Facciamoci un gilet

E’ forse proprio per questo che il gilet gialli sono stati oggetto di una violenza che non si vedeva in Francia almeno dal 1968. Da novembre circa 80.000 poliziotti, gendarmi, membri di membri di unità speciali dell’esercito, uomini dei servizi con i loro servizi, si sono mobilitati per “tenere sotto controllo” le manifestazioni in tutto il Paese. Nel corso delle proteste sono state lanciate decine di migliaia di granate lacrimogene e pallottole di gomma contro i manifestanti spesso in contesti illegali. Le cifre del ministero dell’Interno, quindi di una parte che ha tutto l’interesse a minimizzare parlano da sole: finora almeno dieci persone sono morte (una è stata uccisa direttamente dalle “forze dell’ordine”), 2.100 sono state ferite, 8.700 quelle arrestate con 1.796 condanne. La violenza della polizia ha colpito tutti, anche, i medici di strada, i giornalisti, i fotografi e gli studenti delle scuole superiori, vecchi, donne, bambini e persino disabili. Nonostante tutto questo Macron e i suoi compari sembrano lontani dal mettere in discussione le politiche sociali ed economiche che hanno alimentato questa rabbia popolare, il governo ha puntato il resto del suo già scarso capitale di credibilità tentando di screditare il movimento, disumanizzando i suoi partecipanti e demonizzandone le azioni: il ministro degli Interni Christophe Castaner e i membri del partito di Macron parlano costantemente di “teppisti”, presentando i manifestanti come una folla odiosa, xenofoba e fascista. Il duro rifiuto di Castaner di riconoscere la violenza della polizia è sorprendente. Il mese scorso, mentre invitava i francesi a non manifestare, ha minacciato: “coloro che dimostrano sappiano che sono complici dell’ hooliganismo”.

il Simplicissimus

366062825--1-Questo sarà un lungo post, una corsa panoramica e senza anguste misure sui gilet jaunes, sullo spirito che hanno incarnato prendendone via via consapevolezza, sulla risposta unicamente repressiva dello stato neo liberista che così svela menzogne, illusioni e limiti oggettivi di chi ha creduto nella fine della storia. E infine sulla possibilità che questa jacquerie divenuta in poco tempo onda di profondo cambiamento, costituisca l’inizio e l’innesco di una svolta storica.

Ogni sabato, per quindici  settimane, sono scesi nelle strade delle città idi tutta la Francia a decine di migliaia, hanno organizzato assemblee, allagato i social media e la stampa, nonostante gli instancabili sforzi di reprimere, calunniare e sminuire il movimento  dato fin da novembre sull’orlo del collasso: ma i manifestanti in giallo sono ancora lì, segno che rappresentano molto di più di quelle richieste “piccolo borghesi”  in cui li ha incasellati spregiativamente l’informazione di regime. Oggi persino i lacché…

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Autore: redattorecapo

associazione culturale Araba Fenice fondata a Bondeno (FE)

1 commento su “Facciamoci un gilet”

  1. Chi è il corrispettivo italiano dei Gilet Gialli? Fino a pochi giorni fa sembravano essere i grillini, tanto che Di Maio si era affrettato a cercare di incontrare i leader del movimento di protesta, appoggiando le loro rivendicazioni e creando un incidente diplomatico con la Francia. Salvini invece ha sempre ostentato un certa ostilità, non potendo certo da Ministro dell’Interno appoggiare i disordini in un altro paese. Dal canto loro però i diretti interessati hanno espresso talvolta simpatia per il leader della Lega, tanto che tempo fa uno dei leader, Christophe Chalençon, diceva a La Verità di considerarlo colui che sta ridando grandezza all’Italia, ammirandone la popolarità e notando il grande consenso popolare palpabile per le strade. Chalençon è però punto di riferimento di una parte del popolo dei Gilet.

    Fra i personaggi più influenti sembra farsi strada, è notizia di poche ore fa, a possibilità dell’accordo con i 5 stelle italiani. A spiegarlo è Hayk Shahinyan, fondatore del “Mouvement Alternatif Citoyen”, che a proposito di Di Maio spiega: “Ha fatto saltare tutti gli equilibri e penso che quello che ha fatto segnerà la storia della Francia. Ci ha dato un riconoscimento internazionale e ora altri ci stanno contattando. Ha aperto una breccia e ha fatto tremare Macron”. L’obiettivo sembra proprio quello di una collaborazione attiva. “Il messaggio che rivolgo al Movimento 5 stelle è che vorremmo incontrarli e che è importante che abbiano una visione più ampia dei gilet gialli. Questo perché possano scegliere obiettivamente con chi intendono lavorare”.

    Sembra quindi che il movimento grillino, in crisi di identità, possa trovare una sponda francese.
    http://www.barbadillo.it/80890-il-caso-i-gilet-gialli-fra-salvini-e-di-maio/

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