Sicilia, regione da abolire.
Ora, domando umilmente: cosa occorre alla polticia per capire che la Sicilia non ha pochi, bensì troppi soldi? Che la patologia principale del Sud è l’autonomia della Sicilia, autonomia che la classe dirigente usa per ammanicarsi con la malavita onde rubare insieme il denaro pubblico? Cosa ci vuole a porre all’ordine di giorno la necessità – assoluta moralmente, ed economicamente urgente – di togliere alla Sicilia quella autonomia? Di mettere anche sotto commissariamento (magari estero: ci vedrei bene degli amministratori tedeschi, se la UE servisse a qualcosa di utile) la Regione Sicilia, come anche la Regione Calabria e la Regione Campania divorate dalla stessa patologia delinquenziale?
E magari pensare a sopprimere semplicemente queste regioni, evidentemente incapaci, per cultura, di darsi una classe dirigente? Cosa ci vuole a capire se i poveri sono poverissimi al Sud, e per giunta ignoranti, senza istruzione, servili verso il potere, arretrati, è colpa delle sue classi dirigenti egoiste, odiosamente disumane e accaparratrici, che si arricchiscono sulla miseria dei loro concittadini?
A chi dovremmo dirlo? Voi lettori meridionali vi aspettate che invochi il Nord morale ed efficiente. Invece finisco con il magistrato della Corte Costituzionale, nato a Torino e nominato da Napolitano nel 2014: Nicolò Zanon. Il quale dava l’auto blu con l’autista alla moglie, che la usava per shopping, e anche per andare in vacanza al Forte. Il lato comico della cosa è che il giudice dice “sono sereno”, e spiega: siccome mi era stato concesso l’”uso esclusivo” del mezzo, non sapevo che non si potesse usare anche per la moglie.

Risposta di un maestro del diritto. Quanto alla moglie profittatrice del peculato d’uso, è Marilisa D’Amico: anche lei un luminare del giure italiota. E’ infatti docente di Diritto Costituzionale all’Università di Milano. Nonché membro della commissione di esperti per l’esame delle candidature per la nomina o designazione dei rappresentanti della Città metropolitana in organismi partecipati da parte del Consiglio metropolitano di Milano, Componente del comitato di indirizzo scientifico del Centro di Ricerca Coordinato “Garanzie difensive e processo penale in Europa”, istituito presso l’Università degli Studi di Milano (di cui ha promosso l’istituzione).
La grande giurista piddina
Una dozzina di altre cariche, fra cui, spassosa, quella di ” Reggente presso la sede di Milano della Banca d’Italia”. Si sappia infine che la Docente abita in via Serbelloni, ossia a San Babila dove hanno le magioni i miliardari – che di solito non hanno bisogno di un’auto di Stato per andare al Forte, avendone parecchie di private e con autista. Ma quella è la zona che cha votato PD e schifato la “rozza” ed “egoista, xenofoba” Lega. E infatti, come stupirsi che l’a-vvocata e docente e giurista D’Amico sia stata consigliera comunale a Milano i quota PD? E inoltre membro del Comitato scientifico di Gender? Paladina giuridica della lotta “contro le discriminazioni” di cui soffrono “le donne” e gli LGBT? Nonché altamente europeista?
Cosa ci vuole ancora a capire che il problema politico moralmente urgente e è questo: togliere il potere a quella categorie dei parassiti pubblici inadempienti, che anche al Nord usano le cose e i denari dello Stato come cosa loro, e “on sanno” nemmeno che è eticamente ripugnante, moralmente sorda e callosa, tanto sono incistati nelle loro abitudini oligarchiche? Quelli che i soldi pubblici li prendono, e li rubano a quelli che i soldi allo Stato li danno, per essere governati poi da questi oligarchi col callo morale sull’anima. Il primo problema italiano è questo.

(Dalla radio mi giunge la notizia che a Giugliano, un uomo di 45 anni ha abusato regolarmente delle due figlie, una sedicenne l’altra di pochi anni. Allora basta, rinuncio).
L’articolo MA QUESTA OLIGARCHIA DI PARASSITI CALLOSI CE LA TENIAMO… è tratto da Blondet & Friends, che mette a disposizione gratuitamente gli articoli di Maurizio Blondet assieme ai suoi consigli di lettura.