Dobbiamo a loro il culto dei nuovi totem, tecnologia, digitalizzazione, intelligenza artificiale, bombe intelligenti purtroppo azionate da idioti al servizio di altri più prestigiosi imbecilli. Dobbiamo a loro le crudeli illusioni offerte alle generazioni future, mestieri creativi, indipendenza garantita dai lavoretti alla spina che ti consentono di sceglierti il percorso per la consegna della pizza, le risorse di nonni e genitori per sviluppare start up in garage. Dobbiamo a loro la conversione della politica in presenzialismo e visibilità, così la partecipazione a un flash mob, a una manifestazione bastano per sentirsi a posto in mezzo a altri empatici che sfilano per il bene contro il male.
E spetta a loro un ruolo decisivo nelle distruzione della coesione sociale grazie al galleggiamento dell’etere globalizzato di bolle nelle quali si rinchiudono in forma difensiva ceti di affini che si confrontano con altri ceti “inferiori” che prestano servizi, svolgono mansioni subalterne e non meritano solidarietà o ascolto. Perché la consapevolezza illusoria dell’appartenenza a una élite che ispira i suoi comportamenti ai miti della globalizzazione, dell’europeismo, del multiculturalismo e del cosmopolitismo dei voli low cost e dell’Erasmus, non vuole sapere e dire nulla sull’impoverimento di intere classi, sullo sfruttamento del lavoro retrocesso a servitù precaria, sulla demolizione dell’istruzione. Al contrario disprezza i vinti, accusandoli di essere ignoranti, fascisti, conservatori, sessisti, populisti.
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