“Distruggere il Libano per salvarlo” (Destroying Lebanon to save it) è il titolo dello studio che il think tank americano Carnegie Middle East Center ha emanato il 10 giugno 2020, solo due mesi fa.
La tesi è semplice ed efficace: Beirut è oggi in realtà un avamposto dell’Iran in Medio Oriente, in quanto è controllato da Hezbollah [l’uno e l’altro dichiarati da Israele Amalek]; per distruggere Hezbollah bisogna distruggere il Libano, e poi dopo il cambio di regime, ricostruirlo con i finanziamenti del Fondo Monetario Internazionale.
Lo studio del Carnegie detta quanto segue: il Congresso deve approvare una legge che “proibisce a tutti i contribuenti al Fondo monetario internazionale di andare in un soccorso del Libano” ché “ricompenserebbe solo Hezbollah, in un momento [in cui] i manifestanti in Libano chiedono la fine della corruzione e si oppongono al dominio di Hezbollah “.
La distruzione economico finanziaria del Libano era notoriamente già in corso, ed ora capiamo meglio perché e da chi è stata provocata.
Ma c’è fretta: ed ecco che dopo l’esplosione che ha raso al suolo Beirut, vi atterra Emmanuel Macron e che fa? Si fa ricevere da una piccola folla che lo acclama e lo implora di liberare il paese dalla “corruzione”, e lui annuncia. sarà “l’inizio di una nuova era”, “sento la vostra rabbia”, “proporrò un nuovo patto politico per il Libano.
…
Quanto al Carnegie per il Medio Oriente, è una emanazione del Carnegie Endowment for International Peace, fondato nel 1910 dal miliardario Carnegie per diffondere il verbo americano nel mondo; ritenuto il terzo think tank più influente al mondo, dopo Brookings Institution e Chatham House , ha sedi a Washington DC , Mosca , Beirut , Pechino , Bruxelles e Nuova Delhi . [1]
Per Amalek, s’intende il popolo nemico mitico di Israele, di cui Deuteronomio 25: 17–18, Esodo 17:14 e 1 Samuele 15: 3 prescrive lo sterminio totale. “Dall’uomo alla donna, dal bambino al lattante, dal bue alle pecore, in modo che il nome di Amalek non venga menzionato nemmeno con riferimento a un animale dicendo “Questo animale apparteneva ad Amalek”.
Per Hezbollah è effettivamente finita, credo. Che fretta però.
L’articolo CHE FRETTA, MACRON – di eseguire la direttiva Carnegie proviene da Blondet & Friends.
di Luciano Lago
La visita improvvisa a Beirut del presidente francese Emmanuel Macron e e la richiesta di alcune fonti libanesi pro occidentali di internazionalizzare le indagini sull’esplosione del porto di Beirut sono indicative di quanto si sta muovendo nel martoriato paese dei cedri.
Già alcune ore dopo l’attentato al porto di Beirut, alcuni esponenti libanesi collegati a centrali estere (USA e Arabia Saudita) chiedevano che la gestione del porto fosse internazionalizzata. Esiste in Libano un fronte interno che include élite politiche e mediatiche, che si muovono in chiara armonia, cercano l’internazionalizzazione da un lato e si muovono contro il governo e il Patto dall’altro, in uno scenario che ricorda la situazione del 2005. Questo coincide con le richieste di internazionalizzazione su Twitter e su altri social media, dove la maggior parte di questi messaggi provengono da non libanesi.
https://www.controinformazione.info/usa-e-israele-utilizzano-la-tragedia-di-beirut-per-mettere-sotto-controllo-il-libano-e-neutralizzare-hezbollah/
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Nota: Si comprende che, dopo la catastrofe della distruzione del porto di Beirut, chi ha voluto quell’evento oggi muove le sue pedine per arrivare in fretta ad un rovesciamento della situazione che possa favorire un cambiamento di regime e una messa in stato di accusa del movimento di resistenza Hezbollah che viene indicato da queste forze come responsabile indiretto.
Si vuole distogliere l’attenzione della gente dai risultati dell’inchiesta che dovranno chiarire se le mega esplosioni del porto di Beirut siano state provocate da una bomba termobarica o da un missile, come da molti indizi si inizia a sospettare. Molto più semplice adottare acriticamente la spiegazione ufficiale della esplosione accidentale provocata dall’incuria.
Vari esperti militari hanno sostenuto, in anonimato, che l’esplosione, per le sue caratteristiche, non può essere dovuta al nitrato di ammonio, come sostiene la tesi ufficiale. Il presidente libanese Michel Aoun ha chiesto al presidente francese Macron di fornire le foto satellitari del momento dell’esplosione per fare chiarezza in proposito. Se la Francia non le fornirà, il Libano si rivolgerà ad altro paese straniero.
In ogni caso il Libano, per bocca del suo presidente, ha rifiutato di essere posto sotto controllo internazionale ed ha affermato che il Libano non tornerà ad essere colonizzato. “Ci siamo liberati del colonialismo oltre 70 anni fa e non abbiamo intenzione di ritornare indietro”, ha dichiarato il presidente Aoun.
Fonte: Al Mayadeen
Traduzione e nota: Luciano Lago
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