Enrico Letta

Enrico Letta

A 25 anni è presidente dei Giovani del Partito Popolare europeo. Nel 1990 conosce Beniamino Andreatta, uno dei padri dell’euro e padrino politico di Romano Prodi. All’epoca, quando fu ministro del Tesoro, Andreatta scrisse a chiare lettere più volte in riferimento allo “svincolo” tra Banca d’Italia e Tesoro del 1981 (che impedì da allora in poi di finanziare il deficit italiano emettendo moneta):

Aspettando la patrimoniale

Aspettando la patrimoniale

Dallo spaccato sopra evidenziato se ne deduce che la ricchezza netta (ATTIVITA’ REALI+ATTIVITA’ FINANZIARIE-PASSIVITA’ FINANZIARIE) è di euro 8619 miliardi di euro, ossia oltre 4 volte il volume  del debito pubblico.
Questa, in altre parole, è la ricchezza (Nostra)  posta a garanzia del debito (Loro  n.d.r.)
 

Anatocismo

Anatocismo

Scopriamo ad esempio che quasi il 100% del nostro debito pubblico è composto da interessi; che se stanno così le cose sul nostro debito di oltre 2000 miliardi, dovremo pagare altri 86 miliardi di interesse nel 2013 e sempre più negli anni successivi; che continuiamo a pagare interessi sugli interessi (reato di anatocismo) anche sui nostri debiti finanziari con le nostre banche, che l’interesse è un mostro che aumenta senza che noi facciamo nulla, in una progressione geometrica infinita … in un mondo finito!

La legge uguale per tutti

La legge uguale per tutti

Infatti proibisce, sia ai ricchi che ai poveri di dormire sotto i ponti:

Il TWO PACK, insieme al FISCAL COMPACT e al MES approvati appena un anno fa e al trattato di Lisbona, costituiscono (al momento) i principali strumenti di compressione della sovranità dei singoli stati, in nome della realizzazione di procedure di convergenze di politiche fiscali ed economiche dei paesi dell’Eurozona, secondo gli eurocrati, propedeutiche a colmare le divergenze strutturali delle varie economie europee.

Anatomia di un delitto

Anatomia di un delitto

L’Italia sta morendo. Lo dicono i numeri. È come la vittima di un delitto, abbandonata sul selciato in una strada secondaria e buia dove i passanti, gli altri Paesi di Eurolandia e del G8, fanno finta di non vedere. Ma tra loro si danno di gomito con aria nauseata. «Ma guarda che roba! Non si può più andare in giro! Che tempi!». Non c’è nessun buon samaritano. Anzi, fra di loro si nasconde colui che l’ha prostrata. O comunque il mandante dell’agguato a base di austerity che l’ha lasciata tramortita.

Meccanismo Europeo di Stabilità

di Paolo Cardenà

Prendo spunto da un ottimo articolo pubblicato da Mazziero Research, tra le migliori società indipendenti di ricerca finanziaria presenti in Italia, per tornare su un tema di fondamentale importanza che abbiamo già trattato in un precedente articolo pubblicato suquesto sito (LETTURA SUGGERITA),  che riguarda la possibilità, da parte dello stato, di decurtare il capitale sugli investimenti in titoli di stato.
Ciò, per effetto del recepimento in Italia, così come in tutti i paesi che appartengono all’unione, di quanto previsto dal  Trattato di Istituzione del Meccanismo Europeo di Stabilità(ESM) che dispone che,   tutti i paesi europei sono obbligati ad applicare le Clausole di Azione Collettiva (CAC) sui propri titoli di debito pubblico di nuova emissione. Le CAC, è bene ricordarlo,  sono delle vere e proprie clausole vessatorie previste sui nuovi titoli di stato di durata superiore a 12 mesi, emessi da ogni paese europeo aderente all’ESM, con la prima cedola scadente a partire dalla data del 1 gennaio 2013. Queste clausole regolano la possibilità, per uno stato che versa in una condizione di crisi del debito sovrano, di ricontrattare interessi, scadenze e di proporre agli investitori lo scambio con obbligazioni di diversa tipologia.

Per effetto di ciò, come evidenzia l’analisi di Mazziero Research, vediamo quali modifiche potrebbero essere  possibili, almeno le più rilevanti:

§  La data dei pagamenti di cedole o rimborsi. Ad esempio: il titolo scade nel 2017? La scadenza viene spostata al 2022. Slittamento possibile anche per le cedole periodiche.

§  La riduzione dei pagamenti e del rimborso. Ad esempio: il titolo valeva 1.000 euro? Ne verranno rimborsati solo 500. Stesso discorso per le cedole periodiche.

§  Il cambio del metodo per calcolare i pagamenti. Ad esempio: il titolo dava un rendimento connesso all’inflazione? Verrà corrisposta solo una frazione della rivalutazione derivante dal variare del costo della vita, oppure non verrà corrisposta affatto.

§  Il cambio della valuta e del luogo di pagamento. Ad esempio: il titolo era emesso in euro? Può essere rimborsato in lire, naturalmente nemmeno il valore di cambio costituisce una certezza.

§  La modifica della seniority. In pratica l’ordine di preferenza con cui il titolo viene rimborsato rispetto ad altri creditori.

Il decreto si addentra in una serie di tecnicalità, ma la sostanza in definitiva è che tutti i titoli di Stato con durata superiore a un anno emessi a partire dal 2013 possono essere modificati a piacere al fine di rispondere alle necessità di cassa dell’Emittente.

Le percentuali di accordo da raggiungere non sono in genere un problema, l’abbiamo visto in Grecia, inoltre dopo il lancio delle operazioni di rifinanziamento della BCE (LTRO) in cui vengono prestati denari alle banche a tasso agevolato, queste sono state incoraggiate a impegnare buona parte di tali somme in titoli di Stato della propria nazione. Si è così verificato un lento spostamento della composizione degli investitori verso una detenzione nazionale dei propri titoli di Stato, diminuendo nel contempo l’effetto sistemico nel caso di una ristrutturazione (default) del debito.

Proprio ieri, la Banca d’Italia, nel suo consueto Supplemento al Bollettino Statistico, ha evidenziato che i titoli di debito pubblico in portafoglio alle banche italiane son saliti a fine febbraio a quota 351 miliardi di euro, il massimo dal 1998.

Il grafico in esame mostra l’andamento dei titoli di stato in mano alle banche italiane e, come si può facilmente intuire, a partire dal mese di gennaio 2012, in concomitanza con le due operazioni di finanziamento della BCE alle banche europee,  assistiamo ad una verticalizzazione delle cura che testimonia l’incremento dei titoli di stato in pancia alle banche domestiche, che hanno assorbito le emissioni dei titoli di stato grazie alla  ricevuta dalla BCE.

Gli eventi che si stanno susseguendo nel contesto europeo, con particolar riferimento a quanto recentemente accaduto a Cipro, dovrebbero indurci a valutare alcuni fenomeni con un adeguato senso di inquietudine, ma anche con maggior consapevolezza, vista la crescita esponenziale dei rischi.
Come giustamente si afferma nell’analisi, le due aste di finanziamento a favore del sistema bancario europeo, hanno consentito  alle banche italiane di comprare i titoli di italiani riducendo di molto il perimetro di detenzione dei titoli italiani ad un livello domestico. Questo, evidentemente, se da una parte ha ridotto, almeno parzialmente,  gli effetti sistemici conseguenti ad una eventuale ristrutturazione del debito pubblico, dall’altra pone le basi per il concretizzarsi di una simile eventualità, che colpirebbe i detentori dei titoli di stato, banche comprese.

In una situazione a regime di questo tipo, in cui le banche nazionali potrebbero diventare le principali detentrici del debito di uno Stato; a loro volta le banche stesse in caso di difficoltà verrebbero salvate dallo Stato con i soldi della collettività. E’ facile a tal punto comprendere che in occorrenza di un default la “moral suasion” dello Stato potrebbe facilitare il raggiungimento delle percentuali necessarie a far scattare le Clausole di Azione Collettiva rendendo obbligatorie per tutti le modifiche delle condizioni di pagamento dei titoli di Stato.

Come già avvenuto in Grecia, anche le famose agenzie di rating innesterebbero un ridicolo balletto, nel momento di annuncio dell’haircut (la riduzione dei pagamenti dei titoli di Stato) porterebbero il rating nazionale a selective default per poi attribuire una settimana dopo un nuovo rating, magari migliore di prima, visto che una parte del fardello di debito è stato accollato agli investitori.

Ed è così che i risparmiatori, sapientemente orientati a investire sui titoli di Stato, grazie a emissioni dedicate (i titoli di Stato patriottici che riconoscono anche un premio fedeltà) e una tassazione più clemente (differenza di tassazione fra i titoli di Stato e gli altri investimenti) si troverebbero a quel punto ricompensati di tanta fiducia con una bella perdita.

L’Unione Europea ha mostrato di reagire lentamente alle sfide dei mercati, ma quando riesce a trovare una soluzione tende a replicarla su vasta scala; ecco che la soluzione delle le Clausole di Azione Collettiva sperimentata in Grecia è stata adottata per tutti i Paesi grazie al Trattato di Istituzione del Meccanismo Europeo di Stabilità (ESM).

Allo stesso modo, malgrado la smentita del Presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem fresco di nomina, non vi è dubbio nel pensare che il prelievo forzoso ai conti correnti di Cipro potrà costituire un modello esportabile agli altri paesi in difficoltà.

Riassumendo:

§  Dopo la nazionalizzazione della banca olandese SNS e l’azzeramento del capitale subordinato degli obbligazionisti, le obbligazioni bancarie non sono più sicure.

§  Dopo il prelievo forzoso dai conti correnti di Cipro, tralasciando la vicenda italiana del 1992, i soldi lasciati in conti correnti e conti di deposito non sono più sicuri.

§  Dopo il decreto sulle Clausole di Azione Collettiva, che abbiamo qui commentato, anche l’investimento in titoli di Stato non può più essere considerato sicuro.

Non possiamo dire che non siamo stati avvisati.

fonte: Vincitori e Vinti

Nota: L’Italia lo ha ratificato nel novembre 2012, inutile dire che, grazie a questo sciagurato patto, QUALSIASI misura (compresi pensioni e stipendi) è subordinata a chi governa l’Europa.

Legge bancaria del 1936

Forse più che ogni altro singolo evento, è stata la rottura degli Accordi di Bretton Woods nel 1971 a segnare il punto di svolta verso la finanziarizzazione delle economie occidentali. Da quella decisione – frutto di un processo tutt’altro che “naturale” o inevitabile – è nata la giustificazione dell’hedging, della necessità di coprire il rischio contro le fluttuazioni. La creazione dei derivati sui cambi – una delle voci dominanti della speculazione mondiale – si basa proprio su questo rischio.

Non sappiamo come finirà l’euro, ma siamo sicuri che non possa sopravvivere a lungo nella sua forma attuale. Dovrà cambiare per forza, o di fatto o de jure. L’alternativa sarebbe la continuazione della distruzione del tessuto economico e sociale dei paesi europei; ma la risposta da parte della popolazione non potrà essere frenata ancora a lungo, salvo con i metodi degli anni Trenta, che speriamo caldamente di evitare.

Se le cosiddette élite insistono nella loro follia, il cambiamento rischia di essere caotico; noi preferiremmo una transizione ordinata, verso un sistema che tenteremo di descrivere brevemente qui:
ogni Paese dovrà riacquisire la propria sovranità in politica economica, con la possibilità di fare investimenti nei settori dell’economia reale.
Ciò significa la creazione di una Banca Nazionale con il potere di generare credito produttivo, con lo scopo dichiarato di aumentare la produttività e il benessere della popolazione.

Legge Glass-SteagallLa distinzione tra gli investimenti produttivi e non-produttivi sarà garantita dalla separazione bancaria sul modello Glass-Steagall, in cui le banche ordinarie potranno raccogliere i depositi e prestare soldi alle famiglie e alle imprese; ogni attività nei mercati finanziari sarà esclusa.

Ci sarà un sistema di cambi stabili, negoziati a livello intergovernativo con la possibilità di aggiornamento periodico in base all’andamento dell’economia reale.
In questo senso non si permetterà alla finanza speculativa né di determinare i tassi di cambio, né di accaparrarsi i flussi di denaro che sostengono l’attività economica ordinaria.

Per concludere: nell’affrontare l’inevitabile cambiamento del sistema finanziario nel breve e medio termine, sarà necessario uscire dalla scatola mentale del mercatismo/liberismo. Pensare di liberarsi dalla camicia di forza dell’euro senza abbandonare gli assunti di base del neoliberismo, significherebbe fare un favore a chi continuerà a tentare di manipolare i popoli e le economie attraverso la finanza globalizzata.

Emiliano Brancaccio in http://nobigbanks.it/2013/04/10/dopo-leuro-liberismo-o-progresso/

Le brioches di Maria Antonietta

Le brioches di Maria Antonietta

Gli espropriati, i depredati, gli annullati diventano “poveri”; gli interventi auspicati diventano pura e semplice assistenza. Nessuna parola su un patrimonio professionale, imprenditoriale, di competenze costruito in decenni che si sta vaporizzando in pochi mesi; un paese con sempre meno identità, coerenza e amor proprio e uno stato spappolato che si vorrebbe ridotto a una ONG o ad una succursale dell’UNICEF e dell’ONU dei quali si sente, evidentemente, ancora dipendente a pieno titolo.

Colpo di stato?

A leggere le seguenti considerazioni c’è da riflettere:

“È la prima volta nella storia repubblicana che oltre un mese dopo le elezioni generali, un governo NON si presenta alle Camere per rimettere il mandato o per ottenere la fiducia, mentre la Costituzione stabilisce che debba farlo entro dieci giorni. ( art 94 terzo comma).

Il pretesto che il governo non sia stato sfiduciato, potrebbe forse reggere se nel frattempo il Parlamento non fosse stato cambiato ( e quanto!). La prassi repubblicana è rapida e trasparente, la presente procedura è ambigua e costituisce un pericoloso precedente.

La Costituzione dice, senza possibili equivoci, che ogni atto del Presidente della Repubblica per essere valido deve essere controfirmato dal ministro competente che se ne assume la responsabilità. ( art 89 primo comma), perché il Presidente è politicamente irresponsabile dei suoi atti ( art 90).
Per le questioni istituzionali non esiste ministro ( ma una commissione parlamentare che viene accantonata) e per le questioni economiche, la nomina della Commissione dei “saggi” dovrebbe portare la controfirma del ministro dello sviluppo economico o di quello dell’economia.
Per la nomina del Presidente del Consiglio, non è prevista la controfirma di nessuno, ma non è previsto nemmeno il rinvio sine die della decisione di nomina.

Il governo è da considerarsi defunto per il fatto stesso che era l’espressione di un Parlamento decaduto. Qualcuno ha controfirmato la delibera Napolitano ? Chi? In forza di quali poteri?

Se a questa situazione di grave distorsione costituzionale si aggiunge che, con un comunicato stampa di un mezzo colonnino di giornale, il governo – non più in carica che per l’ordinaria amministrazione – ha derogato alla legge sullo Stato degli ufficiali prorogando il comando del comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Leonardo Gallitelli che è stato raggiunto dai limiti ( invalicabili) di età, mentre – sempre il governo – non ha riempito il posto vacante del defunto ( il 19 marzo) capo della polizia, abbiamo il quadro completo atto a favorire le condizioni utili a un colpo di Stato con cui uno dei poteri dello stato ( l’esecutivo della Repubblica) potrebbe esautorare il potere legislativo ( il nuovo Parlamento) della sovrana prerogativa di approvare un governo ed il suo programma e si è cautelato unificando il controllo dell’ordine pubblico omettendo di fare nuove nomine nei tempi di legge.

L’operazione si svolge in comode rate atte a non far percepire il vulnus inferto alla prassi ed allo spirito della legge fondamentale.

Non si sa se ci sia un Presidente incaricato. Non c’è un programma di governo, non c’è un governo di cui si percepisca l’azione, non c’è la fiducia del Parlamento. Non c’è più nemmeno la fretta che spinse a licenziare in fretta e furia Berlusconi. Non c’è uno straccio di indicazione di politica economica. Non una parola sulla situazione sociale, nessuna garanzia che ci sarà un qualsiasi esito e quando.”

estratto da http://www.oltrelacoltre.com/?p=16045

Si salvi chi può

Trovo questo bel post sul blog di Alberto Bagnai, ad opera di Ale Guerani, che così riflette:

L’unica cosa amaramente buona di questa crisi è che ho capito come nascono le dittature, che SI, è proprio vero, più che da una violenza dei padroni derivano dalla tentazione dei servi, dall’ignoranza dalla mediocrità e dall’ignavia della gente (…); e a cosa dovrebbe servire la cultura umanistica: ad insegnarti con chi hai a che fare affinché tu possa fare/ripetere meno errori possibili. Infatti è per questo che l’hanno piano piano distrutta.

Evidentemente stiamo riflettendo un po’ tutti sulla stessa cosa: sta nascendo una dittatura, in Europa? A volte, mentre sento le notizie, ho dei flash di voci future “Ma noi non sapevamo, ma noi non volevamo!”, chissà se è la sindrome di Cassandra, o soltanto memorie di un passato ancora recente.

Lo stesso concetto di dittatura non è antico: nessuno si sognava di chiamare “dittatori” il re Sole, il Papa o l’imperatore di turno. E’ un concetto nuovo.
Fatto sta che l’abbiamo introiettato molto bene, al punto che vediamo dittatori dovunque, persino in leader democraticamente eletti (vedi Chavez o Ahmadinejad) o addirittura in comici col blog. Ma quando si tratta di noi, ehh: la dittatura è l’elefante nella stanza. Nessuno riesce ad accorgersene.

Forse perché si tratta di una declinazione di dittatura finora inedita. Nell’immaginario, il dittatore ha una faccia cattiva, impone le sue idee al popolo con gli eserciti, e sbatte i dissidenti in gabbia o alle torture. Ora sembra che non ce ne sia più alcun bisogno: il dittatore non ha un nome e cognome, anzi si nasconde in una massa amorfa di oscuri burocrati. L’esercito di cui si serve? Stampa, media e politici compiacenti o corrotti. L’arma principale? La shock economy, eventi che terrorizzano i cittadini e li rendono consenzienti a qualsiasi nefasto provvedimento passi per indispensabile. I dissidenti? Nessun problema: li si lascia a sbraitare nel recinto di Internet, che danno vuoi che facciano. Una dittatura il cui scopo è l’impoverimento generalizzato e il controllo da esso derivante, non ha bisogno di sparare un colpo: stiamo consegnando tutto senza fiatare.

Qualcuno obietterà che non è vero, che tanti si stanno accorgendo di ciò che accade. Ah si? Beh io non credo. Come scrive ancora Bagnai nel suo libro, quando i partigiani andarono in montagna non si preoccuparono dell’inflazione, della perdita di potere d’acquisto, del mutuo in euro. Quando c’è da combattere si combatte, costi quel che costi. Noi non siamo ancora pronti. Siamo ancora come quelle famiglie ebree che nel ’36 consegnavano l’oro, consegnavano i pianoforti, pensando che presto sarebbe finita e peggio di così non poteva andare. E invece, si è visto com’è andata.
Noi stiamo consegnando oro e pianoforti per paura dei finti mostri che ci hanno dipinto, e alla fine perderemo tutto senza avere più nulla per cui combattere. Vogliamo davvero ridurci così?

L’Europa è una dittatura, bisogna uscirne il prima possibile. Senza chiedersi cosa sarà della bolletta della luce o della rata del mutuo, perché non ci lasceranno né luce né casa. Siamo in mano a dei pazzi furiosi e l’unica è svignarsela, le difficoltà successive le affronteremo poi, ci penseremo dopo come si sono detti i partigiani scalando la montagna. Ora il pensiero è uno, e uno solo, e questo dobbiamo chiedere con forza a chi ci rappresenta:
Fuggite, sciocchi!

fonte: Crisis