In questa sporchissima faccenda del trauma da guerra somministrato ai civili in tempo di "pace" c'è tanto ma tanto Tavistock Institute.
— barbara t. lameduck 🇮🇹 (@lameduck1960) May 4, 2021
di Luciano Gianazza
Le origini di Tavistock
Pochi sanno quanto il Tavistock Institute ha influenzato e influenzi tuttora, sia direttamente che indirettamente e in quale profondità, la nostra vita.
Fu istituito nel 1921 per studiare i disturbi mentali, derivati dall’esposizione al terrore che si genera in battaglia, sui soldati inglesi che sopravvissero alla I guerra mondiale. Il suo scopo era quello di stabilire, sotto il controllo dell’Ufficio della Guerra Psicologica dell’Esercito Britannico, il “punto di rottura” dell’uomo in condizioni di stress.
Tavistock sviluppò le tecniche del lavaggio del cervello di massa che furono usate per la prima volta sui prigionieri americani della guerra in Corea.
I suoi esperimenti con i metodi di controllo delle masse sono stati ampiamente usati sui cittadini americani, un subdolo e oltraggioso attacco alla libertà per mezzo di psicologia applicata ad aree di territorio circoscritte.
Nel 1932, un rifugiato politico tedesco, Kurt Lewin, diventò il direttore del Tavistock Institute, e un anno dopo andò negli Stati Uniti sempre come “rifugiato”, in realtà il primo di molti infiltrati, e fondò la Clinica di Psicologia di Harvard, da dove fu originata la campagna di propaganda per orientare i cittadini americani contro la Germania e coinvolgere l’America nella II Guerra Mondiale.
Nel 1938 Roosevelt fece un accordo segreto con Churchill che permetteva al Consiglio Esecutivo per le Operazioni Speciali inglese di controllare l’indirizzo politico degli Stati Uniti, in pratica cedendo la sovranità del popolo americano all’Inghilterra.
Per mettere in pratica questo accordo Roosevelt inviò il generale Donovan a Londra perché venisse indottrinato prima di istituire l’OSS (l’attuale CIA). La CIA da sempre opera secondo le direttive impostate dal Tavistock Institute. Il Tavistock Institute ha originato il bombardamento di massa sulla popolazione civile tedesca ordinato da Roosevelt e da Churchill, come mero esperimento di terrore di massa, mantenendo le registrazioni dei risultati come se si stesse osservando delle “cavie” in “condizioni di laboratorio controllate”.
Condivido dal gruppo di Giulio Tarro (virologo di fama internazionale):A brevissimo lo Stivale si colorerà tutto di rosso.E durerà fino a maggio.La notizia del vaccino serve per farci accettare il lockdown, nella convinzione che a brevissimo saremo liberi.Invece non arriverà nessun vaccino Almeno non prima dell’estate. Il lockdown durerà fino a maggio.Giusto il tempo di portare a termine l’operazione.Una volta che l’intero sistema economico sarà collassato, la grande speculazione finanziaria passerà all’incasso e si porterà via tutto a prezzi stracciati.Come da copione. Pochi di noi rimarranno in piedi.Il “Salviamo il Natale” è il nuovo “Durerà solo 15 giorni” di marzo.Serve per far entrare il bestiame nel recinto (o meglio, nel mattatoio). Dal quale non uscirà più.Il nostro sistema sanitario è di nuovo in ginocchio.Non per il virus.Per la nostra totale disorganizzazione (organizzata) .I complici nostrani di questo scempio epocale hanno fatto di tutto affinché la situazione si ripetesse.Hanno fatto sparire LA CLOROCHINA. Non hanno potenziato LA RETE DI MEDICINA TERRITORIALE per curare i pazienti a casa e abbattere il modello ospedale-centrico, totalmente fallimentare contro questo virus.Non hanno ufficializzato, ancora oggi, un valido ed efficace PROTOCOLLO NAZIONALE DI TERAPIA DOMICILIARE, nonostante i farmaci che smorzano sul nascere le tempeste citochiniche (evitando che il paziente giunga in ospedale in condizioni critiche) siano disponibili da oltre sette mesi.Il problema non è il virus.Il problema è la nostra disorganizzazione (meticolosamente) organizzata.Il resto l’ha fatto come al solito LA NOSTRA “INFORMAZIONE” che ha criminosamente contribuito a mettere in difficoltà il sistema sanitario generando una massa incontrollabile di persone terrorizzate che al primo starnuto ora, comprensibilmente, si riversano negli ospedali.La paura è stata indotta, ingigantita e strumentalizzata.Hanno scaricato la colpa sulla movida estiva o su qualunque cosa gli capitasse a tiro. Invece di prendersela con chi (pur avendo tempo e strumenti) non è stato in grado di (non ha voluto) permettere che la gente vivesse la propria vita in piena libertà, senza il bisogno di alcuna restrizione.I nostri medici, ancora una volta le vittime principali, oggi invocano il lockdown.Si vedono arrivare di tutto, senza il filtro determinante (volutamente castrato) della medicina territoriale.Se a marzo ciò si poteva comprendere, oggi va condannato e perseguito penalmente (a partire dai vertici del Ministero della Sanità).La paura indotta e strumentalizzata ha fatto perdere la ragione a molti di noi.Molti sono stati portati addirittura ad invocare le restrizioni.Molti si indignano e denunciano se vedono per strada persone che compiono gesti quotidiani, naturali, umani.Sembra di essere tornati ai tempi di Goebbels che indottrinò l’intero popolo tedesco.Mentre le nostre forze dell’ordine non si oppongono per nulla.Come i nazisti che a Norimberga dissero che avevano solo seguito degli ordini, che era il loro lavoro, che avevano rispettato delle regole, anche se assurde.Tutto questo però non ci deve assolvere dalle nostre responsabilità.Ci stanno portando via tutto.Il tempo prima di tutto.Poi la libertà, il lavoro, la dignità e le gioie della vita.Se non reagiamo, in maniera pacifica ma con clamorosa partecipazione, la colpa più grande rimarrà la nostra.Coraggio.
Secondo una fonte russa, a Sochi, il 14 Settembre si è svolta un riunione di vertice fra il presidente Putin e il leader bielorusso Lukashenko. Mentre i due leader stavano negoziando, sono apparsi 3 aerei, bombardieri USA B52 Stratofortress, volando dalla nase aerea di Norfolk in Gran Bretagna e appoggiati da 3 caccia bombardieri F-35 che si sono avvicinanti alla zona del Mar Nero prospicente a Sochi, assieme a 3 aerei Sentinel della RAF britannica e due aerei Tank USA per rifornimenti e questo è stato interpretato come una possibile minaccia per il presidente russo, tanto che il comando russo ha messo in allarme la difesa aerea di Mosca.
Non è chiaro se questa era una semplice esercitazione o una strategia per portare un attacco contro la Russia eliminando in un colpo solo i due leader che si trovavano in riunione in quel momento. Nessuno è in grado di dirlo ma niente si può escludere.
Le provocazioni degli USA e della NATO in questo periodo sono frequenti e avvengono “a pelo” dello spazio aereo russo sul Mar Nero e sul Mar Baltico, includendo l’utilizzo delle fortezze volanti, B-52 Stratofortress , aerei in grado di portare ordigni nucleari.
Mig-31 Difesa aerea russa
In risposta si sono alzati in volo due “cigni bianchi”, bombardieri strategici russi TU-160 M, armati di missili, che sono costantemente in volo e Mosca li ha fatti posizionari sul mare del nord nelle vicinanze della Norvegia, sul mare di Barents, per farli entrare in azione sulla Gran Bretagna in caso di necessità, accompagnati da 4 caccia Mig-31 e da un aereo da comunicazione e appoggio che faceva da tramite.
L’informazione è confermata dal canale Telegram che segue tutti i voli che avvengono sui cieli europei e che ha fornito anche i numeri di matricola degli aerei.
In caso di attacco alla Russia, la dottrina di risposta russa prevede di colpire la Gran Bretagna e Londra in particolare come principale nemico strategico in Europa e questo spiega perchè la rappresaglia russa sarebbe diretta in questo caso contro le basi militari in Gran Bretagna.
Aerei russi TU-160 “Cigno Bianco”
E significativo che in questo periodo avvengono frequenti voli di fortezze volanti B-52 Stratofortress nei cieli dell’ Ucraina dove il Pentagono ha preso il comando delle forze presenti nel paese e utilizzano le forze speciali statunitensi e canadesi che operano nella stessa Ucraina.
Questo è inteso come una minaccia dalle autorità russe assieme al posizionamento dei missili antiaerei Patriot che il Pentagono ha installato in tutti i paesi dell’est confinanti con la Russia, dal Baltico alla Romania e alla Georgia. Naturalmente di quanto accade nei cieli dell’Europa la cittadinanza europea non è assolutamente informata e i movimenti di queste froze aeree non sono rilevanti per i media e per le fonti di informazioni ufficali.
Si continua a ballare sul “Titanic”.
Nota: Il Movimento Hezbollah è un partito armato creato dalla resistenza libanese sciita contro le ripetute aggressioni ed invasioni israeliane contro il Libano (3 invasioni negli ultimi anni ) che ha evitato al Libano del sud di essere annesso ad Israele, secondo il piano predisposto dalla elite di potere di Tel Aviv. Questo fu possibile grazie alla resistenza opposta dai combattenti di Hezbollah nel 2006, durante l’ultimo tentativo di invasione del Libano del sud, fermato per tempo da Hezbollah nonostante i 34 giorni di intensi bombardamenti dell’aviazione Israeliana.
Hezbollah postazione
Da quel momento Hezbollah è divenuto la “bestia nera” di Israele e degli USA, anche per aver aiutato la Siria nella sua lotta contro i gruppi terroristi jihadisti alimentati e sostenuti dall’esterno (USA, Arabia Saudita, Turchia).
Di conseguenza gli Stati Uniti ed alcuni paesi della UE hanno indicato Hezbollah come movimento “terroristico”, nonostante questo movimento abbia difeso anche le comunità cristiane del Libano e della Siria dall’assalto degli jihadisti. Secondo i paesi occidentali, chiunque si opponga alle aggressioni di Israele è da considerare sempre” un terrorista”, che sia palestinese, libanese, siriano o di qualsiasi altra nazionalità.
Che l’esercito americano abbia inviato convogli armati in Siria dall’Iraq è confermato anche d WSWJ “Ciò sembra costituire una significativa escalation dell’intervento militare statunitense in questo paese dilaniato dalla guerra. Secondo i testimoni oculari, il convoglio comprende carri armati, veicoli blindati, autocisterne e camion che trasportano armi e attrezzature logistiche”.
Questo rafforzamento delle forze statunitensi a est dell’Eufrate viene attribuito da WSWS alla fatto che – come è stato rivelato “Washington ha messo insieme un accordo con una nuova compagnia petrolifera americana, Delta Crescent Energy LLC, che ha firmato il contratto con le cosiddette “forze democratiche siriane”, ossia le milizia in appalto di Washington in Siria, composte principalmente dalle milizie curde siriane YPG.
Infatti “tra le attrezzature trasportate dal convoglio delle forze armate statunitensi, si ritiene che ci siano componenti per due raffinerie modulari per aiutare l’azienda a sviluppare e commercializzare il petrolio siriano.“Tale accordo costituisce un crimine di guerra ai sensi delle Convenzioni di Ginevra, che proibiscono lo sfruttamento delle risorse naturali di un paese occupato a beneficio dell’occupante. Nel caso dell’occupazione americana della Siria, ciò costituisce un atto ancora più palese di pirateria internazionale perché la presenza militare statunitense nel paese non è stata autorizzata né dal governo siriano né dalle Nazioni Unite”.
Con tardiva resipiscenza e a cose concluse, il Manifesto si chiede per firma di Alberto Negri, perché un Paese disastrato debba spendere 14 miliardi per dotarsi degli F35, l’ultima ciofeca dell’industria bellica Usa, il cui scopo non è quello di avere un caccia in grado di opporsi ai suoi avversari, che gli sono superiori in tutto, ma principalmente di sferrare il “primo colpo”, configurandosi essenzialmente come un’ arma nucleare tattica destinata all’attacco, tanto che nella dottrina militare Usa l’ F35 essa dovrebbe operare sempre sotto la protezione di altri caccia da superiorità aerea. Naturalmente l’obiettivo del Manifesto non è tutta la disgraziata operazione che ci ha portato all’acquisto di questo aereo sulla quale il “giornale comunista” ormai solo nella più accesa fantasia, ha sempre traccheggiato in modo imbarazzante, ma di colpire i Cinque stelle una volta ferocemente contrari all’acquisto ma che oggi “voterebbero qualunque cosa pur di restare in sella”. Con l’aggiunta di voler fare un favore a Trump, quando tutti sanno che la vicenda F35 si è vergognosamente dipanata durante il regno di Obama, il grande buana bianco della “sinistra” di governo ancorché fosse nero. Insomma mentre il Paese viene aggredito da ogni parte, dagli F 35 come dal Mes non si riesce ad uscire dalla polemica delle comari e dei vari clan di potere, cui corrisponde una risposta popolare debole, schizofrenica, quando non evasiva ed completamente eterodiretta .
La mossa di Washington è un replay della Siria. Durante gli otto anni di guerra in quel paese, gli Stati Uniti offrivano continuamente la richiesta di una “transizione politica” che alla fine avrebbe visto il presidente Bashar al Assad in carica. Al contrario, la posizione irremovibile della Russia sulla Siria è sempre stata quella che non spetta a nessun potere esterno decidere la politica siriana. È una questione sovrana che il popolo siriano deve determinare autonomamente.
Quasi tre anni dopo che la Russia è intervenuta militarmente in Siria per salvare il paese arabo da una guerra segreta sostenuta dagli Stati Uniti per il cambio di regime, la parte americana ha rinunciato manifestamente alle sue precedenti e imperiose richieste di “transizione politica”. Il principio della sovranità siriana ha prevalso, in gran parte a causa della incrollabile difesa della Russia del suo alleato arabo.
Allo stesso modo, Washington, nella sua arroganza incorreggibile, riceve un’altra lezione dalla Russia – questa volta nel suo presunto “cortile” dell’America Latina.
Non è una questione che la Russia sia indotta dagli schemi del cambio di regime di Washington su chi debba essere il presidente del Venezuela e su “come possiamo gestire una transizione”. Mosca ha ripetuto innumerevoli volte che il legittimo presidente del Venezuela è Nicolas Maduro, che il popolo ha votato l’anno scorso a stragrande maggioranza in un’elezione libera ed equa – sebbene boicottata dall’opposizione orchestrata dagli Stati Uniti.
Il quadro che Washington sta tentando di istituire tra il loro desiderato “presidente ad interim” e l’incumbent Maduro è del tutto spurio. Non è nemmeno degno di essere discusso perché è una grave violazione della sovranità del Venezuela. Per chi e per come Washington oserebbe persino provare a imporre la sua falsa scelta?
Sul Venezuela, la Russia deve ricordare ai criminali governanti americani – ancora una volta – il diritto internazionale e il rispetto per la sovranità nazionale, come ha fatto in precedenza Mosca per quanto riguarda la Siria.
E nel caso in cui Washington si faccia beffe e cerchi l’opzione militare, Mosca questa settimana ha detto al tirapiedi del cambio di regime Abrams che quella è una linea rossa. Se Washington ha ancora un senso di logica, saprà dal suo fiasco siriano che la Russia sta proteggendo il Venezuela.
La forza politica è fuori. La forza militare è fuori. Rispetta la legge internazionale e la sovranità del Venezuela. Questo è l’ultimatum eminentemente ragionevole della Russia per Washington.
Ora, i disperati americani potevano ancora provare più sabotaggi, cyber o finanziari. Ma le loro opzioni sono limitate, contrariamente a quanto pensa Trump.
Come sono numerati i giorni della spavalderia imperialista americana. Ci fu un tempo in cui questa avrebbe potuto scatenarsi in tutta l’America Latina. Non più, evidentemente. Grazie in parte alla posizione e alla potenza militare della Russia.
Permettere l’affermarsi di una economia basata sulle esigenze delle persone e non del grande capitale sarebbe uno strappo al modello economico neoliberista imposto dalle stesse centrali. Questa non è, come qualcuno potrebbe pensare, la teoria di un “complotto” ma la constatazione di una strategia.
Moscovici commissione europea
Notiamo che, quelle che declassano il debito italiano, sono le stesse agenzie di rating che avevano dato il massimo della classificazione alla Leman Brothers, che andò al fallimento in poche settimane dopo aver avuto la triple A dalle agenzie di rating. Risulta facile osservare che il Governo Conte (a nostro avviso) avrebbe dovuto fin dal suo inizio svincolarsi decisamente dai trattati, piuttosto che cercare delle deroghe alle regole europee che mai gli sarebbero state accordate. Il prossimo passo, dopo la minaccia di un default, sarà quello di far arrivare la Troika a commissariare l’Italia per espropriare il paese di quanto è ancora rimasto del patrimonio pubblico, dalle banche alle aziende pubbliche. Il pretesto sarà il debito, il debito sempre quello che in realtà è un prodotto del sistema dell’usura finanziaria. Si tratta di un circolo chiuso: una buona parte del debito è dovuto ad interessi (1/3 circa), per pagare questi interessi, lo Stato italiano (che non dispone di una propria moneta) deve andare alla BCE a chiedere i soldi che gli vengono erogati dietro altri interessi. Interessi su interessi, un classico meccanismo di usura finanziaria che da molti anni viene applicato all’Italia dopo il doppio suicidio di essere entrata nel sistema euro e di aver privatizzato la Banca d’Italia, l’unico prestatore di ultima istanza e garante delle emissioni di stato, quando l’Italia aveva ancora un propria moneta ed una Banca Centrale di Stato. Arrivati a questo punto rimane a disposizione del governo quella che si può denominare la “mossa del cavallo”. Si profila quindi la possibilità di un possibile ricorso al piano B del ministro Savona, ammesso che vi sia la volontà di percorrerlo prima che la situazione diventi ingovernabile.
di Thierry Meyssan Se consideriamo la guerra in Siria non come un avvenimento a se stante, ma come il risultato di un conflitto mondiale durato un quarto di secolo, ci dobbiamo interrogare sulle conseguenze della ormai imminente cessazione delle ostilità. Il suo compiersi marca la disfatta di una ideologia, quella della globalizzazione e del capitalismo finanziario. I popoli che non lo hanno compreso, segnatamente in Europa Occidentale, si emarginano con le proprio mani dal resto del mondo. Le guerre mondiali non si concludono semplicemente con un vincitore ed un vinto. La loro fine traccia i contorni di un nuovo mondo. La prima guerra mondiale si è conclusa con la disfatta degli imperi tedesco, russo, austroungarico e ottomano. La cessazione delle ostilità è stata segnata dall’elaborazione di una organizzazione internazionale, la Società delle Nazioni (SDN) incaricata di abolire la diplomazia segreta e di regolare mediante arbitrato i conflitti tra gli Stati membri. La seconda guerra mondiale si è conclusa con la vittoria dell’Unione Sovietica sul Reich nazista e sull’Impero nipponico dell’hakkō ichi’u [1][2] , seguita da una gara tra gli alleati ad occupare le spoglie della coalizione sconfitta. Ciò ha dato i natali ad una nuova struttura, l’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu), con il compito di prevenire nuove guerre e stabilendo una doppia legittimazione al diritto internazionale: l’Assemblea generale nella quale ogni Stato dispone di una sua voce a prescindere dalle proprie dimensioni, ed il Consiglio di Sicurezza, direttorio dei cinque principali paesi vincitori. La Guerra Fredda non è stata la Terza Guerra Mondiale: essa non è terminata con la disfatta dell’Unione Sovietica, ma con il suo collasso su se stessa, al quale non ha fatto seguito la creazione di nuove strutture, ma piuttosto l’integrazione degli stati ex URSS in seno alle organizzazioni preesistenti. La Terza Guerra Mondiale debutta in Yugoslavia, per proseguire poi in Afganistan, in Irak, in Georgia, in Libia, nello Yemen, per concludersi in Siria. Il campo di battaglia rimane circoscritto ai Balcani, al Caucaso, ed a quello che viene ormai chiamato “il Medio Oriente allargato”. E’ costata la vita ad innumerevoli popolazioni musulmane o cristiano ortodosse, senza troppo debordare nel mondo occidentale. E’ ora in corso di conclusione, a partire dal summit Putin-Trump, tenutosi a Helsinki. Le profonde trasformazioni che hanno modificato il mondo negli ultimi 26 anni hanno trasferito una parte del potere dei governi verso altre entità, sia amministrative che private, così come si è verificato il contrario. Per esempio, si è visto un’armata privata, Daesh, proclamarsi Stato sovrano. O ancora, il generale David Petraeus organizzare il più vasto traffico di armi della Storia durante la sua direzione della CIA, per portarlo avanti anche in seguito alle sue dimissioni a nome di una società privata, il fondo speculativo KKR.
Esercito siriano
Questa situazione può essere descritta come l’affrontarsi, da una parte, di una classe dirigente transnazionale e, dall’altra, dei governi responsabili nei confronti delle proprie popolazioni. Contrariamente alle imputazioni della propaganda, che attribuisce le cause delle guerre a circostanze immediate, tali cause sono da ricercarsi in ambizioni o rivalità, antiche e profonde. Spesso, solamente con il tempo possiamo comprendere la natura dei conflitti che ci divorano. Per esempio, pochissime persone hanno compreso quello che stava accadendo, al momento dell’invasione giapponese della Manciuria (1931) e hanno aspettato che la Germania invadesse la Cecoslovacchia (1938) per comprendere come le ideologie razziste stessero portando verso la Seconda Guerra Mondiale. Parimenti, in pochi hanno compreso che a partire dalla guerra di Bosnia Erzegovina (1992) l’alleanza tra la NATO e l’islam politico apriva la strada alla distruzione del mondo musulmano. Ancora oggi, malgrado il lavoro di storici e giornalisti, in molti non hanno realizzato l’enormità della manipolazione di cui siamo stati vittime. Si rifiutano di ammettere che la NATO abbia coordinato corpi ausiliari sauditi e jihadisti sul continente europeo. Si tratta in realtà di un fatto impossibile da contestare.[3] Parimenti, rifiutano di ammettere che Al-Qaida, accusata dagli Stati Uniti di avere perpetrato l’attentato dell’11 settembre, abbia potuto combattere sotto ordini NATO in Libia ed in Siria. E’ tuttavia un altro fatto che non può essere contestato[4].
Soldati esercito siriano
Il progetto iniziale che prevedeva di indirizzare il mondo musulmano contro il mondo ortodosso si è andato trasformando in corso d’opera. Non ha avuto luogo la “guerra di civiltà”. L’Iran sciita si è rivoltato contro la stessa NATO che aveva servito in Yugoslavia e si è alleato con la Russia Ortodossa per salvare la Siria multiconfessionale. Dobbiamo aprir bene gli occhi sugli avvenimenti storici e prepararci all’alba di un nuovo sistema mondiale, nel quale certi alleati di ieri diventano nemici, e viceversa. A Helsinki, è stata la Casa Bianca, non gli Stati Uniti, a concludere un accordo con la Federazione Russa: il nemico comune è, infatti, un gruppo transnazionale esercitante una sua autorità anche all’interno degli Stati Uniti. Questo potentato, ritenendo di rappresentare gli USA con maggior legittimità del Presidente eletto, non si è riguardato dall’accusare immediatamente il Presidente Trump di tradimento. Questo gruppo transnazionale è giunto a farci credere nella morte delle ideologie e nella fine della Storia: ci ha presentato la globalizzazione, vale a dire la dominazione anglosassone esercitata mediante la diffusione della lingua e dello stile di vita statunitensi, come conseguenza obbligata dello sviluppo delle tecniche di trasporto e della comunicazione. Ci ha assicurato che un unico sistema politico, la democrazia (il “governo del popolo esercitato dal popolo per il popolo”), era ottimale per tutte le popolazioni ed era possibile imporlo a tutte mediante l’uso della forza. Infine, ci ha presentato la libertà di circolazione di persone e capitali come la soluzione a tutti i problemi di mano d’opera e di investimento. Queste asserzioni, che facciamo nostre nella vita di tutti i giorni, non resistono nemmeno un minuto se ci si pone a riflettere. Dietro queste menzogne, questo gruppo transnazionale ha eroso sistematicamente il Potere degli Stati e accumulato le proprie fortune. Il versante che esce vincitore da questa lunga guerra difende al contrario l’idea che per scegliere il proprio destino, gli uomini devono organizzarsi in Nazioni definite sia a partire da una terra, che da una storia, che da un progetto comune. Sostiene, di conseguenza, le economie nazionali contro la finanza transnazionale. Abbiamo assistito al Campionato Mondiale di Calcio. Se l’ideologia della globalizzazione avesse vinto, avremmo dovuto sostenere non solo la nostra squadra nazionale, ma anche quelle di altri paesi, in funzione della loro appartenenza a strutture sovranazionali comuni. Facendo un esempio, i Belgi e i Francesi avrebbero dovuto sostenersi vicendevolmente, sventolando le bandiere dell’Unione Europea. Ma questo non è passato per la testa di nessun tifoso. Qui misuriamo il fossato che separa da una parte la propaganda che ci viene offerta e che noi assecondiamo e dall’altra, i nostri comportamenti spontanei. Malgrado le apparenze, la vittoria superficiale del globalismo non ha modificato il nostro modo di essere. Non è un caso, evidentemente, che questa guerra si concluda in Siria, la terra in cui, migliaia di anni fa, venne immaginata e prese forma l’idea di Stato. E proprio perché aveva un vero Stato, che non ha mai cessato di funzionare, la Siria, il suo popolo, il suo esercito ed il suo presidente hanno potuto resistere alla più gigantesca coalizione della storia, costituita dai 114 Stati membri delle Nazioni Unite. Thierry Meyssan Fonte: www.voltairenet.org Traduzione: Serena I. [1] L’hakko ichi’u (gli otto angoli del mondo sotto un solo tetto) è l’ideologia dell’Impero giapponese. Essa afferma la superiorità della razza giapponese ed il suo diritto a dominare l’Asia. [2] Le armate sovietiche infierivano sulla Manciuria lasciando pensare che Tokio stesse per presentare la sua resa a Mosca quando il presidente Truman fece uso di una seconda bomba atomica a Nagasaki. Costrinse in tal modo i Giapponesi ad arrendersi al generale McArtur, permettendo così al Pentagono di occupare questo paese. [3] “Des milliards de dollars d’armes contre la Syrie”, Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 18 luglio 2017. [4] “Les Dollars de la terreur: les E’tats-Unis et les islamites”, Richard Labévière, Grasset, 1999. [5] Wie der Dschihad nach Europa kam. Gotteskrieger und Geheimdienste auf dem Balkan, Jürgen Elsässer, Kai Homilius Verlag, 2006. Version française : Comment le Djihad est arrivé en Europe (préface de Jean-Pierre Chevènement), Xenia, 2006. [6] Sous nos yeux. Du 11-septembre à Donald Trump, Thierry Meyssan, Demi-Lune 2017.
Dati i precedenti, quando un personaggio come Mouaz Moustafa comincia ad alzare la voce contro l’Italia, c’è da preoccuparsi. Il nostro Paese finora è stato risparmiato dal terrorismo “islamico” stragista.
Adesso che il successo elettorale dell’ala “sovranista” può portare ad un governo meno servile, magari Daesh (sconfitto in Siria e Irak) si farà vivo in Italia? C’è da chiederselo perché abbiamo avuto altre minacce “di gravi conseguenze” da note fonti nei giorni scorsi. Dal giornale israeliano di Torino La Stampa,
La Casa Bianca al futuro governo: “Non togliete le sanzioni a Mosca”
Parla Volker, inviato dell’amministrazione Trump in Ucraina. “La Lega sbaglia, le misure europee vanno casomai rafforzate”
«L’Italia non può togliere le sanzioni alla Russia senza subire gravi conseguenze».
Si aggiunga il discorso appena tenuto da Macron davanti al Parlamento Europeo, dove, a nome dell’ideologia sovrannazionale e dei suoi banchieri, ha annunciato iniziative di ostilità contro ogni populismo e sovranismo che vede crescere. “è un dubbio sull’Europa che attraversa i nostri Paesi, sta emergendo una sorta di guerra civile europea ma non dobbiamo cedere al fascino dei sistemi illiberali e degli egoismi nazionali».
Non capisco, o lo capisco troppo bene, perché svilire a “spettacolare pacchianata”, a “ridicolo”, a “parodia del passato” il gesto del generale croato-bosniaco Slobodan Praljak, ingegnere e regista nella vita civile, che ha ingerito una fiala di veleno, suicidandosi, proprio mentre il Tribunale penale internazionale dell’Aia per “i crimini di guerra nella ex Jugoslavia” lo condannava a vent’anni. Quando un uomo paga con la vita la coerenza a se stesso, ai suoi princìpi, alle sue azioni, quali che siano state, merita rispetto. Lasciamo pur perdere che fra le accuse principali mosse a Plaljak c’è quella, risibile, di aver distrutto l’antico ponte di Mostar (solo i nazisti, forse più attenti all’arte che agli esseri umani, rinunciarono a far saltare il Ponte Vecchio di Firenze perdendo, con ciò, diecimila soldati, mentre degli americani è stato trovato un progetto per spazzar via la Torre di Pisa perché non riuscivano ad aver ragione di quattro –quattro- mitraglieri tedeschi che vi si erano appollaiati). Non si tratta di questo. Perché il plateale gesto di Praljak ha un alto valore, oltre che etico, politico: è il rifiuto spettacolare della giustizia dei vincitori. Il premier croato Andrej Plenkovic ha così commentato: “L’atto di Praljak parla in modo chiaro dell’ingiustizia morale nei confronti di sei croati condannati oggi dal Tpi”. E ha proseguito contestando la decisione di una “corte politica”. Ma lo stesso discorso, suicidio a parte, si può fare per il generale serbo-bosniaco Ratko Mladic condannato una settimana prima all’ergastolo, per gli stessi motivi, dal Tpi.
Tutto ha inizio con i processi di Norimberga e di Tokyo quando, per la prima volta nella Storia, i vincitori non si accontentarono di essere più forti dei vinti ma si sentirono anche moralmente migliori così da avere il diritto di giudicarli. In tal modo si finiva per far coincidere il diritto con la forza, la forza del vincitore.
I processi di Norimberga e di Tokyo suscitarono forti perplessità proprio negli ambienti liberali internazionali. Scriveva l’americano Rustem Vambery, docente di diritto penale, sul settimanale The Nation del 1° dicembre 1945: “Che i capi nazisti e fascisti debbano essere impiccati e fucilati dal potere politico e militare, non c’è bisogno di dirlo; ma questo non ha niente a che vedere con la legge…Giudici guidati da ‘sano sentimento popolare’, introduzione del principio di retroattività, presunzione di reato futuro… ripristino della vendetta tribale, tutti questi erano i punti salienti di quella che la Germania di Hitler considerava legge. Chiunque conosca la storia del diritto penale sa quanti secoli, quanti millenni, ci sono voluti perché esattamente il contrario di questa storia e di questa prassi nazista fosse universalmente riconosciuto come parte integrante del diritto e della giustizia”. E Benedetto Croce, in un discorso tenuto all’Assemblea Costituente il 24 luglio 1947, affermava: “Segno inquietante di turbamento spirituale sono ai giorni nostri (bisogna pure avere il coraggio di confessarlo) i tribunali senza alcun fondamento di legge, che il vincitore ha istituito per giudicare, condannare e impiccare, sotto nome di criminali di guerra, uomini politici e generali dei popoli vinti, abbandonando la diversa pratica, esente da ipocrisia, onde un tempo non si dava quartiere ai vinti o ad alcuni di loro e se ne richiedeva la consegna per metterli a morte, proseguendo e concludendo con ciò la guerra”. E The Guardian ammoniva nel 1946: “Il processo di Norimberga apparirà giusto o sbagliato nella storia a seconda del futuro comportamento delle nazioni che ne sono responsabili”. Ciò che hanno combinato sovietici e americani dopo la fine della seconda guerra mondiale dà la risposta a questa domanda.
Anche se vi manca l’applicazione del principio di retroattività io non ho mai avuto fiducia nel Tribunale Internazionale dell’Aia alla cui giurisdizione, tra l’altro, sono sottratti, chissà in nome di che, i politici e i militari americani. Come ribadii qualche anno fa, in una conferenza che si tenne a Lugano, a Carla Del Ponte che di quel Tribunale dell’Aia è stata Pubblico ministero. Ma se si vuol credere al Tribunale dell’Aia per i crimini commessi nella guerra di Bosnia ben altri dovrebbero essere coloro da trascinare sul banco degli imputati. Sono i principali esponenti di quella imprecisata entità che si chiama Comunità internazionale.
Il collasso dell’Urss aveva provocato il disfacimento della Jugoslavia. Slovenia e Croazia ottennero facilmente il riconoscimento di Stati dalla Comunità internazionale, sotto la spinta, in particolare per la Croazia cattolica, della Germania e del Vaticano. Allora anche i serbi di Bosnia chiesero un’altrettale riconoscimento o la possibilità di unirsi alla madrepatria serba. Una Bosnia multietnica, a guida musulmana, si giustificava solo all’interno di una Jugoslavia multietnica (era stato un capolavoro di Tito, e prima ancora dell’Impero austroungarico, tenere insieme tre comunità, croata, serba, musulmana, che si sono sempre detestate). Ma quello che era stato facilmente concesso dalla Comunità internazionale a croati e sloveni venne negato ai serbi di Bosnia. E questi scesero in guerra. E la stavano vincendo, sia perché, come i croati, potevano contare sulla confinante madrepatria, mentre i musulmani bosniaci non avevano un retroterra e ricevevano solo uno sporadico sostegno dall’Iran, sia perché sono ritenuti, sul terreno, almeno fino all’avvento dei guerriglieri dell’Isis, i migliori combattenti del mondo –si deve alla resistenza serba quel ritardo nell’attacco all’Unione Sovietica che, complice il Generale Inverno, fu fatale a Hitler. Ma la Comunità internazionale, europei in testa seguiti dagli americani, decise che quella guerra i serbi non la dovevano vincere e i vincitori furono trasformati in vinti.
E’ stato così creato uno Stato, la Bosnia, che non era mai esistito e che viene tenuto in piedi con lo sputo ed è pronto a esplodere in ogni momento. Come dimostrano le grandi manifestazioni popolari di questi giorni in Croazia e in Serbia che fanno emergere un odio che le sentenze del Tribunale dell’Aia non fanno che rinfocolare.
Sarebbe bastato che la cosiddetta Comunità internazionale avesse riconosciuto ai serbi quello che loro spettava e la guerra di Bosnia, con i suoi crimini e i suoi misfatti, non ci sarebbe mai stata. E nemmeno le sentenze, di assai dubbia legittimità, del Tribunale dei vincitori.
Sono sorti su territorio ucraino tredici laboratori militari americani dediti allo studio e alla produzione di agenti infettivi, vaiolo, antrace, botulino e non si sa cos’altro. Sulla base di un accordo bilaterale firmato nel 2012, la giunta di Kiev, attraverso il Ministero della Sanità, ha dato questa concessione al Pentagono. Perché i laboratori sono finanziati direttamente dal Pentagono ed occupano solo personale statunitense. La giunta ucraina s’è impegnata a “non interferire” con quel che si fa là dentro.
Gli impianti sorgono: ben quattro a Kiev, tre a Lvov, gli altri a Odessa, Vinnitsia,Uzgorod, Kherson, Ternopil.
Mosca e Teheran hanno levato un allarme (inascoltato) sul fatto che simili laboratori siano stati allestiti dagli Usa non solo in Ucraina, ma in Georgia, Kazakstan, Uzbekistan, Azerbaigian, Armenia. Sono “stoccaggi di agenti patogeni particolarmente pericolosi” fatte a fin di bene, trovare una cura,dice il Pentagono. “Che non è una associazione di beneficenza”, ricorda Igor Nikulin, un esperto che è stato membro della Commissione ONU sulle armi biologiche e chimiche in Irak e Libia.