Il piano Funk

Il Piano di Funk aveva tra i suoi obiettivi principali la creazione di una nuova moneta all’interno della grande area economica del Nuovo Ordine Europeo. Sarebbe stato il ruolo egemone del marco, espressione della potenza del Reich, ad istituire l’area valutaria comune che avrebbe poi portato ad una “moneta generale”, sganciata dall’oro, con l’eliminazione del cambio onde livellare i differenziali nazionali e favorire l’espansione economica a guida tedesca

Non si creda che le idee di Funk, al di là del contesto nazista nel quale furono espresse, fossero, per certi profili, monetariamente assurde. Secondo Funk la “moneta generale” non doveva essere più ancorata all’oro come nel sistema, all’epoca ancora vigente, del gold-standard. Essa era da lui presentata come “moneta-lavoro” il cui valore doveva essere stabilito dallo Stato (3). Tesi monetarie simili non erano all’epoca estranee al dibattito degli economisti, che finalmente iniziavano a prendere coscienza che la moneta non ha alcuna necessità di copertura aurea perché essa non è una merce. J. M. Keynes sosteneva tesi analoghe a quelle di Funk circa la moneta senza copertura aurea e le sostenne, inascoltato, anche alla Conferenza di Bretton Woods nel 1944, la quale oppose al Nuovo Ordine Europeo hitleriano il Nuovo Ordine Mondiale dei vincitori, ad egemonia americana.  Analogamente a quel che pensava Keynes riguardo al “bancor”,* la moneta di conto, senza copertura aurea, che egli propose a Bretton Woods per il futuro sistema monetario internazionale, anche Funk riteneva che la “moneta generale” doveva essere sostenuta da un sistema di compensazione europeo dell’import-export tra le nazioni ad essa aderenti o costrette militarmente dalla Germania ad aderirvi. L’aspetto che rendeva buona e giusta una idea, quella della moneta-lavoro di Stato, in luogo della vecchia idolatria aurea, era per l’appunto la strumentalità che Funk ne faceva agli scopi dell’egemonia tedesca. Così perfidamente piegata ad obiettivi di predominio la tesi della moneta-lavoro di Stato fece della teoria anti-aurea una questione sospetta – infatti a Bretton Woods Keynes non riuscì a farla passare, nonostante ogni evidenza scientifica – fino al 1971 quando anche il gold exchange standard, stabilito nella Conferenza inter-alleata del 1944, fu abolito dai fatti stessi ai quali seguì la pleonastica presa d’atto da parte di Nixon. La perversione della giusta intuizione monetaria, portò Funk ad assegnare, nel sistema di compensazioni previsto dal suo Piano, alla Germania il totale controllo dei flussi commerciali e finanziari, mediante l’imposizione della politica economica tedesca da ottenere attraverso le alleanze subordinazioni o la conquista militare.

Nel Piano Funk era previsto il totale controllo e l’assoluto condizionamento da parte della Reichbank della nuova “moneta generale” mediante l’adeguamento delle politiche economiche di tutte le altre nazioni europee alle linee dettate dalla Germania, Nazione Guida della Nuova Europa. La “moneta generale”, ipotizza da Funk, si coniugava alla perfezione con il progetto della creazione di una area valutaria continentale aggregata mediante la forza delle regole imposte dalla Nazione Guida. Il Piano Funk, nonostante alcune intuizioni monetarie fondate che, del resto, erano nell’aria e non erano certo una esclusiva tedesca, restava un folle programma architettato per il predominio di un popolo sugli altri. Un Piano che sventolava il vessillo della comune civiltà europea, “per aggregare come una calamità il pulviscolo d’Europa” (così declamava poeticamente la sua fede nell’ideale europeista hitleriano un grande scrittore francese come Drieu La Rochelle), ma che in realtà tradiva l’ideale europeo e la stessa civiltà europea.

«Sono impressionanti le analogie – scrive Antonio Maria Rinaldi, amico, collega e collaboratore di Paolo Savona, a proposito del Piano Funk – e le corrispondenze con l’attuale situazione che di fatto si è andata a determinare ai nostri giorni, se non costatando fortunatamente con sollievo, che l’originario Piano Funk si sarebbe potuto concretizzare solo ed esclusivamente a seguito di preventive e consolidate conquiste militari, mentre l’attuale situazione si è determinata con il consenso più o meno consapevole di tutte le nazioni europee con la sola apposizione della propria firma sui Trattati al punto da poter constatare che siamo attualmente in presenza della variante “in tempo di pace” del Piano Funk. Richiamare alla nostra memoria pagine così sconvolgenti … è … una pacata riflessione su una pagina della nostra storia recente che le nostre classi dirigenti sembrano aver frettolosamente ignorato o dimenticato, nella certezza che chi ignora la propria storia è condannato a riviverla. In questo scenario la maggioranza dei governi dell’euro-zona sembrano essersi comportati come quello francese collaborazionista di Vichy, guidato dal 1940 al 1944 dal Generale Philippe Petain, fantoccio agli ordini del Terzo Reich, con l’aggravante odierna che almeno allora i francesi furono costretti con la pistola puntata alla nuca, mentre invece i responsabili odierni sembrano aver peccato d’ignoranza (dal verbo ignorare, non sapere) e di ingiustificabile servilismo (ad essere generosi). Anche in questo caso vale la pena di ricordare che i francesi, a liberazione avvenuta, processarono il loro Generale per alto tradimento condannandolo alla pena capitale, tramutata successivamente da De Gaulle in ergastolo, nonostante la maggioranza dell’opinione pubblica fosse stata favorevole alla fucilazione alla schiena per la sua collaborazione con i nazisti che tanto sfacelo avevano inflitto alla Francia nei quattro anni di occupazione. (…) nutro grande rispetto e ammirazione per il popolo tedesco, ma ho ancora timore che quando qualche persona o gruppo … si insidia alla guida di quella nazione anche con mezzi democratici, pensando però che i metodi da esso adottati siano i migliori al punto da pretenderne l’imposizione altrui, si è più che legittimati nel dubitare sulle sue effettive intenzioni, attivandosi con tutte le forze e energie possibili affinché non vengano realizzati (tali progetti). (…) continuo fortemente a ritenere che l’attuale aggregazione monetaria e le regole poste per il suo governo, siano state frettolosamente costruite senza la necessaria preventiva condivisione e che il suo mantenimento sia stato affidato sempre più a meccanismi automatici che hanno finito per estraniare qualsiasi elementare principio di democrazia dai processi decisionali con l’inevitabile conseguenza di aver avvantaggiato alcuni a discapito di altri» (4).

Autore: redattorecapo

associazione culturale Araba Fenice fondata a Bondeno (FE)

1 commento su “Il piano Funk”

  1. Lettera agli Italiani
    Le politiche europee di compensazione che sarebbero indispensabili per fronteggiare la non ottimalità monetaria dell’euroarea si vanno trasformando in politiche nazionali di vincoli nell’uso degli strumenti fiscali e in limitazioni palesi e occulte nel movimento degli input e degli output. Tutto ciò accelera il processo di trasferimento dello sviluppo dalle aree in difficoltà a quelle che non lo sono. Il caso greco dovrebbe pur insegnare qualcosa. Ritenere che il rigoroso rispetto delle attuali regole europee ci porti fuori da questa situazione è pura illusione, forse una vera follia. L’atteso “rimpiazzo” della domanda privata a seguito della riduzione della domanda pubblica e gli effetti delle riforme (principalmente liberalizzazioni e modifiche del mercato del lavoro) non sono certi, né quantificabili, e, anche a volerli considerare possibili, si manifestano con molta lentezza, mentre gli effetti della crisi sono rapidi e causano irrimediabili perdite di capacità produttiva e di aree di mercato. Quando i vagoni si staccano da una locomotiva in corsa difficilmente possono essere riagganciati».

    Paolo Savona

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