisogno per non soffocare: Hitler  lo perseguì con la conquista militare e il lavoro forzato slavo,  fallendo. Adesso la “democratica” federale  Germania, battendosi il petto per le sue colpe belliche,  lo ha realizzato di nuovo  con la collaborazione della cosiddetta “Europa Unita”. Senza nemmeno rendersene conto, impolitica com’è – e continuando a governare il suo “nuovo Reich” e il suo Lebensraum con  la mentalità da bottegaio provinciale, corto ed egoista, che è la sua falla psico-politica  apparentemente inevitabile.

https://www.maurizioblondet.it/la-ue-diventata-lebensraum/

In direzione ostinata e contraria

Non si può dire che Di Bella avesse ragione, ma funzionava meglio della medicina ufficiale

“Uno studio, presentato al Simposio sul Cancro al Seno tenutosi in Nuova Zelanda nell’estate scorsa,  ha come titolo: “Il sinergismo di  somatostatina, melatonina, retinoidi, vitamine E, D3 e C, prolattina e inibitori di estrogeni e microdosi metronomiche di ciclofosdfamide [si tratta del classico mix concepito dal padre, professor Di Bella] aumentano  la sopravvivenza, la risposta obbiettiva e l’attività quotidiana – in uno studio clinico retrospettivo su 297 casi di cancro al seno”.

Quindi ormai il “Metodo Di Bella” può contare su quasi 300 casi  di remissione durevole,  documentati ed accettati dalla comunità oncologica. Nello studio sopra citato, si conferma che “la sopravvivenza a cinque anni” del tumore metastatico  del seno, con il Metodo Di Bella, è  del 69,4%: insomma che su 100 persone curate,  dopo cinque anni 69  sono vive.  Per contro, la sopravvivenza con le cure dei protocolli  mainstream  è del 26,3  per cento:  ossia  sono vive solo 26 persone dopo cinque anni di “cure”: dati del National Cancer Institute, la massima autorità oggettiva in questo triste campo.

Un altro studio  appare su Neuroendocrinology Letters (Volume 38 No. 6 2017), di cui traduco il titolo: “Risposta obiettiva  completa e stabile da 5 anni col Metodo Di Bella di un carcinoma della mammella  pluri-metastatico dopo mastectomia , chemio e radioterapia”. E’ la storia clinica di una donna di 35 anni, operata e sottoposta a chemio e radio, che ha rifiutato il secondo ciclo di chemio  (aveva sviluppato metastasi) e si è sottoposta al Mix Di Bella. Risulta ancora risanata dopo 5 anni.

Il cancro aumenta. Disfatta dell’oncologia.

Non sembra che gli oncologi all’estero rispondano a queste comunicazioni saltando alla gola del dottor Di Bella e collaboratori, come avviene da noi, e definendo stregonesche e  senza fondamento le sue terapie. Anzi, siccome esistono siti  che permettono di vedere chi,  nel vasto mondo,   è andato a leggere queste comunicazioni,  si scopre che ha incuriosito delle notorietà internazionali di questa specialità.  Se poi digitate (in inglese) le parole delle sostanze del Mix Di Bella, retinoidi, melatonina, somatostatina eccetera, scoprite che sono oggetto di  centinaia di studi per la loro potenziale azione anti-tumorale,  dunque il vecchio Di Bella lungi dall’essere un folle antiscientifico come è stato fatto ufficialmente passare dalla ministra della Sanità di allora, era inserito in un filone di ricerca ben preciso. Tentativi continui e grandemente finanziati, all’estero, di esplorare soluzioni alternative. S’indovina un qualche senso di disperazione nel settore oncologico: non solo  il  cancro non diminuisce, ma “l’incidenza e mortalità del cancro dal 1995 al 2015 hanno registrato un’imprevista e drammatica progressione.  Il cancro alla mammella è in assoluto la prima causa di morte delle donne nel mondo”, si legge nel Global Burden of Disases dell’Organizzazione Mondiale di Sanità.

E’una disfatta enorme. Nonostante finanziamenti miliardari, le propagandate meraviglie della “diagnosi precoce”, super-terapie miracolose “ormai vicine”,  grancasse pubblicitarie sull’imminente “vaccino per tutti i tumori”,  ottimismi mediatici “il cancro oggi si cura”,  insomma il rumore sociale sollevato dal business farmacologico,  l’incidenza  del cancro aumenta. E in modo imprevisto: che significa che nessuno capisce  il perché.

“Questo drammatico incremento dell’incidenza”, scrive Di Bella, “ è la più chiara conferma dell’inefficienza degli attuali concetti e misure di prevenzione. Un fallimento di questa portata nella prevenzione e terapia dei tumori non ha ancora portato ad una profonda revisione critica delle cause, all’abbandono di strategie superate, di concezioni obsolete. L’attuale progressiva deriva speculativo commerciale della medicina ha inquinato le sue basi etico–scientifiche”.  Impossibile non concordare”.

https://www.maurizioblondet.it/conferme-sulla-cura-bella-dallestero/

Continuità storica

Settantacinque anni fa, Truman non usò la bomba atomica per costringere il Giappone a cedere, ma aveva altre ragioni per usarla. La bomba atomica permise agli statunitensi di costringere Tokyo ad arrendersi incondizionatamente, a tenere i sovietici fuori dall’Estremo Oriente e, ultimo ma non meno importante, imporre la volontà di Washington sul Cremlino in Europa. Hiroshima e Nagasaki furono annientate per queste ragioni, e molti storici statunitensi lo sanno fin troppo bene; Sean Dennis Cashman, ad esempio, scrive: “Col passare del tempo, molti storici hanno concluso che la bomba fu usata per ragioni politiche… Vannevar Bush (il capo del centro per la ricerca scientifica statunitense) dichiarò che la bomba “fu consegnata in tempo, in modo che non ci fosse necessità di eventuali concessioni alla Russia alla fine della guerra“. Il segretario di Stato James F. Byrnes (il segretario di Stato di Truman) non negò mai la dichiarazione attribuitagli secondo cui la bomba fu usata per mostrare la potenza statunitense all’Unione Sovietica, per renderla più cedevole in Europa. [13] Lo stesso Truman, tuttavia, dichiarò ipocritamente all’epoca che lo scopo dei due bombardamenti nucleari era “riportare i ragazzi a casa”, cioè finire rapidamente la guerra senza ulteriori gravi perdite in vite umane statunitensi. Tale spiegazione fu ripresa acriticamente dai media statunitensi sviluppando un mito propagandato con entusiasmo dalla maggior parte degli storici e dei media di Stati Uniti e mondo “occidentale”.

https://aurorasito.wordpress.com/2018/02/19/perche-la-seconda-guerra-mondiale-fini-col-fungo-atomico/

Sceneggiata napoletana

Non è mancata la reazione pacata e ferma di Mohammad Zarif, il ministro degli Esteri iraniano il quale ha accusato Natanyahu di aver organizzato un “circo caricaturale” per aver presentato un pezzo di drone presunto iraniano caduto sul territorio israeliano. Lo stesso Zarif ha dichiarato che “le accuse farmeticanti di Netanyahu non meritano la dignità di una risposta”ed ha lamentato che alcuni stati approfittano di questi consessi internazionali per lanciare accuse infondate contro i loro vicini con l’obiettivo di creare il caos”.

Un altro diplomatico iraniano presente al foro di Monaco ha indicato che la prossima volta avrebbe potuto portare alla riunione, a scelta, o un pezzo parte di missile di fabbricazione israeliana caduto sul territorio siriano colpendo obiettivi militari o civili della Siria, oppure un pezzo di bomba a frammentazione saudita caduta su obiettivi civili nello Yemen, dove queste bombe illegali hanno causato migliaia di vittime fra la popolazione civile. Questo per ripagare con la stessa moneta la “sceneggiata fatta dal premier israeliano.

Come ha dichiarato il ministro degli esteri iraniano Zarif, questo discorso di Netanyahu è niente altro che una caricatura considerando che Israle ha realizzato attacchi aerei continui sul territorio della Siria, ha minacciato ed invaso il Libano più volte e, in questo contesto accusa l’Iran di inviare un drone sul sui territori occupati (il Golan siriano) che è come quando un ladro accusa gli altri che lo stanno rubando e questo quando è noto che è Israele che cerca di dividere gli stati vicini per avere l’egemonia sulla regione, incluso appoggiando i gruppi terroristi. Risulta evidente che Netanyahu cerca di distogliere l’opinione pubblica dalle aggressioni di Israele e, in particolare in questo momento, quando lo stesso Netanyahu è accusato di corruzione e viene richiesto di dare le dimissioni per lo scandalo in cui è coinvolto. Pertanto queste accuse contro l’Iran che provengono da Netanyahu mancano del tutto di credibilità. Il primo atto della scena teatrale si è poi chiuso e sul consesso di Monaco è calato il sipario.

https://www.controinformazione.info/netanyahu-recita-a-monaco-la-sua-sceneggiata-teatrale/

Putin: ora parlo io

di Maurizio Blondet – 14/02/2018

Putin: ora parlo io

Anche se l’attuale crisi è molto diversa da quella che portò alla Prima guerra mondiale, la Germania negli ultimi anni non è stata affatto un innocente intermediario tra l’Occidente e la Russia ma una parte in causa nel conflitto tra Ucraina e Mosca.. il tentativo di estendere fino alla Crimea l’area di influenza della NATO, nonostante le proteste di Mosca, è stata una decisione sbagliata presa da Angela Merkel e da lei portata a compimento.

Vladimir Putin aveva dato avvertimenti già nel discorso al parlamento tedesco nel 2001 e si era ripetuto alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco nel 2007. Davanti ai deputati nel palazzo del Reichtag di Berlino, Presidente da un anno, aveva esposto in termini del tutto espliciti il problema nelle relazioni con la NATO e l’Occidente. “Al giorno d’oggi capita che le decisioni vengano prese senza di noi. Solo dopo ci viene chiesto, con una certa insistenza, di esprimere il nostro accordo. (…) Si dice persino che senza la Russia sarebbe impossibile metterle in pratica. Dovremmo cheidercitutti se è una situazione normale, se questo nostro rapporto è reale. (…) Continuiamo a vivere sulla base di un vecchio sistema di valori. Parliamo di alleanza, ma la verità è che non abbiamo ancora imparato a fidarci gli uni degli altri”.

A diciassette anni di distanza nulla è cambiato.

 

Putin e il ruolo delle ONG straniere in Russia. Spie o agenti della società civile?

Una nuova legge approvata nel novembre del 2012 prevede che tutte le organizzazioni non governative devono con scopi politici devono registrarsi e dichiarare la provenienza dei loro finanziamenti. La nuova legge dovrebbe impedire, negli anni a venire, l’intromissione nella politica interna russa degli stati esteri. Alle Ong con fini politici che ricevono sovvenzioni da altri Paesi è infatti richiesto di registrarsi come “agenti esteri” e sottoporsi a rigorosi controlli sulle attività e sulla contabilità.

L’intento politico alla base di questo nuovo ordinamento è chiaro. Molte Ong russe ricevono finanziamenti dall’estero. Gli interessati dalla normativa, però, si dichiarano indignati. Finora nessuna organizzazione si è registrata come agente estero. Nel marzo 2013 le autorità hanno iniziato a svolgere i loro controlli e il procuratore ha fatto visita, oltre che alle Ong russe, anche alla fondazione Konrad Adenauer a San Pietroburgo vicino alla CDU di Angela Merkel e alla fondazione Friedrich Ebert (SPD) di Mosca.

L’acceso dibattito sul ruolo delle organizzazioni umanitarie straniere in Russia non è certo una novità. Queste non farebbero altro che il bene, si preoccuperebbero dei bambini in difficoltà, porterebbero avanti la battaglia contro l’AIDS e salvaguarderebbero la natura. Sono una sorta di missionari. Allo stesso tempo illustrano l’economia sociale di mercato, si battono per la libertà di stampa, e aiutano a trasformare la democrazia “guidata” di Putin in una società civile di stampo occidentale. L’Occidente come progetto universale, da realizzare ovunque e comunque. Una battaglia per vincere la quale vengono stanziati miliardi dollari ogni anno.

Leggi tutto: https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=60144

 

Sicurezza nazionale

Trump sta dando molto fastidio ai potentati che comandano, e questo è il motivo per cui la sua vita era oggettivamente in pericolo.
Dico era perché pochi giorni prima di Natale, esattamente il solstizio del 21 dicembre 2017, Trump ha firmato l’Ordine Esecutivo nr. 13818 dal titolo: «Executive Order Blocking the Property of Persons Involved in Serious Human Rights Abuse or Corruption» , che tradotto fa più o meno così: «Ordine esecutivo che blocca le proprietà delle persone coinvolte in gravi violazioni dei diritti umani o di corruzione».
L’Ordine in pratica colpisce chiunque si renda colpevole di violazioni dei Diritti Umani e di corruzione, non solo negli USA ma anche nel mondo intero. Quindi colpisce tutti, governi esteri inclusi e pure i loro funzionari. Tutti. E li va a colpire nel punto più dolente: i soldi, gli immobili, le azioni, ecc. con il blocco e la confisca. Colpo di genio.

Quindi con l’Ordine Esecutivo 13818 Trump ha voluto dare un messaggio chiaro al Governo Ombra, minandone le fondamenta e scoperchiando pubblicamente il Vaso di Pandora.
Ma non finisce qua perché la genialata è stata inserire nel testo le seguenti parole: «Io perciò decido che i gravi abusi dei Diritti Umani, e la corruzione, nel mondo costituiscono un’insolita e straordinaria minaccia alla sicurezza nazionale»…
Colpo di scena strepitoso.
Non tutti sanno che quando un presidente americano pronuncia le paroline magiche: «minaccia alla sicurezza nazionale», vi è l’immediata mobilitazione dell’esercito americano, della Difesa e quindi del Pentagono!
Simsalabim e Trump, o meglio i maghi che ha dietro le quinte, con un colpo di astuzia hanno tirato fuori dal cappello il “preallarme di guerra” che ha come conseguenza la protezione massima del Presidente degli Stati Uniti. In questo momento Donald Trump è l’uomo più odiato dalla Sinarchia, ma è anche l’uomo più protetto al mondo.
Nessuno, neppure ai piani alti o bassi poteva immaginare una cosa del genere.
Forte di questo escamotage, e dopo aver messo le persone fidate nei punti chiave, Trump ha iniziato le pulizie di fondo…

https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=60134

E’ solo un film

Su Le Monde, una presentazione del documentario di Emil Weiss “Auschwitz Projekt”. Allargando la visuale a tutto il complesso di fabbriche, aziende agricole, centri di ricerca che si estendevano intorno ai noti campi di concentramento, Weiss ci dà un’idea più complessiva del progetto nazista, volto a favorire il dominio delle grandi imprese tedesche fornendo loro manodopera schiavizzata e gratuita.

di Alain Constant, 31 gennaio 2018

Traduzione di Luca Fantuzzi

Da un punto di vista che comprende tutto ciò che si estende oltre e intorno al complesso concentrazionario,  Emil Weiss ci permette di comprendere il progetto nazista nella sua globalità

 

Nessuna musica, solamente il rumore del vento. Riprese aeree, catturate da droni, attribuiscono a questo viaggio sopra l’inferno una sorta di soffice leggerezza. Edifici visti dall’alto e cerchiati di giallo, nero, o rosso per aiutare a comprendere la topografia di questi luoghi, per nulla simili agli altri. Il tutto accompagnato da commenti sobri e testimonianze strazianti (di Charlotte Delbo, Simone Veil, Primo Levi). Questa originale scelta stilistica in termini di montaggio di immagini e suoni, scelta da Emile Weiss, regista di questo eccezionale documentario, non solo non nuoce affatto all’importanza  della sua inchiesta, ma anzi ne è il principale punto di forza.

Autore di una trilogia tutta consacrata ad Auschwitz (Sonderkommando Auschwitz-Birkenau, del 2007, Auschwitz prime testimonianze, del 2010, e Medici criminali – Auschwitz, del 2013), Weiss si è recato a più riprese in quest’angolo del sud della Polonia, vicino alla cittadina di Oswiecim (Auschwitz in tedesco). “Una volta terminata la trilogia che descrive l’annientamento, ho voluto mostrare il progetto nazista complessivo sviluppato ad Auschwitz e nelle zone intorno. Perché ad ogni viaggio che effettuavo in loco si accompagnavano nuove scoperte, che mi hanno spinto a comprendere meglio il funzionamento di questo enorme e labirintico complesso…”.

Aziende agricole, fabbriche, miniere. Se infatti è ben conosciuta la storia dei tre principali campi (la vecchia caserma polacca divenuta Auschwitz 1, il campo di sterminio di Birkenau e il campo di lavoro di Monowitz) esistenti in quella che i nazisti chiamavano la “zona di interesse” (40 km. quadrati di estensione, più o meno), questa documentazione allarga il proprio campo di indagine ad una zona assai più grande. Il complesso industriale di Auschwitz si estendeva – al di là della “zona di interesse” che, oltre ai tre campi, comprendeva anche aziende agricole, fabbriche, miniere, centri ricerca – per una sessantina di chilometri.

La zona della morte si accompagna ad una zona di lavoro intenso, dove i cantieri si susseguono senza fine. Tra il 1940 ed il 1944 vi si costruiscono laboratori di ricerca, fattorie, fabbriche. Alla periferia della cittadina di Auschwitz sono costruiti dei quartieri ultramoderni destinati ad ospitare una popolazione ariana. Perché si tratta, a partire da questa zona geografica, di portare a termine un ampio progetto di germanizzazione dell’Europa orientale.

Per le SS incaricate della gestione dei campi, la zona di interesse si rivela redditizia. Noleggiando alle grandi imprese tedesche installatesi in loco (Agfa, Bayer, BASF, Hoechst [1], Siemens, per citarne solo alcune) i servizi di una manodopera schiavizzata [oggi parleremmo di “somministrazione di lavoro”, N.d.T.],  le SS si riempiono le tasche. E lo stesso gli industriali, grazie a queste migliaia di operai o cavie di laboratorio che non costano praticamente nulla. Si stima che la mano d’opera concentrazionaria noleggiata alle imprese ha fruttato alle SS qualche cosa come 20 milioni di marchi nel 1943 ed il doppio nel 1944, cioè a dire l’equivalente di circa 130 milioni di Euro di oggi.

Nelle fabbriche, nelle aziende di allevamento, nelle serre, nei laboratori, migliaia di donne e uomini deportati lavoravano in condizioni diverse da un luogo all’altro. “Noi eravamo lontani da Birkenau. Non ne sentivamo più l’odore. Vedevamo soltanto il fumo salire dai forni crematori”, testimonia Charlotte Delbo, assegnata ai vivai di Rajsko. In questi territori del sud della Polonia, oltre allo sterminio, i nazisti sperimenteranno le loro politiche demografiche, agricole, mediche, scientifiche e industriali.

(Auschwitz Projekt di Emil Weiss – France, 2017, 56 min.).

 


[1] N.d.T.: Hoechst AG è divenuta Aventis Deutschland dopo la fusione con la francese Rhône-Poulenc SA nel 1999. Con la fusione della nuova società, nel 2004, con Sanofi-Synthélabo, è diventata una filiale del gruppo farmaceutico Sanofi-Aventis.