Le persecuzioni giudiziarie accanite di cui sono stati vittima i Contrada o il generale Mori sono tristemente istruttive. Mori e il Ros che riescono a trovare il covo di Totò Riina e lo catturano, vengono poi processati per “mancata perquisizione del covo” stesso dalla Procura di Palermo. Perché, come spiegò il generale, la tecnica giusta quando si colpisce un gruppo criminale, è opportuno lasciare “un filo” che consenta di identificare l’intera struttura organica. E’poco produttivo prendere un latitante se si tagliano i contati con il gruppo cui appartiene”. Assolto da quella accusa, Mori è condannato – a 12 anni! – perché la procura gli attribuisce “la “trattativa Stato-Mafia”, un teorema manettaro che ha distrutto la vita di un egregio servitore dello Stato e un grande investigatore, con tutto il suo gruppo.
E’ chiaro che il poliziotto divenuto “giudiziario” impara a sue spese che se prende iniziative, ha solo guai – giudiziari – da procuratore, che ci mette poco a incriminarlo, se non è questo ad avere l’idea e a ordinargli di indagare. La polizia “giudiziaria” ha smesso di fare gli atti autonomi tipici del detective, quindi di curiosare , di fare domande”qui lo dico e qui lo nego”, di ottenere informazioni dal sottobosco “do ut des”. Col tempo ha perso anche le capacità professionali; raccoglie denunce e “notizie di reato”, non le va a cercare; non ha antenne e sonde nel sottobosco per collegare dozzine di reati “piccoli” in un affresco generale. Così non ci siamo accorti dei Casamonica se non dopo il funerale con l’elicottero che rilanciava petali di rose sul Boss, e tutte le volte ci domandiamo come mai non si può, a Napoli, stroncare la Camorra che spara per strada coi suoi sicari. Il procuratore, che non ha studiato da poliziotto,si è privato degli strumenti per perseguire questa criminalità cosiddetta “comune”, con la stessa sicurezza vittoriosa con cui mette in moto “la macchina infernale mediatico-giudiziaria che da trent’anni determina gli eventi della politica italiana, e irrompe quando il popolo non segue le elites oligarchiche”.
Giuseppe Pignatone procuratore di Roma, va in pensione: 7 anni e 2 mesi nella Capitale, dopo 45 anni di carriera nella magistratura, intervistato dal Corriere dice:
“Il nostro è da sempre un Paese profondamente diviso, in cui si continua a negare legittimazione all’avversario politico e non si rinunzia a usare contro di lui il risultato delle indagini, a prescindere dal loro esito finale”. Nelle ore in cui l’intera opposizione si unisce ai 5Stelle ed al potere mediatico per chiedere la testa di Siri anche se innocente, è una risposta impagabile.
Nessuna domanda ovviamente sui Casamonica e sul perché “ Roma è invasa di metastasi criminali in ogni organo, in ogni tessuto, in fin di vita”.
(PS . Lettori, non ve la cavate con le arance in carcere. Dovrete contribuire alle spese processuali. Sennò mi tocca patteggiare…)
L’articolo La Giustizia: efficace contro Siri, meno con Camorra (e Casamonica) proviene da Blondet & Friends.
Un lettore stila un programma immaginario da fondamentalismo grillino “secondo me dovrebbe fare in modo che i partiti si decidano a candidare solo persone che hanno passato un attentissimo screening e delle indagini preventive anche abbastanza invasive (che includano anche i titoli di studio per evitare imbarazzanti casi tipo FiD, i precedenti penali anche remoti, le proprietà e gli affari della famiglia, financo la condotta nella vita privata, ecc.)”.
Ma questo, caro ragazzo, è un proposito di dittatura. Nemmeno reale, ma ideologica, da Guardie Rosse di Mao. Nella democrazia – sistema imperfetto – gente imperfetta liberamente si candida, sgomita, concorre per un posto di potere. E chi si candida per posti di potere? Chi ha piacere ad esercitarlo, a mettere insieme interessi e forze diverse – e conosce un sacco di persone di ogni tipo, tutte attratte dal potere perché sperano di ricavarne un vantaggio. Sennò perché lo avvicinerebbero, finanzierebbero i partiti e i candidati? Per il grillino-tipo, chi cerca vantaggi dalla politica è un criminale. Invece ha ragione Borghi: “Non puoi dire che una cosa che avvantaggia una categoria o un privato per forza danneggia il pubblico”. Anzi il buono e grande politico, lo statista, è quello che convince tante persone, categorie, sindacati, che la proposta che lui avanza “conviene” anche a loro. Una categoria e un sindacato agisce “bene” in democrazia quando dimostra alle altre categorie, ceti e sindacati, che quello che alla sua categoria è vantaggioso, avvantaggia anche le altre – o il maggior numero di esse, o ancor meglio, la collettività intera . Ovviamente ci sono persone e categorie che guardano solo ai loro interessi e li perseguono (potendo) disonestamente, collusivamente, oppure con prepotenza: ciò è imperfetto e sgradevole, perché gli uomini sono imperfetti e per di più bassamente, ottusamente egoisti.
https://www.maurizioblondet.it/orgoglio-lombardo/
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