Fertilità

C’è dunque molta attesa nella comunità scientifica per conoscere i dettagli di questo nuovo lavoro del gruppo del professor Foresta. Lo studio sarà presentato all’interno del trentaquattresimo convegno di Medicina della Riproduzione che inizia oggi ad Abano Terme e si concluderà sabato 2 marzo. In particolare, la scoperta sarà oggetto della tavola rotonda “Interferenze ambientali sullo sviluppo del sistema endocrino-riproduttivo: evidenze cliniche e sperimentali” che si terrà alle ore 15.30 di venerdì 1 marzo al centro congressi Pietro D’Abano. Tra i relatori, oltre al professor Foresta, anche il professor Carlo Alberto Redi di Pavia, noto accademico dei Lincei.

PFAS, LA SCHEDA

I composti perfluorurati (Pfas) sono sostanze chimiche di sintesi che vengono utilizzate per rendere resistenti ai grassi e all’acqua tessuti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti, ma anche per la produzione di pellicole fotografiche, schiume antincendio, detergenti per la casa; possono essere presenti in pitture e vernici, farmaci e presidi medici. I Pfas sono ritenuti contaminanti emergenti dell’ecosistema data la loro elevata resistenza termica e chimica, che ne impedisce qualsiasi forma di eliminazione favorendone l’accumulo negli organismi. In alcune regioni del mondo (Mid-Ohio valley negli USA, Dordrecht in Olanda, e Shandong in Cina) ed in particolare in alcune zone della Regione Veneto, soprattutto nelle falde acquifere delle Province di Vicenza, Padova e Verona, è stato rilevato un importante inquinamento da Pfas nel territorio.

http://www.ilcambiamento.it//articoli/pfas-scoperto-il-meccanismo-che-altera-la-fertilita-nelle-donne

Classe dirigente

La domanda stessa è sbagliata: non c’è nessuno per cui votare.  Il punto è che non abbiamo  una classe dirigente. Meglio: la società italiana non sa e non vuole darsi una  classe dirigente;  essa esiste, ma la società non la riconosce quando la vede, e non la vota. Io stesso mi sono illuso che questa inedita alleanza 5Stelle e Lega  potesse esprimere una classe dirigente: i 5 Stelle palesemente non sanno nemmeno cos’è,  quindi non hanno fatto “selezione  delle elites” –  e Salvini palesemente  non è all’altezza intellettuale che la crisi  post-moderna  esige e i  trucchi sporchi che i poteri costituiti stanno giocandoci; anche se ce lo dobbiamo tenere caro, perché se sparisce lui,  vanno al potere i puri e semplici  collaborazionisti e  traditori.

Se mi chiedo come va formata una classe dirigente – ossia responsabile verso la comunità (la patria) e insieme all’altezza culturale dei  tempi –  mi vengono in mente esempi della storia di grandi popoli.

Pietro il Grande  (1672-1725) si accorse che la Russia non aveva  una classe dirigente all’altezza dei tempi, e brutalmente impose l’occidentalizzazione, deformando forse per sempre l’anima russa. E soprattutto negli aspetti tecnologici, avendo sperimentato che  l’arretratezza russa portava sconfitte militari: non a caso Toynbee lo definì  “homo occidentalis mechanicus neobarbarus”.   Ma trasformò i boiardi in una burocrazia militare e nazionale.

E nei suoi viaggi tra Amsterdam e Londra e Vienna, onnivoro  e insaziabile  volle vedere e  studiare la zecca di Londra, gli ospedali, l’università; matematica e anatomia  e chimica, strategia e (soprattutto) nautica militare: è celebre il fatto che lavorò in incognito, operaio fra gli operai, in un cantiere navale olandese: operazione che i dirigenti grillini desiderosi di “decrescita felice” farebbero bene  ad imitare, e la Confindustria ad offrire loro in una serie di visite guidate alle superstiti industrie del Nord  –  per metterli al corrente delle complessità che ignorano.

Gli olandesi hanno elevato un monumento allo zar operaio  navale.

Il Giappone si accorse, dopo  l’intervento delle cannoniere dell’ammiraglio Perry  (1853),  che per mantenersi indipendente e sovrano  doveva imparare dall’Occidente come farsi armi moderne, una base  industriale, e non solo; anche armi culturali e giuridiche.  “L’antico ordine sociale venne rovesciato e si elaborò un nuovo diritto, che aprì la strada alla costituzione di un’organizzazione capitalistica della produzione. Le corporazioni furono soppresse nel 1868. I samurai furono autorizzati a dedicarsi alle attività commerciali, i contadini venivano trasformati in proprietari. I samurai furono dapprima presi a carico dallo Stato”.

Centinaia di giovani nobili furono spediti all’estero  con l’ordine di  apprendere non solo le tecniche,  dalle industrie alle ferrovie,  ma le istituzioni  e il diritto  commerciale  dell’Europa; essi dovevano farsi imprenditori – imprenditori-guerrieri,  patrioti.

Allo stesso modo, la Turchia per diventare moderna andò a scuola della Prussia. E  in Italia? Mi basti citare  il ministro dell’Istruzione Giovanni Gentile: il suo liceo classico –  con la sua severità che faceva da  selezione e  sbarramento al facilismo italiota –  mirava  coscientemente  a creare una classe dirigente capace di “imparare ad imparare” ed assumersi le responsabilità verso una  nazione  di cui (attraverso il latino e il greco)   conosceva la profondità e il prestigio storico. Chi parla di studi “umanistici” non sa quello che dice: tutti  i tecnici  e scienziati, da Marconi ad Italo Balbo a Fermi o  Federico Caffè,  vengono da “studi classici”.   Le scuole tecniche sono utili anzi necessarie, ma semplicemente non a formare una classe dirigente.

https://www.maurizioblondet.it/se-torna-il-gold-standard-non-abbiamo-niente-da-metterci/

Manifesto degli sdebitisti

Sostanzialmente quindi non vi è stato il promesso cambiamento, ma un governo che continua, per ora, ad essere prigioniero di regole economiche già dimostratesi fallimentari. Va incoraggiato a liberarsi e a liberarci.

Dall’altra parte abbiamo ormai chiaramente compreso che il sistema monetario e bancario –che governa i governi- si basa sull’inganno e sulla frode, oltre che sulla violazione delle leggi, perché soprattutto le banche private creano il grosso della liquidità dal nulla aumentando i loro patrimoni ma senza registrare la sua creazione come entrata di cassa, quindi evadendo le tasse e contemporaneamente creando utili extracontabili che, essendo sottratti alla liquidità ufficiale, determinano matematicamente uno scompenso tra indebitamento complessivo e liquidità complessiva, scompenso che a sua volta determina le crisi di insolvibilità, la carenza di liquidità, il calo della domanda interna, la recessione senza uscita.

Rendendosi conto di quanto sopra, si comprende automaticamente che non ci può essere soluzione ai problemi economici finanziari e sociali, anzi che non ci può essere una politica che sia tale, se prima non si corregge il sistema monetario e bancario anche nei suoi metodi contabili, e se prima non lo si sottopone per legge al controllo pubblico, dato che ormai tutti abbiamo capito che le funzioni di creare la moneta, di fissare i tassi di interesse, di stabilire chi può essere finanziato e chi no, sono tutte funzioni di carattere pubblico-sovrano-politico che non possono essere affidate a privati, i quali le usano a scopo speculativo e di potere sulla società. La nazionalizzazione della banca centrale di emissione e delle banche strategiche è indispensabile.

Marco Della Luna

http://marcodellaluna.info/sito/2019/02/22/manifesto-degli-sdebitisti/

A suon di musica

Ma un problema c’è stato per i pianificatori del colpo di stato: nessuno ha partecipato al grande sforzo di Branson. Mentre il Washington Post sosteneva che 200.000 persone si erano presenti nell’arena del concerto, in questi giorni di fotografia di droni possiamo dire che l’effettiva partecipazione era di circa un decimo di quel numero.

Finora il golpe americano non si è concretizzato in Venezuela. L’esercito è rimasto sostanzialmente fedele. Ma questa non è una vittoria per Maduro: i neocon e gli sorzi per i cambi di regime ora aumenteranno la spirale di violenza. Ora lo faranno nel modo più duro.

L’aiuto “umanitario” che pende appena oltre il confine in Colombia non ha lo scopo di aiutare la popolazione. Ha lo scopo di facilitare il cambio di regime. È una vittoria per i pro cambia-regime: se le spedizioni lo fanno in Venezuela, dimostra che Maduro ha perso la presa; se Maduro riesce a mantenere le casse degli Stati Uniti fuori dal suo paese, sottolinea la narrativa “sta morendo di fame al suo stesso popolo” e probabilmente metterà in atto una richiesta R2P di “giustificare” uno sforzo militare internazionale per rovesciarlo. Questo è il modello della Libia combinato con il modello Siriano. Il risultato sarà un massacro e una decimazione dell’economia del Paese che già si trova in un basso tenore di vita.

È una guerra degli Stati Uniti su una nazione sovrana e il Congresso tace. I liberali contro la guerra sono silenziosi. I libertari sono così ipnotizzati dalla parola “socialista” usata per descrivere l’economia venezuelana che molti hanno abbandonato il principio di non aggressione e stanno facendo il tifo per un’operazione dello stesso governo degli Stati Uniti che molti di loro non credono siano sufficientemente competenti per costruire anche strade a casa loro!

Nessuno si preoccupa di fermare questo ridimensionamento di tutte le operazioni di cambio di regime USA fallite perché nessuno sembra vedere che questo è quello che è realmente. Le bugie sono apertamente fluenti e debitamente amplificate dai media mainstream. “Oh … sì … funzionerà questa volta” (dicono a Washington).

Fonte: Eurasia review.com

Traduzione: Luciano Lago

Facciamoci un gilet

E’ forse proprio per questo che il gilet gialli sono stati oggetto di una violenza che non si vedeva in Francia almeno dal 1968. Da novembre circa 80.000 poliziotti, gendarmi, membri di membri di unità speciali dell’esercito, uomini dei servizi con i loro servizi, si sono mobilitati per “tenere sotto controllo” le manifestazioni in tutto il Paese. Nel corso delle proteste sono state lanciate decine di migliaia di granate lacrimogene e pallottole di gomma contro i manifestanti spesso in contesti illegali. Le cifre del ministero dell’Interno, quindi di una parte che ha tutto l’interesse a minimizzare parlano da sole: finora almeno dieci persone sono morte (una è stata uccisa direttamente dalle “forze dell’ordine”), 2.100 sono state ferite, 8.700 quelle arrestate con 1.796 condanne. La violenza della polizia ha colpito tutti, anche, i medici di strada, i giornalisti, i fotografi e gli studenti delle scuole superiori, vecchi, donne, bambini e persino disabili. Nonostante tutto questo Macron e i suoi compari sembrano lontani dal mettere in discussione le politiche sociali ed economiche che hanno alimentato questa rabbia popolare, il governo ha puntato il resto del suo già scarso capitale di credibilità tentando di screditare il movimento, disumanizzando i suoi partecipanti e demonizzandone le azioni: il ministro degli Interni Christophe Castaner e i membri del partito di Macron parlano costantemente di “teppisti”, presentando i manifestanti come una folla odiosa, xenofoba e fascista. Il duro rifiuto di Castaner di riconoscere la violenza della polizia è sorprendente. Il mese scorso, mentre invitava i francesi a non manifestare, ha minacciato: “coloro che dimostrano sappiano che sono complici dell’ hooliganismo”.

il Simplicissimus

366062825--1-Questo sarà un lungo post, una corsa panoramica e senza anguste misure sui gilet jaunes, sullo spirito che hanno incarnato prendendone via via consapevolezza, sulla risposta unicamente repressiva dello stato neo liberista che così svela menzogne, illusioni e limiti oggettivi di chi ha creduto nella fine della storia. E infine sulla possibilità che questa jacquerie divenuta in poco tempo onda di profondo cambiamento, costituisca l’inizio e l’innesco di una svolta storica.

Ogni sabato, per quindici  settimane, sono scesi nelle strade delle città idi tutta la Francia a decine di migliaia, hanno organizzato assemblee, allagato i social media e la stampa, nonostante gli instancabili sforzi di reprimere, calunniare e sminuire il movimento  dato fin da novembre sull’orlo del collasso: ma i manifestanti in giallo sono ancora lì, segno che rappresentano molto di più di quelle richieste “piccolo borghesi”  in cui li ha incasellati spregiativamente l’informazione di regime. Oggi persino i lacché…

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Chi finanzia i profughi?

È una domanda che tutti, almeno una volta, ci siamo posti: chi finanzia i costosi viaggi della morte che spingono migliaia di disperati su imbarcazioni di fortuna, tra mille peripezie e l’incognita dell’approdo?

Molti giornalisti si sono impegnati nella ricostruzione dei calvari degli emigranti per arrivare al porto di partenza, delle condizioni schiavistiche cui sono sottoposti dalla criminalità locale. Ma rimane irrisolto il tassello iniziale di queste tragiche diaspore, ossia la disponibilità di somme di denaro ragguardevoli, esorbitanti se rapportate al tenore di vita locale, per intraprendere il viaggio. Le inchieste in merito sono limitate e le nostre domande cadono nel vuoto.

Nel cercare di comprendere questo enigmatico fenomeno ci viene in aiuto uno studio condotto dalla sociologa Maryann Bylander in Cambogia tra il 2008 il 2010. Analizzando la frequenza e le modalità di emigrazione della popolazione si scopre una correlazione diretta tra espansione del microcredito e aumento dei flussi migratori verso l’estero. Stesso nesso si riscontra in un altro Stato del Terzo Mondo, il Bangladesh, paese di origine di circa un decimo dei migranti che ogni anno arrivano in Italia (oltre 10 mila nel solo 2017). E’ qui che, grazie all’appoggio di illustri sostenitori come i Clinton e Bill Gates e con il sostegno della stessa Banca mondiale, venne creata nei primi anni ’80 la Grameen Bank, istituto finanziario che concedeva denaro alle persone più indigenti, impossibilitate ad avere accesso al credito, con il fine “filantropico” di offrirgli un futuro migliore. I prestiti concessi si tramutarono in un incentivo all’emigrazione per la popolazione locale, priva degli strumenti e delle possibilità di investire le somme ricevute in modo proficuo e di poterle restituire con i dovuti interessi. In men che non si dica si è venuto a creare il business dei cosiddetti “migration loans”, un affare d’oro per organizzazioni non governative come BRAC (Bangladesh Rural Advancement Commitee), leader nel settore.
Il sito istituzionale dell’organizzazione bengalese – attualmente la più grande al mondo e prima nella classifica delle cento migliori ONG secondo il Global Journal – nella specifica sezione “Migration loans” dichiara : “In Bangladesh, le scarse opportunità di lavoro per una popolazione in età lavorativa in crescita comportano che molti giovani, uomini e donne si trasferiscano all’estero per lavorare. Sebbene sia spesso un investimento che vale la pena fare, i costi iniziali per andare all’estero sono considerevoli (…) BRAC offre alle persone in cerca di lavoro all’estero prestiti per emigrare, progettati per soddisfare le esigenze di finanziamento dei lavoratori migranti in modo gestibile e conveniente. Il programma di microfinanza controlla anche la validità dei contratti e dei documenti di viaggio per garantire che i clienti non siano vittime di frodi da parte di agenti non autorizzati. (…) A giugno 2016, BRAC ha contribuito a finanziare 194.000 lavoratori migranti che cercano lavoro all’estero.”

Ma non solo, oltre a fornire i finanziamenti e l’assistenza per emigrare, l’organizzazione non governativa più grande al mondo si occupa anche di come ottenere il rimborso e il pagamento del prestito. Nella stessa sezione del sito, infatti, sotto la dicitura “Prestiti di rimessa” si legge: “BRAC fornisce ulteriore supporto alle famiglie dei migranti sotto forma di prestiti di rimesse. Questi prestiti sono progettati per offrire maggiore flessibilità alle famiglie che fanno affidamento sulle rimesse mensili inviate da un familiare che guadagna all’estero.” Tali prestiti, spiega l’ONG, consentono alle famiglie di accedere a somme di denaro forfettarie per fare investimenti o spese mentre aspettano di ricevere le rimesse inviate dall’estero. Si tratta “di scommesse sicure per la famiglia e per BRAC perché i clienti hanno un flusso di guadagno assicurato con cui pagare costantemente le rate ogni mese.” Tra giugno 2014 e giugno 2016 BRAC ha offerto questo servizio a oltre 40.000 famiglie.

Un business sul business quello di BRAC, che opera non solo in Asia ma anche in America Latina e in molti paesi dell’Africa. Vengono concessi finanziamenti non per lo sviluppo dell’economia locale, bensì per incentivare l’emigrazione, secondo un infondato modello di sviluppo economico che vede nelle rimesse da parte dei migranti una fonte di crescita per il paese d’origine. In realtà è provato che tali rimesse, laddove riescano a ripagare il debito contratto dalla famiglia per il viaggio all’estero, vengono destinate per lo più al fabbisogno e ai consumi primari e non agli investimenti e alla attività produttive locali. Non sono rari i casi drammatici di vite immolate per ripagare il prestito, dall’aumento dei suicidi riscontrato in alcune zone dell’India alla vendita di organi da parte di cittadini bengalesi.

I Coloni dell’Austerity

Un affare d’oro quello delle rimesse – a latere del quale prolifera il settore delle agenzie di recupero del credito – che ha visto un incremento in termini globali di oltre il 50% in soli 10 anni, per una cifra complessiva di 445 miliardi di rimesse nel solo 2016, il 13% delle quali è stato inviato in Africa (dati Ifad). E proprio verso questo continente inviare denaro sotto forma di rimesse è particolarmente oneroso, con commissioni che vanno dal 10 fino al 15%.

Un sistema perverso e ben oleato di finanziamenti, tassi di interesse e commissioni che fa della disperazione il proprio fulcro.

È la finanziarizzazione della povertà e delle vite umane, una delle tappe più sciagurate di un modello economico globale antisociale e regressivo.

Ilaria Bifarini

https://www.controinformazione.info/microcredito-e-migrazioni-di-massa-la-finanziarizzazione-della-disperazione-2/

La grande scacchiera

Il centro dell’Islam radicale in Europa, si trova nel Kosovo, uno stato artificiale voluto dagli anglosassoni, nato grazie all’operazione della NATO nella ex Yugoslavia nel 1999 ed è uno stato che, posto nel centro dei Balcani, è intrecciato con il fulcro del terrorismo e del traffico di droga e che rappresenta uno fra gli strumenti più importanti della politica occidentale. Non a caso si trovo in Kosovo la più grande base USA, “Camp Bondsteel”, da dove si dirigono molte delle operazioni occulte dei servizi di intelligence USA. Tutti questi processi sono attentamente organizzati e supportati dai servizi speciali anglosassoni di Washington e Londra e sono la loro arma principale.

Il tutto avviene sotto la copertura della NATO che ha il presidio territoriale e che cerca di assorbire tutti i paesi della regione, inclusa la Macedonia e la Serbia. L’adesione di quest’ultima alla NATO è ostacolata dal problema territoriale con il Kosovo, e quindi l’Occidente in ogni modo impone l’idea di scambiare territori, dove la Serbia deve accettare la perdita del Kosovo, ma potrebbe ottenere altri territori in cambio. Tuttavia i nazionalisti serbi filo russi si oppongono fermamente a questo scambio.

Manifestazione filo USA in Kosovo

Il fallimento nella realizzazione del califfato radicale islamico in Siria, ha costretto gli anglosassoni a raggruppare le loro forze. Alcuni di questi gruppi jihadisti sono stati trasferiti in Asia centrale, e un’altra parte è stata collocata, in attesa di ordini, nell’area dei Balcani. L’obiettivo è lo stesso di sempre -il nemico geopolitico numero 1 – la Russia, che viene attaccato da direzioni convergenti sulla mappa geopolitica da diversi lati.

La costituzione di un califfato salafita nei Balcani è un nuovo obiettivo strategico della strategia USA: dovrà costituirsi (prevedono gli esperti) entro la metà del nuovo secolo. Ora ci sono processi di costruzione di strutture portanti di questo califfato. Tra 10-15 anni si formerà il nucleo, i cui confini sono delineati dall’habitat della popolazione che pratica l’Islam. Si tratta dell’Albania (56,7% di musulmani), Bulgaria, Grecia, Macedonia (33,3%), Bosnia-Erzegovina (40%), Montenegro (19%), Kosovo (96,9%).
La presenza di popolazione mussulmana è in forte aumento ed è dovuta sia all’alto tasso di natalità sia all’apporto delle ondate migratorie e questa presenza è destinata a cambiare a medio termine il panorama demografico di tutti questi paesi. Questa presenza sarà un focolaio dell’islam radicale, che opera attraverso il terrorismo nel ventre sud-orientale dell’Europa. Superfluo domandarsi chi andrà a beneficiare. La risposta è così ovvia che non vale la pena parlarne, visto che trattasi delle stesse centrali che sospingono le migrazioni e le destabilizzazioni di paesi del Medio Oriente e del Nord Africa. Guerre, rivoluzioni colorate e migrazioni, sono fenomeni intimamente collegati.

https://www.controinformazione.info/parte-dai-balcani-la-strategia-degli-anglosassoni-per-circondare-la-russia/

Grecia abbandonata

Il 12 febbraio 2015 la Grecia ha rimborsato 747,7 milioni di euro per uno dei crediti concessi dal Fondo monetario internazionale nel quadro del primo memorandum. È stato un grave errore, si sarebbe dovuto annunciare la sospensione del pagamento di questo debito, con due argomenti: 1. lo stato di necessità [5] in cui si trovava il governo greco, nell’urgenza di dare precedenza alla lotta contro la crisi umanitaria; 2. l’avvio di un processo di revisione del debito pubblico greco, con la partecipazione dei cittadini, durante il quale il pagamento doveva essere sospeso [6]. Si sarebbe potuta giustificare questa revisione con l’applicazione del regolamento 472 dell’Unione europea. Questo articolo afferma: “Uno Stato membro soggetto a un programma di aggiustamento macroeconomico effettua un audit completo delle sue finanze pubbliche al fine, tra l’altro, di valutare i motivi che hanno portato all’accumulo di livelli eccessivi di debito e di individuare eventuali irregolarità” [7]. Né Varoufakis né Tsipras presero seriamente in considerazione la sospensione del pagamento combinata con un’inchiesta per determinare se il debito da pagare fosse legittimo o no, odioso o no.

http://vocidallestero.it/2019/02/17/la-testimonianza-di-yanis-varoufakis-che-lo-condanna-i-negoziati-segreti-e-le-speranze-deluse/

Il petrodollaro e l’impero

L’ascesa del fenomeno del petrodollaro dura finché i Paesi che hanno bisogno di petrolio, avranno bisogno del dollaro. Finché i Paesi chiedono dollari, gli Stati Uniti possono continuare a investire enormi quantità di debito per finanziare la loro rete di basi militari globali, salvare Wall Street, comprare missili nucleari e ridurre le tasse ai ricchi. Ma cosa succede se i Paesi escono dallo schema e cercano di liberarsi dal sistema del petrodollaro? L’esempio più notevole è l’Iraq, che iniziò a vendere petrolio per euro invece che dollari, che l’Iraq chiamò valuta di uno “stato nemico” nel 2000. Questa era una mossa logica per l’Iraq in quanto il Paese era sotto un brutale regime di sanzioni ONU, che causò la morte di 500000 bambini iracheni di malnutrizione, un prezzo accettabile per l’ambasciatrice degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite Madeleine Albright. L’Iraq sapeva che gli Stati Uniti potevano usare il loro controllo sui mercati finanziari internazionali per punire ulteriormente un Paese dipendente dal dollaro. L’uscita dal dollaro fu solo un’altra ragione per cui l’Iraq è finito nel cosiddetto “Asse del Male” di George Bush. Solo poche settimane prima dell’invasione dell’Iraq, Sadam Husayn si vantò del fatto che il conto petrolifero in euro dell’Iraq guadagnava un tasso di interesse più alto che non in dollari. Gli Stati Uniti trasformarono prontamente l’Iraq in un inferno in Terra, rovesciarono il governo di Sadam, lasciandosi alle spalle oltre un milione di iracheni morti. L’approvvigionamento petrolifero iracheno era tornato sotto il controllo societario degli Stati Uniti e, per estensione, sotto il controllo dell’egemonia mondiale del dollaro. Anche la Libia aveva piani per indebolire la presa del dollaro sul commercio mondiale del petrolio. Un’e-mail del consigliere e alleato di Hillary Clinton Sidney Blumenthal, cancellata dal sito web del dipartimento di Stato, rivelava che l’intelligence francese aveva scoperto le vaste riserve d’oro e argento della Libia e temeva che sarebbero state utilizzate per sostenere una valuta panafricana, il Dinar, rivaleggiando con franco, euro e dollaro. L’e-mail descriveva casualmente le motivazioni della Francia per intervenire, il petrolio, ovviamente, in cima alla lista: “Il desiderio di ottenere una quota maggiore della produzione petrolifera della Libia
Aumentare l’influenza francese in Nord Africa
Migliorare la situazione politica interna in Francia
Fornire alle forze armate francesi l’opportunità di riaffermare la propria posizione nel mondo
Affrontare la preoccupazione dei consiglieri sui piani a lungo termine di Gheddafi di soppiantare la Francia come potenza dominante nell’Africa francofona”
Mentre gli sforzi iniziali per distruggere la Libia furono guidati da Francia e Gran Bretagna, alcuno di tali obiettivi era in alcun modo discutibile o contrario agli obiettivi della politica estera degli Stati Uniti e all’interesse di mantenere il sistema del petrodollaro, motivo per cui gli Stati Uniti rapidamente guidarono la campagna di assassinio. Nonostante le proteste di massa pro-governative di oltre un milione di persone contro l’intervento della NATO, ignorate dai media corporativi, nei mesi successivi il leader libico Muammar Gheddafi fu linciato dai ribelli armati dalla NATO nelle strade di Tripoli. Parte del motivo per cui gli Stati Uniti continuano a mantenere una presenza militare così pesante in Bahrayn, Iraq, Quwayt, Oman, Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Israele, Giordania, Yemen, Siria e così via è quella che le basi statunitensi in questi Paesi servono come trampolini per l’invasione contro il prossimo Paese petrolifero che cerchi di sfidare l’ordine finanziario globale. Dove c’è petrolio, in un certo senso, gli Stati Uniti devono andare al fine di garantire che il sistema del petrodollario sia preservato. Il petrolio guida letteralmente la politica estera degli Stati Uniti. Tuttavia, sempre più persone vedono gli inganni finanziari nordamericani per ciò che sono e gli USA possono solo costringere il mondo a rispettarlo per così tanto tempo.

http://aurorasito.altervista.org/?p=5422

La Cia riscrive la storia di Bankitalia

Intanto però si erano dovuti dimettere e al loro posto era subentrato Ciampi fautore sia dello Sme ad ogni costo che della separazione tra la Banca d’Italia e il Tesoro

il Simplicissimus

CiaIgnari, marionette e complici si sono indignati nei giorni scorsi quando il governo ha espresso la volontà di intervenire sulle nomine di Bankitalia per poi fare marcia indietro,  sgomento del suo stesso ardire e impaurito dalle maledizioni degli dei finanziari. Nessuno sembra ricordare o voglia ricordare che proprio la separazione tra Stato e Banca centrale portò all’esplosione del debito pubblico e dunque anche a creare i presupposti perché gli italiani si convincessero ad aggrapparsi all’euro presentato come un salvagente. Adesso che stiamo annegando forse cominciamo ad avere sentore dell’inganno e del fatto che una moneta unica disfunzionale sul piano economico era invece un funzionale strumento di manipolazione politica e asservimento alle tesi neo liberiste. Tutto questo ci riporta a una vicenda di molti anni, fa quando probabilmente la quasi totalità dei lettori di questo blog non era nato  o era in età da non interessarsi certo di tali questioni: all’incriminazione del…

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Dopo la catastrofe

La nostra società è ormai allo sfascio e non può essere altrimenti dato che si basa su principi e obiettivi che sono contro le persone e la natura. Basta guardare all’Italia, dove non funziona quasi nulla, dove ci si barcamena per andare avanti in una lotta quotidiana e costante contro i mille balzelli e le mille trappole di un sistema sanguisuga in cui l’imperativo per salvarsi è mors tua vita mea e così si creano le basi per un conflitto costante fra simili.

Ci ritroviamo in una società dove dilaga l’incattivimento di persone che fanno lavori controvoglia, lavori che odiano e che non abbandonano solo perché hanno bisogno di uno stipendio. A ciò si aggiungono ignoranza, arroganza e maleducazione di chiunque detenga anche un briciolo di potere e naturalmente lo esercita sull’ultimo malcapitato che gli capita a tiro.

Dagli uffici statali alle aziende private, dai commercianti ai professionisti, ci si stupisce le rare volte che qualcuno non cerca di fregare il prossimo, oppure quando qualcuno esegue un lavoro come si deve, fornisce un’informazione corretta, con educazione; e se questo incredibilmente accade lo si percepisce come un miracolo e si santifica la persona che ha fatto semplicemente quello che doveva fare.

Siamo abituati a essere trattati come idioti, rassegnati ad attese secolari, sbattuti da uno sportello all’altro, da una informazione all’altra, dove qualsiasi addetto a call center, ufficio che sia, dà una risposta diversa da quello precedente in un labirinto infinito di ipotesi e contraddizioni. Siamo sommersi da una burocrazia che è un muro di gomma e che ha come unico obiettivo lo strangolamento del cittadino e lo svuotamento del suo portafoglio.

Tutto contribuisce ad alimentare una società allo sbando e marcia che va rifondata dalle basi, con altri principi, un’etica e una cultura che ovviamente non possono essere quelle televisive o dei grandi media, che la cultura l’hanno fatta a pezzi, l’hanno sepolta sotto una valanga di pseudo-notizie inutili, di gossip contornato da pubblicità senza fine. Basta accendere un qualsiasi canale televisivo a ogni ora del giorno e della notte, per accorgersi dello squallore infinito in cui siamo precipitati.

A questo sfascio si aggiunge una situazione ambientale catastrofica provocata anche dalla stessa mentalità menefreghista di cui sopra, che mette in pericolo l’esistenza dell’umanità e impone un piano individuale e collettivo di salvataggio. Individualmente bisogna prendere coscienza che solo l’azione può garantirci un futuro degno di questo nome e ciò significa puntare il più possibile all’autosufficienza alimentare ed energetica, ridurre le proprie spese, fare un  lavoro che non sia nocivo per gli altri e per l’ambiente, riavvicinarsi alla natura per recuperare il centro della persona e le basi della vita.  Ma la presa di coscienza e l’azione individuale, per poter avere maggiore possibilità di successo, dovrebbero affiancarsi a una azione collettiva.

Assieme ad altre persone si possono ad esempio cercare terre abbandonate di cui l’Italia è piena, da coltivare in uso civico, in affitto (a seconda delle regioni hanno costi di poche centinaia di euro all’anno). Si possono costituire gruppi con obiettivi condivisi che acquistino terre e ruderi da ristrutturare (ci sono addirittura comuni che li offrono per un euro, altri comuni in spopolamento che danno molte agevolazioni per chi vuole stabilirsi). Nell’organizzarsi collettivamente ci si aiuta vicendevolmente che significa rinsaldare le relazioni ed essere un grande beneficio per ridurre le spese.

Una grande ricchezza è poi condividere le proprie capacità ed esperienze, scambiarsi informazioni, conoscenze, per un obiettivo e progresso comune. Fare quindi l’esatto contrario di quello che succede nella gran parte dei posti di lavoro tradizionali, dove ogni informazione viene gelosamente custodita e ci se ne serve per poter scavalcare gli altri e fare carriera, ottenere avanzamenti, promozioni. Bisogna quindi uscire da queste logiche miopi che non portano a nulla, se non ad aspetti negativi e ad avere un clima lavorativo pessimo.

In un luogo dove c’è collaborazione, c’è forza, si impara moltissimo e tutto diventa più semplice e fattibile. La relazione con la natura poi rende la vita più leggera e anche eventuali lavori che richiedono impegno e dedizione vengono vissuti con altro spirito e altra consapevolezza. Inoltre laddove si crea nuova vita, si crea cultura che non è certo appannaggio solo di scuole o università ma soprattutto di luoghi che fanno rinascere esperienze, saperi antichi, saggezza e dove ognuno ha un ruolo e una importanza, dal bambino all’anziano che non sono rispettivamente uno scolaro e un pensionato ma persone che possono donare agli altri tanto, semplicemente con il loro essere. Bisogna riuscire a creare sempre più zone resilienti, libere e per quanto possibile autosufficienti, significa creare tante arche che con l’aggravarsi della situazione potranno dare esempio e supporto alle persone che si troveranno in grosse difficoltà per aver confidato in una società orientata al sicuro suicidio.

http://www.ilcambiamento.it//articoli/societa-allo-sfascio-serve-l-azione-individuale-e-collettiva-per-creare-luoghi-liberi-di-resilienza

Battaglia per l’Artico

Questo avviene quando gli elicotteri di attacco Apache AH-64 dall’esercito britannico sono stati inviati per la prima volta al circolo polare artico, riferisce The Sun.

Il giornale ha fatto riferimento a esercizi in Norvegia questa settimana che coinvolgono elicotteri Apache britannici. Secondo l’ufficiale operativo del Joint Helicopter Command, il brigadiere Mike Keating, gli Apache inviano un messaggio a tutti gli avversari.

La pubblicazione osserva che l’obiettivo principale è rafforzare il fianco settentrionale della NATO, in mezzo alla spinta della Russia a “controllare la regione artica”. La regione artica, nella sua maggiore estensione, appartiene geograficamte alla Russia e Mosca ha più volte dichiarato che questa rientra nella propria sicurezza nazionale.

Alla fine di settembre 2018, il ministro della Difesa britannico Gavin Williamson ha svelato la nuova strategia di difesa dell’Artico, citando le crescenti minacce nella regione e i presunti tentativi della Russia di militarizzarlo. Inoltre, ha anche sottolineato l’importanza della regione e ha dichiarato che l’esercito dovrebbe essere pronto “ad affrontare tutte le minacce che si presentano”.

In precedenza, il Ministero della Difesa del Regno Unito ha rilevato che la strategia prevedeva specificamente che i marines britannici continuassero a ricevere una formazione congiunta con le loro controparti norvegesi nel lungo periodo.

Mare Artico Mappa

La Russia segue molto da vicino tutti i movimenti delle forze della NATO nella regione artica e sta a sua volta rafforzando le proprie dotazioni in tutta la regione per impedire qualsiasi sorpresa sul fronte nord che è considerato strategico per la sua sicurezza.

Fonte: FRN

Traduzione: Sergei Leonov