Così in qualche modo la stessa area di potere che ha scatenato la psico – pandemia si era già preparata alla possibilità di un cambio di copione per evitare i fischi in sala: già nella primavera scorsa il generale James McConville, capo di stato maggiore dell’esercito degli Usa aveva avvertito di prepararsi a un possibile conflitto contro la Russia negli stessi giorni in cui l’Oms e un gruppo di 23 Paesi, sostanzialmente quelli della Nato, avevano annunciato di stare preparando un trattato pandemico per portare a un governo mondiale basato sia sulle restrizioni di movimento sia sugli affari farmacologici.
Tuttavia è anche abbastanza chiaro a chi non sia in stato di narcosi, che le due cose, malattia e guerra, non siano solo sincronizzate dentro una menzogna globale, ma che esse, insieme, sono anche l’unica strategia rimasta all’elite di comando globalista e all’impero anglosassone, due entità che si possono sovrapporre in maniera quasi perfetta, con appena qualche sbavatura ai margini. La sola malattia alla lunga non basta a fondare un nuovo ordine basato sul controllo completo della popolazione, occorre anche la guerra, dunque la mobilitazione, un’ altro tipo di paura che continui a giustificare misure di eccezione come il green pass, gestibile in molti modi e adattabile anche a un’atmosfera di sostanziale belligeranza. A questo punto però ogni passo che si fa in questa direzione diventa anche un passo indietro. Per esempio l’allestimento delle terribili sanzioni alla Russia, come ad esempio la sua esclusione dal sistema Swift si può rivelare molto più dannoso per chi lo pratica che per chi lo subisce. Inoltre il tentativo scomposto di indebolire l’avversario non fa che consegnarlo nelle mani del sistema continentale asiatico che a questo punto è troppo forte per essere sconfitto da un occidente in declino.