Censura

Sono sotto attacco. Ma il mio è solo un esempio di come tutta la libera informazione sia finita sotto un attacco spietato nel silenzio generale.

Partiamo per gradi:

Amazon mi chiude l’account dove vendevo i miei libri perché “avrei violato le loro linee guida” ma non è dato sapere in che modo. Anche nella sezione Kindle mi bloccano la vendita del libro “31 Coincidenze sul Coronavirus” nonostante fosse recensito 5 stelle dai lettori.

Amazon, che aveva deciso di togliere dalla vendita il mio libro, decide però di lasciare quella stessa copertina copertina sulla loro piattaforma. In quel modo diventa così uno specchietto per le allodole. Un modo per attirare in trappola i miei lettori a cui Amazon farà sapere che il mio libro non è ancora disponibile. Pur sapendo che sono proprio loro che non lo renderanno mai disponibile. Ma la loro strategia mira a convincere i miei lettori a comprare un articolo che Amazon definisce correlato al prodotto che stavano cercando (ossia il mio libro). E propongono testi che non hanno nulla a che vedere con i temi trattati nelle mie inchieste. Giudicatelo voi stessi dai titoli. Come prodotto correlato a “31 Coincidenze sul Coronavirus e sulla nuova guerra fredda USA/Cina” propongono il testo “Trading On line” e “Vendere su Amazon”.

In questo modo ingannano i lettori ma al tempo stesso mi impediscono di vendere i miei libri. Chi cerca i miei titoli su Google, infatti, verrà indirizzato su Amazon che è il sito più indicizzato. Su Amazon gli diranno che il libro non è disponibile. Il lettore aspetterà e non arriverà mai sui miei canali di vendita.

Per correre ai ripari provo con Ebay. Che dopo alcuni mesi (26 maggio) mi invia una mail per dirmi che sono diventato un VENDITORE AFFIDABILITA’ TOP e mi assegnano quella coccarda sul profilo. Soltanto 5 giorni dopo (31 maggio) una nuova mail mi avverte che il mio account Ebay è sospeso in maniera definitiva “per problemi di sicurezza”. Decisione inappellabile.

Mi impediscono di vendere su Amazon. Su Ebay. Su Kindle. Passo a monetizzare la mia attività su YouTube. Non ho mai violato il copyright perché pubblico solo video miei. Non potendo quindi chiudermi l’account (non ancora) mi inviano una mail per dirmi che la monetizzazione sul mio canale è stata bloccata perché i miei video violerebbero le loro norme.

Ovviamente qualcuno potrebbe pensare che i miei libri davvero violino delle linee guida e che non sia quindi un attacco mirato alla persona. Ho fatto allora pubblicare i miei libri sulle piattaforme Amazon ed Ebay con account non collegati alla mia persona per capire se “l’algoritmo” punisse me personalmente o fosse il contenuto dei miei lavori a violare le linee guida.

A quel punto i libri sono stati tutti regolarmente pubblicati e al momento risultano ancora in vendita su quelle stesse piattaforme che mi facevano sapere che il problema riguardava i contenuti e le fonti. Ma i contenuti e le fonti non sono cambiate. E’ cambiato solo il nome del venditore. Questo dimostra palesemente che hanno messo me nel mirino. O per lo meno lo ha fatto l’algoritmo. Per fermare la mia attività devono tagliarmi i viveri. Devono impedirmi di monetizzare, di vendere le mie inchieste e di potermi auto finanziare. Ecco le prove.

leggi tutto su https://www.francescoamodeo.it/sono-finito-sotto-attacco-ecco-come-volevano-distruggere-il-mio-lavoro-la-libera-informazione-e-finita-nel-mirino/

I nuovi nomadi

Durante i tre anni di ricerca per il mio libro La terra dei nomadi: come sopravvivere in America nel ventunesimo secolo, ho frequentato centinaia di persone che erano arrivate alla stessa risposta. Hanno rinunciato a una casa tradizionale e sono passati all’”immobiliare su ruote”. Camper, rimorchi, furgoni, pick-up e perfino una Prius recuperata e altre auto. A molti di loro rinunciare al comfort materiale ha permesso di sopravvivere, e di recuperare nel frattempo un piccolo grado di libertà e autonomia. Ma ciò non significa che la vita sulla strada sia facile.

Il mio primo incontro con un gruppo di “nuovi nomadi” è avvenuto nel 2013, nel parcheggio per camper del deserto Rose, a Fernley, in Nevada. Era abitato da appartenenti al mondo del “precariato”: lavoratori temporanei che svolgevano lavori di breve durata con stipendi bassi. I suoi cittadini erano girovaghi a tempo pieno, che dimoravano in camper o veicoli simili, anche se almeno uno di loro aveva solo una tenda in cui vivere. Molti avevano più di 60 o 70 anni, vicini o già nel mezzo della tradizionale età della pensione. La maggior parte non poteva permettersi di smettere di lavorare – o di pagare l’affitto.

Fin dal 2009, l’anno dello scoppio della bolla immobiliare, gruppi di lavoratori di questo tipo si sono spostati ogni autunno nei parcheggi per case mobili che sorgono intorno a Fernley. Molti avevano viaggiato per centinaia di chilometri – e subìto le consuete umiliazioni del controllo dei precedenti penali e del dover urinare in una tazza per il test antidroga – per avere la possibilità di guadagnare 11,5 dollari all’ora più gli straordinari lavorando in magazzini temporanei. Avevano intenzione di rimanere fino all’inizio dell’inverno, benché molte delle loro case su ruote non fossero progettate per viverci in zone a temperatura sottozero.

http://vocidallestero.it/2017/12/07/vivono-in-macchina-lavorano-per-amazon-ecco-a-voi-i-nuovi-nomadi-americani/

Antisemitismo

Come finire nella lista nera di un’organizzazione ipergovernativa filoisraeliana. Il caso di Enrica Perucchietti. Un invito a non lasciar passare nessuna intimidazione di questo tipo. Ne va della libertà di parola di tutti noi. Enrica Perucchietti – autrice di “False Flag” Redazione16 giugno 2017 megachip.globalist.it di Enrica Perucchietti. Con nota di Pino Cabras in coda all’articolo. La caccia alle streghe continua. Il mio nome è finito nell’elenco dell’Osservatorio sull’Antisemitismo in quanto sarei “complottista”. Sarei inoltre antisemita a causa del mio saggio False Flag (non se ne capisce il motivo). È evidente che è in atto ed è sempre più violenta una campagna denigratoria e censoria volta a denigrare, censurare, distruggere, piegare chiunque non si allinei con il pensiero unico, il politicamente corretto e soprattutto il potere. Io non ho mai parlato di “ebrei”, semmai ho parlato di personaggi come Soros, o dinastie come i Rothschild non in quanto ebrei ma in quanto addentro a certe dinamiche di potere, dove troviamo molti eminenti cristiani e musulmani loro pari.

Enrica Perrucchetti

Se parlo di Soros non è perché ebreo ma in quanto speculatore finanziario. Se non concordo con alcune politiche di Israele, ciò non avviene in virtù di qualche mio spirito antisemita o perché io sia fascista (cosa che tra l’altro, a differenza di personaggi ben più famosi di me, non sono). Di fatto non dovrei nemmeno stare qui a giustificarmi di non essere qualcosa che non sono, se non fosse che il mio nome è stato messo senza senso in mezzo a quello di altri colleghi. Ed è inoltre un danno all’immagine, soprattutto ora che viviamo in una società sempre più fondata sull’immagine, sulla forma, sullo spettacolo. È sempre più evidente che sta operando alla luce del sole la psicopolizia in stile orwelliano: ti spiano, leggono quello che scrivi o che pubblichi per poi metterti alla berlina. Aspettano un tuo passo falso per  screditarti come dei parassiti che si nutrono del sangue altrui. E se il passo falso non c’è, pazienza, basta accusare gli altri di “fake news” facendosi coprire le spalle dai potenti. Se parli di gender sei omofobo, se contesti la maternità surrogata sei nazista, se attacchi Soros sei antisemita. Praticamente non siamo più liberi nemmeno di pensare. Si svuotano inoltre i termini e li si riempiono con quello che vuole l Potere. Potere che vuole subissare ogni testa con i suoi contenuti. Devi dire fare e pensare quello che il Potere vuole e illuderti di essere libero. Altrimenti dovrai vergognarti di esistere e verrai processato, additato, perseguitato e magari bruciato in pubblica piazza. . Siamo dentro la distopia di “1984” e forse ben oltre. NOTA DI PINO CABRAS Ho scritto la prefazione di False Flag di Enrica Perucchietti, il libro che le ha guadagnato l’inserimento maccartista nell’indice dei libri proibiti dell’Osservatorio sull’Antisemitismo, un’organizzazione non governativa che tuttavia agisce come se fosse una organizzazione ipergovernativa di emanazione israeliana. Né in questo libro, né in tutta la pubblicistica di Enrica ho letto un solo rigo che sia classificabile come antisemitismo. In altri suoi libri in qualche passaggio ha parlato del Mossad, certo. Ma un osservatore dei fenomeni politici internazionali contemporanei che non parlasse delle grandi agenzie di intelligence e delle loro sinistre strategie sarebbe come uno studioso di fauna africana che non nominasse mai un elefante. L’accusa di antisemitismo è un silenziatore usato con zelo implacabile per intimidire anche la minima critica a Israele, anche quella solo potenziale, evidentemente. Più realisti del re. Il dramma è che questa pratica maccartista ha poi un’eco sui grandi gruppi editoriali, sempre più infastiditi dal fatto che stanno perdendo influenza rispetto alle nuove fonti di cultura e informazione, e dunque pronti a ogni più vigliacca “character assassination”. E questo deve preoccupare. La mia è una solidarietà piena e convinta a un’intellettuale brava e onesta. Ed è anche un invito a non lasciar passare nessuna intimidazione di questo tipo. Ne va della libertà di parola di tutti.

http://www.controinformazione.info/le-false-accuse-di-antisemitismo-lo-strumento-del-nuovo-maccartismo/

Il campo dei Santi

“Quando i mille anni saranno compiuti, Satana verrà liberato dal suo carcere e uscirà per sedurre le nazioni ai quattro punti della terra, Gog e Magog, per adunarli per la guerra: il loro numero sarà come la sabbia del mare. Marciarono su tutta la superficie della terra e cinsero d’assedio il Campo dei Santi e la città diletta”. Apocalisse, 20, 7-9 di Michele Fabbri Da questa citazione biblica è tratto il titolo del romanzo apocalittico Il Campo dei Santi di Jean Raspail, pubblicato nel 1973. In breve la trama dell’opera è la seguente: nel 1997 una folla di poveri dell’India decide di impadronirsi di una flotta per invadere l’Europa. La folla, guidata da una bieca figura detta il “coprofago”, con la complicità di missionari cristiani e di organizzazioni “umanitarie” riesce nell’intento e comincia il suo minaccioso itinerario di avvicinamento. Le classi dirigenti delle nazioni europee sono disorientate dagli avvenimenti e tutto quello che riescono a immaginare è preparare il terreno all’invasione mediante una martellante campagna propagandistica che deve far accettare all’opinione pubblica l’avvento della società multirazziale. Quando la flotta degli immigrati arriva sulla Costa Azzurra, un gruppo di francesi che tenta di resistere viene bombardato dalla stessa aviazione francese, inviata dal governo a proteggere la marcia trionfale degli immigrati. Gli immigrati non trovano quindi alcuna opposizione sul piano militare, e men che meno sotto l’aspetto istituzionale: viene immediatamente instaurato un regime neocomunista che espropria le abitazioni ai proprietari e dà il via alle occupazioni delle case da parte delle orde di colore. Raspail, con una efficace similitudine, paragona l’invasione dell’Occidente da parte degli immigrati alla caduta di Costantinopoli conquistata dai Turchi nel 1453. Il Campo dei Santi La perizia stilistica di Raspail è davvero magistrale: il romanzo, incentrato sul tempo relativamente breve delle poche settimane che occorrono alle navi per viaggiare dall’India all’Europa, scava in profondità nella psicologia collettiva dei gruppi umani protagonisti del romanzo. Le masse di immigrati sono animate da spirito di conquista, e perseguono il loro obiettivo con convinzione incrollabile, rifiutando qualsiasi offerta di compromesso. Gli occidentali complici degli immigrati, missionari e uomini politici, sono invece mossi dal tornaconto personale e da un risentimento infinito, e si sentono votati interamente alla causa dell’annientamento della loro stessa civiltà. Ma il genio letterario di Raspail si manifesta soprattutto nella descrizione delle popolazioni europee, sottoposte al martellamento continuo della propaganda multirazziale, che per lo più viene accettata passivamente, anche se talvolta i cittadini sono sfiorati dal dubbio se l’avvento dell’ecumene multietnica sia davvero il migliore dei mondi possibili. La penna di Raspail raggiunge vertici tragicomici difficilmente eguagliabili quando descrive i bambini delle scuole elementari che, istigati dagli insegnanti, disegnano gli immigrati che vanno a scuola, al lavoro, a fare la spesa… Per non parlare di una canzone sull’accoglienza appositamente commissionata dal governo e trasmessa da tutte le radio e da tutte le televisioni con ripetitività maniacale. L’opera di Raspail è cinica e disillusa e in questa sua durezza c’è tutta la volontà malvagia che spinge le forze occulte a edificare il regno satanico della globalizzazione: l’imposizione del meticciato ha prodotto uno scenario di caos istituzionale, di violenza quotidiana e di degrado generalizzato che ben sintetizza le attitudini e gli obiettivi della classe dirigente mondialista. Il Campo dei Santi poteva sembrare un’opera di fantapolitica quando uscì, ma in breve tempo l’Europa è stata travolta da un’ondata migratoria che ha attirato l’attenzione del pubblico su questo testo, ispirando anche un bel film: La seconda guerra civile americana (regia di Joe Dante, 1997). Purtroppo non solo gli appassionati di cultura alternativa si sono interessati al Campo dei Santi, ma anche i censori “democratici”, che hanno cercato di occultare il romanzo o quanto meno di tenerlo lontano dai circuiti della grande distribuzione editoriale. A oltre trent’anni di distanza dalla pubblicazione del libro, occorre purtroppo rilevare che la triste realtà ha ormai oltrepassato la fantasia del romanziere francese, ma Il Campo dei Santi è ancora una lettura provocatoria e rigenerante per coloro che non vogliono arrendersi al pensiero unico progressista. * * * Jean Raspail, Il Campo dei Santi, Edizioni di Ar, Padova, 1998, pp.348, € 17,00. Fonte: Centro Studi La Runa

Islanda chiama Italia

L’Islanda, è l’esempio di una risposta locale e concreta ad alcune problematiche globali come il debito, la crisi della democrazia e lo strapotere della finanza?

Oggi il mondo intero si trova ad affrontare una crisi economica, politica e culturale senza precedenti. Dopo anni di benessere e stabilità in cui noi cittadini delle società occidentali ci siamo lasciati convincere a disinteressarci della sfera pubblica, dei beni comuni, di tutto ciò che non rientra nella nostra sfera di interessi personali, ecco che ci troviamo a dover fare i conti con problematiche globali che necessitano di un cambiamento repentino e collettivo.

L’Islanda, il paese sul tetto del mondo dove la gente si chiama solo per nome, sembra contenere, compresse nel tempo e nello spazio, le caratteristiche che ritroviamo diluite nel resto del pianeta: è stata fra gli ultimi paesi occidentali ad aprirsi ai mercati internazionali e alla finanza globale, ma lo ha fatto totalmente e senza protezioni, al punto che è stata la prima a subire le conseguenze della crisi economica.

Partendo dagli spunti offerti dalle vicende islandesi, l’autore offre una panoramica di alcune delle realtà più significative che anche da noi si adoperano per cambiare la società. Si viene così delineando una sorta di mosaico della “società del cambiamento”, in cui le realtà in lotta sono dei tasselli ideali di un grande movimento di riappropriazione collettiva del diritto di decidere sul modo (e sul mondo) in cui vogliamo vivere.


Islanda Chiama Italia - Libro

Andrea Degl’Innocenti
Islanda Chiama Italia
Storia di un Paese che è uscito dalla Crisi rifiutando il Debito

Editore: Arianna Editrice
Data di pubblicazione:
Novembre 2013
Pagine: 205

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Questo è il racconto dell’ascesa e della caduta del sogno islandese, dalla nascita della società neoliberale fino alle vicende più recenti, che hanno visto gli abitanti dell’isola ribellarsi contro i propri governanti corrotti, contro i banchieri senza scrupoli che avevano condotto il paese al collasso, contro l’intera comunità internazionale che premeva per il pagamento di un debito ingiusto, contratto da banchieri privati.

In circa tre anni di mobilitazioni gli islandesi hanno ottenuto risultati straordinari come la caduta del governo, le dimissioni delle principali autorità di controllo, la stesura di una nuova costituzione partecipata.