Una denuncia contro i commissari europei Pierre Moscovici e Guenther Oettinger per manipolazione del mercato in relazione alle loro dichiarazioni sulla manovra del Governo italiano. E’ stata presentata questa mattina presso la Procura della Repubblica di Roma da due giornalisti Francesco Palese e Lorenzo Lo Basso.
“Nelle ultime settimane – si legge nella denuncia – alcune dichiarazioni dei commissari europei Pierre Moscovici e Guenther Oettinger hanno pesantemente turbato i mercati italiani. Dichiarazioni rese alla stampa (non quindi comunicazioni ufficiali come il loro ruolo istituzionale imporrebbe) a mercati aperti che hanno manifestamente modificato l’andamento degli stessi, incidendo in modo significativo sulla fiducia e l’affidamento che il pubblico pone della stabilità patrimoniale di banche e gruppi bancari, alterando contestualmente il valore dello spread italiano.
Tali dichiarazioni sono state rese prima che detti commissari ricevessero l’intera documentazione da parte del Governo italiano, avvenuta in data 16/10/2018 con il Documento programmatico di bilancio. In tal modo hanno diffuso notizie false e posto in essere operazioni simulate sulle conseguenze per l’Italia da tale manovra di bilancio provocando l’alterazione del prezzo di strumenti finanziari (violazione art. 185 TUF E ART. 501 C.P.) Lo Spread, che incide sui risparmiatori italiani, è infatti cominciato a salire. Si consideri che a fine Settembre era sul livello di 240 punti mentre è cominciato a salire vertiginosamente unitamente alle dichiarazioni dei due funzionari.
Nella denuncia vengono citate le dichiarazioni di Moscovici dello scorso 28 Settembre alla tv francese Bfm, riprese dalle agenzie di stampa italiane alle ore 10. “Fare rilancio economico – disse Moscovici – quando uno è indebitato si ritorce sempre contro chi lo fa, ed è sempre il popolo che paga alla fine”. Quel giorno lo spread, partito a 236, arrivò a toccare i 282 punti per poi chiudere a 267.
Soffia un vento populista sull’Europa, ma le prospettive di successo elettorale non si accompagnano ad una necessaria e indispensabile visione dei processi globali. I partiti nazionalisti e patriottici sono uniti dalla lotta all’immigrazione selvaggia e scriteriata ma non da un orizzonte comune che riguarda cultura, economia e sviluppo. Non è un caso che la leader dell’Afd Alice Weidel abbia dalla Germania criticato la Manovra del governo giallo-verde, al pari dell’Austria con il cancelliere della destra del Ppe, Sebastian Kurz. Che fare? E’ necessario che il fronte populista, da cartello elettorale anti establishment, divenga un fronte organizzato con una piattaforma politica di governo. E la precondizione per una futura condivisione di scelte che vadano oltre l’opposizione alle politiche immigrazioniste, è opportuno riscoprire il valore dell’Europa, come attore di Civiltà e soprattutto come strumento per competere a livello internazionale nella guerra in atto tra Usa, Cina e Russia. Per questo abbiamo tradotto un estratto di uno scritto di Dominique Venner, intellettuale francese di straordinaria levatura, nel quale si chiarisce come – già nel 2012 – l’ostilità scomposta all’Ue dei populisti correva il rischio di indebolire l’Europa come bastione di resistenza all’omologazione culturale del pensiero unico. Ecco, ripartire dall’Europa. Per disegnare un orizzonte di futuro, oltre gli sterili particolarismi nazionali.
Lo scritto di Dominique Venner
“E’ necessario notare una tendenza preoccupante, che non è solo del Fronte Nazionale, ma sembra essere comune alla maggior parte dei movimenti “populisti” europei (intendo la connotazione populista in nessun modo dispregiativa).
Come la maggior parte dei suoi emulatori europei, il Fronte nazionale soffre di una sorta di “malattia infantile”, come avrebbe detto Lenin per la sua famiglia politica. La “malattia infantile” del populismo può essere diagnosticata come un drammatico fraintendimento della realtà europea e una tentazione di ritirarsi nella vecchia, apparentemente rassicurante cornice delle vecchie nazioni, fuori dalla storia, quella della “Francia sola” (come se lo eravamo con Luigi XIV). È un’opzione difficile da sostenere in un mondo di enormi poteri e vaste aree di conflitto e con evidenti disastri all’orizzonte.
E’ comprensibile naturalmente la sfiducia legittima nelle attuali istituzioni dell’Unione europea, che hanno solo il nome europeo, e sono in realtà globaliste nella loro ideologia e nei loro disegni. Ma, con la motivazione che l’oligarchia snaturata ha instaurato un sistema aberrante (più giacobino che federale), dovremmo respingere a titolo definitivo tutte le prospettive europee che erano una prospettiva positiva (vietare una nuova guerra fratricida tra la Francia e Germania e costruire un insieme geopolitico coerente rispetto ai grandi blocchi mondiali, con la propria moneta contro il dollaro e lo yen). Non dovremmo, al contrario, disegnare un nuovo progetto di mobilitazione, quello per una nuova Europa carolingia, che implicherebbe la volontà di una revisione completa delle istituzioni, in modo che consentano una vera unione federale di popoli che sono fratelli e non lo strumento dittatoriale delle ideologie mondialiste e delle oligarchie mafiose? Infine, non dovremmo richiamare forte e chiaro, nel preambolo di tutto, la nostra appartenenza a una civiltà europea che ci legittima e affonda le sue radici nella nostra più antica tradizione comune, sia essa greca, romana, celtica e germanica?”.
http://www.barbadillo.it/78385-il-punto-venner-e-i-populisti-che-confondono-lue-globalista-con-leuropa-della-tradizione/
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Tuttavia per Bruxelles non sarà facile forzare Roma a piegare le ginocchia. Dopo anni in cui si è chiuso un occhio quando Berlino, Parigi, Madrid e Lisbona hanno infranto la regola fiscale dell’UE, la Commissione ha scelto di combattere con un governo che sta rinfacciando esattamente questo doppio trattamento rispetto ai soci dell’Unione.
Le elezioni europee saranno alle porte ed è facile prevedere che i tecnoburocrati della UE, sanzionado l’Italia, faranno crescere in popolarità il Governo Conte e i partiti “populisti” della Lega e del 5 Stelle.
Le conseguenze si vedranno in tutta Europa e la reazione si potrà estendere ad altri paesi, anche quelli dei commissari europei che oggi di fatto, stanno esponendosi per la loro prossima campagna elettorale.
L’Unione Europea, per come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi, può alzare la voce ma non fa più paura, una “tigre di carta”. Saranno altri fattori legati ai centri finanziari quelli determinanti nel tiro alla fune.
https://www.controinformazione.info/lunione-europea-minaccia-sanzioni-e-invia-moniti-allitalia-ma-appare-sempre-di-piu-una-tigre-di-carta/
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Tuttavia per comprendere meglio la questione bisogna spostarsi in Germania dove la leader della nuova sinistra radicale Aufstehen, Sarah Wagenchecht. ha detto: “La legge di bilancio è un diritto sovrano del Parlamento. Gli italiani non vogliono più essere governati da Bruxelles”, mentre la bestia nera di una certa sinistra salottiera e salmodiante, ovvero l’Afd, per bocca della sua segretaria Alice Waidel sembra essere perfettamente d’accordo con essa: “Orrendo nuovo debito! I romani! Vogliono sfruttare la solidarierà europea o pretendono che la Bce annulli i prestiti. Ciò significa che sarà la Germania a pagare.”
https://ilsimplicissimus2.com/2018/10/27/tajani-che-taja-li-cojo/
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La cessione di sovranità è quindi ancora più mostruosa di quanto non potessimo immaginare mentre il paese dormiva, cullato da media soporiferi e intellettuali del tutto peri-patetiche che tuttora continuano a non guardare in faccia a nessuno quando si tratta di briciole di esibizionismo personale o di qualche mollica di pane in più nella ciotola. Una lotta intestina tra i cosiddetti “intellettuali” della dissidenza sta infestando l’ambiente impedendo in tutti i modi la formazione di un vero movimento coeso e organico che possa, con la consapevolezza, la volontà e la strategia, esercitare la vera sovranità, a tutti i livelli, che sia personale, nazionale o europeo.
https://nicolettaforcheri.wordpress.com/2018/10/28/unione-europea-dove-e-finito-il-principio-di-sussidiarieta/
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