Castrati

Per molto tempo si è pensato che l’unione Europea fosse l’occasione di mantenere il continente al centro del mondo, di farne quanto meno un modello da seguire e invece si è rivelato un tarlo, anzi un vero e proprio cancro che sta distruggendo e allontanando i singoli Paesi, la cui governance è totalmente preda di lobby e di comitati d’affari che insieme alla finanza ricattano i cittadini e li tengono lontano non solo dalla partecipazione, ma anche dalla realtà e che li stanno trasformando in zombie politici. Basta vedere la differenza con quanto accade negli Stati Uniti dove finalmente si sta manifestando una reazione popolare nei confronti delle mistificazioni pandemiche e l’Europa dove invece è ancora tutto semichiuso, dove impazzano senza freni Big Pharma e le burocrazie sanitarie ad essa legate.

estratto da https://ilsimplicissimus2.com/2021/06/09/usa-sipario-strappato-europa-rassegnazione151886/

Venerdì santo

Quindi alla fine è quasi naturale che le parrocchie e le chiese diventino il luogo di questa nuova comunione e di questa nuova concezione della salvezza che non riguarda più il cielo, ma che per forza di trascinamento si riferisce più facilmente al vecchio armamento del sacro. Ego te vaccino in nomine Patris …

https://ilsimplicissimus2.com/2021/03/26/ego-te-vaccino-in-nomine-patris/

Caos

Quando allo stato di paura e di atonia subentrerà il caos economico quella parte di sanità malata che si è piegata a questo disegno e gli ha tenuto bordone capirà quanto ha sbagliato a tradire il giuramento, perché sarà letteralmente spazzata via. E tuttavia rimane da risolvere il problema del gregge, della facilità con cui le persone vengono manipolate, della loro paura a disobbedire anche di fronte ad ordini assurdi che oltre a limitare gravemente le libertà personali, mettono in pericolo l’intera vita, le aspirazioni, le imprese familiari, il lavoro, i rapporti umani, la dimensione sociale, il futuro. Quale cambiamento antropologico è intervenuto per provocare questa passività anche di fronte alla catastrofe? Bè credo essenzialmente l’assenza di politica e quindi dello scontro di idee che essa porta, la scomparsa di una immagine del mondo complessa e dialettica.: dalla metà degli anni ’80 in occidente c’ è stata un’unica verità possibile – peraltro corrispondente al fanatismo economico-finanziario globale strutturatosi dopo il declino dell’Unione sovietica – senza che vi fosse la possibilità di immaginare alternative e antagonismi effettivi che non fossero di nicchia.

Patriottismo

Ad aprile  Speranza  aveva fin da subito  vietato l’idrossiclorochina,  in obbedienza assoluta al divieto  OMS, ostinatamente perseguito anche con la pubblicazione su Lancet dell’articolo pseudo-scientifico  sulla supposta letalità del farmaco, articolo che la “prestigiosa rivista” ha dovuto ritrattare scusandosi.

Il governo  elvetico si è infischiato dei divieti dell’OMS, assumendo come  sua prima responsabilità la salute dei suoi cittadini.

Novartis e Sandoz sono multinazionali globali che più Big Pharma non si puo’;  ma   hanno mostrato che la loro lealtà va, prima  che al blocco delle farameutiche globali, alla loro  nazione.
Si vivono insomma come  svizzere prima che  Big Pharma.

Ecco la differenza fra essere una patria, con una classe dirigente e vera ossia cosciente dei suoi obblighi verso i propri cittadini, ed essere un non-popolo che ha scelto di farsi dare ordini dai grillo-piddini. In Italia “le cose vanno selvaggiamente”

Giochiamo a calcio

Fonte: Massimo Fini

Non c’è solo il fascismo degli antifascisti, ma anche il razzismo degli antirazzisti. È ormai noto ciò che è successo  l’altroieri a Parigi durante la partita fra il borioso Paris Saint-Germain (conosciuto più che altro per aver acquistato dal Barcellona per 250 milioni di euro Neymar, uno pseudocampione che a Barca non serviva e poco di più ha fatto al Paris)e la squadra turca Basaksehir. Lo riassumiamo qui, in sintesi, per chi eventualmente non lo conoscesse. Si era attorno al quarto d’ora del primo tempo, un calciatore francese Kimpembe commette un fallo, dalla panchina turca si protesta chiedendo un’ammonizione, si agita in particolare Achille Webo, il vice dell’allenatore. Il “quarto uomo”, rumeno come tutta la quaterna arbitrale, che ha fra gli altri compiti quello di tenere a bada le panchine surriscaldate, si rivolge all’arbitro, il suo compatriota Hategan, per segnalargli il comportamento scorretto della panchina turca. L’arbitro chiede in rumeno chi sia il principale responsabile.  “È quel negru”, risponde il quarto uomo. Apriti cielo. Un panchinaro turco grida “Why say negro!”, “Why say negro!”, “Why say negro!”, il poveraccio cerca di spiegare che “negru” in rumeno non ha alcun connotato spregiativo. Inoltre la panchina del Basaksehir è occupata da una maggioranza di giocatori bianchi e quindi l’espressione del quarto uomo va valutata come se fra un gruppo di tricofanti avesse indicato l’unico calvo. Niente da fare. Ne nasce un parapiglia, i calciatori turchi seguiti da quelli del Paris lasciano lo stadio per protesta. Il caso diventa politico e internazionale, interviene anche il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan che condanna “l’episodio di razzismo”. Fa a dir poco sorridere, o per meglio dire pena, che questi candidi gigli dei giocatori turchi, che in patria accettano che il loro premier sbatta in galera decine di migliaia di oppositori (senza badare al loro colore, in questo il noto tagliagole è equanime) si scandalizzino per un insulto che non c’è mai stato.

Le due squadre si sono ritirate dal terreno di gioco senza il consenso dell’arbitro. Un fatto inaudito nella storia del calcio mondiale a livello professionistico. Uno scherzetto del genere costò al grande Milan del pur potentissimo Berlusconi un anno di squalifica da tutte le competizioni Uefa. Altro che rifare la partita.

Il rapporto calcio/razzismo è di lunga data. Il buon Bruno Pizzul, l’ultimo nostro grande telecronista che sapeva dare pathos alle partite senza scomporsi a ogni gol o parata, fu massacrato perché durante una partita a proposito di un’ala di colore disse: “gioca bene quel negretto”. In realtà era un’espressione affettuosa in cui non c’era nulla di spregiativo.

Va bene, adesso tutti abbiamo imparato che si dice “persona di colore”. Però di fatto, nel libero Occidente, ormai non si può più dire nulla. Viene in mente uno sketch di Sordi dove l’Albertone nazionale sbeffeggiando il Duce gli fa dire: “Tutto si può dire e nulla si può fare”. Va capovolto: tutto si può fare, anche violare l’intero Codice penale, ma nulla si può più dire.

Per tornare al calcio questo gioco ha assunto dimensioni così enfiate, economiche e tecnologiche, che qualsiasi cosa anche la più innocente può essere strumentalizzata ideologicamente (se un giocatore dopo un tremendo pestone dà in una sacrosanta bestemmia, la tecno ne riprende il labiale). Qualche giorno fa una calciatrice spagnola si rifiutò di aderire al minuto di silenzio in onore di Maradona. In linea teorica un gesto giusto, coraggioso, perché Maradona, fuori dal campo, non era da portare ad esempio. Ma, secondo me, l’ideologia dovrebbe restare fuori dai terreni di gioco. Sul campo si gioca e basta, altrimenti si perde il senso stesso del gioco. Il calcio a differenza del rugby, della pallavolo, dell’hockey, s’è gonfiato come la rana di Esopo e, come l’intera nostra società, farà la stessa fine.

Homo Covidicus

Nel regime staliniano, “lo stato assegnava uno status sociale, per cui gli individui adottavano volti, o maschere, che permettevano loro di rientrare nelle categorie sociali prescritte dal regime; molte “ persone lavorarono su di loro per diventare perfetti cittadini sovietici”, rivela l’immane opera di indagine sugli diari privati e gli archivi familiari dei cittadini dell’URSS, intrapreso dagli Annales francesi” “ Questi lavori hanno rivelato come gli individui interiorizzassero le norme e i valori del discorso ufficiale”.

Ricordiamo che l’homo sovieticus veniva in due versioni: quella dei dominati, che abbiamo sommariamente descritto, e quella dei dominanti. Così anche l’Homo Covidicus.

Che cos’era quella che spudoratamente a Mosca si auto-definiva “dittatura del proletariato”, infatti? Era – come la nostra oggi – una dittatura di “Ricchi di Stato”. Degli statali che s’erano impadroniti dello Stato e lo divoravano, mentre facevano strage dei cittadini nel GuLag, nell’Holodmor; che dallo Stato “prendevano”, senza “dare” (se non carestie, e proiettili alla nuca, quelli in abbondanza ilimitata, come i tamponi).

Erano quelli che – mentre il sovietico comune faceva le code quando arrivavano i calzini di filanca, lo zucchero, il latte – avevano accesso ai negozi riservati dove abbondavano caviale, storione, whisky scozzese, sigarette Lucky Strike e dischi pop occidentali il cui solo possesso in mano ad un dominato, scoperto dal Kgb, l’avrebbe proiettato nel GuLag per dieci anni.

Si chiamava Nomenklatura, nome che rivela il loro carattere buro-statale. Del tutto separati, anche mentalmente, dal popolo e dalle sofferenze che gli provocarono – con la loro amministrazione ideologica fecero collassare l’economia zarista, una delle più prospere della storia, in regime di code ossia di massima inefficienza (un economista gorbacioviano calcolò che nelle file si perdevano 65 miliardi di ore-uomo l’anno, era come se 35 milioni di russi “lavorassero” a fare la coda, contro 31 milioni impiegati nelle industrie). E in 70 anni di potere assoluto, questa Nomenklatura mai si pose nemmeno il problema di alleviare queste mostruosità umane, sociali ed economiche, di riorganizzare la distribuzione: gli andava bene così. Esenti da ogni compassione, ma anche da ogni razionalità.

Salsicce sovietiche.

Oggi la Nomenklatura di Gualtieri e Conte, sostenuta dai 5S e da tutti i ricchi di Stato (dalla Rai ai ministeri, dirigenze inadempienti, strapagati parassiti pubblici), sta facendo collassare l’economia del -10% (o più), provoca milioni di disoccupati, con la stessa spietata indifferenza: totalmente separata dal popolo, ignorante del funzionamento di una società complessa e dei danni permanenti che gli infligge con i suoi arbitri, favoleggia di acciaierie pulite che andranno ad idrogeno, e di economia verde e sostenibile che realizzerà con i 209 miliardi dell’Europa, che non arriveranno mai.

Sotto la Nomeklatura c’erano gli apparatchik; capi-fabbriche, scrittori ed attori, giornalisti del regime – che, anche se non acceso ai negozi del caviale, avevano la precedenza nell’assegnazione di auto (che i dominati dovevano aspettare anni), nell’assegnazione di appartamenti spaziosi e delle desideratissime vacanze a Soci.

La massa sovietica dominata non aveva casa ma una stanza in coabitazione, la cucina in comune con l’altra famiglia coabitante e pronta alla delazione per guadagnare credito verso il Partito e allargarsi quando l’una veniva arrestata. L’Homo Sovieticus Inferior si metteva docilmente in fila per la frutta fresca, l’arrivo delle salsicce e persino (nel 1929-34) del pane, come dopo per l’assegnazione di un’auto che sarebbe arrivata 3 anni in ritardo, sapendo che gli apparatchik  gli passavano davanti, e campava per tutta la vita del grigio triste pane sovietico, delle grigie inenarrabili salsicce, borsh e cetrioli in salamoia; e il solo colore della loro vita era il quartino di vodka, super tassato, che comprava con uno sconosciuto, con cui lo condivideva aspettando il tram nel gelo: scena che ho visto personalmente a Kiev.

Un negozio sovietico. “Ho scoperto la parola “yoghurt” quando sono arrivato in Cecoslovacchia all’età di 10 anni. Cercando la voce sul dizionario, ho capito che volevo assaggiarlo, ma non capivo a cosa potesse somigliare”.

Le masse dell’Homo Covidicus Inferior sono quelle che si mettono volontariamente in coda per farsi “fare il tampone”, lo lasciano fare i loro figli piccoli (anche se provoca lesioni) e si affolleranno docilmente a farsi inoculare il vaccino – qualunque vaccino, senza chiedersi cosa ci hanno messo dentro.

L’homo covidicus superior, apparatchik, comincia a fare la sua comparsa: nelle maestre kapò che ordinano il tampone allo scolaretto perché “ha starnutito”, che vietano il prestito di una penna a chi ha dimenticato l’astuccio, il preside che chiama la Digos perché una maestra non porta la mascherina. I medici e pediatri he infliggono l’invasivo e pericoloso tampone (il solo genere di cui c’è abbondanza illimitata) con sempre maggiore sadico compiacimento, andando a caccia dei “positivi” come il KGB andava a caccia dei”deviazionisti”, nemici di classe che si celavano tra chi raccontava barzellette antisovietiche nella cucina in comune dell’appartamento.

4 passi nel declino

Se in trent’anni è stata azzerata non una classe, ma un’intera organizzazione economica, significa che non siamo a un semplice cambiamento, ma alla trasmutazione definitiva, all’accentramento progressivo in un’oligarchia di multinazionali aeree, apolidi, non gravate da imposte e tasse nazionali, inesistenti quelli internazionali. Tale oligarchia eleggerà, prima o poi, un rappresentante temporale che, in simbiosi col Re del Mondo, il Giusto, dominerà il futuro.

Disoccupazione in aumento, lavoricchi, abbassamento dei prezzi, fuga dalla qualità e dalla creatività, redditi di sudditanza, standardizzazione, detumescenza del desiderio. Eliminazione del desiderio poiché il desiderio implica brama e la brama ansia di possesso continua, e voglia di migliorare; ambizione. Ma qui, ragiona il Potere, non c’è più nulla da migliorare, siamo ai tempi ultimi, la Storia è finita, l’umanità deve considerarsi sazia. Il Potere vuole, infatti, la pace, intesa come stazionarietà. Distillati orientali sulla rinuncia invaderanno blog e giornali. Beppe Grillo che, ricordiamolo, dice sempre la verità, la verità vera, essendo il politico decisivo dell’inizio del nuovo Millennio, ha già anticipato tutto. Pace, ecologismo, tecnica, ritrovati da quattro soldi, sport, pornografia, de-erotizzazione, regressione culturale in nome dell’antidiscriminazione, fine di ogni dottrina economica: redistribuzione meschina di soldi digitali in cambio di ciarpame. Un piano preparato da secoli e in via di completamento inevitabile.

https://alcesteilblog.blogspot.com/2020/07/vite-che-non-vale-la-pena-vivere.html

“Giocare” con le parole

Fonte: Giuseppe Masala

Il Corriere della Sera ci informa che Tiziano Ferro si trova negli Usa “per avere un figlio con il marito”. Ormai siamo alla manipolazione orwelliana dove si può dire che due uomini o due donne possano avere un figlio. Sì, se lo possono comprare questo è vero ma ciò non è procreare.

Il peggio è che la Boldrini con altri suo amici hanno presentato una proposta di legge contro i “crimini d’odio” nei confronti delle “minoranze” ovvero un reato d’opinione. Secondo questa legge chi lo commette può essere punito con 6 anni di galera, risarcimenti astronomici, lavori gratuiti per le associazioni lgbtq, ritiro della patente e del passaporto e via discorrendo.

Molto probabilmente, se passasse questa norma orwelliana, per aver scritto, come ho fatto in questo post, che Tiziano Ferro e il di lui consorte non stanno avendo nessun figlio ma se lo stanno comprando finirei esattamente nella tagliola di questa legge. Ecco a voi il mondo arcobalenato e rosé della Dittatura delle Minoranze e del Politicamente Corretto (più che Corretto bisognerebbe dire Corrotto) che stanno costruendo, dove dire la verità (neanche un’opinione) è passibile di punizione

https://www.ariannaeditrice.it/articoli/il-corriere-della-sera-ci-informa-che-tiziano-ferro-si-trova-negli-usa-per-avere-un-figlio-con-il-marito

Il nostro futuro prossimo

Il 15 giugno si sono verificati furiosi scontri tra bande di ceceni e arabi nella città francese di Digione che sono continuati, con la polizia rimasta passiva al 4 ° giorno della violenza.

Nel giorno 14 Giugno , una macchina ha cercato di affrontare una banda di circa 100 ceceni armati di tubi, coltelli e altre armi. L’auto ha fracassato  e [si è fracassata intransitivo] poi si è capovolta.

Dopo essere stati in inferiorità numerica per alcuni giorni, inseguiti e picchiati dai ceceni, le bande arabe hanno portato fucili d’assalto AK47 e ora pubblicano video e foto su Twitter, chiedendo ai ceceni di lasciare la città.
Il governo francese ha inviato rinforzi di polizia ed un alto funzionario a Dijon quando la situazione era ormai largamente fuori controllo.

Gli avvenimenti degli ultimi giorni nel quartiere Gresilles di Dijon, dove si erano riuniti gruppi di giovani che hanno dato fuoco ai container di spazzatura ed alle auto, hanno portato più insicurezza e paura nella popolazione locale, per causa degli avvenimenti del fine settimana.

Sono stati schierati reparti di polizia anti-sommossa nell’est della città ma ancora si deve vedere come questi affronteranno gruppi di persone armati con fucili d’assalto.

Il prefetto locale, Bernard Schmeltz, ha dichiarato che questi scontri sono parte di una guerra fra bande fra i componenti della comunità cecena con quella nordafricana residente.

Fonte: South Front

Traduzione: Luciano Lago

https://www.controinformazione.info/scontri-furiosi-fra-bande-di-migranti-arabi-e-ceceni-a-dijon-mentre-la-polizia-francese-rimane-passiva-e-non-arresta-nessuno/

Rendimento Apocalittico Decrescente

“Bisogna capire che nelle società complesse, i membri della classe dirigente sono pregati caldamente di seguire un ricettario. A questo mira tutto l’insegnamento che gli si prodiga [Bocconi? Luiss?] nella loro formazione: lo so perché sono stato uno di loro. Non gli si chiede di trovare soluzioni, ma di eseguire, cosa ovviamente del tutto diversa. Trovare soluzioni richiede persone statisticamente rare e un ambiente adeguato; ora, i quadri sono usciti da una cultura che rigetta positivamente le persone che sono più intelligenti della loro media (è consentito essere magari più scaltri). E siccome la media intellettuale del gruppo non ha mai cessato di scadere, oggi ci si ritrova con dirigenti che non servono – non sanno utilizzare l’apocalisse artificiale”.

Come , come?

“La popolazione ha bisogno di credere allo Stato (e allo strato sociale legato alla complessità della sua società: le elites). Invece vediamo, non solo in Italia e in Francia ma in tutto l’Occidente, membri di governo che agiscono con manovrine da città di provincia … Gli è stata fornita una crisi da gestire, e loro hanno mostrato che non sono più all’altezza delle loro funzioni. Le persone che sono attualmente al governo in Occidente sono state reclutate in funzione alle cricche delle famiglie dominanti”..
… o da noi sulla Piattaforma Rousseau…
“… sono assolutamente intercambiabili. Indossano i pennacchi e ricevono gli stipendi della meritocrazia, senza averne la sostanza”
Triste verità: noi abbiamo come capo della protezione civile un commercialista del Sud ignaro di tutto  che non sta ancora fornendo le protezioni, come ministro dell’economia uno che ha studiato storia ed esegue un programma europeo scaduto, e un premier avvocato di provincia; che si fa guidare da un comitato di “scienziati” tragicomici, che si rivelano sempre più sacerdoti di un “cargo cult” che chiamano “La Scienza”, e si contraddicono l’un l’altro: mascherine obbligatorie, anzi sono inutili, anzi dannose; la clorochina? No, assolutamente no – invece sì…
Senza contare un capo di stato appartenente al familismo siculo secolare…

In ascolto del Comitato Scientifico

“Il peggio – rincara Alexandre – è che ne approfittano per difendere con le unghie e coi denti gli interessi e i privilegi della loro classe privilegiata sotto assedio (il 4,9% che s’immagina di essere lo 0,1%) e reprimere in modo crudele e stupido, tutte le altre. Sono i sintomi di una classe dominante arrivata alla propria fine, perché in fine di dominanza.
“Si può scommettere che la schedatura universale della popolazione per smartphone, il suo immiserimento per disoccupazione di massa, e il suo dominio attraverso una massa di carta-moneta senza altro valore che quello che gli assegnano “I mercati” e il TG di LA7, non finirà bene. E questo perché la classe dominante non è più capace di gestire un piano troppo sofisticato per lei”.
Come nelle società idrauliche in cui l’estinzione fu preceduta dal gigantismo, come l’impero romano della statua colossale di Costantino e vacillante sotto le spese militari e le frumentationes (il reddito di cittadinanza) alle plebi inette al lavoro, il gigantismo è la risposta del potere ad un pericolo che il potere stesso sente “più grande”, in realtà essendo bisogni più grandi che l’aumento di complessità non riesce a soddisfare, anzi disorganizza.

Rendement Apocalyptique Décroissant : notre savant lecteur Alexandre philosophe avec Joseph Tainter sur nos élites bidons et cette crado-pseudo-apocalypse. Accrochez-vous, c’est ébouriffant…

Omini di burro

Si comprende anche perché in Italia si fa concentrare una grande quantità di immigrazione di bassissima qualità lavorativa per abbattere i salari, mentre la scuola italiana continua ad essere buona in quanto alla fascia dell’obbligo, ma in quanto alle medie superiori e all’università è ultima: essa deve formare lavoratori di bassa qualificazione, camerieri, operai e impiegati esecutivi al servizio del management straniero che si impossessa del paese, grazie anche ai suoi complici nel parlamento e nelle altre istituzioni.

In base a ciò, le rispettive convenienze sono le seguenti:

-Per l’Italia nel suo insieme, uscire dall’euro e dall’Unione Europea dotandosi di una moneta propria a controllo statale; però manca una classe politica in grado di compiere e gestire una simile opzione, e manca l’indipendenza nazionale per farlo.

Per il Nord Italia e soprattutto per il Nord Est e la Lombardia, staccarsi dall’Italia. Ma non vi è una forza politica per farlo: anche la Lega ha abbandonato l’indipendenza della Padania.

Per il Sud Italia, andare per conto suo dotandosi di una sua moneta -ma le mafie al potere non lo faranno mai.

Per i singoli italiani, se hanno capacità o altre risorse, emigrare. E lo fanno.

04.01.20 Marco Della Luna

Integrazione

Appena ottenuta l’indipendenza, i capi negri proclamarono che gli asiatici dovevano “integrarsi” con i neri, dai quali si tenevano troppo segregati. Ciò significava una cosa precisa. Do  la parola a Shiva Naipaul: “l’inaccessibilità sessuale delle donne asiatiche  [indù o musulmane non sposano che nel gruppo etnico, o nella casta] eccita il massimo rancore. L’integrazione doveva essere fisica. Dopo la rivoluzione (in Kenia) nel 1964, a Zanzibar fu adottata una  politica ufficiale si stupro: le ragazze arabe  e persiane  furono sequestrate e maritate a forza ai caporioni neri di Zanzibar”. In Sudafrica, le famiglie boere subiscono la stessa violenta invidia, spinta allo stupro e al  genocidio.

Non sono tutti così, protesterete voi .  E fate bene a protestare. Basta che teniate conto che l’aitante giovanotto negro ben vestito e ben fornito di cuffie ultimo modello e telefonino,  non è  il “ragazzo moderno” che “ha i nostri valori”  che credete. E’ uno per il quale parole come “sono uno studente”, “un rappresentante di mobili da ufficio”,     “voglio l’integrazione” o “la cittadinanza” non significano quello che significano per noi. Sono, spesso,  ornamenti  che si sono applicati come etichette  di una modernità velleitaria,   alla pari delle cuffie acustiche e delle scarpe Nike o Adidas,  di uno che non ha capito ancora  cosa è l’elettricità, una mail o che in un aspirapolvere il tubo  va collegato al motore.   E spera di  andar via dall’Africa  perché qui ci sono le signore tedesche e ricchi che  hanno visto all’Hilton, e lo manterranno.

Naturalmente pensate che   esagero. Lo capisco.   Ma quando i terroristi Mau Mau convinsero i britannici a dare  al Kenia l’indipendenza – Uhuru, Liberazione dicembre 1963 –  la  neo-classe dirigente nera si abbandonò ad un delirio di avidità: terre e piantagioni appropriate  che non sapevano come coltivare…. Giù giù fino a saccheggio delle cliniche del ministero di Sanità.  Portarono via: te sterilizzatori, tutti  gli strumenti chirurgici, l’equipaggiamento per   le radiografie, i macchinari  per rianimazione in un reparto di terapia intensiva.  Fu incolpato un medico dell’ospedale. Che senso aveva   rubare cose che non aveva nemmeno mai usato?  Che volesse aprire un suo ospedale, è improbabile. Semplicemente, si voleva impadronirsi dei magici  sofisticati oggetti di potenza dell’uomo bianco.   Che, secondo loro,   rendono ricchi. Un  missionario  che  aveva aperto e dirigeva una scuola professionale, mi raccontò che gli scolari  continuavano a rubare gli attrezzi, martelli, chiavi inglesi, cacciaviti. “Perché? Non avete bisogno di rubare, è a vostra  disposizione”. Niente: aveva finito per chiudere gli attrezzi sotto chiave, in una  armadio con sbarre  di ferro. “A volte mi chiedo se hanno un’anima”, mi confidò stanco.

La cosa si è poi ripetuta molti decenni più tardi in Angola e Mozambico: appena i  portoghesi se ne andarono,   le loro  coltivazioni e piantagioni cessarono di essere coltivate; ritenevano che la libertà facesse crescere i frutti spontaneamente.  L’anno seguente ci furono carestie, poi  guerre civili. Durate 27  anni.   In Angola arrivarono i petrolieri americani e armarono una fazione. Mosca  mandò “volontari cubani” a sostenere l’altra.  Quello che vidi alla fine del  conflitto non ve lo racconto perché sembrerebbe animato da cattiveria.  Oggi ci sono i cinesi.  Chissà se erano meglio i portoghesi.

Devo dedicare  un altro articolo al  tema, per fornire la documentazione etnologica sui valori africani.

 

L’articolo NON C’E’ NIENTE DA RIDERE proviene da Blondet & Friends.