Dietro il vertice

Naturalmente quest’articolo 11 disvela come non mai la contraddizione profonda della macchina istituzionale comunitaria europea. Gli Stati nazionali continuano a essere rilevanti appena si esce dal recinto della circolazione della moneta per entrare in quello della circolazione delle persone, contraddicendo la filosofia stessa dei sostenitori di una eurofilia che si sta sciogliendo come neve al sole appena incontra il paradigma della diversità. Ma il grande protagonista di questo consiglio è stata l’Italia. Nello stesso giorno in cui si emanava quel comunicato, Enrico Letta veniva citato in un lungo articolo del Financial Times dedicato al conflitto franco-tedesco che sottintendeva lo scontro europeo sui migranti. Enrico Letta sosteneva che l’Europa era in difficoltà nel raggiungimento di un accordo su tale questione perché nell’Europa medesima si era venuta a creare (traduco liberamente dall’inglese ma non dal francese) “una situazione all’italienne”, ossia una confusione e una crisi tale che offriva al medesimo l’occasione di rendere manifesto tutto il suo patriottismo.

Invece è proprio l’Italia a uscire vittoriosa da questo conflitto. Ed è l’Italia del governo Conte che ha dimostrato che ciò che si è raggiunto a Bruxelles, ieri, si sarebbe potuto raggiungere anche prima, se buona parte della nostra classe politica italiana non parlasse in italiano pensando contemporaneamente in francese o in tedesco. I mass-media controllati dalla borghesia compradora, dipendente dalle istituzioni europee e dai due Stati che lottano per controllarle, sicuramente insisteranno oggi (io scrivo il giorno 29), sul fatto che l’Italia esce sconfitta perché i cosiddetti centri di accoglienza sono sottoposti alla volontarietà degli stati componenti l’Unione. Ma questo non è un fallimento del governo Conte, semmai è la dimostrazione che questo governo ha cominciato a porre un problema politico che non è risolvibile oggi, perché l’unico punto archetipale su cui si fonda il costrutto dell’Ue è economicistico, fondato non su un potere stabile, ma fortemente instabile a seconda che prevalgano interessi francesi o interessi tedeschi o — come accadde con la nomina di Draghi alla Bce — interessi statunitensi, preoccupati, questi ultimi, per la crescita della potenza tedesca e per il neogaullismo francese o ancora, come sta accadendo oggi, interessi britannici, attraverso il ruolo che l’Olanda e le città anseatiche della Germania esercitano sulle istituzioni europee.

Ciò che conta è che si è iniziata una discussione sul trattato di Dublino e il fatto che non si sia trovato un accordo sulla sua riforma non deve nascondere che se ne discute e che il problema è reale ed è cruciale e il fatto che non si riesca subito a riformarlo, quel trattato, disvela a tutti quanto sia inesistente la cosiddetta cultura europea e quanto sia inesistente la immaginifica “condivisione di sovranità”, che non esiste per nulla.

http://www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2018/6/30/DIETRO-IL-VERTICE-UE-Usa-e-Italia-preparano-un-altra-Europa/828247/

Autore: redattorecapo

associazione culturale Araba Fenice fondata a Bondeno (FE)

1 commento su “Dietro il vertice”

  1. di Luciano Lago Sulle sanzioni alla Russia il Governo Conte Salvini si accoda docilmente alla UE e vota a favore del rinnovo. Nel vertice di Bruxelles di ieri c’era l’occasione di discutere sulla questione delle sanzioni alla Russia, in un momento favorevole per farlo, vista la situazione di scollamento dei paesi europei e la inconsistenza delle argomentazioni dei sostenitori delle posizioni antirusse. Ci si poteva aspettare una decisione coerente da parte del Governo Conte/Salvini che aveva messo tale questione nel contratto di Governo e si trattava di prendere al volo l’occasione per manifestare una posizione autonoma dell’Italia che, in vista del prossimo vertice Trump-Putin, avrebbe potuto schiudere una possibilità distensiva in Europa. Niente di tutto questo, come abitualmente facevano i governi di centro sinistra, anche il Governo Conte/Salvini ha dato il suo assenso al rinnovo semestrale delle sanzioni, dimostrando una posizione subordinata dell’Italia alle politiche di Washington a prescindere dal cambiamento di Governo. Una pessima figura di scarsa coerenza. L’interesse nazionale in questo caso viene dopo della subordinazione alle direttive USA, tanto meno si è tenuto conto dei grossi danni subito dai produttori italiani, documentati dalla Confagricoltura. Questo si dimostra un lato debole del governo Conte/Salvini che cerca di accreditarsi come Governo sovranista in Europa e ci si chiede quale migliore dimostrazione di sovranità avrebbe potuto dare questo governo se non quella di affermare la propria autonomia dalle direttive penalizzanti e prive di senso della politica USA. Speranze vane che sono rimaste deluse dalla servile acquiescenza del dr. Conte che in questo caso non ha brillato per autonomia. Si sapeva che all’interno della Lega vi fosse una forte componente filo Atlantista e filo USA ma si sperava che le posizioni manifestate in passato da Salvini in favore della Russia di Putin avrebebro prevalso. Un cattivo inizio di politica internazionale per il nuovo governo che adesso si troverà a dover rinnovare le missioni militari italiane all’estero, fra cui quella in Afghanistan dove un contingente italiano è presente da 16/17 anni e non si capisce quale utilità abbia per l’interesse nazionale. Anche in quel caso facile prevedere che il Governo Conte/Salvini si andrà ad allineare ai governi di Renzi, Gentiloni, nella continuità di subordinazione al potente alleato. Per i critici di Salvini adesso sarà più facile descrivere il capo leghista come “tutto chiacchiere e distintivo”.
    https://www.controinformazione.info/persa-loccasione-dal-governo-conte-salvini-di-una-posizione-autonoma-sulle-sanzioni-alla-russia/

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