di Luciano Lago
Come avevamo previsto, intere zone delle città o province italiane sono passate sotto il controllo della mafia nigeriana, che si è organizzata nella gestione del racket della distribuzione della droga e in quello della prostituzione.
L’episodio di Roma San Lorenzo, con la barbara violenza ed assassinio della povera Desirè, come quello precedente della Pamela a Macerata, violentata, uccisa e fatta a pezzi dai nigeriani, confermano questa fosca previsione.
D’altra parte, a conferma di quanto detto, dove era fuggito per rifugiarsi il quarto uomo dei presunti assassini della ragazza di Roma? A Borgo Mezzanone, nel Foggiano, un’altra delle zone dove la mafia nigeriana ha creato dei feudi extraterritoriali dove comanda e controlla l’intera area. Un africano fra tanti altri si confonde molto bene.. Se non fosse che la polizia ne seguiva le tracce del telefonino, mai lo avrebebro trovato.
Avrebbe potuto andare tranquillamente anche a Castel Volturno, in provincia di Caserta, dove vi è un’altra enclave della mafia nigeriana o a Torino, San Salvario o in altre zone di Milano, o di Genova, dove vi sono altrettante enclave nigeriane al di fuori della legge e di qualsiasi controllo.
Non per nulla scrivevamo l’anno scorso su altri episodi accaduti che, In provincia di Foggia, a Borgo Mezzanone:” si anticipa quale sarà l’ambiente dell’Italia multiculturale che la sinistra mondialista ci vuole imporre: degrado, violenza, mafia nigeriana padrona del territorio, famiglie italiane assediate dai gruppi di delinquenti africani”.
Questa situazione esplosiva veniva descritta a Borgo Mezzanone, a pochi passi da Foggia. Gli abitanti stanno facendo i conti ancora una volta con una vera e propria bidonville di migranti in totale solitudine. Si leggeva su La Stampa. Ogni giorno spunta una nuova baracca. «Nel punto esatto in cui un blindato dell’esercito italiano presidia l’ingresso posteriore del Cara di Borgo Mezzanone, uno dei tre più grandi centri per richiedenti asilo d’Italia, incomincia la bidonville dei migranti», lo si leggeva nell’articolo.
Lo spettacolo è veramente indecoroso. «Vedi montagne di rifiuti stratificati, roghi di plastiche, fumi neri, niente bagni, un travaso continuo di persone e le ragazze, nuove anch’esse, appena arrivate da Foggia, in attesa su vecchi divani sfondati davanti alla baracca bordello. C’è una grande discoteca sotto una tettoia verde. La chiesa degli afghani. Il ristorante dei pakistani. Ma la zona più grande è quella gestita dalla mafia nigeriana. Dove comanda un tale con due occhi allucinati, che seduto davanti a una bandiera americana, con tre cani tristi fra i piedi, domanda: «Tutto a posto?».
«Comandano i nigeriani, abbiamo paura»
Il punto cruciale è proprio questo: a preoccupare da tempo i residenti del piccolo centro sono alcune bande nigeriane che di fatto controllano la zona. La legalità da queste parti è morta da un pezzo e gli episodi di violenza si consumano in una sorta di terra di nessuno. I residenti sono esasperati e ritengono di essere stati abbandonati dallo Stato.
All’inizio della scorsa estate c’era stata ad una rivolta dei cittadini – una delle tante- dopo che un migrante aveva derubato una anziana signora cercando persino di violentarla. Ora chiedono una linea di trasporto dove potersi spostare in pace e senza paura: “Perché la circolare è piena di stranieri – leggiamo- Noi siamo 700, loro più di 5000 e non ce la facciamo più”, spiegano i residenti. “Ci insultano, fanno la pipì per strada. Le nostre ragazze vorrebbero prendere il pullman, ma non possiamo lasciarle andare in questa situazione. Abbiamo chiesto alla squadra mobile e alla prefettura, hanno risposto che non possono farci niente. Dicono che non ci sono altri mezzi disponibili”.
Avevamo previsto che queste zone “extra territoriali” si sarebbero estese e moltiplicate nell’ambito nazionale e così è accaduto, siamo stati facili profeti. Per, la verità lo avevano scritto da tempo anche alcuni giornali britannici denunciando la situazione di controllo del territorio di bande di delinquenti africani ma molti avevano pensato che era una esagerazione. Era invece una constatazione realistica.

Ragazze schiavizzate dalla mafia nigeriana
Non prevedevamo che anche a Roma, in una zona storica e centralissima come San Lorenzo, si sarebbe creata una nuova enclave, profittando del degrado e dell’incuria in cui l’intero quartiere si trova grazie all’abbandono delle Istituzioni.
Consideriamo che abbiamo avuto governi come quello di Renzi e Gentiloni che hanno aperto le frontiere e i porti facendo entrare centinaia di migliaia di migranti senza controllo e queste ne sono le conseguenze.
Attualmente il Governo Conte/Salvini avrà un compito molto arduo di rimettere sotto controllo il territorio e procedere al rimpatrio di migliaia e migliaia di presunti delinquenti che si sono impadronito di intere zone delle città italiane. Considerando come funziona la magistratura che rema contro il governo, rilascia a piede libero i delinquenti recidivi, non si vede come si possa risolvere il problema senza leggi speciali e stato d’assedio.
Da parte sua, l’impagabile presidente della Camera, Roberto Fico, ha voluto mandare un segnale preciso, per Roberto Fico “la soluzione è più amore”, smentendo la dura dichiarazione di Salvini di inviare le ruspe a San Lorenzo per bonificare il quartiere.
“Anche nei momenti difficili non ci vogliono ruspe ma più amore e fatica nelle idee e nella partecipazione. Essere costantemente nei quartieri difficili senza lasciare mai nessuno solo…..” Questa in sintesi la dichiarazione di Roberto Fico, Presidente della Camera.
Non c’è dubbio che la mafia nigeriana si sia notevolmente “spaventata” all’idea di una “offensiva dell’amore” che la sinistra nuova e vecchia voglia scatenare contro i propri capisaldi sul territorio.
Interi quartieri di Napoli versano in uno stato che definire da periferia medio-orientale, o di Nuova Delhi, o da bidonville brasiliana, è eufemismo. E in questo, il sindaco Luigi De Magistris, è democratico. Non sono solo le atroci periferie come Ponticelli o Scampia a subire questo stato di cose. Anche i quartieri che i cretini definiscono “della Napoli-Bene” (e che invece sono abitati da una borghesia rapace, di recente arricchimento, sprovvista di senso civico e politico) versano in terribile abbandono. La collina di Posillipo un tempo era un simbolo della città più bella del mondo. Adesso le erbacce sono alte metri, sconnettono i marciapiedi e il manto stradale, insieme con le radici dei morenti pini, le quali, essendo essi senza alcuna cura, producono montagne di asfalto da loro gonfiate. Carte di giornale a tonnellate, immondizia, preservativi, cocci di bottiglia, gatti morti che per mesi nessuno rimuove … Le vie che congiungono la parte alta con quella mediana della collina, ossia la fine di via Manzoni, via Boccaccio, via Lucrezio, sono addirittura pericolose a percorrersi: se uno cade in una buca se ne accorgono quando è divenuto cadavere putrefatto. Via Lucrezio era un meraviglioso viale guidato da un doppio filare di pini: pochi giorni fa sono stati tutti tagliati perché, abbandonati a se stessi, ammalati, erano divenuti pericolosi. In pochi giorni il paesaggio di Napoli, ossia un patrimonio dell’umanità, è stato mutato: e quei filari di tronchi segati fanno pensare alle ferite di Cesare nell’orazione che Shakespeare fa pronunciare ad Antonio: “Povere bocche mute, e chiedo loro di parlare per me.” Esse dovevano testimoniare contro Bruto; queste povere bocche vegetali mutamente testimoniano contro il responsabile dello scempio, De Magistris.
Naturalmente, le maggiori vittime di una città divenuta disumana sono i poveri, i reietti, i diseredati: ossia quelle categorie delle quali De Magistris si proclama il paladino. Le migliaia di cittadini che ogni giorno debbono andare a lavorare adoperando i mezzi pubblici non sanno se arriveranno, quando arriveranno e se torneranno a casa. I mezzi passano una volta ogni tanto, le funicolari sono sovente chiuse senza preavviso per i più varî motivi, e accade lo stesso con le metropolitane. Le facce degli sventurati bloccati alle fermate hanno una rassegnazione antica, paiono quelle dei quasi servi della gleba in perpetua attesa della chiamata del “caporale” delle novelle di Verga o di Cristo si è fermato ad Eboli di Carlo Levi. L’elettorato di De Magistris, un sindaco miracolato che aveva conseguito un quarto dei voti, fu di costoro che ha illusi, e poi dei “centri sociali” e similare genìa. Salvo questi, che gli resteranno, gli altri sono già acquisiti alla Lega o ai Cinque Stelle: la sua carriera politica è finita, e l’inspiegabile cecità del governo Gentiloni gliel’ha protratta, impedendo una doverosa dichiarazione di dissesto del Comune di Napoli.
http://www.barbadillo.it/78399-cultura-di-p-isotta-de-magistris-il-nuovo-masaniello-ma-mi-faccia-il-piacere/
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