Non c’è alcun dubbio che gli Usa considerino tutta la superficie del pianeta come cosa loro, e di avere il diritto di spiare e bombardare dovunque: così si sentono offesi e indignati e si sentono legittimati a protestare se qualche aereo, drone o battello si avvicina al loro territorio o a qualcuna delle oltre 800 basi militari che hanno in tutto il mondo e dunque si adontano ancora di più se qualche loro ordigno spia o drone d’assalto che vola in territorio altrui cade o viene abbattuto. Così adesso il Pentagono ha la sfacciataggine di lamentarsi che il drone d’assalto Q9 Predator in volo sul Mar Nero che notoriamente bagna l’Idaho è caduto dopo essere stato avvicinato da due Su-27 russi che secondo le due ipotesi fatte una dopo l’altra dal Pentagono avrebbero gettato del carburante sul velivolo a stelle e strisce causandone la caduta o avrebbero manovrato in maniera “non professionale” causando una piccola collisione in volo che avrebbe distrutto il velivolo comandato a distanza. Secondo il ministero della difesa russo caccia di Mosca si sono limitati a seguire il Q9 in prossimità dello spazio aereo che i russi rivendicano per la loro operazione militare quando a un certo punto il drone ha cominciato a rivelarsi instabile ed è caduto.
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