Supremazia tecnologica

Da quando un missile iraniano Khordad-3 ha abbattuto un sofisticato drone spia statunitense, Global Hawk a 50 km di altitudine, qualche cosa è cambiato, letteralmente, nei calcoli dei circoli militari israeliani.
Da quel momento, gli esperti israeliani affermano che il vecchio piano di Benyamin Netanyahu, di inviare aerei israeliani ad attaccare le istallazioni nucleari , è un piano che viene oggi totalmente escluso, visto il fatto che l’Iran dispone di sistemi che possono distruggere gli aerei israeliani che sorvolino il territorio iraniano, anche ad altitudini elevate.
Da quel momento non si è visto più alcun drone israeliano a sorvolare il terrirorio libanese e neppure in Siria, ovviamente Israele evita le provocazioni per non ricevere un messaggio simile a quello dell’ abbattimento del drone statunitense e, incluso, si potrebbe dire che neoppure gli USA vogliano ancora ricevere messaggi su un altro fronte. Questo non vuol dire che Israele desisterà dal violare lo spazio aereo libanese ma adesso è cosciente che i suoi apparati sono monitorati e che il cielo non sarà sicuro, quando arrivi il momento del confronto armato.

Aerei israeliani sul Libano

Israele, così come gli USA, sono rimasti sorpresi per la capacità del Khordad-3. Il suo nome si riferisce al 2 di Maggio del 1982 quando la città di Jorramshahr fu liberata dopo di 578 giorni di occupazione irachena, durante la guerra Iran-Iraq di quegli anni. Il Khordad-3 fu ottimizzato dall’Iran nel 2014 come parte della modernizzazione dei suoi apparati elettronici, sensori di intercettazione termici. Inoltre l’apparato dispone una opzione di blocco del suo GPS per proteggerlo nel caso di interferenza di alta intensità.
Il sistema ha ricevuto le coordinate che lo hanno lanciato dietro la scia termica del drone statunitense, prima di intercettarlo e distruggerlo. Esiste quindi un grande timore in Israele. Che succederebbe se il drone fosse consegnato alla Siria?

Source: Al Manar

Traduzione: Lisandro Alvarado

https://www.controinformazione.info/il-successo-del-sistema-khordad-3-crea-nervosismo-in-israele/

Tempo di crociere

Mentre unità navali della NATO stanno pattugliando il Mar Nero a poche miglia dalle coste russe, nel porto di Cuba sono arrivate alcune navi della Flotta del Nord della Marina Militare russa .
Queste navi, capitanate dalla fregata lanciamissili, Ammiraglio Gorshkov, si trovano al largo dell’isola di Cuba, in un’operazione di pattugliamento della costa cubana, decisa alcuni giorni fa da Mosca.
La presenza delle unità navali russe, testimonia i nuovi rapporti di collaborazione tra i due paesi in un momento delicato per l’isola fatta oggetto di minacce e ritorsioni dagli Usa a causa dei rapporti di cooperazione con il Venezuela. Le esercitazioni navali in acque cubane erano frequenti fino agli anni’90, quando la flotta sovietica si spostava di fequente a Cuba.

Le navi, arrivate da due giorni al largo della capitale l’Avana, dove è prevista una visita di cortesia degli ufficiali russi alle autorità cubane e scambi di informazioni.. Insieme alla fregata sono entrate in porto la nave logistica Elbrus e il rimorchiatore Nikolai Chiker.
La partenza delle unità navali russe era avvenuta dal porto di Severomorsk lo scorso 26 febbraio. Dall’inizio del viaggio hanno già percorso circa 28.000 miglia nautiche.
Specialisti militari americani hanno calcolato che, la fregata Ammiraglio Gorshkov, con i suoi missili ipersonici potrebbe raggiungere abiettivi situati sulla costa degli Stati Uniti in soli 6,1 minuti sulla base della distanza di 234 miglia circa che separa la Habana dalla Florida secondo informazioni degli specialisti militari.

Ammiraglio Gorshkov

Questi missili possono colpire obiettivi in movimento che volino anche all’altezza di soli 10 Mt. e ad una velocità di 960 Mt. al secondo, mettendo in rilievo che il missile USA Tomahawk può arriare a solo un terzo di questa velocità.
La nave russa menzionata è anche equipaggiata con
con la Filin 5P-42, un aparato di interferenze optico-visuali, in grado di sparare un fascio di laser che possono annientare un obiettivo a lunga distanza in un meccanismo di difesa integrata.
Questa tecnologia può intercettare vari tipi di missili a corta distanza, sopprimere laser infrarossi e dispositivi di visione notturna.
In una dimostrazione di forza che ha innervosito le autorità statunitensi, la fregata Ammiraglio Gorshkov è armata con un cannone a poppa da 130 mm., mdettendo in evidenza che le unità navali USA dispongono di un armamento inferiore di 57 mm.
La presenza di queste navi russe potrebbe rappresentare una minaccia per la Florida, in una situazione simile a quella che si affrontò durante la crisi dei missili di Cuba negli anni ’60.
Lo schieramento di queste navi avviene nel mezzo delle tensioni registrate fra Washington e La Havana ed è entrato in una nuova fase segnata da frequenti contatti di alto livello fra la flotta russa e quella cubana. Questo rappresenta una fattore di disturbo per le autorità statunitensi.

Fonte: Hispan Tv

Traduzione e sintesi: Luciano Lago

https://www.controinformazione.info/navi-da-guerra-russe-a-cuba-preoccupazione-al-pentagono/

Strage di Bologna

Per i periti, l’interruttore, simile ad un interruttore dei tergicristalli di un’auto, trovato l’estate scorsa dall’esplosivista geominerario Danilo Coppe nel mucchio di materiale di risulta che venne ammassato all’epoca della strage all’interno della caserma di Prati di Caprara, è compatibile con un interruttore di sicurezza artigianale realizzato da chi ha costruito l’ordigno e utilizzato per evitare l’esplosione durante il trasporto. Ma, trattandosi di un congegno artigianale, sarebbe stato difettoso.

Il reperto potrebbe, dunque, offrire un clamoroso riscontro a quanto ipotizzato dall’ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga che, in un’intervista al Corriere della Sera, l’8 agosto 2008, parlò di un trasporto finito male: “La strage di Bologna è un incidente accaduto agli amici della ‘resistenza palestinese’ che, autorizzata dal ‘lodo Moro’ a fare in Italia quel che voleva purché non contro il nostro Paese – disse l’ex-ministro dell’Interno – si fecero saltare colpevolmente una o due valigie di esplosivo”. In definitiva l’ordigno all’interno della valigia sarebbe esploso accidentalmente mentre veniva trasportato.

Strage di Bologna, Mollicone-Frassinetti (FdI): “Ristabilire verità storica e giudiziaria. Interrogazione al governo per necessaria desecretazione documenti”

“La nuova perizia balistica richiesta durante il processo Cavallini sull’entità dell’ordigno causa della Strage di Bologna del 2 agosto 1980 smentisce quelle precedenti e su basi esclusivamente probabilistiche, si legge, “non si esclude però, in via ipotetica, che l’interruttore di trasporto fosse difettoso o danneggiato tanto da determinare un’esplosione prematura-accidentale dell’ordigno”.
Inoltre, l’ordigno sembrerebbe somigliare a quelli sequestrati durante l’arresto a Fiumicino nel 1982 a Margot Christa Frohlich, terrorista della rete Carlos legata a Thomas Kram, avvalorando quindi la tesi del terrorismo palestinese. La stessa Frohlich era presente a Bologna il giorno della strage.

Questa pista di indagini nacque grazie al lavoro, nella commissione Mithrokin, di Giampaolo Pellizzaro e altri che aiutavano il compianto deputato di AN Enzo Fragalà.
Pellizzaro e Matassa, nel 2006, depositarono la Relazione sul gruppo Separat e il contesto dell’attentato del 2 agosto 1980 costruendo l’impianto per la pista cosiddetta “palestinese” o “teutonico-palestinese”.
La tesi è stata sviluppata anche da Priore e Cutonilli nel loro saggio “I segreti di Bologna”, dal già deputato componente della commissione Stragi Enzo Raisi nel suo “Bomba o non bomba” e dal giornalista Silvio Leoni.
L’esplosione sarebbe avvenuta durante il trasporto di esplosivo che sarebbe servito alla rete Separat per compiere un attentato in Italia su mandato del Fronte popolare per la liberazione della Palestina o frange estremiste al suo interno, come ritorsione per la violazione degli accordi mai ufficializzati tra l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina e il governo italiano, il cosiddetto “Lodo Moro”, per il transito di armi sul nostro territorio.

Tesi che viene confermata dai documenti trasmessi dai servizi di sicurezza dei paesi del Patto di Varsavia, ora conservati presso gli archivi della commissione Impedian e inaccessibili per il pubblico dominio.
Per ristabilire la verità storica e giudiziaria, a fronte dei processi Cavallini e Bellini, presenterò un’interrogazione al governo per chiedere che venga dato libero accesso a tutti i documenti ora secretati relativi alla strage di Bologna e alle vicende connesse -lodo Moro, l’attività della rete di Carlos “lo Sciacallo” in Italia, i report Giovannone dal Libano dal novembre ’79 al 31 dicembre ’81- sia negli archivi del Copasir, che in quelli della Presidenza del Consiglio.

Porteremo avanti la ricerca di verità sulla Strage di Bologna sul sentiero tracciato da Fragalà, perchè dobbiamo alle vittime e ai loro parenti il raggiungimento di una verità assoluta sia giudiziaria sia storica sul vero scontro avvenuto sul territorio  italiano durante la Guerra Fredda.”

http://www.barbadillo.it/83389-strage-bologna-scoperto-linterruttore-nuovo-tassello-per-linnocenza-di-mambro-e-fioravanti/

Da dove viene il denaro?

Denaro come debito

Se guardi una banconota da 20 sterline, vedrai che dice: “Prometto di pagare al portatore su richiesta la somma di venti sterline”. Questa è una promessa originariamente fatta dalla Banca d’Inghilterra per lo scambio di banconote per la moneta sovrana. Il biglietto era una nuova forma di denaro. A differenza dei soldi sovrani, non era una dichiarazione di valore, ma una promessa di valore. Una moneta, anche se fatta di metallo base, era intercambiabile a sé stante: non rappresentava un’altra forma di denaro superiore. Ma quando sono state inventate le banconote, l’hanno fatto.

La nuova invenzione delle promissory notes nacque attraverso i bisogni del commercio nei secoli XVI e XVII. Le note erano utilizzate per riconoscere la ricezione di prestiti o investimenti e l’obbligo di pagarli attraverso i frutti delle transazioni future. Uno dei compiti principali della professione bancaria emergente era di stabilire periodicamente tutte queste promesse e vedere chi doveva chi. Questo processo di “compensazione” significava che un gran numero di impegni su carta venivano ridotti a un trasferimento di denaro relativamente meno reale. L’accordo finale è stato effettuato mediante pagamento con denaro sovrano (monete) o un’altra cambiale (biglietto).

Alla fine, le fatture divennero così fiduciose da essere trattate come denaro a sé stante. In Gran Bretagna divennero equivalenti al conio, in particolare quando furono uniti sotto la bandiera della Banca d’Inghilterra. Oggi, se prendi un biglietto per la Bank of England, devi semplicemente scambiare la tua nota con una che è esattamente la stessa. Le banconote non sono più promesse, sono la valuta. Non ci sono altri soldi “reali” dietro di loro.

Ciò che il denaro moderno conserva è la sua associazione con il debito. A differenza del denaro sovrano, che è stato creato e speso direttamente in circolazione, il denaro moderno viene in gran parte ripreso attraverso il sistema bancario. Questo processo si nasconde dietro un altro mito, che le banche agiscono semplicemente come un collegamento tra risparmiatori e mutuatari. In effetti, le banche creano denaro. Ed è solo nell’ultimo decennio che questo potente mito è stato finalmente eliminato dalle autorità bancarie e monetarie.

Ora, le autorità monetarie come il FMI, la Federal Reserve degli Stati Uniti e la Bank of England riconoscono che le banche stanno creando nuovi fondi quando fanno prestiti. Non prestano il denaro di altri titolari di conti a coloro che desiderano prendere in prestito.

I prestiti bancari consistono in denaro estratto dal nulla, per il quale il nuovo denaro è accreditato sul conto dei debitori con l’accordo che l’importo sarà pagato con gli interessi.

Le implicazioni politiche della valuta pubblica create dal nulla e prestate ai mutuatari su base puramente commerciale non sono state ancora prese in considerazione. Né deve basare una valuta pubblica sul debito in opposizione al potere sovrano per creare e distribuire denaro senza debiti direttamente.

Il risultato è che, invece di usare il proprio potere sovrano sulla creazione di denaro, come ha fatto Alessandro Magno, gli stati sono diventati mutuatari nel settore privato. Dove ci sono deficit nella spesa pubblica o la necessità di spese future su larga scala, vi è l’aspettativa che lo stato prende in prestito denaro o aumenta le tasse, piuttosto che creare il denaro stesso.

Dilemmi del debito

Ma basare una massa monetaria sul debito è problematico dal punto di vista ecologico, sociale ed economico.

Ecologicamente, c’è un problema perché la necessità di estinguere il debito potrebbe generare una crescita potenzialmente dannosa: la creazione di moneta basata sul pagamento del debito con interessi dovrebbe comportare una crescita costante dell’offerta di moneta. Se questo risultato sarà raggiunto attraverso l’aumento della capacità produttiva, inevitabilmente vi sarà una pressione sulle risorse naturali.

Basare la massa monetaria sul debito è anche socialmente discriminatorio perché non tutti i cittadini sono in grado di prendere a prestito. Lo schema dell’offerta di moneta tenderà a favorire quelli che sono già ricchi o quelli che assumono rischi più speculativi. Gli ultimi decenni, ad esempio, hanno visto un gran numero di prestiti da parte del settore finanziario per migliorare i loro investimenti.

Il problema economico è che l’offerta di moneta dipende dalla capacità dei vari elementi dell’economia (pubblica e privata) di contrarre più debiti. E così, poiché i paesi sono diventati più dipendenti dal denaro creato dalla banca, le bolle del debito e le crisi creditizie sono diventate più frequenti.

Questo perché l’economia della borsa crea un compito impossibile per il settore privato. Devi creare tutti i nuovi soldi attraverso il debito emesso dalla banca e pagare tutto con interessi. Deve finanziare completamente il settore pubblico e generare un vantaggio per gli investitori.

Ma quando l’offerta di denaro gestita da una banca privatizzata vacilla, i poteri statali per il denaro hanno di nuovo una chiara focalizzazione. Ciò è stato particolarmente evidente nella crisi del 2007-8, quando le banche centrali hanno creato nuovi capitali nel processo noto come allentamento quantitativo. Le banche centrali hanno utilizzato il potere sovrano per creare denaro senza debiti da spendere direttamente sull’economia (ad esempio, acquistando debito pubblico esistente e altre attività finanziarie).

Federal Reserve USA

Quindi, la domanda è: se lo stato rappresentato dalla banca centrale può creare denaro dal nulla per salvare le banche, perché non può creare denaro per salvare le persone?

Soldi per le persone

I miti sul denaro ci hanno portato a considerare la spesa pubblica e le tasse sottosopra. Le tasse e le spese, come i prestiti bancari e il rimborso, sono in un flusso costante. L’economia delle borse presuppone che sia la tassazione (del settore privato) a raccogliere fondi per finanziare il settore pubblico. Quella tassa preleva denaro dalla tasca del contribuente.

Ma la lunga storia politica del potere sovrano sul denaro indicherebbe che il flusso di denaro potrebbe essere nella direzione opposta. Allo stesso modo in cui le banche possono evocare denaro dal nulla per concedere prestiti, gli stati possono evocare denaro dal nulla per finanziare la spesa pubblica. Le banche creano denaro creando conti bancari, gli stati creano denaro allocando budget.

Quando i governi stabiliscono i budget, non vedono quanti soldi hanno in una banca delle imposte preesistente. Il budget assegna gli impegni di spesa che possono, o meno, uguagliare l’ammontare di denaro che inserisci attraverso le tasse. Attraverso i suoi conti nel tesoro e nella banca centrale, lo stato spende e riceve costantemente denaro. Se spendi più denaro di quello che ricevi, lascia più denaro nelle tasche della gente. Ciò crea un deficit di bilancio e ciò che è effettivamente uno scoperto presso la banca centrale.

È un problema? Sì, se lo stato è trattato come se fosse un qualsiasi altro titolare di conto bancario, la famiglia dipende dall’economia del portafoglio. No, se è visto come una fonte di denaro indipendente. Gli stati non devono aspettare gli opuscoli dal settore commerciale. Gli stati sono l’autorità dietro il sistema monetario. Il potere esercitato dalle banche per creare la moneta pubblica dal nulla è un potere sovrano.

Non è più necessario coniare monete come Alexander, il denaro può essere creato con le sequenze di tasti. Non c’è motivo per il settore bancario di monopolizzare questo per creare nuovi soldi pubblici come debito. Considerare che la spesa pubblica equivale al debito bancario nega al pubblico, al popolo sovrano di una democrazia, il diritto di accedere al proprio denaro privo di debito.

Fonte: Strategic Culture

Traduzione : Alejandro Sanchez

estratto da https://www.controinformazione.info/il-neoliberismo-ci-ha-ingannato-creando-una-fiaba-su-dove-viene-il-denaro/

La guerra tiepida

Nessuno ha avuto né l’intelligenza, né il coraggio di rilevare l’eccezionale carico di grottesco di questa frase per togliersi di impaccio: infatti con l’accordo sul nucleare stracciato dagli stessi Usa Teheran aveva già rinunciato alla bomba.

il Simplicissimus

american_art_of_war_by_konton_kyoudai-600x300Mentre tutta l’informazione mainstream delirava di guerra all’Iran, dando credito a qualsiasi sciocchezza proveniente dal padrone in visibile imbarazzo per essere stato colto con le mani nella marmellata  e mentre tutti i siti cosiddetti alternativi  sembravano atterrati e intimoriti dalla potenza Usa, ci ha pensato Trump a uscire dall’impasse di una minaccia bellica da cui gli Usa hanno tutto da perdere e ha rivolto un appello per calmare le acque: “Se rinunciano ad avere un’arma nucleare saranno di nuovo un Paese grande e prospero”. Nessuno ha avuto né l’intelligenza, né il coraggio di rilevare l’eccezionale carico di grottesco di questa frase per togliersi di impaccio: infatti con l’accordo sul nucleare stracciato dagli stessi Usa Teheran aveva già rinunciato alla bomba.

E invece sarebbe stato importante sottolineare l’assurdità di tutto questo perché quando non si è più in grado di trovare giustificazioni plausibili alle proprie azioni, quando di arriva alla tracotanza…

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Il piano del secolo

La Dichiarazione Balfour, che provocò a suo tempo (1917) un significativo sconvolgimento nella vita dei palestinesi, fu emessa il 2 novembre 1917 (fra Lord Balfour e lord Rothshild . È considerata uno dei documenti più controversi e contestati nella storia moderna del mondo arabo.

La dichiarazione di Balfour fu quella che ebbe l’effetto di realizzare l’obiettivo sionista di stabilire uno stato ebraico in Palestina in una realtà, quando la Gran Bretagna si impegnò allora pubblicamente a stabilire “una casa nazionale per il popolo ebraico”.

La dichiarazione ha osservato che “[l’America] tratta il popolo palestinese come se fosse un gruppo di popolazione che è stato trovato per caso in questo posto che è stato concesso da Trump agli israeliani”.

“L’amministrazione Trump sta riproducendo il conflitto israelo-palestinese usando nuovi modelli e non cerca di risolverlo in alcun modo. Il problema di questo tipo di visione è la sua natura teorica e la sua completa alienazione dalla realtà “, ha concluso.

Il piano da 50 miliardi di dollari denominato “accordo del secolo” o “pace alla prosperità”, che sarà presentato dal genero e consigliere di Trump, Jared Kushner, in un seminario guidato dagli Stati Uniti in Bahrain dal 25 al 26 giugno, prevede un fondo di investimento globale che presumibilmente dovrebbe sviluppare le economie palestinesi e limitrofe dello stato arabo.

La Casa Bianca svela una parte del suo cosiddetto piano di pace per il Medio Oriente mentre l’amministrazione Trump cerca di conquistare la sua strada far approvare il “Deal of Century”.
Secondo Kushner, il piano decennale “creerebbe un milione di posti di lavoro in Cisgiordania e Gaza”.

Kushner con i sauditi i parocinatori del piano per la Palestina

“Ci vorrebbe per ridurre il loro tasso di disoccupazione da circa il 30 per cento alle singole cifre”, ha detto. “Ridurrebbe il loro tasso di povertà della metà, se implementato correttamente.”

Hanan Ashrawi, membro del comitato esecutivo dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP), ha condannato fermamente il piano di Kushner. La Palestina non è in vendita e tanto meno i nostri diritti.

Innanzitutto, bisogna revocare l’assedio di Gaza, interrompere il furto israeliano della nostra terra, delle risorse e fondi, devono ridarci la nostra libertà di movimento e controllo sui nostri confini, spazio aereo, acque territoriali ecc.”, Ha detto in un post sulla sua pagina Twitter.

Ashrawi ha aggiunto: “Allora potremo costruire un’economia prospera e vivace come un popolo libero e sovrano”.

Anche Ismail Rudwan, portavoce del movimento di resistenza di Hamas con sede a Gaza, ha respinto le proposte di Kushner.

“Rifiutiamo l”affare del secolo’ e tutte le sue dimensioni, la dimensione economica, la politica e la sicurezza”, ha detto Rudwan all’agenzia di stampa Reuters.

“La questione del nostro popolo palestinese è un problema nazionalistico, è la questione di un popolo che cerca di essere libero dall’occupazione: la Palestina non è in vendita, e non è un problema per la contrattazione. La Palestina è una terra sacra e non c’è possibilità per l’occupazione, se non partire “, ha sottolineato.

Fonte: Press Tv

Traduzione: Luciano Lago

https://www.controinformazione.info/il-piano-economico-di-kushner-per-il-medio-oriente-equivale-alla-dichiarazione-di-balfour-ii-dicono-i-palestinesi/

L’importanza della geografia

Dopo l’abbattimento del drone, dice il giornalista, “so da fonti ben informate che l’Iran ha rigettato una proposta da servizi di intelligence  degli Stati Uniti,  fatta tramite una terza parte, di autorizzare Trump a bombardare uno, due o tre  obbiettivi scelti dall’Iran, in modo che i due paesi escano vincitori e Trump non perda la faccia. L’Iran ha rifiutato categoricamente questa offerta ed ha risposto: ogni attacco, anche contro una spiaggia deserta, provocherà il lancio di un missile contro obbiettivi americani nel Golfo”.

Del tutto incredibile non è, se si ricorda che che il 12  giugno, mentre   “qualcuno”  attaccava due petroliere che portavano al Giappone il petrolio iraniano,  e gli Usa accusava l’Iran dell’attentato, il premier giapponese Shinzo Abe era in visita a Teheran,  e aveva un messaggio scritto di Donald Trump che voleva consegnare all’iman Khamenei.  Ho riferito come aveva risposto l’imam: “Riguardo al messaggio del Presidente americano, personalmente non ho nessuna risposta per lui. Con Lei parlerò delle cose che ha detto, ma a lui non rivolgo alcun messaggio, perché non lo ritengo una persona degna con la quale scambiare messaggi.  Lui (Trump) dice che sono ‘pronti ad iniziare negoziati onesti’ con noi, ma non crederemo mai a queste parole. Negoziati onesti con persone come Trump non possono avere luogo. L’onestà è molto scarsa tra gli uomini di Stato americani.  […] L’Iran ha condotto dei negoziati con gli Stati Uniti e gli Europei per cinque o sei anni, e raggiunto un’intesa. Gli americani, però, hanno poi violato un accordo sottoscritto”, ha detto la Guida della Rivoluzione, sottolineando che nessuna persona saggia intraprenderebbe negoziati con un paese che è venuto meno a tutti gli accordi”.

Evidentemente Trump prende alla leggera il fatto che, venendo  meno al patto sul nucleare, a cui Teheran teneva fede ed era stato sottoscritto e garantito dalla UE e dalla Russia, ha commesso un atto di criminalità internazionale gravissimo.  Senza un vero motivo, se non obbedire al frenetico Netanyahu e alla lobby sionista in piena sindrome pre-traumatica,  che sentiva questo trattato siglato da Obama  “un pericolo esistenziale per Israele” e vuole assolutamente distruggere l’ultimo nemico potenziale rimasto.

Men che meno sembra rendersi conto Donald, quando offre sottobanco trattative per un “migliore deal” che ha stracciato  quello valido  davanti  al mondo, che ha imposto sanzioni pesantissime all’Iran, obbligando anche tutti i paesi europei a smettere ogni scambio con il paese.

Adesso gli ayatollah si sono resi conto che Trump vuole uscire dal vicolo cieco in cui s’è cacciato.  Che,  offrendo sottobanco “la farsa del falso bombardamento concordato su siti vuoti, dimostra di non volere la guerra” – con ciò dando una carta in mano al regime di Teheran, in questo poker col trucco. Trump vuole evitare il conflitto perché pensa alle elezioni, e al suo elettorato stanco di guerre per Sion. Ma Teheran invece “vorrebbe che perdesse le elezioni e farebbe qualunque cosa per vederlo partite dalla Casa Bianca nel 2020.

“Trump vorrebbe vincere la guerra delle apparenze. Ma  sembra dimenticarsi del fatto che l’embargo economico e’ un atto di guerra”  reale.  “Anche l’Iran non vuole la guerra, ma neppure accetta un embargo perenne alle sue esportazioni di petrolio”, scrive Magnier:   “L’economia iraniana e’ sotto attacco per l’embargo imposto da Trump alle sue esportazioni petrolifere. Trump si rifiuta di togliere l’embargo perché prima vuole trattare”.

“L’Iran offre solo due possibilità al presidente americano: togliere l’embargo o la guerra”. E qui, Teheran  ha a disposizione  un’arma ben più concreta della fantomatica bomba atomica.

“Le fonti confermano: in caso di guerra, l’Iran cercherà di  bloccare completamente l’approvvigionamento del petrolio proveniente dal Medio Oriente, non già prendendo di mira petroliere, ma colpendo direttamente le fonti di greggio in tutti i paesi del Medio Oriente, siano alleati o nemici. Se noi non possiamo esportare il nostro petrolio nessuno potrà”.  E’ una minaccia molto seria che dovrebbe ascoltare  il regno saudita e gli emirati complici. L’Iran perfettamente in grado di obliterare i loro giacimenti petroliferi.  Ma anche i giacimenti iracheni  possono essere nel mirino.

’Iran ha  allestito anche una sala operativa congiunta per informare i suoi alleati in Libano, Siria, Iraq, Yemen e Afghanistan di ogni mossa che verrà decisa contro gli Stati Uniti  ….Secondo le fonti, gli alleati dell’Iran non avrebbero nessuna esitazione ad aprire il fuoco contro una serie di obiettivi già concordati e la risposta sarebbe perfettamente organizzata, orchestrata, sincronizzata”.

Facile da bloccare.
https://www.maurizioblondet.it/trump-sottobanco-vuol-parlare-con-teheran/

Quando Ciampi distrusse l’Italia

Paghiamo ancora oggi le scelte del ’92

di Ludovico Polastri
Esiste un passaggio nella storia economica dell’Italia che si può situare nel 1992 dove per la prima volta dal dopoguerra il debito pubblico supera il PIL. In questo periodo esplode Tangentopoli, la mafia tratta con lo Stato dopo la pressione esercitata con l’uccisione di Falcone e Borsellino. Serpeggiava addirittura la possibilità di un golpe. Instabilità interna sia sociale che economica prepararono in quegli anni alla speculazione contro la Lira. Carlo Azeglio Ciampi era governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi era Direttore Generale del Tesoro, Giuliano Amato nel giugno del 1992 divenne Presidente del Consiglio. Sono tre personaggi che all’unisono decisero, su pressioni speculative internazionali e per la precisione americane, di distruggere economicamente l’Italia. Anche se molti non lo sanno paghiamo ancora oggi le scelte scellerate di quel periodo e di questi personaggi. Ma proseguiamo con ordine. L’attacco speculativo fu preparato preventivamente con l’agenda delle privatizzazioni degli asset più importanti della Nazione. L’agenda fu stilata durante il famoso incontro avvenuto sul panfilo Britannia. Erano presenti i rappresentanti delle banche d’affari americane spesso ricorrenti come advisor ancora oggi nelle nostre cessioni o dismissioni: Goldman Sachs, Merrill Lynch, J.P. Morgan, Morgan Stanley ecc. Il Progetto prevedeva la dismissioni bancarie come Credito Italiano, Comit, INA, la privatizzazione dei principali beni dello Stato italiano come la SIP, le autostrade, ENI, le Ferrovie dello Stato, le Poste e addirittura la Banca d’Italia. Fino a quel momento tutti noi contribuenti italiani, con le nostre tasse, sovvenzionavamo tutte queste aziende. Dopo la riunione galleggiante, tutto venne privatizzato e svenduto alle banche. Il detonatore di questa operazione fu innescato da Soros, speculatore americano che sfruttando l’effetto leva e disponendo di un hedge fund creato per l’occasione poté vendere sui mercati monetari centinaia di miliardi di lire provocandone il crollo e l’uscita dallo SME. E qui entra in gioco l’incompetenza di Ciampi che tentò invano di difendere la nostra moneta dalla fluttuazione dei cambi bruciando, alla fine della inutile difesa, la bellezza di 63 mila miliardi di lire: azzerò le riserve della Banca d’Italia. Anche uno studente al primo anno di economia avrebbe agito esattamente al contrario: poiché la speculazione era troppo forte per essere contrastata sarebbe stato meglio lasciar oscillare liberamente la moneta e tenere le riserve di valuta pregiata. Col senno di poi non solo ci fu incompetenza ma anche premeditazione perché grazie a queste follie Ciampi divenne il maggior sponsor dell’entrata dell’Italia nell’euro. Ciampi distrusse l’Italia affinché potesse subire supinamente il ricatto dell’euro. Non ultimo, dopo aver svenduto tutto il tessuto industriale italiano con una svalutazione del 40%, Amato impose una patrimoniale del 6×1000 su ogni deposito. Il suo compagno Prodi, non esiterà nel 1996 a ritoccare le aliquote sul lavoro per prelevare altri 4.300 miliardi utili per truccare i conti ed entrare definitivamente nell’euro.
L’Italia fallita di oggi è figlia di questi personaggi. Il fallimento della moneta unica è figlio di questi incompetenti da sempre intrallazzati con gli speculatori americani e che dopo aver lasciato gli incarichi nelle istituzioni italiane accasano loro e i loro parenti nei board delle banche speculative (si veda Monti, Draghi e suo figlio, Domenico Siniscalco, Enrico Letta, ecc). Vale la pena di ricordare il pensiero di Craxi dopo la vergognosa operazione di Ciampi. “ Il Governatore della Banca d’Italia, Carlo Azeglio Ciampi, in poche settimane ha distrutto 15.000.000.000.000 di lire (quindici mila miliardi di lire italiane). Il finanziere-squalo Soros, fece una colossale speculazione sulla lira, guadagnando non so quale cifra colossale. Dopo questa sua impresa, a riconoscimento, ebbe la laurea honoris causa dall’Università di Bologna (la città di Prodi). Grandi intrighi, grande avventure, dalle quali sono portati molto spesso grandi gruppi finanziari!”
L’Italia ha sempre avuto al proprio interno i peggiori traditori e Ciampi è stato uno di quelli.

http://www.affaritaliani.it/politica/ciampi-441169.html

 

https://twitter.com/i/status/1141282146386137089

L’articolo PER NON DIMENTICARE: I “PADRI” DELL’EURO proviene da Blondet & Friends.

F 35

Ora non stiamo parlando della Russia, della Cina, ma della Turchia, il cui sviluppo industriale e tecnologico è recentissimo, ma che è già in grado di produrre macchine quanto meno all’altezza dei suoi padroni: questo dovrebbe essere un campanello di allarme per Washington e per tutto il suo sistema di alleanze. Finché sono Germania e Francia a dire no alla carretta volante per costruirsi in proprio un caccia efficiente, gli Usa possono irritarsi per lo sgarbo, pronti poi a vendicarsi alla prima occasione, ma quando lo fa la Turchia la cosa assume un significato tutto diverso ed epocale che consiste nella palese perdita della primazia che gli Usa vorrebbero esercitare sull’intero globo, perdita che peraltro sembra averli colti di sorpresa. In effetti a parte i difetti progettuali e costruttivi l’ F35 è un po’ il simbolo di tutto questo: l’idea alla base della concezione di questo caccia multiruolo che risale agli anni ’90,  è proprio l’ipotesi di non doversi mai misurare con avversari all’altezza della situazione, come rivela chiaramente la frase precedentemente riportata della Us Navy. In quell’epoca la Russia sembrava sulla via di un irredimibile decadimento, la Cina era di la da venire e l’Europa era saldamente nelle mani di un’elite atlantista: dunque serviva un aereo “furtitvo” in grado da una parte di operare contro avversari modestamente armati, privi di radar avanzati e dunque non sempre in grado di rilevarlo, tipo Afganistan, Medio Oriente o Nordafrica e dall’altra come vettore di armi atomiche in un contesto nel quale non si immaginava di aver bisogno di vedersela con macchine superiori per capacità. Insomma l’F35 era il caccia perfetto del mondo unipolare e della vittoria neo liberista. Venticinque anni dopo si dimostra l’arma del declino e lo sarebbe anche se l’opacità del sistema non lo avesse caricato di difetti. Il quadro diventa addirittura grottesco se si scopre che gran parte dell’ hardware elettronico del caccia è fornito dalla Exception PCB, azienda con sede in Inghilterra, ma filiale della cinese Shenzhen Fastprint dal 2013. E’ davvero penoso che il ministero della difesa inglese abbia garantito che “nessun cittadino cinese  può accedere ai dati dell’F-35”: basta solo sapere quali sono i circuiti venduti per la realizzazione del caccia, dati ovviamente in possesso della casa madre, per dedurne facilmente le funzionalità e gli scopi. Ma questa idea di detenere il segreto di cose concepite altrove è talmente paradossale da rendere perfettamente l’idea del punto in cui siamo.

Caccia all’errore

D-Day

Per i vent’anni della commemorazione di quel giorno, Pompidou provò a far cambiare idea al Generale de Gaulle che ancora non ci volle andare. Per quali ragioni? Lo racconta Alain Peyrefitte: “Volete che io vada a commemorare uno sbarco, che doveva essere la premessa  d una seconda occupazione del paese? No, no, non contino su di me! Lo sbarco del 6 giugno è stato un affare anglosassone, dal quale fu esclusa la Francia. Erano ben determinati a stabilirsi in Francia come in territorio nemico, come avevano fatto in Italia e come si stavano preparando a fare in Germania! L’AMGOT era pronta a governare sovranamente la Francia, man mano che i loro eserciti avanzavano. Avevano stampato la loro moneta-falsa, che avrebbe avuto corso forzoso e si sarebbero comportati come in in un paese conquistato. Questo è esattamente quello che sarebbe successo se io non avessi imposto, si dico imposto, i miei commissari della Repubblica, i miei prefetti, i sub-prefetti, i miei comitati di liberazione! E volete che io vada a commemorare lo sbarco, quello che sarebbe stata la premessa di una seconda occupazione. No, no, non contate su di me, voglio che le acque si calmino, ma il mio posto ora non è lì! ” (Alain Peyrefitte, Era de Gaulle, volume 2, pp. 84-87)

Fu proprio de Gaulle che vietò agli americani di stabilirsi in terra di Francia. Perché, contrariamente a quanto crede la gente, cioè che gli americani amassero così tanto la libertà che vennero ad aiutarci per gentilezza, per generosità, volontariamente e per un ideale, gli americani entrarono in guerra non per amore della libertà, non per salvare gli ebrei dai campi di sterminio, di cui erano a conoscenza ma che consideravano solo una triste iattura per loro, ma perché Hitler aveva dichiarato loro guerra l’11 dicembre 1941.

Pertanto, fu giocoforza per loro venire a risolvere il problema in Europa per non aspettare che il Terzo Reich colpisse il suolo americano, appena che pronta la bomba atomica e i nuovi jet a cui stava lavorando tutto il complesso militare-industriale-tedesco. Lo sbarco non avvenne per amore della libertà, come hanno detto Macron e Trump .come gli imbonitori alla fiera, e come poi come ha ricordato Ruth Elkrief con fare solenne, ma perché gli Stati Uniti volevano farla finita con Hitler che aveva dichiarato guerra e poi arrivare a Mosca per mettere fine al regime sovietico.

Sappiamo che dalla fine della guerra con la caduta di Berlino e con la divisione del mondo che ne seguì a  Yalta – dove la Francia fu esclusa … – vinsero i partigiani e che la lotta contro l’impero bolscevico proseguì poi sotto forma di guerra fredda, ma conosciamo la storia.

Ma allora, chi è stato a cominciare la commemorazione del 6 giugno 1944, questo grande momento della storia di Francia, con cui gli Stati Uniti intendevano imporre il vassallaggio al paese?

Risposta: François Mitterrand …

Non sorprende che quest’uomo che, prima della guerra, era vicino a la Cagoule – un movimento di estrema destra – che abbiamo visto in una foto del 1 ° febbraio 1935 in compagnia di persone che portano uno striscione “Contro l’invasione dei meticci “- come si vede nel libro fotografico di Pierre Péan, Une jeunesse française: François Mitterrand. 1934-1947 (Fayard); che prende l’ascia che gli mette in mano lo stesso Maresciallo Pétain verso la metà del 1943 – foto dallo stesso libro … – uno che fu marechalista e Vichista, prima di diventare Giraudista, cioè uno che seguiva le mosse di  quel generale che fu l’uomo di paglia degli americani e che poi entrò nella resistenza della venticinquesima ora, dopo che la vittoria sovietica a Stalingrado aveva fatto capire che la guerra era finita. Non sorprende quindi che quest’uomo abbia esultato nel rappresentare l’unica linea a cui fu fedele in tutta la sua vita politica (oltre all’amore per se stesso): l’odio del generale de Gaulle.

È per il quarantesimo anniversario dello sbarco che François Mitterrand invitò Ronald Reagan a commemorare l’evento. Nel suo discorso al Musée du Débarquement de Utah Beach. si spinse fino a dire: “Salutiamo i morti tedeschi caduti in questa lotta” … Chissà cosa passava per la testa a François Mitterrand mentre celebrava questo progetto americano di vassallaggio della Francia, quando omise consapevolmente il nome del Generale de Gaulle, quello che fece scacco a questo progetto, e che invece non perse l’occasione di rendere omaggio ai soldati nazisti? Avremmo pure il diritto di chiedercelo …

Questa celebrazione avalla quindi la versione cinematografica del Il Giorno più lungo, che è un film di propaganda. È la fiction americana, la narrativa americana, la leggenda americana, il mito americano appoggiato dalla Francia che, più che mai, si accetta, si ama e vuole essere come quel Bourvil debole e avido, stupido e cretino, che non capisce niente di niente, con il basco schiacciato sul cranio e ride stupidamente allo spettacolo della virilità marziale americana. Questa è la versione che ormai fa legge.

Perché questa finzione s’imponga, bisogna cancellare quello che è stato: la leggenda respinge i fatti. Ora però i fatti sono testardi: questa fu una guerra mondiale, non vide solo americani contro tedeschi che combattono sulla testa dei tanti Bourvil francesi. Lo storico di Caen, Claude Quétel, di cui si parla in questi giorni per il suo libro sulla Rivoluzione francese che dice che sia stata completamente inutile, ha pubblicato il suo oracolo su BFM.

Ad una giornalista che gli ha chiesto quanti paesi sono stati coinvolti in questo conflitto, ha risposto … tre! Bisogna ricordare che quest’uomo, per tredici anni, ha presieduto la direzione scientifica del memoriale chiamato “per la pace”, che è una grande macchina per produrre e mantenere il mito americano, in buona parte con i soldi dei contribuenti. Il fatto poi che Claude Quétel abbia pubblicato Le Débarquement pour les nuls, nel  2014 fa venire il sospetto che non abbia letto – diciamo – per essere caritatevoli- riletto il suo libro!

Perché questa guerra l’hanno fatta gli alleati, che sono quindi oltre che americani, anche britannici, canadesi, australiani, neozelandesi, polacchi, belgi, cecoslovacchi, olandesi, norvegesi, francesi anche con il Commando Kieffer.  Prò non ci sono state altre vedette questo 6 giugno 2019, se non gli americani. Le decorazioni della Legion d’Onore sono andate solo agli americani. Non c’erano polacchi, canadesi, inglesi, neozelandesi che lo meritassero? Nessun belga? Nessun australiano? A meno che i distintivi non fossero finiti tutti, viste le recenti e generose distribuzioni di medaglie alla quadra di calcio francese – compresi quelli che non hanno mai giocato …

Nel suo discorso che ha letto come uno studente durante l’ora di Madame Trogneux,  Macron non ha potuto fare a meno di dare lezioni a Trump, in modo arrogante e sufficiente, facendogli sapere che “l’America non è mai tanto grande se non quando combatte per la libertà dei popoli”, in altre parole: non lo è altrettanto quando non costruisce muri per proteggersi dall’immigrazione messicana.

Il discorso è stato scritto per essere letto in tremolo. La penna oscura del presidente si è ispirata a un pastiche di Malraux, ma la pletora di aggettivi e di immagini che evocano alti e bassi, nebbie e sangue non sono bastate per creare qualcosa capace di trasportare l’ascoltatore. Resta il fatto che leggere un testo che scimmiotta Malraux non trasforma chi lo legge in un Generale de Gaulle. Soprattutto se l’attore inciampa nel testo, o se il suo negro ha scritto male, comunque: Macron ha effettivamente parlato della “poche de la falaise“. Giusta o sbagliata, con l’articolo o con l’articolo che mancava, anche se ha capito male, la sua ignoranza non ha compensato la colpa dello scrivano. In entrambi i casi, è colpa sua.

A mezzogiorno, dal mio ufficio, ho visto passare gli elicotteri di Trump. Ovviamente, nessun elicottero polacco, canadese, ecc.,. Poi li ho visti tornare anche da Colleville per il pranzo in prefettura. Questa volta, l’armada di Trump precedeva in cileo la carrozza di Macron.

La città era vuota, come dopo un’esplosione nucleare. Il dispositivo della polizia è stato hollywoodiano. Sotto casa mia c’è un college dove la campanella è stata sostituita da musiche scelte dagli studenti – come vuole  la demagogia partecipativa. Quel giorno, la musica non era la solita Pantera Rosa”, come capita spesso, ma i tre colpi dell’annuncio di Radio-Londra (la radio gollista!) seguiti dai versi di Verlaine, Les sanglots longs (mai usato dalla Resistenza in Normandia, ma solo nella Francia centrale).

Sulla costa, c’erano degli idioti che facevano finta di giocare alla guerra e, vestiti da soldati, guidavano vecchie jeep da collezione, avevano vestito da soldati anche i bambini. Mi hanno detto che qualche ragazzino più intelligente voleva le caramelle per salire e per fare un giro sulle autoblinde. Osceno. Birre, tazze, magliette, portachiavi, gingilli di merchandising sulla pelle di giovani soldati morti in suolo normanno. Tutto dimostra che dopo de Gaulle e grazie al socialismo di Mitterrand che ha legittimato il regno legittimo dei soldi, hanno vinto gli Stati Uniti: sul suolo del nostro paese tutto si può vendere, tutto si può comprare, possiamo fare soldi con qualsiasi cosa,  non c’è rimasto niente di sacro, dato che possiamo anche comprare e vendere i nostri bambini, e tutto passa sotto il nome del progresso.

Questo 6 giugno 2019, a Colombey-les-deux-Eglises, conosco qualcuno che deve essersi rigirato nella tomba …

Fonte : https://michelonfray.com

Link : https://michelonfray.com/interventions-hebdomadaires/le-6-juin-de-la-vassalisation?mode=video

Il testo di questo  articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte  comedonchisciotte.org  e l’autore della traduzione Bosque Primario

L’anello d’oro

Con poche illusioni su ciò che può accadere nel G20 ad Osaka a fine mese, in termini di una svolta nelle relazioni con gli Stati Uniti, le fonti dei servizi segreti russi mi hanno riferito che il CEO di Rosneft, Igor Sechin, è pronto a inviare un messaggio più “realistico”, se arriva il momento. sopingere verso un punto di rottura.

Il suo messaggio all’UE, in questo caso, sarebbe quello di tagliarli fuori e collegarli per sempre con la Cina. In tal modo, il petrolio russo verrebbe completamente spostato dall’UE alla Cina, rendendo l’UE completamente dipendente dallo stretto di Hormuz.

Putin e Xi Jimping in gita sulla Neva a St. Pietoburgh

Pechino, d’altra parte, sembra aver finalmente assorbito che l’attuale offensiva dell’amministrazione Trump non è una semplice guerra commerciale, ma un vero e proprio attacco al suo miracolo economico, che include una spinta concertata per separare la Cina dai grandi settori dell’economia e dello sviluppo globale.

La guerra alla Huawei, la supremazia della 5G di Rosebud in Cina, è stata identificata come un attacco alla testa del drago. L’attacco alla Huawei significa un attacco non solo sulla tecnologia, il megacentro di Shenzhen, ma sull’intero Delta del Fiume delle Perle: un ecosistema di 3 miliardi di yuan, che fornisce gli elementi di base della catena di fornitura cinese per i produttori alta tecnologia

Inserisci l’anello d’oro

Né il boom tecnologico della Cina né l’incomparabile conoscenza ipersonica della Russia hanno causato il malessere strutturale degli Stati Uniti. Se ci sono risposte, queste dovrebbero venire dalle élite eccezionali del “paese eccezionale”.

Il problema per gli Stati Uniti è l’emergere di un concorrente formidabile in Eurasia e, quel che è peggio, un partenariato strategico. Tale evento ha gettato queste élite di potere nella modalità della “Paranoia Suprema”, che tiene in ostaggio il mondo intero.

Al contrario, il concetto di Anello d’Oro della grandi potenze multipolari è stato fatto galleggiare, in modo che la Turchia, l’Iraq, l’Iran, il Pakistan, la Russia e la Cina potrebbe fornire una “cintura di stabilità ” in tutto il Sud Asia Rimland.

Ho discusso le variazioni di questa idea con analisti russi, iraniani, pakistani e turchi, ma questo suona come un’illusione. È vero che tutte queste nazioni apprezzerebbero la creazione dell’anello d’oro; ma nessuno sa in che modo l’India di Modi sarebbe sostenuta, intossicata com’è attualmente nei sogni dello stato di Grande Potere come il nodo della fusione “indo-pacifica” degli Stati Uniti.

Potrebbe essere più realistico ipotizzare che se Washington non entrerà in guerra con l’Iran, perché il gioco del Pentagono ha stabilito che questo sarebbe un incubo, tutte le opzioni sono sul tavolo, dal Mar Cinese Meridionale al più grande Indo-Pacifico. .

Lo Stato Profondo (deep State) non si tirerà indietro a scatenare il caos concentrico alla periferia di Russia e Cina, e quindi cercherà di andare avanti per destabilizzare il cuore dell’Eurasia dall’interno (vedi disordini ad Hong Kong, vedi l’Ucraina). Il partenariato strategico Russia-Cina ha generato una ferita dolorosa: fa male, così male, dover essere uno straniero rispetto all’asse eurasiatico.

Pepe Escobar

Fonte: Asia Times

Traduzione: Luciano Lago

https://www.controinformazione.info/lelite-di-potere-usa-nel-panico-putin-e-xi-jinping-contro-il-dollaro/

Intervista a Dugin

Certamente. Sono stato in Cina, dove ho strette relazioni con i circoli intellettuali e registro la loro convinzione di un nuovo ordine multipolare. L’Occidente deve rendersi conto di non essere l’unico maestro, l’egemonia unipolare della globalizzazione è una forma di colonialismo ideologico, economico, artistico, che s’avvia alla fine. Il capitalismo cinese è un modello cui partecipano popolo, cultura e Stato: tre livelli strutturali. Non è il capitalismo occidentale sfrenato che atomizza aziende e società. Si tratta di un modello più confuciano che maoista”.

L’espansione cinese non deve preoccupare?
“La Cina non concepisce il suo come modello universale, ma è chiaro che lo difenda. L’alleanza russo-cinese cerca altre vie nella storia dopo la fine dell’egemonia unipolare”.

Come potrebbe concorrere un governo come quello italiano, segnato da tensioni e differenze interne, a queste complesse innovazioni geopolitiche?
“Tutti i governi italiani degli ultimi anni sono stati problematici. Non è una novità. Ma questo di Lega e M5S è il primo passo verso un populismo integrale, il segno di un grande cambiamento che lo mette all’avanguardia d’Europa. Le differenze interne sono un segno persino positivo. Per me questo governo è un simbolo che si può andare oltre destra e sinistra e che la volontà del popolo vince sui globalisti. Più dura, a dispetto di quanti ne decretano la fine imminente da quando è nato, più sono contento”.

Ma le elezioni europee hanno decisamente premiato la Lega a spese del Movimento 5 Stelle

“Il risultato indica che la maggioranza dei populisti ritiene la difesa dell’identità, rimarcata da Salvini, l’elemento più importante. Ora Di Maio ha compreso e correggerà la sua politica. Credo che il risultato assimilerà ulteriormente i Cinque Stelle al populismo integrale”.

Putin ha formulato un giudizio entusiasta sui risultati elettorali. La convinzione che non ne abbia avuto alcuna parte ha suscitato dubbi.

“Complottismi. Solo complottismi. E’ una lotta tutta interna all’Europa occidentale tra élites ultraliberaliste e sovranisti. La Russia non ha ordito trame qui ne’ negli Usa a favore di Trump. Ma assiste compiaciuta al risveglio dei popoli…”.

Anti globalisti in azione

A luglio Putin tornerà dal Papa, che non è certo in sintonia con Salvini su un tema prioritario come quello dei migranti.

“La posizione della Chiesa cattolica è interessante per Mosca. Papa Francesco è antiglobalista e anticapitalista. La strategia, calata in Italia, assume però le forme di un appoggio incondizionato all’Islam e all’immigrazione, tralasciando gli aspetti negativi che ne derivano. Putin è alleato di Salvini e appoggia la difesa dell’identità italiana, ma al contempo condivide la posizione del Papa contro il capitalismo finanziario. Si tratta in ogni caso di un motivo in più per guardare a Roma: oggi l’Europa non è a Parigi né a Berlino. Oggi si chiama Roma. La modernità globalista comincia a morire qui”.

E al suo posto?

“Il recupero di una coscienza critica e di valori tradizionali. Oggi i veri postmoderni sono gli autori tradizionalisti, che hanno diagnosticato i fallimenti della modernità dogmatica e totalitarista”.

Sorprende che un intellettuale come Noam Chomsky abbia espresso segnali d’interesse per il suo pensiero.

“Ho molti rapporti con la sinistra antiliberale ed è totalmente falso che io sia un rappresentante dell’estrema destra. Chiunque critichi il globalismo è mio alleato naturale. Da Chomsky a Cacciari. Non so se sia vero il contrario, ma io sono amico loro. Gli ultraliberalisti più sentono vicino il tramonto più diffamano: me, Bannon, Trump. Anche grazie al controllo dei mass media. Il sorriso con cui denigrano chi non pensa come loro è razzismo gnoseologico, che a differenza del razzismo biologico non è stato sconfitto. Considerano sottosviluppato uno che crede in qualche dio o legge libri di un altro scaffale. Il primo sono io“.

Francesco Palmieri e pubblicata sul sito dell’Agenzia Giornalistica Italia.

https://www.controinformazione.info/da-roma-e-cominciata-la-morte-del-globalismo-la-profezia-di-dugin/