Gli aerei sono responsabili del 5% dei gas serra che vomitiamo in atmosfera ogni anno, anzi lo erano perché il calcolo è vecchio di qualche anno e le emissioni aviatorie continuano ad aumentare. Calcolo di organizzazioni scientifiche non dipendenti dall’industria aereonautica, naturalmente, che invece minimizza.
Ma i carburanti che gli aerei bruciano non producono solo gas serra, inquinano in molti altri modi e, se tenete conto anche del fatto che una piccola percentuale degli umani, solo il 5%, viaggia in aereo e riesce a produrre già soltanto con questa sua abitudine il 5% del riscaldamento globale, la faccenda diventa ancora più inquietante. Soprattutto se il viaggio aereo è fatto per “svago” o per risparmiare qualche ora di tempo. Nel 1998 uno studio attuato per conto della Commissione Europea rilevava che le emissioni degli aerei “potrebbero avere un notevole effetto sulla chimica dell’atmosfera e sullo strato di ozono”.
Sono passati molti anni e le emissioni continuano ad aumentare e la massa mediatica non vi racconta che una parte di tali emissioni, quando l’aereo vola in alto in alto, un puntino luccicante nel blu dipinto di blu, vanno direttamente nella stratosfera e non tornano più giù. Più! Nessuna pianta, nessun vegetale può assorbirle, lassù.
Ma nel delirio consumistico-competitivo il viaggio è diventato un consumo, una competizione, un vanto, una corsa. Sempre di più e sempre più lontano, sempre più costoso e/o sempre più strano e improbabile. O almeno così crede il massaturista, che crede tra l’altro di scegliere mentre invece è spinto dalla pubblicità e dall’imitazione verso quelle mete sulle quali il mercato turistico globale ha deciso di puntare. Nella demenza finale anche i luoghi che si prevede il riscaldamento globale farà sparire, contribuendo così a farli sparire sicuramente e rapidamente.
Come ogni altro aspetto della vita del ricco Occidente e dei suoi collaterali, il viaggio è diventato conquista sociale, ostentazione, collezione, mania. Così, mentre sono in coda come alla cassa del supermercato, i ricchi turisti che arrancano uno dietro l’altro verso la cima dell’Everest, e ogni tanto ci lasciano le penne e sempre ci lasciano i loro rifiuti, credono di aver conquistato una superiorità rispetto al resto del genere umano. Semplicemente, ancora una volta, la superiorità del denaro e della sua ostentazione.
La guerra dei cosiddetti “viaggi”, sempre più frenetica, sta contribuendo grandemente a deturpare e distruggere ogni angolo del pianeta. Isole, spiagge, savane vengono cementificate per gli alberghi dei turisti; le baie diventano porti per i panfili o le navi da crociera; i rifiuti e i liquami di migliaia di persone che non badano a risparmiare riciclare riusare ma solo a consumare (è per quello che si viaggia, no? E poi, come si fa a riciclare, in luoghi dove non c’è la raccolta differenziata!) finiscono molto spesso in mare, di notte e al largo, dove le correnti se ne incaricheranno. Duecento milioni di persone al mondo lavorano in tutti quei villaggi turistici, alberghi, resort del sud del mondo, con paghe da fame, senza orari e contando solo sulle mance per sopravvivere. Per questo sono così gentili e servizievoli, non l’avevate capito? E per questo le vacanze di lusso negli alberghi di lusso non sono più un lusso, se si scelgono come meta i paesi poveri. E non dite che non l’avevate capito.
Ad Angkor Wat enormi complessi alberghieri hanno svuotato la falda acquifera e dopo quasi mille anni di esistenza l’enorme e magnifico tempio rischia di crollare perché il suolo sta cedendo: in pochi decenni i turisti armati di macchina fotografica e poi smartphone sono riusciti a fare quello che nemmeno la giungla aveva fatto in dieci secoli.
A Pompei spariscono i mosaici pezzo per pezzo.
Nel più grande sito archeologico precolombiano del Messico, Teotihuacan, le piramidi si stanno sbriciolando per il calpestio di milioni di persone.
Nel parco Masai Mara, dove il massaturista va per vedere gli animali africani, a furia di disboscare per costruire alberghi e bungalow, gli animali stanno scomparendo.
Le navi da crociera stanno distruggendo le barriere coralline nei Caraibi.
I Masai vengono cacciati dalle loro terre per fare posto ai resort.
Negli alberghi di Zanzibar si consumano 1500 litri di acqua a persona al giorno, una famiglia di abitanti di Zanzibar ne consuma 93 al giorno; nei resort di Goa il turista consuma 1754 litri di acqua al giorno, l’abitante di Goa ne consuma 14; spesso gli abitanti di Goa si sono ritrovati senza acqua, i turisti no.
Dunque il massaturista potrebbe dire come Attila (che non lo disse) “dove passo io non cresce più un filo d’erba” o potrebbe paragonarsi ai Romani quando dissero “Cartago delenda est” e sparsero pure il sale sulle rovine per assicurarsi che nulla potesse più crescere in quei luoghi. Una differenza sta nel fatto che sia Attila che i Romani sapevano di compiere un’azione distruttiva e malvagia.
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