Finivo la mia analisi con una considerazione che, all’inizio del 2018, poteva apparire peregrina, ma dopo il primo dicembre 2018 appare di assoluta attualità. Dicevo che tutta questa “messa in scena” aveva l’aria di un “mettere le mani avanti”, predisponendo una qualche veste giuridica per una possibile “operazione di ricatto” o di intimidazione nei confronti di qualche “suddito” straniero sospetto di coltivare “ambizioni di ribellione, o anche soltanto di moderato dissenso”.
Adesso appare chiaro che il Presidential Act del 21 dicembre 2017 è funzionale anche per colpire i potenziali concorrenti economici, o per influire sulle politiche interne di altri paesi, selezionando i colpevoli in base agli interessi economici e politici degli Stati Uniti. E magari per esercitare potenti intimidazioni su un vassallo statale riottoso.
Il primo dicembre l’arresto, in Canada, di Meng Wanzhou, direttrice finanziaria di Huawei e figlia del proprietario della possente corporation cinese RenZheng, con l’accusa di “violazione delle sanzioni americane contro l’Iran”, dimostra che le mie preoccupazioni di un anno fa erano pienamente giustificate. La stessa cosa può accadere ora a qualunque banchiere, imprenditore, businessman europeo, e ovviamente a qualunque oligarca russo, ovvero a qualunque esponente politico, a qualunque diplomatico, professore, giornalista, scienziato e ricercatore di ogni parte del mondo. Da oggi nessuno è più libero rispetto alla legge dell’Impero.
Giulietto Chiesa
https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=61356
Per chi potesse modificare in qualsiasi momento a proprio arbitrio la legge, di fatto, non vi sarebbe legge, perché non ci sarebbe nulla a cui si dovrebbe adeguare, adeguando piuttosto ogni cosa al suo arbitrio. Per chi è al di sopra la legge, non vi è legge. Questo regime di cose, a cui è soggetta una comunità, è detto tirannico o dispotico. Così Locke, nel suo Secondo trattato sul governo (1690)
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La questione delle sanzioni statunitensi contro l’Iran è irrilevante e non ha alcun fondamento nel diritto internazionale. Sono semplicemente gli statunitensi che applicano le loro discutibili leggi nazionali a terzi. Black sostiene che il Canada non ha quindi alcun obbligo d’imporle sul suo territorio, specialmente considerando che Ottawa e Pechino hanno relazioni diplomatiche. In ogni caso, la vera questione è che gli statunitensi usano meccanismi legali per intimidire e colpire i rivali commerciali.
http://aurorasito.altervista.org/?p=4176
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