Mentre prosegue l’offensiva diplomatica di USA e Israele per convincere i regimi arabi del Golfo a intrecciare relazioni di “normalizzazione” con Israle, la Turchia prende posizione a favore della Palestina come Stato indipendente e rigetta il “piano di pace” elaborato dagli strateghi dell’Amministrazione USA in accordo con Israele, senza alcuna consultazione dei leader palestinesi.
La Turchia sta ospitando un altro round di colloqui sull’unità palestinese tra le fazioni rivali Hamas e Fatah, a seguito dei recenti accordi fra Israele ed alcuni paesi del Golfo (Emirati Arabi e Bahrain)..
Il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha chiamato lunedì il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e ha espresso il suo apprezzamento per aver ospitato i colloqui e ha esortato Ankara ad aiutare la causa palestinese con i negoziati.
Un funzionario turco, parlando a condizione di anonimato a causa del protocollo del governo, ha detto a Middle East Eye che Ankara non era direttamente coinvolta nei negoziati, ma stava incoraggiando entrambe le parti a stabilire un governo di unità e difendere congiuntamente i diritti dei palestinesi.
Alcuni osservatori hanno sottolineato che Abbas, che aveva una relazione lontana con Erdogan, si è rivolto ad Ankara a causa delle recenti azioni degli stati arabi che hanno alienato la leadership palestinese.
Alcune fonti hanno riferito che i partiti palestinesi stanno discutendo la creazione di un comitato congiunto per affrontare i disaccordi tecnici e determinare una data per le elezioni generali per formare il prossimo governo palestinese.
Entrambe le parti sono in conflitto tra loro dal 2007, quando le forze di Hamas hanno messo in rotta le truppe fedeli a Fatah e Abbas e hanno preso il controllo del territorio.

Come scrive Middle East Eye, la decisione degli Emirati Arabi Uniti (EAU) e del Bahrain di normalizzare i legami con Israele ha spinto ad un incontro di alto livello tra tutte le 14 fazioni politiche in Palestina per porre fine alla disputa e creare unità nella resistenza palestinese.
Si ritiene che Hamas, che ha un rapporto più cordiale con Ankara, sia rappresentato dal vice leader Saleh al-Arouri, mentre Fatah ha inviato una delegazione composta dal segretario generale Jibril Rajoub e dal membro del comitato centrale Rawhi Fattouh.
Mentre i paesi arabi guidati dagli Emirati Arabi Uniti e dall’Arabia Saudita tacciono sempre più su come Israele tratta la Palestina ( dimostrandosi conniventi con Israele), Erdogan è emerso come un forte difensore della causa palestinese.
Le frequenti interazioni di Erdogan con la leadership di Hamas, inclusa la denunciata emissione di passaporti turchi ai funzionari di Hamas, hanno suscitato negli ultimi mesi una forte reazione da parte degli Stati Uniti e Israele.
Si sa bene che Israele e gli Stati Uniti hanno designato Hamas come un gruppo terroristico, Ankara invece ha sempre trattato Hamas come un’altra fazione palestinese.

Nota: Washington ha denunciato Erdogan per aver ospitato funzionari di Hamas e la frattura fra USA e Turchia appare sempre più insanabile.
Come avevano dichiarato sia Trump che Pompeo, i governi che sono ostili ad Israele non possono essere alleati degli USA. Di conseguenza la Turchia di Erdogan non gode più dei favori dell’amministrazione di Washington che sta cercando un modo per sbarazzarsi del turco.
Il modo potrebbe essere quello di provocare una guerra della Turchia contro la Grecia e Cipro per lo sfruttamento dei giacimenti di gas, con il coinvolgimento della Francia e questo potrebbe causare un disastro nel Mediterraneo orientale che potrebbe provocare la caduta di Erdogan.
La soluzione è allo studio dell’Amministrazione di Washington e la posizione intransigente di Erdogan con il problema della Palestina sta spingendo gli USA ad affrettare i tempi per un nuovo golpe ad Ankara. L’obiettivo di Washington è quello di destabilizzare il governo di Erdogan mettendolo in forte difficoltà e favorire un ricambio ad Ankara.
Queste manovre non sono sfuggite a Erdogan che sta compiendo l’ennesima piroetta riavvicinandosi alla Russia di Putin. Facile prevedere che questa volta Erdogan troverà un accordo per la Siria e una soluzione anche per la Libia, evitando di mettersi contro gli interessi della Russia nella regione.
I segnali ci sono tutti e gli equilibri nell’area stanno cambiando sempre di più a favore di una alleanza fra Turchia, Iran e Russia.
Fonte: Middle East Eye
Traduzione e nota: Luciano Lago