Rari nantes (in gurgite vasto)

Condivido dal gruppo di Giulio Tarro (virologo di fama internazionale):A brevissimo lo Stivale si colorerà tutto di rosso.E durerà fino a maggio.La notizia del vaccino serve per farci accettare il lockdown, nella convinzione che a brevissimo saremo liberi.Invece non arriverà nessun vaccino Almeno non prima dell’estate. Il lockdown durerà fino a maggio.Giusto il tempo di portare a termine l’operazione.Una volta che l’intero sistema economico sarà collassato, la grande speculazione finanziaria passerà all’incasso e si porterà via tutto a prezzi stracciati.Come da copione. Pochi di noi rimarranno in piedi.Il “Salviamo il Natale” è il nuovo “Durerà solo 15 giorni” di marzo.Serve per far entrare il bestiame nel recinto (o meglio, nel mattatoio). Dal quale non uscirà più.Il nostro sistema sanitario è di nuovo in ginocchio.Non per il virus.Per la nostra totale disorganizzazione (organizzata) .I complici nostrani di questo scempio epocale hanno fatto di tutto affinché la situazione si ripetesse.Hanno fatto sparire LA CLOROCHINA. Non hanno potenziato LA RETE DI MEDICINA TERRITORIALE per curare i pazienti a casa e abbattere il modello ospedale-centrico, totalmente fallimentare contro questo virus.Non hanno ufficializzato, ancora oggi, un valido ed efficace PROTOCOLLO NAZIONALE DI TERAPIA DOMICILIARE, nonostante i farmaci che smorzano sul nascere le tempeste citochiniche (evitando che il paziente giunga in ospedale in condizioni critiche) siano disponibili da oltre sette mesi.Il problema non è il virus.Il problema è la nostra disorganizzazione (meticolosamente) organizzata.Il resto l’ha fatto come al solito LA NOSTRA “INFORMAZIONE” che ha criminosamente contribuito a mettere in difficoltà il sistema sanitario generando una massa incontrollabile di persone terrorizzate che al primo starnuto ora, comprensibilmente, si riversano negli ospedali.La paura è stata indotta, ingigantita e strumentalizzata.Hanno scaricato la colpa sulla movida estiva o su qualunque cosa gli capitasse a tiro. Invece di prendersela con chi (pur avendo tempo e strumenti) non è stato in grado di (non ha voluto) permettere che la gente vivesse la propria vita in piena libertà, senza il bisogno di alcuna restrizione.I nostri medici, ancora una volta le vittime principali, oggi invocano il lockdown.Si vedono arrivare di tutto, senza il filtro determinante (volutamente castrato) della medicina territoriale.Se a marzo ciò si poteva comprendere, oggi va condannato e perseguito penalmente (a partire dai vertici del Ministero della Sanità).La paura indotta e strumentalizzata ha fatto perdere la ragione a molti di noi.Molti sono stati portati addirittura ad invocare le restrizioni.Molti si indignano e denunciano se vedono per strada persone che compiono gesti quotidiani, naturali, umani.Sembra di essere tornati ai tempi di Goebbels che indottrinò l’intero popolo tedesco.Mentre le nostre forze dell’ordine non si oppongono per nulla.Come i nazisti che a Norimberga dissero che avevano solo seguito degli ordini, che era il loro lavoro, che avevano rispettato delle regole, anche se assurde.Tutto questo però non ci deve assolvere dalle nostre responsabilità.Ci stanno portando via tutto.Il tempo prima di tutto.Poi la libertà, il lavoro, la dignità e le gioie della vita.Se non reagiamo, in maniera pacifica ma con clamorosa partecipazione, la colpa più grande rimarrà la nostra.Coraggio.

Luciano del Vecchio su FB

Autore: redattorecapo

associazione culturale Araba Fenice fondata a Bondeno (FE)

3 pensieri riguardo “Rari nantes (in gurgite vasto)”

  1. Una grande italiana
    DOTT.SSA GRAZIA DONDINI
    Medico di base in provincia di Bologna

    Noi medici di medicina generale, tutti gli anni, generalmente da ottobre a marzo, vediamo polmoniti interstiziali, polmoniti atipiche. E tutti gli anni le trattiamo con antibiotico. Si tratta di pazienti che vengono in ambulatorio con sintomi simil-influenzali – tosse, febbre, poi compare “senso di affanno” – che non si esauriscono nell’arco di qualche giorno. La valutazione del paziente e l’evoluzione clinica depongono per forme batteriche; si dà loro un antibiotico macrolide (e nei casi più complicati del cortisone) e, nell’arco di qualche giorno, si riprendono egregiamente con completa risoluzione dei sintomi.

    Quest’anno non è andata così… Il 22 febbraio di quest’anno è stata comunicata la circolazione di un nuovo coronavirus.

    Il Ministero della Salute ha mandato un’ordinanza a tutti noi medici del territorio, dicendoci sostanzialmente che eravamo di fronte a un nuovo virus, sconosciuto, per il quale non esisteva alcuna terapia.

    La cosa paradossale è che fino a quel giorno avevamo gestito i medesimi pazienti con successo, senza affollare ospedali e terapie intensive; ma da quel momento si è deciso che tutto quello che avevamo fatto fino ad allora non poteva più funzionare.
    Non era più possibile un approccio clinico/terapeutico. Noi, medici di Medicina generale, dovevamo da allora delegare al dipartimento di Sanità Pubblica, che non fa clinica, ma una sorveglianza di tipo epidemiologico; potevamo vedere i pazienti solamente se in possesso di mascherina FFP2, che io ho potuto ritirare all’ASL solo il 30 di marzo.
    Ma c’è una cosa più grave.

    Nella circolare ministeriale, il Ministro della Sanità ci dava le seguenti indicazioni su come approcciarci ai malati: isolamento e riduzione dei contatti, uso dei vari DPI, disincentivazione delle iniziative di ricorso autonomo ai servizi sanitari, al pronto soccorso, al medico di medicina generale.

    Dunque, le persone che stavano male erano isolate; e, cosa ancora più grave, il numero di pubblica utilità previsto non rispondeva.

    Tutti i pazienti lamentavano che non rispondeva nessuno; io stessa ho provato a chiamare il 1500 senza successo. Un ministro della salute che si accinge ad affrontare una emergenza sanitaria prevede che i numeri di pubblica utilità non rispondano?

    Un disastro.

    In sintesi: le polmoniti atipiche non sono state più trattate con antibiotico, i pazienti lasciati soli, abbandonati a se stessi a domicilio. Ovviamente dopo 7-10 giorni, con la cascata di citochine e l’amplificazione del processo infiammatorio, arrivavano in ospedale in fin di vita. Poi, la ventilazione meccanica ha fatto il resto.
    https://www.maurizioblondet.it/lettera-di-una-dottoressa-al-ministero-disperanza/

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  2. Covid, ecco la bozza del protocollo per le cure a casa: no antibiotici e cortisone – Solo tachipirina “Sconcerto dei medici di famiglia. Nessuno ci ha interpellati”

    Qui il commento esasperato del dottor Stefano Manera, l’anestesista che a Bergamo, violando la delittuosa direttiva che vietava le autopsie, ha corretto l’errore di diagnosi che condannava glii affetti da Covid alla morte.

    “Da mesi diciamo e scriviamo quanto sia fondamentale l’utilizzo di cortisone, antibiotici ed eparina anche precocemente” nel #COVID__19 “Qui emerge, nero su bianco, che c’è una volontà precisa di non fornire le cure idonee durante l’assistenza domiciliare”
    https://www.maurizioblondet.it/solo-tachipirina-tanto-non-ce-un-giudice-a-berlino/

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