In realtà Greta non è stata che un assaggio della grande pandemia costruita su una seria, ma banale sindrome influenzale per mescolare le carte di un’economia già condannata dalla crisi del 2008, anzi possiamo dire che è stata la testimonial di un ennesimo inganno, quello di chiamare questo reset “green economy” quando con l’ambiente ha ben poco a che vedere e propone solo improbabili soluzioni di mercato contro la Co2 che tutto sommato è davvero il problema più marginale, ma in compenso promette la diffusione massiccia di nuovi veleni e un aumento del drenaggio delle risorse planetarie.
Abbiamo anche creduto che fosse giusto sacrificare la tutela della salute pubblica all’economia e oggi che è giusto sacrificare l’economia alla tutela della salute, abbiamo creduto di esportare democrazia avendola completamente persa e se non bastassero i brogli sudamericani delle elezioni Usa, c’è sempre il caso Assange a testimoniare il baratro nel quale siamo caduti. Crediamo a tutto questo solo perché strappare il velo di Maia e dire che ci stanno prendendo in giro significherebbe assumersi le responsabilità di una battaglia dopo quarant’anni di continua resa, perché smascherare le bugie spesso grossolane che ci vengono offerte significa mettere in crisi una dimensione collettiva ormai incardinata nella menzogna tanto più fortemente quanto più si fa finta di esigere la verità; perché siamo così abituati all’alienazione che riconquistare se stessi ci appare paradossalmente pericoloso. E allora sì, crediamo anche alla favola del complottismo che ci rende ciechi volontari e dunque cittadini virtuosi e responsabili, per i quali ormai la libertà è un peso.