Alla “fine del mondo”, nelle regioni più meridionali dell’Argentina e del Cile, si trova la terra della Patagonia, in gran parte ancora incontaminata che ha ispirato innumerevoli naturalisti ed avventurieri col drammatico paesaggio e bellezze naturali. Per molti, è un luogo ritenuto ancora straordinariamente intatto e lontano dal caos del mondo moderno. Tuttavia, sono proprio queste qualità, nonché il grande potenziale petrolifero e gassoso della regione e l’abbondanza di riserve di acqua dolce alimentate dai ghiacciai, che lo collocano nel mirino dei predatori, predatori armati di miliardi di dollari, potente influenza su politica e stampa argentina, così come alleanze con organizzazioni finanziarie internazionali controverse ed elementi chiave della lobby sionista globale. Contesa per le sue risorse ancora in gran parte intonse, la Patagonia è diventata l’obiettivo di una fitta rete di noti miliardari ed élite globali, che trascorsero gran parte degli ultimi due decenni e mezzo cercando di trasformare quest’area nel loro Stato indipendente. In effetti, sebbene molti di tali miliardari abbiano già creato di fatto Stati privati in cui godono di un’impunità quasi totale nella Patagonia argentina, altri sono alla base di importanti sforzi per la secessione del territorio. Altri ancora spingono il governo argentino a scambiare la Patagonia con la richiesta di “cancellare il debito” come modo per allentare la situazione economica argentina che, per inciso, fu n gran parte creata da tale stesso gruppo di miliardari. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI), le cui connessioni con questa rete miliardaria sono considerevoli, vi ha avuto un ruolo smisurato. Eppure questa sembra essere più di una semplice impresa di importanti oligarchi e l’élite globale, ed elementi di spicco della lobby sionista internazionale intimamente coinvolti, così come lo Stato d’Israele, anche se la portata del coinvolgimento di quest’ultimo è discusso. Il loro interesse ruota su rivendicazioni che risalgono alla fondazione del sionismo nel 19° secolo, quando figure venerate del sionismo come Theodore Herzl discutevano dell’Argentina come potenziale patria per uno Stato etnico ebraico. Da allora, altri notabili sionisti, compresi i passati ambasciatori israeliani in Argentina, sostennero che Israele è per gli “ebrei europei” mentre gli “ebrei americani” devono impossessarsi dell’Argentina. In particolare, il metodo suggerito da Herzl come mezzo per creare uno Stato sionista nella sua opera fondamentale “Lo Stato ebraico” comporta lo scambio di debito per il territorio.
Nella prima parte di questa serie investigativa, MintPress esplora lo Stato indipendente di fatto creato dal miliardario e sionista inglese Joe Lewis, un vecchio socio del controverso finanziere ungherese-statunitense George Soros. Lewis essenzialmente acquisiva i governi locale, regionale e persino nazionale dell’Argentina, permettendogli di operare impunemente mentre acquisisce sempre più territorio con acquisti di terre (se ce ne sono) dalla legalità dubbia, intimidazioni e minacce ai locali, usurpazione di acqua ed energia cruciali risorse per le città locali e gestione del proprio aeroporto internazionale privato che nessuno, a parte lui, controlla. I rapporti successivi di questa serie esamineranno gli altri attori chiave in questo sforzo per creare uno Stato della Patagonia, vale a dire gli oligarchi argentini Marcelo Mindlin e Eduardo Elsztain, profondamente legati alla lobby sionista globale e all’Americas Society fondata da Rockefeller, e stretti soci di Soros. Infine, il ruolo di costoro e dei loro sodali negli sforzi per usare la schiavitù del debito del FMI per premere sul governo argentino a scambiare il debito col territorio sarà rivelato, così come il ruolo della lobby sionista e figure di spicco nell’élite globale.
La città che ha combattuto
La pittoresca cittadina di montagna di El Bolsón, incastonata tra le pittoresche vette rocciose della Patagonia argentina e famosa per le leggende locali di gnomi ed elfi, può sembrare un epicentro improbabile di una battaglia nazionale che mette in collisione i locali contro potenti miliardari stranieri, miliardari che non solo saccheggiano le ricche risorse del Paese, ma ne erodono la sovranità nazionale con accordi a porte chiuse coi capi politici più potenti e più corrotti dell’Argentina. Tuttavia, per quanto improbabile possa sembrare il ruolo di questa sonnolenta cittadina nella provincia argentina del Río Negro, per oltre un decennio molti locali utilizzarono ogni strumento a disposizione per opporsi allo sforzo di un miliardario di trasformare la città e gran parte di Río Negro nel proprio feudo personale. Questa lotta vide massicce dimostrazioni a El Bolsón contro il miliardario inglese Joe Lewis, con alcune che attirarono almeno 15000 partecipanti, l’80% dell’intera popolazione della città. Lewis, dal valore di circa 5,2 miliardi di dollari secondo Forbes, è meglio conosciuto in occidente per possedere la squadra di calcio inglese Tottenham Hotspur, le sue vaste proprietà di lusso e le località del golf nelle Bahamas e in Florida, possesso di marchi noti come Puma sportswear e Vans shoes. Viene spesso descritto come un miliardario “autoprodottosi”, essendo nato da una povera famiglia ebrea a Londra, che si fece strada fino a diventare uno degli uomini più ricchi d’Inghilterra. Dalla metà degli anni ’90, Lewis costruisce un impero in Patagonia, essendo diventato proprietario di vaste proprietà a nord di El Bolsón che, tra le altre cose, contiene quasi tutte le riserve idriche della città, oltre a quelle della vicina comunità agricola Mallín Ahogado, e il potere de facto dietro Pampa Energía, la compagnia che controlla la maggior parte della produzione di elettricità in Argentina. La seconda parte di questa serie si concentrerà sul ruolo di Lewis nella Pampa Energía, così come del suo socio Marcelo Mindlin.
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