Perché “Karim vote à gauche et son voisin vote FN”, Karim l’immigrato vota a sinistra mentre il suo vicino (bianco e disoccupato di lunga durata) vota Front National, come suona il titolo di un saggio del politologo Jerome Fourquet.
Ora lo stesso politologo pubblica “1985-2017, quando le classi privilegiate hanno fatto secessione”.
L’accusa è precisa: le elites sono secessioniste. la coesione della società è rotta “dal separatismo sociale di una parte della frangia superiore della società, essendo di fatto sempre minori le occasioni di contatti ed interazioni fra le categorie superiori e il resto della popolazione”. Non è tanto che quelli che in Francia chiamano CSP+ (grandi capi d’impresa, grandi professionisti di successo, alti commercianti, manager digitalizzati e consumatori d’alta gamma) in 30 anni sono passati a formare dal 25 all’attuale 46% della popolazione del centro di Parigi, mentre la percentuale di operai in qui quartieri, che era del 18%, è calata al 7.
Il punto decisivo è che costoro hanno “disertato l’insegnamento pubblico” per i loro figli e nipoti, sempre più piazzandoli in scuole private d’elites e in costose e prestigiose università private all’estero, americane per lo più. Argomento rovente, anche perché gli studenti sono in agitazione perché Macron ha chiuso accessi alle Università “per tutti”, conquista del ‘68.
Ma già Emmanuel Todd ha segnalato la frattura educativa fra oligarchie e “popolo” confinato nelle scuole pubbliche di massa sempre più degradate, come cruciale per la rottura del corpo sociale. Già nel 2015 Todd si diceva “scandalizzato dallo stupro del suffragio universale avvenuto con l’applicazione forzata della pseudo-costituzione chiamata Trattato di Lisbona”, imposta nonostante il voto contrario dei francesi. Vi ha visto la svolta decisiva verso l’oligarchia senza scrupoli.
Si riscopre così che l’accesso generalizzato alla scuola pubblica, non solo primaria ma secondaria, l’interazione fra ricchi e poveri e tendeva ad egualizzare il livello d’istruzione, ciò che favoriva la democrazia, anche “nutrendo un subconscio sociale egualitario (sic)”, l’attuale privatizzazione dell’istruzione a pagamento – come ogni altra privatizzazione – “nutre un subconscio sociale in egualitario”.
E attenzione, non è che questi acquisiscano davvero una cultura profonda e superiore, nelle loro università d’elite – come almeno ricevevano le elites italiane a forza di greco e latino nel liceo di Gentile, e quelle inglesi (dove ugualmente la classe dirigente veniva temprata al governo delle colonie e delle flotte con gli studi classici, profondamente inattuali) – ma quella cultura “funzionale e alla moda” che li rende plurilingui, mobili, a loro agio nella comunicazione, imbevuti del pensiero unico della mondializzazione liberista che permette loro di vivere sempre meno nel quadro nazionale (d’altronde deperito) e sempre più in un “altro-mondo in sospensione”.
E’ l’infarinatura educativa della Generazione Erasmus, ferocemente satireggiata da Borgognone, il cui vero esito non è di formare una vera classe dirigente che si assuma il peso e la responsabilità di governo, ma al contrario:
provoca “l’autonomizzazione delle classi favorite, che si sentono sempre meno legate ad un destino comune col resto della collettività nazionale”, che va dal separatismo elettorale fino all’esilio fiscale, la sottrazione dei profitti alle imposte resa possibile dalla mondializzazione, che mostra il rifiuto di questa parte della popolazione di finanziare il funzionamento della collettività nel suo insieme.
Capitalisti il cui capitale è “culturale”, di quella cultura facile e spendibile nella globalizzazione: Macron ne è un esempio caricaturale: pedantemente “esperto” quando parla del digitale, nulla conosce della storia del suo paese. La sua visione della società è quella – parole sue del terrificante discorso del luglio 2017 – di un non luogo, una stazione “dove si incrocia gente che ha successo e gente che non è niente”.
Gente che “non è niente”, così questa classe vede i concittadini poveri, deboli, malati, disoccupati.
Ovviamente, l’anti-statalismo ideologico, che ha portato allo “snellimento” alla riduzione delle spese pubbliche, ha fatto prosperare questa classe e la sua mentalità. Con tutti i loro difetti scuola di Stato, ferrovie di Stato, previdenza sociale, sanità pubblica, avevano lo scopo di stabilire l’eguaglianza fra cittadini di pari dignità: il servizio pubblico aveva una sua etica, che era l’obbligo di estendere il servizio alle medesime condizioni a tutti i cittadini. La privatizzazione ha portato aduna aziendalizzazione, che ha distrutto questa etica rimpiazzandola con l’obbligo di “fare profitti” . Ovviamente, de-responsabilizzando i dirigenti verso la società.