senza un’apertura ad Est il declino sarà fatale e anche rapido: niente di strano dunque se tra i suoi piani (della Germania ndr) ci sia anche l’eventualità di sfilarsi dall’euro. La stessa Francia scalpita rendendosi conto di essere in un cul de sac perché il tentativo macroniano di associarsi alla Germania nella guida continentale anche i vista della Brexit si è arenato sulle proteste della popolazione e dentro un non senso globale.
L’Italia poi è nella totale confusione: essendo rimasto un Paese sotto occupazione militare dalla fine del conflitto , il partito amerikano vi è particolarmente forte, sia nella sua espressione diciamo così clintoniana nelle aree di centro sinistra (ammesso che questa espressione abbia un senso e non sia solo un riferimento nominalistico), sia nella versione trumpiana espressa da Salvini: si trova quindi nella situazione di non poter sfruttare la sua posizione geograficamente privilegiata per i traffici dall’Asia, di fatto vietata da Washington e malvista dall’Europa del Nord per questioni concorrenziali: l’Asia e i contatti diretti con essa le sono preclusi e quando qualcuno si è premesso un’apertura c’è stata subito una crisi di governo. Si dovrebbe sperare in una politica così raffinata da sfruttare la situazione per sfilarsi dalle molteplici obbligazioni che si sono create e che non si compensano l’una con l’altra, ma si assommano. E tuttavia la mediocrità assoluta di un ceto politico che è l’effetto della selezione neoliberista nelle sue diverse formulazioni, rende praticamente impossibile sortire fuori da questa tettonica a zolle geopolitica senza essere schiacciati. Non ho una ricetta in mano, ma solo la sensazione di una lenta catastrofe mentre tutto cambia.