Gli eroi

AGI – Dopo la pensione, gli strascichi di una forma severa di Covid e la depressione – “io che non piangevo mai” – seguita a quello che “ho subito per essermi opposto alla riapertura dell’ospedale”, Giuseppe Marzulli, l’ex direttore medico dell’ospedale di Alzano Lombardo, è pronto a costituirsi parte civile in un eventuale processo nato dall’indagine della Procura di Bergamo.

“Parte civile contro la Regione Lombardia – precisa all’AGI il teste chiave dell’accusa nella parte dell’inchiesta con al centro i reati di epidemia colposa e falso – perché le indicazioni di riaprire sono venute a livello regionale ma, leggendo le carte in questi mesi, ho maturato l’idea che le responsabilità più gravi di quello che è successo ricadano sul Ministero della Salute”. 

“L’ordine di riaprire fu solo verbale, non ci sono pezzi di carta”

Marzulli è l’uomo che, il 23 febbraio 2020, decise di chiudere il pronto soccorso del ‘Pesenti Fenaroli’ e l’ospedale ai visitatori per la presenza di due pazienti Covid, poi deceduti. A poche ore di distanza venne riaperto “per ordine dei vertici aziendali e regionali” e da lì, questa l’ipotesi della Procura che indaga diversi dirigenti per questo capitolo dell’indagine, si diramò un focolaio devastante in Val Seriana che ha portato  Bergamo a diventare  una delle province più aggredite dal virus nel mondo.

“Ora ritengo che sia giusto parlarne perché l’opinione pubblica viene tenuta all’oscuro di quanto accadde – dice – mentre un pool di magistrati indipendenti e coraggiosi, non accontentandosi delle apparenze, approfondisce cosa successe nelle prime fasi attraverso un’indagine molto laboriosa e complessa. Sono così emerse tutta una serie di errori e omissioni a livello istituzionale che erano evidenti per chi si è trovato a gestire la prima fase pandemica. A Bergamo esplose una ‘bomba atomica’ ma non ci sarebbero stati tanti morti se Regione e Ministero si fossero comportati diversamente”.
Secondo Marzulli “non esistevano le condizioni per riaprire l’ospedale e io mi rifiutai di farlo. L’ordine di farlo arrivò in modo solo verbale, non ci sono pezzi di carta; per questo gli investigatori faticano a capire chi lo diede materialmente. Qualcuno tra i partecipanti alla riunione che precedette la decisione ha provato a dire che eravamo tutti d’accordo ma non era così e infatti io non ho ricevuto alcun avviso di garanzia”.

“La rabbia aumenta col passare del tempo”

Prima ancora della riapertura, giunsero quelle che definisce “le indicazioni sbagliate del Ministero della Salute. Con la circolare del 22 febbraio 2020 e quelle successive si stabiliva che, in assenza di sintomi, il test per la ricerca del virus non andava eseguito. Questa affermazione era in palese contraddizione con quello che noi stavamo osservando. Era evidente fin da subito che l’infezione era sostenuta anche dai pazienti asintomatici. Gli ordini da Roma venivano impartiti da persone che avranno anche avuto una buona conoscenza teorica ma che non vedevano quello che stava succedendo nella pratica”.

Una settimana dopo il suo ‘no’, Marzulli venne colpito dal Covid. “Stavo molto male, anche dopo essermi negativizzato, ma decisi di andare lo stesso a lavorare nonostante la polmonite. Non potevo lasciare soli i miei colleghi. Non ho paura a definirci degli eroi perché lo siamo stati. Senza mascherine, tamponi, piani operativi. Col passare del tempo aumenta la rabbia per le condizioni in cui fummo costretti a combattere e, per di più, mentre gli altri venivano indicati come eroi, il messaggio della stampa erano che noi eravamo gli stupidi dell’ospedale riaperto”.

“Le colpe del Ministero in un Paese del tutto impreparato” 

A 63 anni Marzulli ha scelto la  pensione “dopo che si tranquillizzò la situazione”. “Sarei rimasto ancora se non fosse successo quello che è successo? Non lo so, avevo gli anni di contributi per andarmene, forse sarei andato a lavorare altrove. Di certo il clima intorno a me e coi miei superiori era cambiato. In questi mesi di faticoso ritorno alla vita – riflette –  mi sono reso conto del ruolo del Ministero. Mi è bastato leggere le circolari e le comunicazioni, non c’è bisogno di grandi ricerche. Il problema non è che il piano pandemico era vecchio ma che non è stato applicato nemmeno quello. L’impostazione in linea generale di ciò che si doveva fare c’era già tutta in quel documento del 2006 ma non è stata seguita. In quei giorni succedevano cose clamorose. Come riportato dalla stampa, il 15 febbraio 2020 da Brindisi partirono gli aerei italiani per portare migliaia di mascherine in Cina, mentre qui mancava tutto”.

Nell’ospedale di Alzano dal momento della scoperta del virus alle circa due settimane che trascorsero prima che diventasse un presidio solo Covid “il 30 per cento dei dipendenti si ammmalarono e tre di questi morirono, oltre a una decina di pazienti deceduti”.     

Molto critico col ministro Roberto Speranza: “E’ andato in Parlamento a vantarsi di avere scritto il piano pandemico nuovo. Ma com’è possibile farsene un merito per averlo fatto a un anno dall’inizio del Covid e dopo 100mila morti?”. 

Marzulli ora sta meglio. “Per molti mesi ho sofferto dei postumi del Covid, faticavo molto e ho avuto una sindrome depressiva. Piangevo, io che prima non lo facevo mai. Perché è una malattia tremenda e per quello che ho subito negli ultimi mesi, l’angoscia che portavo nel cuore quando entravo in ospedale. Non ho ricevuto mobbing ma il clima non mi era favorevole”.

 Cosa si aspetta dalla giustizia? “Che emergano la verità dei fatti e le responsabilità istituzionali. L’Italia arrivò del tutto impreparata all’appuntamento col virus”. 

L’orizzonte degli eventi

Il covid è il grande evento immunizzatore, nel senso della volontà dell’Unpercento Padrone di immunizzare il pianeta Terra dal virus Uomo, per sostituirlo con il transUmano fabbricato in vitro e modificabile a piacimento in un Adamo remissivo, non più inutilmente intelligente e stavolta privato del libero arbitrio in grado di fargli perdere l’Eden e di una Eva già pervenuta al Male, ovvero la somma parodia blasfema della Creazione condotta attraverso la distruzione ed il rovesciamento di quella originale e sacra.Per far ciò, pare essere necessaria una vaccinazione di massa come mai prima nella storia, intesa come nuovo battesimo, unzione degli adepti e marchiatura del gregge.  E qui rientriamo nella realtà materiale dei fatti. 
La volontà di vaccinazione di massa sarebbe suggerita dai numeri astronomici di dosi di un intruglio da iniettare in milioni di persone, già acquistate dagli autocrati europei; una pozione dall’afflato magico della quale si conosce pochissimo tranne che è basata su una nuova tecnologia ad mRNA sulla cui sicurezza vi è una vera e propria cacofonia di opinioni le più disparate: il vaccino è innocuo, no,  modifica drammaticamente il DNA, è un vero e proprio crack di sistema, no, non è vero, non può farlo,  è sicurissimo.
Un “vaccino” sicuro per il quale le case farmaceutiche hanno però preteso l’assoluta impunità da qualsiasi richiesta di risarcimento alle vittime per eventuali reazioni avverse. Pare strano che vi sia ancora qualcuno che non creda alla continua sadica ma sincera rivelazione alle pecore del “come andrà loro a finire” ma non bisogna mai sottovalutare il valore distraente del materialismo, grazie al quale, se le questioni non sono di bassa ragioneria, si possono anche ignorare.Nemmeno i padiglioni petalosi dove battezzare il giorno di Natale e di fronte alle cattedrali (!!) i nuovi credenti (nella sacra unzione) fanno capire la realtà del progetto di dominio assoluto che alberga nella mente di quel narcisista maligno che è il Padrone. 
Questa immunità dal dissenso non potrà che necessitare di una qualche obbligatorietà di trattamento, che ci verrà prontamente giustificata dal clero scientocratico come inevitabile e giusta. Se non altro perché la presenza di un numero ancora per il momento consistente di pecore nere avrà bisogno di ricercarne l’obbedienza con il tallone di ferro.Ecco quindi l’ipotesi assolutamente da non escludere come democraticamente impossibile del trattamento sanitario obbligatorio, il TSO, che, non so se è noto a tutti, è  un lascito della Legge Basaglia del maggio del 1978, poi inserito nel novero della legge di istituzione del Servizio Sanitario Nazionale del dicembre dello stesso anno.
I credenti nel potere sacro e salvifico della Costituzione ribadiscono che l’art. 32 comunque impedirebbe un atto medico obbligatorio e di massa, che il TSO riguarda eventualmente solo i matti e la sera dormono sonni tranquilli. Noi invece che li abbiamo spesso tormentati da sogni premonitori, ricordiamo che il medesimo art. 32 non esclude che una legge dello Stato possa introdurre, di necessità, l’obbligatorietà di un trattamento. Se è una questione di matti, basterebbe psichiatrizzare il dissenso come già storicamente fatto in altre realtà per far dilagare l’istituto del TSO.L’estensione dell’obbligo vaccinale per i bambini, condotto senza colpo ferire qualche anno fa su dettatura dell’industria, ne è oltretutto illustre precedente e scriteriato fu chi si stancò prematuramente di denunciarne la pericolosità predittiva per inseguire altre questioni distraenti abilmente portate nel frattempo in primo piano. Consideratelo un mea culpa molto personale.  

Barbara Tampieri (lameduck)

http://ilblogdilameduck.blogspot.com/

Il potere in USA

I Democratici, il partito del Nuovo Ordine Mondiale, fanno affidamento sulle minoranze perché sono più facili da modellare e da piegare. Di regola, sono obbedienti. Gli Americani normali, la maggioranza, sono stati rimossi dalle posizioni importanti e gli incarichi più prestigiosi affidati a gay, persone di colore, Ebrei e Indù. Ora Trump ha iniziato a compensare questo squilibrio. Kevin MacDonald ha osservato che il problema di “chi ottiene l’incarico” è il più importante nella lotta per il potere. La Chiesa, una volta, era uno strumento per riservare gli incarichi migliori ai Cristiani, mantenendo gli Ebrei sui gradini più bassi. Con la Chiesa ormai ridimensionata, sono gli Ebrei che ora ottengono gli incarichi importanti e tengono alla porta gli Americani normali.

Si dice che Amy Barrett voglia cambiare la legge sull’aborto. In verità, vuole renderlo nuovamente legale. La legge americana sull’aborto basata su Roe v. Wade, (1973), è “una decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti in cui la Corte ha stabilito che la Costituzione degli Stati Uniti protegge la libertà di una donna incinta di scegliere di abortire.” Questa decisione è una delle tante delibere, ovviamente illegali, stabilite dalla Corte Suprema. Il punto principale della questione è che la Costituzione degli Stati Uniti non protegge o nega tale libertà. Tale diritto potrebbe essere aggiunto come emendamento alla Costituzione, se i vari stati fossero d’accordo (secondo me non lo faranno). Ma, attualmente, non c’è nulla nella Costituzione, o negli statuti, che consenta alla Corte Suprema di aggirare gli stati e il popolo e di pronunciarsi sul tema dell’aborto.

Allo stesso modo, non c’è nulla nella Costituzione degli Stati Uniti che consenta o vieti il “matrimonio” gay. Nel 2015, la Corte Suprema degli Stati Uniti aveva decretato con una votazione 5 contro 4 (decisa dal voto di RGB) che il Quattordicesimo Emendamento richiede che tutti gli stati permettano i matrimoni omosessuali e riconoscano i matrimoni omosessuali celebrati in altri stati. Questa è un’evidente falsità: il 14° Emendamento era stato emanato nel 1868 e, per cento anni, nessuno si era accorto che avesse qualcosa a che fare con il matrimonio gay. I sostenitori di questo genere di unione potrebbero fare pressioni per ottenerla nel solito modo, attraverso le leggi dei vari stati, ma hanno ritenuto più opportuno averla per direttissima tramite la Corte Suprema, anche se questo tribunale non ha assolutamente il diritto di aggirare il normale sistema legislativo.

I tribunali statunitensi sono attualmente dominati da giudici di nomina democratica dediti all’ingegneria sociale, che vogliono guidare il paese nella direzione che preferiscono, e al diavolo la legge e la volontà popolare. Ecco perché non sarà facile ottenere l’approvazione del Senato alla nomina di Amy Barrett. Se entrerà in carica prima delle elezioni, potrebbe benissimo diventare la katechon, la persona che “impedisce al potere segreto dell’illegalità di farsi strada” (2 Tessalonicesi 2: 6–7). E i senza legge lo sanno.

Gli oppositori di Trump al Senato sono abili nel lanciare fango contro gli incaricati del presidente populista. Il vergognoso spettacolo dell’udienza di Brett Kavanaugh si ripeterà, senza dubbio, con secchiate di bugie e diffamazioni rovesciate sulla testa di Amy Barrett.

https://www.ariannaeditrice.it/articoli/una-devota-cristiana-al-posto-di-un-ebrea-liberale-la-carta-vincente-di-donald-trump

Assange

Julian Assange viene lentamente assassinato nella prigione di Sua Maestà di Belmarsh, nel sud-est di Londra. La prigione è famosa per detenere persone mai accusate di un crimine. Viene anche chiamata la versione inglese di Guantanamo, usata per detenere cosiddetti terroristi, così chiamati da polizia e servizi segreti inglesi così spacciati dai media e dirigenze inglesi. Terroristi che diventano tali per continue e ripetute accuse dalla propaganda dei media, ma non necessariamente di fatto. Ricordate, se una bugia viene ripetuta abbastanza spesso diventa verità nella mente di ascoltatori ottusi. S’indottrina il pubblico nel demonizzare qualcuno o un gruppo di persone, o un Paese che possa diventare pericoloso per gli sforzi esiziali e criminali dell’impero. Questo è ciò che fanno con Julian Assange. Esattamente lo stesso principio viene applicato, anche se su scala diversa, contro il Presidente Putin, la Russia e la Cina. E sembra funzionare in una società occidentale, sottoposta al lavaggio del cervello, gestita dalla una dirigenza smidollata e asservita agli statunitensi. Sì, quello che succede a Julian Assange potrebbe accadere a qualsiasi giornalista che riveli scomode verità sull’impero e le macchinazioni criminali dei suoi seguaci, qualunque giornalista, o non giornalista, informatore, a tale proposito, chiunque osi opporsi alle atrocità anglosioniste può finire a Guantanamo o Belmarsh considerata una prigione di tipo A per adulti, vale a dir, una prigione “seria”, dove detenuti “pericolosi” lo sono fin quando il servizio carcerario di Sua Maestà lo ritiene necessario, e i prigionieri sono sottoposti a prassi segrete, inclusa la tortura.
Il caso di Julian Assange va oltre infrangere tutte le regole della libertà di parola “democratica”. Il modo in cui viene trattato è una grave infrazione ai Diritti Umani. I governi statunitense ed inglese intendono mettere a tacere e punire un campione della libertà di parola, torturandolo perché il mondo lo veda e soprattutto come minaccia a potenziali informatori e sostenitori della libertà di parola. Julian Assange è stato condannato a una pena detentiva “provvisoria” di 50 settimane per aver saltato la cauzione, quando cercò ed ottenne rifugio nel 2012 nell’ambasciata ecuadoriana. E perché saltò la cauzione? Perché stava per essere estradato nella Svezia neofascista, che agendo per conto di Washington, l’accusò di stupro, fasullo, e cattiva condotta sessuale, da dove sarebbe stato probabilmente estradato negli Stati Uniti, dove sarebbe stato sottoposto a un processo-farsa con possibile condanna a morte o detenzione indefinita a Guantanamo. Ecco perché evitò la cauzione e scappò nell’ambasciata ecuadoriana, perché l’ingiustizia occidentale già usava una propaganda menzognera, che tutti, tranne ciechi ed indottrinati, vedono. Rafael Correa, allora Presidente dell’Ecuador, vide la verità dietro tutto e concesse asilo a Julian, e in seguito gli diede la cittadinanza ecuadoriana, che nel 2018 fu revocata dal traditore e successore fascista di Correa, l’agente statunitense Lenin Moreno che, in premio, avrebbe ottenuto un prestito del FMI di 4,2 miliardi di dollari USA per aiutare il governo ad attuare le sue riforme economiche neoliberiste, il che significa annullare molti programmi sociali per il miglioramento dell’eguaglianza economica della popolazione ecuadoriana attuati dalla presidenza Correa.
Bene, quanto può essere marcio? Sfortunatamente, agire patologicamente o anche psicopaticamente nel mondo di oggi è pienamente accettato. È la nuova normalità. Ciò significa che viviamo in una società malata, corrotta e totalmente sottoposta al lavaggio del cervello, ad essere precisi: la società occidentale “quasi-terminale”, cioè dalla scarsa speranza di guarigione per assoluta mancanza di coscienza nella società occidentale. La speranza del risveglio degli occidentali svanisce, mentre sprofonda sempre più in un abisso insondabile.

http://aurorasito.altervista.org/?p=7353

Il sacrificio di Siri

Ancor più importante: molti studi economici e sociologici evidenziano come, su scala mondiale, la criminalità organizzata è divenuta estremamente potente sul piano politico e addirittura possa soppiantare i governi, girando somme enormi riveniente da traffici illeciti (droga, armi, riciclaggi). Su questa enorme liquidità, che per il 60% circa si ricicla nelle banche statunitensi, si regge la stabilità di interi sistemi bancari del “mondo libero”.

In conclusione, lo scandalizzarsi per (l’ipotesi di) contatti tra qualche personaggio politico o istituzionale e ambienti affaristici della criminalità organizzata, è pura ipocrisia o grave ingenuità.

Peraltro, via via che si fanno istituzionali, le mafie, pur conservando il loro scopo di profitto e controllo politico, modificano i loro metodi e diventano per così dire civili. La mafia burocratica, la mafia ministeriale, la mafia legislativa, la mafia giudiziaria assomiglia ben poco alla mafia dagli stereotipi, alla mafia della coppola e della lupara; è una mafia in doppiopetto, felpata, che spende molto per legittimarsi e uccide moderatamente, che controlla i mass media, che modella l’opinione pubblica e la sua percezione del mondo, che in sostanza si è assimilata alla gestione normale del potere politico e al suo stile usuale (salvo mantenere modalità vetero-mafiose in campi come l’esazione fiscale nostrana).

In fondo, l’organizzazione criminale di tipo mafioso altro non è che una forma molto efficiente, e pertanto vincente, di organizzazione e gestione di interesse e potere. Per questo si afferma e dilaga e soppianta altre istituzioni e controlla i cartelli delle materie prime, dell’informazione, e soprattutto del credito, della moneta, del rating. È una realtà pragmatica, che è errato inquadrare e giudicare limitativamente con categorie giuridiche, morali e emotive, per quanto essa possa essere ripugnante emotivamente e moralmente.

 

Nella sua auto-narrazione, il sistema si professa come fondato su precisi principi: la trasparenza e sincerità, la complessiva conformità a etica e legge, la democraticità dell’azione politico-istituzionale. Ma questi principi sono solo la verniciatura della realtà, la quale funziona in modo completamente indipendente da essi. Essi hanno a che fare con la realtà solo nel senso che sbandierarli serve a nasconderla. La violazione delle regole legali e dei principi morali, assieme all’inganno, è funzionale e indispensabile per il profitto e per il potere. Però, nella narrazione per il popolo, il malandare delle cose e le ingiustizie non possono essere attribuiti a questa realtà, perché si disturberebbe il consenso, bensì a capri espiatori (gli ebrei, i comunisti, i fascisti, il nemico di classe, gli infedeli, etc.). Ogni sistema di potere completa la sua propria auto-narrazione aprendo, al proprio interno, uno spazio di dialettica consentita, onde ciascuno possa trovare il colpevole per lui più verosimile per le ingiustizie e per il malandare (il liberismo, il socialismo, l’Europa, gli euroscettici, etc.) e possa aderire a un partito che promette di risolvere i mali sconfiggendo quel colpevole. In questo modo, si produce e mantiene il consenso popolare, detto democrazia.

10.05.19 Marco Della Luna

Sembra facile

Le persecuzioni giudiziarie   accanite di cui sono stati vittima i Contrada  o il generale Mori sono  tristemente istruttive.  Mori e il Ros che riescono a trovare il covo di Totò Riina e  lo catturano, vengono  poi processati per “mancata perquisizione del covo” stesso dalla Procura di Palermo.  Perché, come spiegò il generale, la tecnica  giusta quando si colpisce un gruppo criminale, è opportuno lasciare “un filo” che consenta di identificare l’intera struttura organica. E’poco produttivo prendere un latitante se si tagliano i contati con il gruppo cui appartiene”.  Assolto da quella accusa, Mori è condannato –  a 12  anni! –  perché la procura gli attribuisce “la “trattativa Stato-Mafia”,  un teorema manettaro che ha distrutto la vita di un egregio servitore dello Stato e un grande investigatore, con tutto il suo gruppo.

E’ chiaro che il poliziotto divenuto “giudiziario” impara a sue spese che se prende iniziative, ha solo guai – giudiziari – da procuratore, che ci mette poco a incriminarlo, se non è questo ad avere l’idea e a ordinargli di indagare.  La polizia “giudiziaria”  ha smesso di fare gli atti  autonomi  tipici del detective,  quindi di curiosare  , di fare domande”qui lo dico e qui lo nego”, di ottenere informazioni dal sottobosco “do ut des”. Col tempo ha perso anche le capacità professionali; raccoglie denunce e “notizie di reato”, non le va a cercare; non   ha antenne e sonde nel sottobosco  per collegare dozzine di reati “piccoli”  in un affresco generale. Così non ci siamo accorti dei Casamonica se non dopo il funerale con l’elicottero che rilanciava petali di rose sul Boss, e tutte le volte ci domandiamo come mai non si può, a Napoli, stroncare la Camorra che spara per strada coi suoi sicari. Il procuratore, che non ha studiato da poliziotto,si è privato degli strumenti per perseguire questa criminalità cosiddetta “comune”, con la stessa sicurezza vittoriosa con cui mette in moto “la macchina infernale mediatico-giudiziaria  che da trent’anni determina  gli eventi della politica italiana, e irrompe quando il popolo non segue  le elites oligarchiche”.

Giuseppe Pignatone  procuratore di Roma, va in pensione:  7 anni e 2 mesi nella Capitale, dopo 45 anni di carriera nella magistratura,  intervistato dal Corriere  dice:

“Il nostro è da sempre un Paese profondamente diviso, in cui si continua a negare legittimazione all’avversario politico e non si rinunzia a usare contro di lui il risultato delle indagini, a prescindere dal loro esito finale”.  Nelle ore in cui l’intera opposizione si unisce ai 5Stelle  ed al potere  mediatico per chiedere la testa di Siri anche se innocente, è una risposta impagabile.

Nessuna domanda ovviamente sui Casamonica e sul  perché “ Roma è  invasa di metastasi  criminali  in ogni organo, in ogni tessuto, in fin di vita”.

(PS .  Lettori, non ve la cavate con le arance in carcere. Dovrete contribuire alle spese processuali. Sennò mi tocca patteggiare…)

 

L’articolo La Giustizia: efficace contro Siri, meno con Camorra (e Casamonica) proviene da Blondet & Friends.

Eccezionale!

La Siria ha affermato il rifiuto assoluto ed inequivocabile della decisione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di riconoscere l’annessione del Golan siriano occupato all’entità sionista, sottolineando che la decisione rappresenta il massimo disprezzo per la legittimità internazionale e una umiliazione della comunità internazionale. Una fonte ufficiale del Ministero degli Esteri e degli Emigrati dichiarava a SANA: “Il presidente nordamericano riconosce l’annessione del Golan siriano occupato all’entità sionista con un flagrante attacco a sovranità ed integrità territoriale della Repubblica Araba di Siria che denuncia tale decisione in dispregio delle reazioni internazionali, che riflette l’alleanza organica tra Stati Uniti ed “Israele” nella profonda ostilità nei confronti della nazione araba, rendendo gli Stati Uniti il principale nemico degli arabi col supporto illimitato e la protezione fornita dalle amministrazioni statunitensi dell’entità israeliana.

La decisione del presidente degli Stati Uniti rappresenta il massimo disprezzo per la legittimità internazionale e un insulto alla comunità internazionale
“La decisione del presidente degli Stati Uniti rappresenta il massimo disprezzo per la legittimità internazionale e un insulto alla comunità internazionale facendo perdere alle Nazioni Unite reputazione e credibilità con la palese violazione statunitense delle sue risoluzioni sul Golan siriano occupato, in particolare la risoluzione 497 del 1981, che afferma lo status giuridico del Golan siriano come territorio occupato e respinge la decisione di annetterlo all’entità israeliana e la considera nulla e senza alcun effetto giuridico”, aggiungeva la fonte. Il presidente statunitense non ha il diritto e la capacità giuridica di legittimare con la forza l’occupazione e l’usurpazione di territorio altrui. Tale politica aggressiva nordamericana rende la regione e il mondo vulnerabili ad ogni pericolo e si dedica a relazioni internazionali che indeboliscono pace, stabilità e sicurezza nel mondo”, dichiarava la fonte. “La comunità internazionale, stufa dell’arroganza del presidente nordamericano e della mentalità egemonica e arrogante che governa la politica degli Stati Uniti, ha la responsabilità primaria di respingere le politiche irresponsabili e aggressive dell’amministrazione statunitense in difesa della legittimità internazionale e del mantenimento della pace internazionale e della sicurezza”, chiariva la fonte.

La liberazione del Golan occupato con tutti i mezzi disponibili e suo ritorno alla madrepatria, la Siria, sono un diritto inalienabile
La fonte ha sottolineato che “la decisione nordamericana sul Golan arabo siriano occupato, il riconoscimento della Gerusalemme occupata come capitale dell’entità occupante e il trasferimento dell’ambasciata USA in essa, gli sforzi degli Stati Uniti per liquidare la causa palestinese con la cospirazione dell’affare del secolo e la cospirazione contro diritti ed interessi arabi conferma che alcuna nazione araba è al riparo dai mali degli USA, richiedendo che gli arabi prendano una seria posizione storica per superare la povera realtà araba e proteggere la dignità della nazione e difenderne l’esistenza, diritti e interessi. “La Repubblica araba siriana, dichiarando il rifiuto assoluto ed inequivocabile della decisione nordamericana, afferma con forza che l’universo non può cambiare il fatto storico eterno che il Golan era e resterà un arabo siriano. La liberazione con tutti i mezzi disponibili e il suo ritorno alla madrepatria, la Siria sono un diritto inalienabile. La determinazione dei siriani a raggiungere questo obiettivo è oggi più solida che mai con la stessa volontà e determinazione con cui i siriani hanno sconfitto l’aggressione terroristica e lo stesso spirito che ha portato alla grande vittoria di Tishrin”, aveva detto la fonte. “I siriani della madrepatria siriana costantemente oggi sottolineano di fronte alla oscura decisione del presidente degli Stati Uniti la solidarietà con la nostra resistenza nel Golan siriano occupato, condividendone l’amarezza dell’occupazione e dell”aggressione e la determinazione a sconfiggere l’aggressione e a liberare il Golan occupato. L’incontro del giorno nazionale sulla terra pura del Golan, liberata dall’atrocità dell’occupazione, è più vicina di quanto pensino il nemico, l’usurpatore e i loro sostenitori”, concludeva la fonte.

Al-Mualam: la risoluzione di Trump non influenzerà lo status del Golan occupato
Syria Times, 26 marzo 2019

Bankitalia

Insomma semplifico: nel novembre ’78 Baffi mostra perplessità sull’entrata nella moneta unica; a marzo ’79 viene incriminato dalla “giustizia italiana”, a ottobre deve dare le dimissioni. La Bankitalia resta nelle mani dei Ciampi – l’intoccabile, il divino,  il vergine – e l’Italia entra nel tunnel che porta al “divorzio” fra banca centrale e Tesoro, e  sboccherà nell’euro.
Un altro rapporto CIA poco posteriore (novembre ’79) riferisce addirittura di una “rivolta dei tecnocrati” di fronte alla pretesa tedesca di entrare nel sistema monetario con cambi rigidissimi. “i tecnocrati, forti del bastione di Bankitalia, ribattono che la rigidità del tasso di cambio è la formula sicura per il disastro economico”…E infatti Baffi e Sarcinelli, in dure trattative con i banchieri centrali tedesco e francese, erano riusciti almeno a strappare una oscillazione “larga” del 6% invece di una stretta….

Insomma semplifico: nel novembre ’78 Baffi mostra perplessità sull’entrata nella moneta unica; a marzo ’79 viene incriminato dalla “giustizia italiana”, a ottobre deve dare le dimissioni. La Bankitalia resta nelle mani dei Ciampi – l’intoccabile, il divino,  il vergine – e l’Italia entra nel tunnel che porta al “divorzio” fra banca centrale e Tesoro, e  sboccherà nell’euro.
Un altro rapporto CIA poco posteriore (novembre ’79) riferisce addirittura di una “rivolta dei tecnocrati” di fronte alla pretesa tedesca di entrare nel sistema monetario con cambi rigidissimi. “i tecnocrati, forti del bastione di Bankitalia, ribattono che la rigidità del tasso di cambio è la formula sicura per il disastro economico”…E infatti Baffi e Sarcinelli, in dure trattative con i banchieri centrali tedesco e francese, erano riusciti almeno a strappare una oscillazione “larga” del 6% invece di una stretta.

https://www.maurizioblondet.it/lindipendenza-di-bankitalia-e-sacra-tranne-una-volta/

Eliminare la finanza

Non abbiamo amici. L’America avrebbe inutilmente cercato nell’Italia una sponda forte dopo la caduta del Muro, prima di dare via libera (con Clinton) allo strapotere di Wall Street. Dall’omicidio di Kennedy, secondo Galloni, gli Usa «sono sempre più risultati preda dei britannici», che hanno interesse «ad aumentare i conflitti, il disordine», mentre la componente “ambientalista”, più vicina alla Corona, punta «a una riduzione drastica della popolazione del pianeta» e quindi ostacola lo sviluppo, di cui l’Italia è stata una straordinaria protagonista. L’odiata Germania? Non diventerà mai leader, aggiunge Galloni, se non accetterà di importare più di quanto esporta. Unico futuro possibile: la Cina, ora che Pechino ha ribaltato il suo orizzonte, preferendo il mercato interno a quello dell’export. L’Italia potrebbe cedere ai cinesi interi settori della propria manifattura, puntando ad affermare il made in Italy d’eccellenza in quel mercato, 60 volte più grande. Armi strategiche potenziali: il settore della green economy e quello della trasformazione dei rifiuti, grazie a brevetti di peso mondiale come quelli detenuti da Ansaldo e Italgas.

 

Prima, però, bisogna mandare casa i sicari dell’Italia – da Monti alla Merkel – e rivoluzionare l’Europa, tornando alla necessaria sovranità monetaria. Senza dimenticare che le controriforme suicide di stampo neoliberista che hanno azzoppato il paese sono state subite in silenzio anche dalle organizzazioni sindacali. Meno moneta circolante e salari più bassi per contenere l’inflazione? Falso: gli Usa hanno appena creato trilioni di dollari dal nulla, senza generare spinte inflattive. Eppure, anche i sindacati sono stati attratti «in un’area di consenso per quelle riforme sbagliate che si sono fatte a partire dal 1981». Passo fondamentale, da attuare subito: una riforma della finanza, pubblica e privata, che torni a sostenere l’economia. Stop al dominio antidemocratico di Bruxelles, funzionale solo alle multinazionali globalizzate. Attenzione: la scelta della Cina di puntare sul mercato interno può essere l’inizio della fine della globalizzazione, che è «il sistema che premia il produttore peggiore, quello che paga di meno il lavoro, quello che fa lavorare i bambini, quello che non rispetta l’ambiente né la salute». E naturalmente, prima di tutto serve il ritorno in campo, immediato, della vittima numero uno: lo Stato democratico sovrano. Imperativo categorico: sovranità finanziaria per sostenere la spesa pubblica, senza la quale il paese muore. «A me interessa che ci siano spese in disavanzo – insiste Galloni – perché se c’è crisi, se c’è disoccupazione, puntare al pareggio di bilancio è un crimine».

http://www.libreidee.org/2013/05/italia-potenza-scomoda-dovevamo-morire-ecco-come/

Prescrizione

Cosa pensa della prescrizione lei?
«Ubbidisce a due criteri: il venire meno dell’ interesse dello Stato a punire con il decorso del tempo, e la garanzia di una ragionevole durata del processo. Va mantenuta. È vero però che alcuni reati si scoprono sempre anni dopo la loro commissione, pensiamo ai falsi in bilancio o alle frodi fiscali, e quindi si sono già mangiati metà del tempo di prescrizione. Il compromesso giusto sarebbe far decorre il termine della prescrizione non dal momento della commissione del reato, ma da quello della scoperta del suo autore, e dalla iscrizione nel registro degli indagati. Sempre con un termine massimo però, per evitare che uno possa esser processato a una lunga distanza dal fatto».

Il giustizialismo della sinistra era sostanzialmente antiberlusconismo, quello dei grillini cos’ è?
«È acquiescenza supina a luoghi comuni infantili. Dilettantismo emotivo. M5S è esploso come consenso sotto la pressione degli scandali politici, specie quelli legati ai rimborsi alla cosiddetta casta. Il loro terreno di coltura è la reazione alle ruberie e si sono convinti che, se aumentano le pene, loro salgono nei sondaggi. Puntano all’ elettorato scandalizzato dal malcostume generalizzato e ambiscono a moralizzare il Paese attraverso il sistema penale ma sbagliano ricetta: se vuoi battere la corruzione devi diminuire le leggi e snellire le procedure, tutto l’ opposto di quanto fa M5S».

Di Pietro con Tangentopoli, De Magistris che indagò Mastella e cadde Prodi, le Olgettine e la condanna Mediaset: la storia d’ Italia è stata scritta dai giudici?
«No, semmai da una politica fiacca e subalterna. I politici hanno condizionato per anni l’ attività politica alle iniziative giudiziarie, utilizzando gli avvisi di garanzia e le inchieste contro i rivali come una clava. Così però hanno delegittimato l’ intera categoria e si sono messi nelle mani dei magistrati. I grillini poi sono il massimo: usano la clava della magistratura anche contro loro stessi. Se la Lega facesse altrettanto, Salvini avrebbe dovuto dimettersi dopo quella curiosa inchiesta di Agrigento sulla Diciotti, dalla quale è stato prosciolto in meno di due mesi».

di Pietro Senaldi

https://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/13399250/carlo-nordio-libero-magistrati-fannulloni-da-cacciare-m5s-prescrizione-intervista-pietro-senaldi.html

{estratto}

Il fascismo e la previdenza sociale

“Dopo i primi provvedimenti del 1923 – scrive Vinci (Stefano Vinci, Il fascismo e la previdenza sociale (Annali della facoltà di Giurisprudenza di Taranto, Cacucci editore, 2011)– con i quali fu stabilito il riordino del Fondo per la disoccupazione involontaria affidato alla CNAS, senza però finanziamenti da parte dello Stato, si assistette nel 1926 ad una forte espansione della «mano pubblica» con l’avvio del monopolio assicurativo attuato attraverso il riordino della Cassa nazionale infortuni (CNI); nel 1927 alla istituzione dell’assicurazione obbligatoria contro la tubercolosi estesa nel 1929 alle malattie per gente di mare; nel 1929 alla previsione dell’assicurazione contro gli infortuni anche per le malattie professionali”.
La Cni venne sostituita nel 1933 dall’Infail  (Istituto nazionale fascista contro gli infortuni sul lavoro) e nello stesso anno viene costituito l’Infps (Istituto nazionale fascista della previdenza sociale). Segue nel 1935 la promulgazione di un testo unico sul Perfezionamento e coordinamento legislativo della previdenza sociale  che disciplinò il frammentato sistema previdenziale per l’invalidità e la vecchiaia, la disoccupazione, la tubercolosi e la maternità.  Alcune modifiche al sistema, si legge ancora nello studio,”furono apportate nel 1939, quando fu accolto il principio della reversibilità della pensione ai superstiti, rinviando al ’45 l’erogazione effettiva della prestazione, e fu abbassata l’età del pensionamento a 60 anni per gli uomini e a 55 per le donne, con aggiustamenti nella misura delle prestazioni, adeguate fino al 1943″. In quell’anno si tentò anche di realizzare l’unificazione delle assicurazioni per malattia con l’istituzione dell’Ente Mutualità “che, nei propositi della legge 138/1943 avrebbe dovuto condurre alla completa unificazione degli istituti di assistenza malattia, ma che di fatto non riuscì a realizzare tale intento”.
Un rilievo è d’obbligo: tutti capiscono la differenza tra una Cassa di previdenza cui si aderisce volontariamente e un sistema previdenziale pubblico che comincia di fatto nel 1933 con l’Infps poi divenuto Inps. Ciò non certo per fare apologia delle misure sociali introdotte dal fascismo ma per sottolineare che una bufala è anche raccontare la storia a metà, o manipolarla, o non valutarla con la serena obiettività che dopo 70 anni dovrebbe essere d’obbligo.

di Francesco Severini – 07/11/2018

https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=61160

Denunciati

Una denuncia contro i commissari europei Pierre Moscovici e Guenther Oettinger per manipolazione del mercato in relazione alle loro dichiarazioni sulla manovra del Governo italiano. E’ stata presentata questa mattina presso la Procura della Repubblica di Roma da due giornalisti Francesco Palese e Lorenzo Lo Basso.

“Nelle ultime settimane – si legge nella denuncia – alcune dichiarazioni dei commissari europei Pierre Moscovici e Guenther Oettinger hanno pesantemente turbato i mercati italiani. Dichiarazioni rese alla stampa (non quindi comunicazioni ufficiali come il loro ruolo istituzionale imporrebbe) a mercati aperti che hanno manifestamente modificato l’andamento degli stessi, incidendo in modo significativo sulla fiducia e l’affidamento che il pubblico pone della stabilità patrimoniale di banche e gruppi bancari, alterando contestualmente il valore dello spread italiano.

Tali dichiarazioni sono state rese prima che detti commissari ricevessero l’intera documentazione da parte del Governo italiano, avvenuta in data 16/10/2018 con il Documento programmatico di bilancio. In tal modo hanno diffuso notizie false e posto in essere operazioni simulate sulle conseguenze per l’Italia da tale manovra di bilancio provocando l’alterazione del prezzo di strumenti finanziari (violazione art. 185 TUF E ART. 501 C.P.) Lo Spread, che incide sui risparmiatori italiani, è infatti cominciato a salire. Si consideri che a fine Settembre era sul livello di 240 punti mentre è cominciato a salire vertiginosamente unitamente alle dichiarazioni dei due funzionari.

Nella denuncia vengono citate le dichiarazioni di Moscovici dello scorso 28 Settembre alla tv francese Bfm, riprese dalle agenzie di stampa italiane alle ore 10. “Fare rilancio economico – disse Moscovici – quando uno è indebitato si ritorce sempre contro chi lo fa, ed è sempre il popolo che paga alla fine”. Quel giorno lo spread, partito a 236, arrivò a toccare i 282 punti per poi chiudere a 267.

http://www.barbadillo.it/78361-il-caso-denunciati-gli-euroburocrati-moscovici-e-oettinger-per-manipolazione-del-mercato/