Repetita iuvant

“Il 22 febbraio di quest’anno (2020 n.d.r) è stata comunicata la circolazione di un nuovo coronavirus – ha continuato Dondini – Il Ministero della Salute ha mandato un’ordinanza a tutti noi medici del territorio, dicendoci sostanzialmente che eravamo di fronte a un nuovo virus, sconosciuto, per il quale non esisteva alcuna terapia. La cosa paradossale è che fino a quel giorno avevamo gestito i medesimi pazienti con successo, senza affollare ospedali e terapie intensive; ma da quel momento si è deciso che tutto quello che avevamo fatto fino ad allora non poteva più funzionare. Non era più possibile un approccio clinico/terapeutico. Noi, medici di Medicina generale, dovevamo da allora delegare al dipartimento di Sanità pubblica, che non fa clinica, ma una sorveglianza di tipo epidemiologico; potevamo vedere i pazienti solamente se in possesso di mascherina Ffp2, che io ho potuto ritirare all’Asl solo il 30 di marzo”.Ma c’è una cosa più grave – ha detto quindi la dottoressa – Nella circolare ministeriale, il ministro della Sanità ci dava le seguenti indicazioni su come approcciarci ai malati: isolamento e riduzione dei contatti, uso dei vari Dpi, disincentivazione delle iniziative di ricorso autonomo ai servizi sanitari, al pronto soccorso, al medico di medicina generale. Dunque, le persone che stavano male erano isolate; e, cosa ancora più grave, il numero di pubblica utilità previsto non rispondeva. Tutti i pazienti lamentavano che non rispondeva nessuno; io stessa ho provato a chiamare il 1500 senza successo. Un ministro della salute che si accinge ad affrontare una emergenza sanitaria prevede che i numeri di pubblica utilità non rispondano?”.“In sintesi: le polmoniti atipiche non sono state più trattate con antibiotico, i pazienti lasciati soli, abbandonati a se stessi a domicilio – ha spiegato ancora – Ovviamente dopo 7-10 giorni, con la cascata di citochine e l’amplificazione del processo infiammatorio, arrivavano in ospedale in fin di vita. Poi, la ventilazione meccanica ha fatto il resto. E c’è un altro problema. Si arrivava in ospedale, si faceva il tampone: tampone positivo, quindi veniva formulata la diagnosi di Covid-19. E si veniva trattati come tali. Punto. Qui a Bologna c’è stato anche altro: a pazienti con tampone negativo, venivano fatte una o più Tac toraciche e sulla base delle immagini di ‘ground glass’ veniva formulata la diagnosi di Covid-19. Mi sono confrontata con una radiologa e mi ha confermato come queste immagini radiologiche non siano patognomoniche per Covid-19 poiché si evidenziano in molteplici altre patologie. E quindi si è finito per mascherare altri quadri clinici anche più gravi. Pertanto ritengo che innumerevoli condizioni cliniche non siano state trattate come avrebbero dovuto”.Inoltre, la dottoressa Dondini ha sollevato dei dubbi anche sulla veridicità dell’esito dei temponi: “Il primo studio cinese del 24 gennaio afferma che, riguardo all’isolamento del Sars-Cov-2, non sono stati rispettati i postulati di Henle-Koch, indispensabili per isolare effettivamente un virus o un batterio. A riguardo, sono andata in un laboratorio di ricerca, per chiedere informazioni, anche perché girava un documento da cui sembrava che si utilizzasse un primer per avviare questa amplificazione genica che avrebbe una sequenza complementare al cromosoma 8 umano, il che significherebbe cento per cento di falsi positivi. Mi è stato risposto che i postulati di Koch sono vecchi di oltre un secolo. Allora ho chiesto: scusate, voi lavorate con una sequenza genica, ma per allestire un vaccino avrete bisogno del virus intero. Mi è stato ribattuto che in questo caso, i postulati di Koch sarebbero necessari, perché per un vaccino avremmo bisogno dell’involucro virale. Mi sembra piuttosto contraddittorio. Bisognerebbe indagare bene su come vengano allestiti questi tamponi e ricordiamoci che lo stesso ideatore del test di amplificazione genica, il dottor Mullis, ha sempre sostenuto che non dovesse essere utilizzato a fini diagnostici!”.“Dall’aprile di quest’anno, praticamente pare non esista più l’influenza? Certo. Non solo – ha spiegato ancora la dottoressa bolognese – Noi riceviamo annualmente il report dell’influenza dell’autunno-inverno precedente. Ce lo consegnano nell’autunno successivo, in occasione dell’apertura della campagna vaccinale antinfluenzale. Quest’anno, stranamente, questo report è arrivato verso la fine di febbraio: questo significa che si era già deciso che tutte le forme influenzali/simil-influenzali dovevano essere battezzate come Covid-19. L’influenza è sparita, insieme a tanto altro. Io sono convinta che ci troviamo di fronte a numerose sovradiagnosi di Covid-19”.Infine, “Sui dati dei ricoveri e delle terapie intensive: non ci può essere chiarezza fino a quando non si specificherà chi sono queste persone e di cosa effettivamente soffrono. Dai dati comunicati non si capisce: non si fa questa necessaria operazione di definizione dei ricoveri. Si danno semplicemente dei numeri, come i numeri dei tamponi positivi in pazienti per la maggior parte asintomatici. E questo allontana dalla reale misura del problema, sempre che di Covid-19 si debba parlare. È evidente che si voglia ricercare solo quello”, ha concluso.

Gulag

Nel novembre 1991 il nuovo parlamento russo, la Duma, emanò la “Dichiarazione dei diritti e delle libertà dell’individuo” che garantì, in punto di principio, tra le altre libertà, il diritto di dissentire dal governo

Da noi potremo non vaccinarci?

Giusto per i medici

Covid, l’idrossiclorochina funziona. 7 scienziati inchiodano l’Oms. Lo studio

di Monica Camozzi – 30/09/2020

Covid, l’idrossiclorochina funziona. 7 scienziati inchiodano l’Oms. Lo studio

Fonte: Affari Italiani

Possiamo dirlo senza tanti giri di parole. L’idrossiclorochina, se usata nella prima fase della malattia, funziona. E pare sia sicura, oltre che efficace. Le affermazioni, dati alla mano, arrivano da un gruppo di scienziati internazionale, capitanati dal dottor Didier Raoult, che con evidenze cliniche pubblicate su the International Medical Journal il 29 settembre, smonta punto per punto i due assunti sulla base dei quali OMS ha ritirato il suddetto farmaco adducendone la pericolosità e la non efficacia. E smonta soprattutto quanto affermato dallo studio Recovery dell’Università di Oxford (la stessa che sta lavorando sul vaccino?), finanziato anche dalla Fondazione Bill e Melinda Gates.

leggi tutto su https://www.ariannaeditrice.it/articoli/covid-l-idrossiclorochina-funziona-7-scienziati-inchiodano-l-oms-lo-studio

Ovviamente un mio ex-studente (oggi docente all’università in Chimica e Tecnologia Farmaceutica), sostiene il contrario; forse c’entra il fatto che si sia presentato nelle liste fiancheggiatrici del PD?

La totale assenza di un approccio medico-clinico per la patologia COVID-19, dello Studio Recovery, deve necessariamente far riconsiderare all’OMS le decisioni prese in conseguenza a tale studio per non farsi carico della responsabilità di un aumento di decessi nel mondo. La decisione di sottrarre nuovamente un farmaco, stavolta dimostratosi sicuro e di accertata efficacia nella fase iniziale di malattia, contribuisce ad aumentare le morti di persone che avrebbero potuto essere altrimenti curate e guarite e a prolungare la pandemia. Questo, seppur inaccettabile in qualsiasi circostanza, si rileva come danno intollerabile anche e soprattutto nei paesi più poveri nei quali l’idrossiclorochina rappresentava il farmaco principale nel trattamento della fase precoce della malattia.

Nota [A]: come risultato di questa decisione, tutte le agenzie farmaceutiche regionali e nazionali hanno dato l’ordine, nei loro territori, di limitarne l’uso ai soli studi clinici. L’OMS ha dichiarato che la propria decisione è stata presa sulla base dei risultati di Recovery, su quelli di Solidarity e su una Cochrane review su altre prove su l’idrossiclorochina. 

 

Vaccini sì, obbligo no

Sulla delicata e seria questione dell’obbligo vaccinale (qui una lettura consigliabile per approfondire l’argomento), il “frame” costruito dai media mette in scena due schieramenti contrapposti: quello dei fedeli alla scienza, propugnatori sia dell’utilità dei vaccini sia dell’obbligo di legge come misura necessaria per sostenerne la diffusione; e quello della irrazionalità e dell’ignoranza, che disconosce i vantaggi delle vaccinazioni e si oppone per questo non solo al loro obbligo ma anche alla loro  pratica. In soldoni: chi non è d’accordo sull’obbligo è un “novax”. Non è così. Al contrario, nel mondo scientifico il ricorso all’obbligo di vaccinazione non ha mai goduto di particolare sostegno. Per contribuire a un quadro più corretto, proponiamo l’editoriale uscito all’inizio di quest’anno sulla autorevolissima rivista medica  francese La revue Prescrire, considerata a livello internazionale un autentico caposaldo della letteratura medica fondata sulle prove ed indipendente dagli interessi delle case farmaceutiche. L’obbligo di vaccinazione, secondo Prescrire, è il triste segno dell’incapacità di rispondere alle contestazioni, ma anche alla richiesta di maggiori conoscenze, con dati solidi e scelte trasparenti.

http://vocidallestero.it/2018/10/29/prescrire-obbligati-sullimposizione-dei-vaccini/

I vaccini in Giappone

La gente del Giappone mette la salute dei bambini prima dei grandi profitti farmaceutici e prende anche una posizione protettiva nei confronti di altri vaccini. Il vaccino antinfluenzale è stato anche oggetto di controversie in Giappone dopo 100 morti avvenuti dal vaccino entro la fine del 2009.

Anche il vaccino per HPV non è sicuro

Il ministero della salute giapponese è stato criticato per la sua posizione cauta contro i vaccini, ma finora i funzionari governativi hanno saggiamente difeso la loro posizione, citando la sicurezza pubblica come la preoccupazione principale. Infine, il governo giapponese ha preso una posizione protettiva contro i vaccini per conto delle sue giovani ragazze, sospendendo il vaccino contro il papilloma virus umano (HPV) nel 2013 dopo numerosi casi di eventi avversi gravi, con una relazione che riportava ben 1.968 eventi avversi eventi, 358 dei quali sono stati classificati come gravi. I funzionari giapponesi erano preoccupati per il benessere dei loro giovani cittadini, nonostante avesse investito $ 187 milioni nel programma.

Anche in Italia vi sono stati numerosi casi di problematiche legate alla somministrazione di vaccino contro HPV, ma il SSN continua a promuoverne la diffusione.

I pagamenti di danni a solo una minima parte delle vittime che hanno subito reazioni avverse al vaccino HPV hanno raggiunto 6 milioni di dollari. Inoltre, dal 2011, almeno 38 bambini sono morti dopo essere stati vaccinati contro l’Haemophilus influenza B e la polmonite da Streptococcus, secondo i dati raccolti dal ministero della salute in Giappone.

I funzionari e gli specialisti giapponesi parlano chiaro: i vaccini in Giappone non devono essere obbligatori

Il Giappone è stato criticato per essere una voce fuori dal coro quando di parla di vaccinazione pubblica. I sostenitori dei vaccini sostengono che il Giappone non ha tenuto il passo con gli altri paesi sviluppati riguardo all’uso dei vaccini. Nonostante abbia elencato 110 malattie infettive in un registro governativo, il Giappone offre vaccini solo per 22 di questi. Alcuni esperti di salute giapponesi non sono d’accordo, tuttavia.

Hiroko Mori, un ricercatore di vaccini, è uno di quegli esperti. Era l’ex capo della divisione malattie infettive presso l’Istituto Nazionale della Sanità del Giappone. Ha notato che il Giappone ha uno dei tassi di mortalità infantile più bassi al mondo e ha sostenuto un minor numero di vaccini, affermando che le eccellenti misure igieniche, formative e nutrizionali del paese hanno incrementato la salute dei bambini:

La medicina dovrebbe riguardare la guarigione, ma ai bambini che non possono parlare vengono dati colpi inutili perché i genitori sono spaventati. I bambini stanno perdendo la loro capacità di guarire naturalmente. “Ci sono così tante persone che hanno subito effetti collaterali. Tutto ciò che chiediamo è stabilire il diritto di dire “no”. Il diritto di scegliere dovrebbe essere riconosciuto come un diritto umano fondamentale “.

leggi tutto su  https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=60972

 

Guarire non rende

Ma  attenzione: Goldman Sachs ha pubblicato un rapporto riservato ai suoi clienti sul futuro delle industrie farmaceutiche nella Genome Revolution. Titolo: “Guarire i pazienti costituisce un modello economico sostenibile?”.  La relatrice, Salveen Richter, fa l’esempio del farmaco contro l’epatite C , prodotto dalla Gilad Sciences, troppo efficace.

Per esempio, nel  2015 le vendite in Usa per questo farmaco hanno avuto un picco, 12,5 miliardi  di dollari, ma da allora non fanno che calare. Nel 2018 cadranno sotto i 4 miliardi. Un disastro per la ditta.

https://www.cnbc.com/2018/04/11/goldman-asks-is-curing-patients-a-sustainable-business-model.html

Oltretutto, “la guarigione dei pazienti esistenti fa anche diminuire il numero dei portatori capaci di trasmettere il virus a nuovi pazienti, così che il vivaio (sic) di incidenza declina…quando un vivaio resta stabile, per esempio nel cancro, pone meno rischi per la durabilità di una impresa”. La relatrice consiglia gli investitori di puntare sui “grossi mercati” che esistono ancora. L’emofilia è un mercato nuovo che vale 10 miliardi di dollari e conosce una crescita del 6-7% annuo.

Un problema che le produttrici di vaccini, con l’aiuto degli Stati da loro asserviti, hanno come  sappiamo risolto.

Frattanto, leggo, il celebre miliardario Warren Buffett investe moltissimo sullo sviluppo dell’auto senza pilota. Altri salari risparmiati. Il capitalismo funzionerà molto meglio quando avrà eliminato tutti gli esseri umani. Essi disturbano il suo funzionamento ordinato.

L’articolo QUANDO IL CAPITALISMO SCOPRE CHE DA’ PASTI GRATIS proviene da Blondet & Friends.

Governo zootecnico

Si ha un bell’aver avvertito,  sulla scorta di Marco Della Luna, che la sedicente “democrazia” occidentale s’è mutata in “governo zootecnico”  di popoli che il  potere considerano ormai “superflui”.  Quando ci si trova di fronte a queste prove anti-umano dominio su masse cieche e irresponsabili (anzi “favorevoli ai vaccini”), una “recensione” non potrebbe che concludersi con un appello alla rivolta di piazza e di strada, con barricate ed armi.  Ovviamente si esita,  anche perché si sa che  a denunciarci alle autorità, e spararci addosso, avremmo  non il  Potere, ma i nostri simili  “favorevoli ai vaccini”  ossia al governo zootecnico mondiale.

Che vale ricordare con Pamio che  l’imposizione obbligatoria dei vaccini a genitori e neonati “sta violando il Codice di Norimberga del 1947  –  enunciato contro le sperimentazioni naziste su cavie umane – che proclama in modo solenne che “il consenso volontario del soggetto è assolutamente necessario” – assolutamente – quando la Lorenzin ha dalla sua i media e oltre metà della popolazione indotta a credere che “i bambini non vaccinati minacciano i vostri all’asilo”  diffondendo epidemie? Importa poco sottolineare  che è noto e comprovato il fatto che quando si iniettano  “troppi”  vaccini contemporaneamente, ciò che si ottiene è il contrario del  proclamato “aumento di anticorpi”: si ottiene il fenomeno  ben studiato della ”paralisi immunitaria”,   dove “l’organismo non produce alcuna risposta immunitaria e rimane per sempre, o tempi molto lunghi, incapace di rispondere immunologicamente  ad esso”.

leggi tutto su https://www.maurizioblondet.it/vaccini-fanno-male-anche-ai-militari-lo-dice-parlamento/