Appena ottenuta l’indipendenza, i capi negri proclamarono che gli asiatici dovevano “integrarsi” con i neri, dai quali si tenevano troppo segregati. Ciò significava una cosa precisa. Do la parola a Shiva Naipaul: “l’inaccessibilità sessuale delle donne asiatiche [indù o musulmane non sposano che nel gruppo etnico, o nella casta] eccita il massimo rancore. L’integrazione doveva essere fisica. Dopo la rivoluzione (in Kenia) nel 1964, a Zanzibar fu adottata una politica ufficiale si stupro: le ragazze arabe e persiane furono sequestrate e maritate a forza ai caporioni neri di Zanzibar”. In Sudafrica, le famiglie boere subiscono la stessa violenta invidia, spinta allo stupro e al genocidio.
Non sono tutti così, protesterete voi . E fate bene a protestare. Basta che teniate conto che l’aitante giovanotto negro ben vestito e ben fornito di cuffie ultimo modello e telefonino, non è il “ragazzo moderno” che “ha i nostri valori” che credete. E’ uno per il quale parole come “sono uno studente”, “un rappresentante di mobili da ufficio”, “voglio l’integrazione” o “la cittadinanza” non significano quello che significano per noi. Sono, spesso, ornamenti che si sono applicati come etichette di una modernità velleitaria, alla pari delle cuffie acustiche e delle scarpe Nike o Adidas, di uno che non ha capito ancora cosa è l’elettricità, una mail o che in un aspirapolvere il tubo va collegato al motore. E spera di andar via dall’Africa perché qui ci sono le signore tedesche e ricchi che hanno visto all’Hilton, e lo manterranno.
Naturalmente pensate che esagero. Lo capisco. Ma quando i terroristi Mau Mau convinsero i britannici a dare al Kenia l’indipendenza – Uhuru, Liberazione dicembre 1963 – la neo-classe dirigente nera si abbandonò ad un delirio di avidità: terre e piantagioni appropriate che non sapevano come coltivare…. Giù giù fino a saccheggio delle cliniche del ministero di Sanità. Portarono via: te sterilizzatori, tutti gli strumenti chirurgici, l’equipaggiamento per le radiografie, i macchinari per rianimazione in un reparto di terapia intensiva. Fu incolpato un medico dell’ospedale. Che senso aveva rubare cose che non aveva nemmeno mai usato? Che volesse aprire un suo ospedale, è improbabile. Semplicemente, si voleva impadronirsi dei magici sofisticati oggetti di potenza dell’uomo bianco. Che, secondo loro, rendono ricchi. Un missionario che aveva aperto e dirigeva una scuola professionale, mi raccontò che gli scolari continuavano a rubare gli attrezzi, martelli, chiavi inglesi, cacciaviti. “Perché? Non avete bisogno di rubare, è a vostra disposizione”. Niente: aveva finito per chiudere gli attrezzi sotto chiave, in una armadio con sbarre di ferro. “A volte mi chiedo se hanno un’anima”, mi confidò stanco.
La cosa si è poi ripetuta molti decenni più tardi in Angola e Mozambico: appena i portoghesi se ne andarono, le loro coltivazioni e piantagioni cessarono di essere coltivate; ritenevano che la libertà facesse crescere i frutti spontaneamente. L’anno seguente ci furono carestie, poi guerre civili. Durate 27 anni. In Angola arrivarono i petrolieri americani e armarono una fazione. Mosca mandò “volontari cubani” a sostenere l’altra. Quello che vidi alla fine del conflitto non ve lo racconto perché sembrerebbe animato da cattiveria. Oggi ci sono i cinesi. Chissà se erano meglio i portoghesi.
Devo dedicare un altro articolo al tema, per fornire la documentazione etnologica sui valori africani.
L’articolo NON C’E’ NIENTE DA RIDERE proviene da Blondet & Friends.
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