La guerra russo-ucraina, le cui origini vanno cercate nella “rivoluzione colorata” del 2014 che spostò il governo ucraino su posizioni nazionaliste e filo-anglosassoni, ha sempre avuto due obiettivi, raggiungibili contemporaneamente solo rompendo la collaborazione politico-economica tra Russia ed Europa: indebolire Mosca con le sanzioni, cercando il cambio di regime al Cremlino, e imprimere la dissoluzione finale all’Unione Europea, già reduce da un decennio di crisi finanziarie, austerità, terrorismo dell’ISIS, flussi migratori incontrollati e Covid. Così facendo, UK ed USA sperano di “sistemare” per un certo periodo il quadrante euro-atlantico, in modo tale da potersi concentrare sul quadrante indo-pacifico in vista dello scontro, risolutivo, con la Cina. Qualsiasi approccio geopolitico agli avvenimenti in atto deve sempre, necessariamente, considerare l’Eurasia nel suo complesso.
In particolare, nel settore europeo, la crisi attuale mira ad indebolire quelle due potenze che, in termini geopolitici e quindi storici, avrebbero il massimo interesse ad una collaborazione organica e strutturale con la Russia: si tratta “dell’asse mediano” dell’Europa, schiacciato tra le potenze marittime occidentali (USA, UK e la solita Francia) ed il diaframma anti-russo dell’Est europeo (Paesi Baltici, Polonia, Repubblica Ceca, Grecia). Tale asse mediano è costituito dalle due potenze uscite sconfitte dall’ultima guerra, fortemente integrate tra loro in termini economici, entrambe vocate all’industria e all’export e, perciò, entrambe detentrici di grandi riserve auree: Germania ed Italia. L’incomprimibile tendenza di Germania e Italia a collaborare con la Russia, così da allentare il cappio economico-finanziario degli angloamericani, spiega perché questi due Paesi avessero progettato infrastrutture per importare quantità crescenti di energia dalla Russia (Nord Stream 2 e South Stream) e tuttora importino una grandissima quantità del loro fabbisogno energetico dalla Federazione russa (la Germania importava il 65% del gas ed il 30% del petrolio, l’Italia il 43% del gas ed il 13% del petrolio). La crisi in Ucraina è, nell’ottica angloamericana, una manovra essenzialmente contro tre potenze: Russia, Germania ed Italia (Turchia e Ungheria, grazie al maggiore realismo dei loro governanti, hanno preso le dovute precauzioni in tempo, chiarendo di non voler in nessun modo sospendere la collaborazione economica con Mosca).
Scholz e Draghi sono semplici burattini che, con la più assoluta noncuranza, stanno portando i loro Paesi verso l’ennesima, drammatica, recessione (dopo quella causata dal Covid!) per soddisfare i disegni geopolitici di Londra e Washington. Germania e Italia, senza i rifornimenti energetici russi, si dirigono verso una crisi economica senza precedenti, una vera e propria Grande Depressione 2.0, che, perlomeno, renderà i sue Paesi contendibili tra gli schieramenti. L’asse mediano dell’Europa è il luogo dove si deciderà la guerra sul fronte occidentale.
Twitter: @FedericoDezzani