Fonte: Lucio Rizzica
Ascolto e leggo di tante persone entusiaste del risultato conseguìto dal nuovo governo a Malta nel corso del vertice UE, nel quale l’Italia ha strappato un importante accordo con l’Europa per la ridistribuzione dell’immigrazione anche negli altri Paesi appartenenti all’Unione. E quanti complimenti per il premier Giuseppe Conte e il nuovo ministro degli Interni, Luciana Lamorgese. Bravi bravissimi. Addirittura prime pagine che esaltano l’impresa scandendo forte il nuovo mantra governativo: “Abbiamo visto un premier seduto a trattare a un tavolo europeo e un ministro che finalmente fa il suo lavoro e non gioca sulla pelle degli immigrati facendo a braccio di ferro con le Ong. Si è fatto più in un mese che in un anno”. Applausi? Manco per idea. Da dove incomincio?
Vabbè. Partiamo dal grande successo di Conte, che si è seduto a trattare a un tavolo europeo, un atto importantissimo, da grande statista. Che nessuno gli aveva vietato di compiere anche prima, quando per 14 mesi ha sottoscritto, difeso e avallato tutte le scelte del suo ministro e vice, Matteo Salvini. Eppure nulla gli aveva impedito fra Davos, Strasburgo e Bruxelles di entrare nelle grazie di Angela Merkel, strigere rapporti con Emmanuel Macron e preparare per bene un ribaltone dell’esecutivo. Invece per 14 mesi silenzio assoluto e olio di gomiti per le firme sotto ordinanze e decreti del Viminale.
Si è detto che finalmente c’è un ministro che fa il ministro? Beh, intanto è innegabile che gli sbarchi con Salvini si fossero ridotti e che il suo puntare i piedi era servito già a coinvolgere i Paesi dell’UE e farglieli pure prendere alcuni immigrati (domandare alla Spagna…). Certo che aver votato in Europa la von der Leyen (che era la candidata di Aquisgrana), aver fornito i voti necessari attraverso l’ex Movimento 5 stelle antisistema (divenuto poi nuovo partner organico al sistema, al punto da accettare di governare col Pd e con Renzi), aver capovolto la linea politica italiana mantenendo il premier a qualcosa è servito.
In cambio l’Italia ha ottenuto di sedersi al tavolo per sottoscrivere un accordo, ma a che prezzo? Modico. Ridare il via libera ai traghetti Ong (che non hanno più alcun bisogno di giocare a chi ce l’ha più lungo ignorando scientemente rotte e porti sicuri e trattenendo ormeggiati al largo i migranti per creare ‘i casi’ e attivare le procure. Risultato? Più di 1700 migranti sbarcati tra Lampedusa e Messina in venti giorni. Ovvero, +51% rispetto allo stesso periodo del 2018. Un successone! Porti aperti e ti saluto decreto Sicurezza. Però è vero, in un mese si è fatto più che in un anno. In peggio.
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