Partiamo dal dato di fatto che solo la Lega votò, all’epoca del governo Monti, contro la prima versione del MES; se non stavamo attenti la Germania faceva pagare a noi italiani anche questa seconda versione .
Sembra invece , finora, che non si vada al voto:
E’ il caso di rendere onore ai combattenti veri. Io, lo rendo a Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, che a giugno già diceva la verità sul MES:
In questi giorni lo stesso Molinari, con l’ex governatore leghista del Piemonte Roberto Cota, è stato assolto da accuse assurde su pretesi rimborsi spese gonfiati, si parlò di gioielli e persino di acquisto di tosaerba, su Cota si favoleggiò che aveva comprato delle mutande verdi coi soldi pubblici. La Rimborsopoli. Era il 2012 quando sono stati incriminati.
Sono stati prosciolti per non aver commesso il fatto: dalla Cassazione. Sette anni dopo: sette anni di processi, di spese di avvocati e d’angoscia.
Ed ecco come i 5 Stelle dipingevano Molinari:
Lui e Cota sono i feriti di questa guerra. Onore a loro.

Cota, la magistratura l’ha costretto a dimettersi da governatore. Chi lo ripaga?
In fondo, sono i nostri veterani feriti. Onore a loro.
L’articolo UNA GRANDE VITTORIA POLITICA (altro che sardine) proviene da Blondet & Friends.
Il fatto centrale delle nuove regole è che il Mes prima di erogare il prestito deve decidere se il debito pubblico del Paese richiedente (naturalmente secondo i criteri del tutto assurdi e irrealistici voluti dalla Germania) è sostenibile o meno: in quest’ultimo caso si arriverebbe a una soluzione di ristrutturazione del debito congegnata in maniera tale da portare il minimo danno possibile al creditore, ma con conseguenze devastanti per il Paese che si vedrebbe così commissariato. D’altra parte basterebbe semplicemente far alzare un po’ lo spread e il gioco sarebbe fatto: si tratta solo di un circolo vizioso dentro un cambiamento di regole che rende facili le ristrutturazioni secondo gli interessi del grande capitale e dei grandi gruppi.
https://ilsimplicissimus2.com/2019/11/27/mes-la-rana-e-il-professore/
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Per diventare membro di quel nucleo, la Francia – e a maggior ragione l’Italia – deve non solo implementare sostanziali riforme strutturali, ma cedere sovranità fiscale a Bruxelles. E Bruxelles stessa dev’essere germanizzata: per Schauble, la tensione tra istituzioni e regole va risolta assicurando che le istituzioni di rilievo siano tecnocratiche, non politiche, e si occupino di assicurare che le regole siano seguite – regole tedesche, stabilite dai tedeschi, o da chi che ne condivide intimamente la cultura. Ecco perché il MES assume crescente peso nelle istituzioni europee, sottraendone a BCE e Commissione, e conservando quella scandalosa immunità per i propri funzionari; ecco perché avanza spedita l’installazione di figure tedesche nei ruoli chiave delle istituzioni europee, sia nella precedente che nell’attuale legislatura europea; ed ecco perché Schauble detestava il ruolo politico della Commissione, e in particolare Juncker, che reputava espressione di un’alleanza di Paesi accomunati dal fatto di essere incompatibili con la mentalità tedesca, e ai quali aveva concesso margini a suo avviso eccessivi di flessibilità.
Certo, fu proprio la Germania ad esortare la Commissione alla tolleranza quando, nel 2003, violò il Patto di Stabilità e colluse con la Francia affinché il presidente della Commissione Prodi lasciasse passare. Ma all’ipocrisia tedesca, come alla disciplina fiscale e salariale, è forse ormai tempo ci si abitui tutti.
Estratto di un articolo pubblicato su Atlantico, qui la versione integrale.
L’articolo Perché la Germania preme per il Mes proviene da Blondet & Friends.
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