Ankara sotto Erdogan, allo stato attuale, non è filo-russa; essenzialmente, cerca di trarre profitto da entrambe le parti. I turchi vendono droni Bayraktar a Kiev, hanno concluso accordi militari e allo stesso tempo, sotto il mantello degli “Stati turchi”, investono nelle tendenze separatiste in Crimea e a Kherson.
Allo stesso tempo, Erdogan ha estremo bisogno della cooperazione militare ed energetica russa. A Mosca non si fanno illusioni sul “Sultano” o sulla direzione che sta prendendo la Turchia. Se la svolta geopolitica di Ankara sarà ostile, saranno i turchi a perdere i primi posti nel treno eurasiatico ad alta velocità, dai BRICS+ all’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO) e tutti gli spazi intermedi.
Pepe Escobar è un analista geopolitico e autore indipendente. Il suo ultimo libro è Raging Twenties. È stato politicamente cancellato da Facebook e Twitter. Seguitelo su Telegram
https://www.ariannaeditrice.it/articoli/mosse-audaci-sulla-scacchiera-dell-asia-occidentale
Si possono capire le mire, le narrazioni, le avventure e le negazioni degli americani che si considerano al sicuro dalla guerra in Europa perché separati e protetti da migliaia di chilometri e due oceani. Ma non si capiscono le stesse narrazioni, mire e avventure di noi europei coinvolti direttamente nella guerra in Ucraina e separati dai combattimenti da un centinaio di chilometri e un paio di fiumi e mari interni. O forse si capiscono e comunque è meglio non dirle ai nostri popoli.
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