La Questione Tedesca ha prodotto le due guerre mondiali; gli americani, vincitori, hanno creato la NATO “per tenere l’Unione Sovietica fuori dall’Europa, gli americani dentro, e i tedeschi sotto”, come riconosceva lord Ismay, primo segretario dell’Alleanza. Anche la Comunità europea, spiega, è stata voluta dagli Usa per lo stesso motivo: “come diceva l’ambasciatore George Kennan, una qualche forma di unificazione europea era “l’unica soluzione concepibile per il problema della relazione della Germania con il resto dell’Europa”, e quell’unificazione poteva avvenire solo sotto l’ombrello di un impegno di sicurezza degli Stati Uniti”.
“La Germania democratica e amante della pace che tutti conoscono e amano, è cresciuta nelle particolari circostanze dell’ordine internazionale liberale dominato dagli Stati Uniti”, continua Kagan: ordine basato su quattro pilastri. “la garanzia di sicurezza degli Stati Uniti ai paesi europei”, che ha consentito il loro disarmo; “il regime internazionale di libero scambio”, “la ascesa democratica”, e “la soppressione di ogni nazionalismo” .

Oggi, la Germania è diventata “ancora una volta la forza dominante in Europa” , in senso economico. “L’Europa centrale è diventata la catena di sub-fornitura della Germania ed effettivamente parte della “economia tedesca dei vasti spazi”, una versione ventunesimo secolo della Mitteleuropa . Il resto dell’Europa è diventato il mercato di esportazione della Germania”.
Ma lo è ridiventata in una Europa, secondo Kagan, dove dalla Polonia all’Italia stanno dominando “ nazionalisti e populisti” che scendono verso “l’illiberismo e l’autoritarismo”. La Francia europeista è indebolita all’interno. Poi c’è l’uscita della Gran Bretagna. “Nei prossimi anni, i tedeschi potrebbero ritrovarsi a vivere in un’Europa ampiamente rinazionalizzata, con partiti “sangue-e-suolo” a capo di tutte le maggiori potenze. Potrebbero i tedeschi in quelle circostanze resistere al ritorno a un nazionalismo proprio?”
Peggio ancora, Donald Trump incita gli europei a spendere di più per la loro difesa, lasciando intendere che “mamma America” è stufa di garantire la loro sicurezza; “ Estremamente ostile all’UE, l’amministrazione Trump incoraggia la rinazionalizzazione dell’Europa, […] abbraccia Viktor Orban in Ungheria, Marine Le Pen in Francia a Matteo Salvini in Italia, Jaroslaw Kaczynski in Polonia”. E non basta:
“Oltre a incoraggiare il nazionalismo di destra e la dissoluzione delle istituzioni paneuropee, l’amministrazione Trump si è rivoltata contro il regime globale di libero scambio che sottende la stabilità politica europea e tedesca”. Insomma sta distruggendo i pilastri che tengono buona, democratica e pacifista la Germania.
“Immaginate quali gli effetti di una pressione e di un confronto ancora più grandi: una contrazione dell’economia tedesca e, con essa, il ritorno del nazionalismo risentito e dell’instabilità politica. Ora immaginate che la Grecia, l’Italia e altre deboli economie europee stiano vacillando e necessitino di ulteriori (sic) salvataggi tedeschi che potrebbero non essere dati. Il risultato sarebbe il riemergere del nazionalismo economico e delle aspre divisioni del passato”.
Insomma: “La Germania nella sua forma attuale è un prodotto dell’ordine mondiale liberale; è tempo di pensare a cosa potrebbe accadere quando quest’ordine sarà sgretolato”.
Così Kagan, mettendo insieme tutti gli incubi che hanno ossessionato l’ebraismo politico per due secoli, e rivelando i veri terrori storici di quel particolare establishment, che notoriamente soffre di “Stress Pre-Traumatico”, e che vede l’ordine che ha costruito in gran parte per neutralizzare la Germania, sta cadendo in pezzi.
Non importa commentare quanto sia errata la sua analisi; importa capire che questa è la loro percezione della deriva europea. La presenza accanto a Trump di personaggi come John Bolton e Armiage assicura che l’asse neocon è in grado di influenzare il presidente.
Anche il balcone da cui Kagan parla ha un significato storico: il Council on Foreign Relations (dei Rockefeller) è il think-tank che convinse Roosevelt a far entrare gli Usa nella seconda guerra mondiale, altrimenti l’unione della potenza industriale tedesca con le risorse materiali ed umane di una Russia liberata dal sovietismo avrebbero creato un grande blocco autosufficiente, a cui le multinazionali Usa non avrebbero potuto più vendere nulla.
Questo Establishment sta elaborando progetti per riportare “sotto” la Germania. Magari – sta pensando – una guerra “atlantica” in Europa contro la Russia può servire allo scopo? Le provocazioni di Stoltenberg e della NATO che vuole l’Ucraina fra i suoi membri, servono a quello? Come le particolari alleanze coi paesi dell’ex Patto di Varsavia, che hanno conti storici da regolare con Mosca e sperano – contano – sul sostegno bellico americano per regolarli?
Istruttivo apprendere che hanno anche fatto un sondaggio molto vasto tra le popolazioni della NATO:
“In caso di attacco della Russia, quale paese della NATO non sareste disposti a difendere?”. Il risultato non piace affatto al capo della redazione europea di “Politico”,
Shocking. After 70 years under America‘s security umbrella, a majority of Germans would not support defending U.S. against a Russian attack, according to @YouGov poll. Americans still prepared to protect Germany, however. h/t @marceldirsus #NATO #NATO70
traduzione:
Scioccante. Dopo 70 anni sotto l’ombrello di sicurezza americano, la maggioranza dei tedeschi non ne vogliono sapere di difendere gli Stati Uniti “aggrediti dalla Russia”!
https://www.maurizioblondet.it/dimprovviso-si-parla-di-una-guerra-in-europa/
Avviene che, per effetto di due processi paralleli, globalizzazione e finanziarizzazione dell’economia, i grandi organismi sovranazionali sono gestiti da una elite di potere mondialista, una cerchia ristretta di grandi finanzieri e dei loro fiduciari, che dispongono del potere di indebitare gli Stati e trarre profitto da questi debiti, di far acquisire il credito (e gli interessi ad usura ) a vantaggio del cartello bancario e delle multinazionali i beni patrimoniali degli Stati che non sono più in grado di pagare gli interessi del sistema usuraio (il concetto di privatizzazioni nasce da questo), di imporre le scelte politiche a loro favorevoli (libera circolazione dei capitali, normative sul commercio e sull’industria uniformi, legislazione sul lavoro flessibile, abolizione dei diritti sociali, ecc.).
La politica dei governi da tempo è stata sottomessa al servizio dell’economia o meglio della finanza globale. I governi sono infiltrati dai fiduciari di questa elite, che ne controllano le decisioni e le scelte fondamentali. Ne abbiamo avuto la prova in paesi come l’Italia e la Grecia dove, quando necessario, in sostituzione di governi eletti, sono saliti al governo tutti personaggi che provenivano dalla Goldman Sachs (Monti in Italia, Lucas Papademos in Grecia) o da organizzazioni come la Trilateral Commission, che hanno preso tutti quei provvedimenti che risultavano “graditi” all’elite, quali imposizione fiscale, accreditamenti alle banche, conferimento di miliardi nei fondi di stabilità (MES/ESM), privatizzazioni dei servizi, svendita del patrimonio pubblico, tagli alle spese sociali e pensioni, omologazione delle normative su lavoro, banche ed industria.
https://www.controinformazione.info/elite-finanziaria-ed-il-controllo-globale-2/
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Il crollo del castello di sabbia e di rabbia del Russiagate ha rivelato che le major del web non sono piattaforme globali astratte, ma strumenti privatizzati del potere geopolitico americano. Anche l’amministratore delegato di Google, Sundar Pichai, lo ha ammesso dopo un incontro con Donald Trump e questi lo ha reso clamoroso con una serie di twitter in cui dice che si è discusso in quali modi Google può lavorare per il suo Paese. Così per paradosso e come spesso accade alle idee ingenue e un po’ vacue, ciò che doveva essere globalizzante alla fine è diventato uno strumento di nazionalismo e militarismo a tal punto che ora il potere chiede di poter controllare il web, come questione di sicurezza nazionale. E anche se il Russiagate è stata una balla colossale ideata dal duo Obama Clinton, è rimasta l’idea che occorra censurare il web perché “è troppo libero ed è troppo gratuito”.
https://ilsimplicissimus2.com/2019/04/11/il-web-armato/
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