Lyon : un étudiant «brûlé à 90%» après s’être immolé par le feu en pleine rue

Traduco il suo disperato messaggio:
“Oggi commetto l’irreparabile. Scelgo l’edificio universitario non a caso: ho preso di mira un luogo politico, il ministero della ricerca e dell’università e per l’estensione il governo.
Racconta che, non avendo superato un esame, ha perso la borsa di studio. “Ma anche quando l’avevo, 450 euro al mese, bastano per vivere?
[…]
E dopo questi studi, quanto tempo dovremo lavorare e pagare i contributi per una pensione decente? E avremo la possibilità di pagare i contributi, con la disoccupazione di massa?”
E fa sua la richiesta del sindacato studentesco socialista: salario a vita e riduzione a 32 ore dell’ lavoro (una storica rivendicazione socialista francese: “lavorare meno per lavorare tutti”).
Prosegue: “Lottiamo contro l’ascesa del fascismo che non fa che dividerci, e del liberalismo che crea le ineguaglianze.
Io accuso Macron, Hollande, Sarkozy e la UE di avermi ucciso creando questa incertezza sul futuro di tutti noi, accuso anche Le Pen e gli editorialisti di aver creato paure secondarie.
Il mio ultimo desiderio è che i compagni continuino la lotta. Viva il socialismo, viva l’autogestione, viva la sicurezza sociale”.
Ora, provate solo a immaginare se uno studente si fosse dato fuoco in una piazza di Mosca o davanti all’università di Pechino o Hong Kong: riuscite solo a farvi un’idea dell’immenso clamore mediatico, del piagnisteo universale contro “le dittature”, della risonanza politica internazionale che questo tremendo evento avrebbe? Avete solo un’idea della glorificazione che i media farebbero dello studente auto-immolatosi “per la libertà”? Le tv ci racconterebbero tutto della sua vita, mostrerebbero tutte le sue foto, intervisterebbero la madre affranta, darebbero voce ai compagni e alle loro rivendicazioni ed atti d’accusa contro i governi; in breve, ne farebbero un eroe e un santo.
Ah, se solo fosse accaduto a Mosca. Invece è accaduto a Lione, e l’auto-immolato ha accusato Macron ela UE. Sicché, di questo Jan Palach europeo non sappiamo nemmeno il nome – né i media francesi, né ovviamente il regime di Parigi l’hanno comunicato. Sappiamo solo che l’anonimo, con ustioni sul 90% del corpo, fino all’altro ieri lottava tra la vita e la morte in un ospedale .

Lo sappiamo dal comunicato di solidarietà del sindacato studentesco di cui la vittima faceva parte, che ha come titolo: La precarietà distrugge le nostre vite.