Non stupisce di certo che un nuovo studio clinico della società farmaceutica giapponese Kowa Co in collaborazione con l’università medica di Tokio, giunto in fase III, attesti l’efficacia dell’Ivermectina su tutte le varianti del virus, omicron compreso e anzi presenti un’efficacia virale ad ampio spettro: già in India, in Messico e in molti Paesi africani l’efficacia di questa sostanza era stata confermato sia nei fatti che in numerosissimi studi. Del resto nello stesso Giappone, pur senza una specifica approvazione, è stata ampiamente usata. Ciò che invece sorprende è che di questi risultati ne dia notizia l’agenzia Reuters, notoriamente parte della Trusted News Initiative, ambigua concentrazione di potere mediatico nata nel 2019 per “curare” le elezioni americane, ma poi buttatasi toto corde nel sostenere la narrazione pandemica e naturalmente quella vaccinale. In questo senso Reuters si era guadagnata un posto d’onore nel soffocare le notizie sull’invermectina e ancora nell’agosto del 2021 i fact checker dell’agenzia arruolati come remore per navigare con lo squalo mettevano in guardia contro questa sostanza che in realtà è di utilizzo assai comune, non ha mai dato reazioni avverse ed è nell’elenco dell’Oms come uno dei cento farmaci essenziali. Tuttavia è molto nocivo per i profitti da vaccino.
La spiegazione la fornisce lo stesso articolo che conclude: “il nuovo farmaco anti covid annunciato da Pfizer ha un meccanismo d’azione in gran parte identico a quello dell’ivermectina, pur costando cento volte tanto”