Red Land

Ma Norma non fu vittima solo dei partigiani slavi, come si vede nel film. Le foibe non furono solo opera dei titini. I partigiani italiani ebbero un ruolo storicamente definito e ormai abbondantemente studiato. In proposito, il commento migliore lo affidiamo alle parole della sorella di Norma, Licia Cossetto, scomparsa nel 2013 nello stesso giorno, il 5 ottobre, in cui 70 anni prima sua sorella veniva gettata viva nella foiba di Villa Surani: “Con mia sorella Norma, ricordo il nostro papà Giuseppe, infoibato anche lui, con parecchi altri miei familiari. La nostra sola colpa era quella di essere Italiani e di voler restare Italiani. Norma avrebbe potuto salvarsi qualora avesse aderito alle richieste dei suoi assassini che le proposero di restare con loro e di diventare Croata: cosa che lei respinse coraggiosamente, alla luce della sua fedeltà alla Patria. Allora, la portarono ad Antignana, la legarono ad un tavolo col filo di ferro uncinato ai polsi ed alle gambe: erano una ventina, e fecero di lei quello che volevano, torturandola ed usandole ripetute violenze. Norma chiedeva acqua e chiamava la mamma, ma nessuno si mosse a pietà. Non sarò tanto diplomatica, diversamente da altri. Ho il dente avvelenato perché lo Stato Italiano si è ricordato di noi troppo tardi. D’altro canto, la colpa è anche nostra, perché quello istriano è soprattutto un popolo laborioso e paziente, che ha scelto l’Esodo in massa tirandosi su le maniche e mettendosi a lavorare: io stessa ho insegnato per 42 anni. Nell’esilio sono stata oggetto di tanti torti, ma anche in Istria ero stata imprigionata e riempita di botte; per mia fortuna trovai un compagno di scuola che mi sottrasse ai nostri carcerieri riportandomi a casa, da dove, quella stessa notte, potei fuggire con una zia, raggiungendo a piedi Trieste con una marcia di 60 chilometri!

Ho il dente avvelenato per tanti motivi ma, come ripeto, prima di tutto per il silenzio ufficiale che ha coperto per 60 anni la nostra tragedia. E poi, chiedo a chiunque sia andato a scuola se ha mai trovato in un libro di testo una parola sulla terribile vicenda istriana: ignoranza voluta e programmata. Il 10 febbraio 2006, quando il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi mi ha consegnato la Medaglia d’Oro al Valore concessa alla memoria di Norma per il nobile comportamento davanti agli aguzzini e per il rifiuto di collaborare col nemico, e mi ha chiesto se fossi contenta, gli risposi ringraziando, ma rammentando che aspettavo da troppo tempo, senza che nessuno si fosse mai ricordato dei nostri infoibati.

Dobbiamo dire grazie alle forze armate tedesche, se a seguito della loro temporanea occupazione dell’Istria siamo riusciti a recuperare i resti di alcune vittime, ma la gran parte è ancora laggiù: io non so ancora e non saprò mai dove sia finita la maggior parte dei miei parenti scomparsi assieme a Norma. Le foibe sono custodi del nostro dramma sconosciuto.

Bisogna informare meglio, anche sulla consueta versione secondo cui il martirio istriano avrebbe avuto luogo a causa esclusiva dei partigiani slavi di Tito. In realtà, loro occuparono subito qualche centro maggiore, all’indomani dell’8 settembre 1943, ma in quelli minori furono i partigiani locali – nostri concittadini italiani! – a scatenarsi: venivano di notte a farci alzare ed a sparare sopra i letti, ed anche gli assassini di mia sorella erano compaesani comunisti, che ricordo benissimo uno per uno. Costoro hanno persino la pensione dell’INPS, compresi i superstiti del gruppo che aveva torturato ed infoibato Norma. Infatti, la legislazione italiana del dopoguerra ha stabilito che era sufficiente aver prestato servizio, sia pure per pochi giorni, in forza all’Italia, per avere diritto alla pensione: cosa tanto più paradossale, visto che a noi, invece, nulla è stato dato. Personalmente, ho ricevuto un’autentica miseria solo come indennizzo per i beni «abbandonati» e, quindi, un’ulteriore beffa.

Questa è la nostra storia, tanto tragica che non mi sento di perdonare: del resto, come è stato detto, «soltanto i morti hanno il diritto di perdonare, mentre i vivi hanno il dovere di ricordare». Questo è l’obbligo morale che lascio in eredità alla mia famiglia ed al nostro popolo”.

Annalisa Terranova

https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=61198

Autore: redattorecapo

associazione culturale Araba Fenice fondata a Bondeno (FE)

2 pensieri riguardo “Red Land”

  1. Come ha detto il più famoso di loro, Nino Benvenuti: «Ci chiamavano fascisti; eravamo italiani». Parlando di foibe, spesso si sente la premessa: «Noi italiani avevamo prima tentato di sradicare l’elemento slavo, poi occupato la loro terra con repressioni durissime». Il che è vero. E non può essere taciuto. Ma nulla indigna i parenti delle vittime più di stabilire un nesso diretto tra i due eventi. Perché nelle foibe non finirono i responsabili delle stragi nella Jugoslavia occupata. Finirono italiani «colpevoli» di indossare una divisa, fosse anche da bidello. «Colpevoli» di essere italiani. Compresi antifascisti ostili all’egemonia dei comunisti titini.

    *Corriere della Sera, Aldo Cazzullo

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  2. gli esuli protestano e stigmatizzano che in Sardegna non ci sia neanche un cinema con Rosso Istria nonostante i profughi istriani abbiano popolato Fertilia nel dopoguerra. Il vicepremier, Matteo Salvini, con un post su Facebook ha giustamente denunciato che «stanno facendo di tutto per boicottare il film che racconta il massacro di migliaia di nostri connazionali ad opera dei comunisti jugoslavi durante la Seconda Guerra Mondiale». E aggiunge che «per decenni politici e intellettuali di sinistra hanno fatto di tutto per nascondere questa verità». Dove i cinema non fanno spallucce ci sono lunghe code di spettatori, come a Padova o sale piene a Trieste, città vicine al dramma delle foibe.
    http://www.barbadillo.it/79052-cinema-il-film-red-land-sulle-foibe-e-i-crimini-dei-partigiani-boicottato-nelle-sale-ditalia/

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