Imparare dalla storia

Bene o male riuscimmo a rimanere in Somalia e l’unica personalità che i somali ricordano con affetto è il duca Amedeo D’Aosta, perché riuscì ad iniziare un percorso d’agricoltura più moderna e fondò fattorie sul modello europeo: conquistò i somali con l’evidenza dei fatti, non con i crocifissi o le boutade da operetta della diplomazia italiana. Quando fu preso prigioniero dagli inglesi (era il comandante supremo in Africa Orientale) fu trattato con i guanti dagli inglesi, che lo ritenevano più simile a loro che alle mezze cartucce del regime fascista.

 

Andammo in Libia, e per i primi vent’anni non sapemmo far altro che un milione di morti su una popolazione di 7-8 milioni di libici. Per loro fortuna una delle maggiori figure del Fascismo era un uomo diverso, che costruiva strade, case ed aeroporti senza vessare la popolazione locale: era Italo Balbo, che fu inviato in Libia. Balbo capì che, se voleva vivere in pace, non servivano i moschetti: attrasse intorno a sé la vecchia aristocrazia libica, degnandola di un ruolo anche nella nuova realtà ed il gioco gli riuscì.

Ma, Balbo, era contrario all’Asse con Berlino, era contrario ad una guerra contro l’Inghilterra e portava avanti, in Libia, una politica troppo personale, molto distante dalle velleità imperiali romane che non potranno – proprio per i vecchi problemi che Balbo indicava con arguzia – che arrendersi a centinaia di migliaia agli angloamericani, aprendo loro la via della Sicilia.

 

E’ interessante notare come, nel corso logorroico delle annose ed inconcludenti vicende italiane, le figure più nobili e lungimiranti scompaiano: è il caso del geologo Ardito Desio il quale, negli anni ’30, scoprì (lavorava per l’AGIP, appena fondata) in Libia enormi giacimenti d’acqua nel sottosuolo, che fu usata per l’irrigazione, poi Magnesio e Potassio e…petrolio. Portò a Mussolini la famosa “bottiglia” di petrolio – la ricerca del petrolio il Libia era iniziata nel 1929! – ma servivano trivelle più potenti, che gli americani già possedevano e che era possibile acquistare. Mussolini gli diede l’italianissima pacca sulla spalla e lo congedò con il fascistissimo “Bravo! Continua così!”. Ma non gli comprò le trivelle. La bottiglia di petrolio finì in qualche scantinato dimenticato, probabilmente insieme all’acqua di Lurisia ed al Barolo d’annata.

http://carlobertani.blogspot.com/2020/08/logorroica-italianita.html

la conclusione ( che neanche Bertani trae) è che chi è al potere non valorizza le persone, anzi cerca di sbarazzarsene (perché gli fanno ombra)

Congo ex-belga

Fonte: https://solidaire.org/articles/leopold-ii-et-le-congo

(Leopolo II) si volta allora verso il Congo. Il problema è che non dispone dei fondi sufficienti per finanziare la sua avventura coloniale. Però ha capito durante i suoi numerosi viaggio che bisogna prima di tutto investire denaro nella colonia per poterne raccogliere molto di più in seguito.

Leopolto fonderà l’Associazione internazionale africana  (AIA) con l’obiettivo di creare una lobby di grandi potenze europee sotto la cui copertura potrà raggiungere i suoi scopi e impossessarsi del Congo. Ci sono anche dei bancieri nel consiglio di amministrazione dell’AIA. Ad esempio i Rothschild, rappresentati dal genero belga Léon Lambert (che fonderà in seguito la Banque Bruxelles-Lambert, oggigiorno ING), non ché un banchiere burssellese chiamato Brugmann (che ha dato il nome a un ospedale, a un parco e a una strada A Bruxelles). Il loro ruolo è stato di mobilitare fondi e di pagare le fatture di Stanley, noto per avere esplorato il Congo per conto di Leopoldo.
(…)

La borghesia belga continua ad approfittare della colonizzazione anche dopo la ripresa del COngo dallo Stato Belga. Nel 1929, oltre il 50% delle importazione ed esportazioni belghe riguardano il Congo e la Société Générale (oggi Fortis), il cui principale azionista era la monarchia, controlla il 70% dell’economia congolese.

Secondo il quotidiano Euro Business, il patrimonio della monarchia ammontava nel 1999 a  2,25 miliardi di euro di cui si può dire che la grande maggioranza proviene dal Congo e il resto dal contribuente belga.

Mani tranciata nel Congo, operai abbattuti in Beglio: su Leopolo II e il socialistmo.

Nel 1903 Leopoldo scrive anonimamente il libro  La Verità sulla civiltà nel Congo, che è una difesa della colonizzazione, la stessa che ha decimato il popolo congolese.

In Belgio, la situazione non è migliore per l’operaio. Leopoldo vuole la morte del socialismo e demonizza i sindacati. Quando i pescatori si ribellano a Ostenda nel 1887 Leopoldo osserva dalla sua residenza sulla diga la gendarmeria sparare sui manifestanti.

https://nicolettaforcheri.wordpress.com/2018/10/26/leopoldo-ii-il-congo-e-i-banchieri/

Primavera araba

Alessandro Lattanzio, 29/10/2017Effetti dell’onda lunga della ‘primavera araba’, celebrata in occidente, hanno un segno contrario e opposto a quello auspicato dai pianificatori della sovversione colorata. Washington, tramite Pentagono, CIA e ONG telecomandate, voleva distruggere gli Stati-Nazione mediorientale, come Algeria, Egitto, Iraq, Siria, Yemen e Iran, per spianare la strada al califfato islamo-atlantista (al-Qaida e il suo ramo Stato islamico), e consolidare il dominio militare sionista nella regione e proteggere le monarchie retrograde ed oscurantiste, ma legate a triplo filo con il sistema economico dollarocentrico di Wall Street e City. A presiedere tale operazione geopolitica vi era il clan democratico dei Clinton-Obama, strettamente alleati con l’Iqwan (la fratellanza mussulmana), la setta islamista fondata e diretta dell’intelligence anglo-statunitense, e con le potenze compradores regionali guidate da Arabia Saudita e Qatar, alleate con la Turchia neo-ottomana del massone e fratello mussulmano Erdogan. La guerra dei sei anni imposta alla Siria e all’Iraq dall’alleanza wahhabita-atlantista (asse Riyadh-TelAviv-Washington), sebbene avesse registrato dei successi iniziali in Tunisia, Egitto e Libia, alla fine non riusciva ad ottenere l’obiettivo finale, appunto la distruzione degli Stati-nazione mediorientali (Egitto, Siria, Iraq, Libano, Yemen) e loro sostituzione con il califfato islamista (dominato da fratellanza mussulmana, al-Qaida, Stato islamico, wahhabismo, salafismo e taqfirismo) che avrebbe proiettato i popoli arabi in un incubo spaventoso, distruggendone i progressi e imposto il dominio regionale economico-tecnologico israeliano (motivo per cui il sionismo si sente affine all’incubo islamista). Ma la resistenza di Siria, Iraq e Yemen, e soprattutto il golpe anti-islamista dell’Esercito egiziano, nel 2013, hanno avviato il processo che pone fine a tale piano neo-imperialista e neo-coloniasta in Medio Oriente (il cosiddetto Grande Medio Oriente ideato dai neocon statunitensi).L’intervento russo e iraniano era dovuto alla comprensione che scopo geopolitico del califfato atlantista era avviare la jihad della CIA contro le potenze eurasiatiche, (Cina, India, Russia, Asia Centrale). L’intervento preventivo era un obbligo, per bloccare il piano dei vertici della dirigenza statunitense, espressa dal clan Clinton-Obama. Contraccolpo della sconfitta di tale operazione espansionista e mondialista è, oggi, la resa dei conti non solo tra gli Stati-clienti mediorientali di Washington, (Qatar contro Arabia Saudita), ma anche la resa dei conti all’interno del ‘governo invisibile’ degli USA, che si concluderà solo con l’eliminazione, fisica, dei capibastone delle rispettive fazioni: le dimissioni o assassinio di Trump, o incarcerazione o eliminazione di Hillary Clinton. Vedremo gli sviluppi a Washington, che vanno accelerandosi con la resa dei conti, come quella che si svolge nella cittadella ideologica dell’imperialismo liberal, Hollywood.

https://aurorasito.wordpress.com/2017/10/29/la-fine-della-primavera-araba-segna-laffermazione-del-blocco-eurasiatico/

Neo-colonialismo

L’ex-leader libico Muammar Gheddafi fu ucciso “perché pensava che l’Africa era matura per sfuggire alla povertà coi propri mezzi, svolgendo il proprio ruolo nella governance globale“, aveva detto il presidente del Ciad Idris Deby, in un’intervista. Secondo il Capo di Stato ciadiano, era essenziale “farlo tacere”, aggiungendo che “la storia registrerà che gli africani non hanno fatto molto. Ci hanno ignorato e non fummo consultati. Gheddafi era sconvolto e imbarazzato“. “Fu lo stesso con Patrice Lumumba, in Congo. Perché l’uccisero? Perché Gheddafi fu ucciso? (…) Siamo fornitori di materie prime. Ma guardate dove siamo? Siamo molto arretrati“, ha detto il leader del Ciad da Abeche, la seconda città del Ciad.
Ecco in 10 punti perché Gheddafi doveva morire:

1) – Il primo satellite africano RASCOM-1
Fu la Libia di Gheddafi ad offrire la prima vera rivoluzione in Africa dei tempi moderni: assicurando la copertura universale del continente per telefonia, televisione, radio e molte altre applicazioni come telemedicina e istruzione a distanza; per la prima volta, una connessione a basso costo diventava disponibile nel continente, anche nelle zone rurali, con il sistema del ponte radio WMAX. La storia inizia nel 1992, quando 45 Paesi africani crearono la società RASCOM per avere un satellite africano e ridurre i costi di comunicazione nel continente. Le chiamate da e verso l’Africa allora avevano le tariffe più costose del mondo, perché c’era una tassa di 500 milioni di dollari che l’Europa incassava ogni anno dalle conversazioni telefoniche, anche all’interno dei Paesi africani, per il transito dei satelliti europei come Intelsat. Il satellite africano costava solo 400 milioni da pagare una sola volta, senza mai più pagare 500 milioni di affitto all’anno. Quale banchiere non finanzierebbe un progetto del genere, ma l’equazione più difficile fu: come lo schiavo si sbarazza dello sfruttamento servile dal padrone se cerca aiuto da quest’ultimo per raggiungere questo obiettivo? Così, Banca mondiale, Fondo monetario internazionale, Stati Uniti, Unione europea ingannarono questi Paesi per 14 anni. Nel 2006, Gheddafi pose fine all’inutile agonia dell’elemosina dai presunti benefattori occidentali che praticano prestiti a tassi usurari; la Guida libica mise sul tavolo 300 milioni di dollari, la Banca di Sviluppo africana 50 milioni, la Banca per lo Sviluppo dell’Africa occidentale 27 milioni, così l’Africa dal 26 dicembre 2007 ebbe il suo primo satellite per telecomunicazioni della storia. Nel processo, Cina e Russia s’inserivano, questa volta vendendo la loro tecnologia e permettendo il lancio di nuovi satelliti sudafricani, nigeriani, angolani, algerini e anche di un secondo satellite africano, lanciato nel luglio 2010. Ci aspettiamo per il 2020 il primo satellite al 100% tecnologicamente costruito sul suolo africano, in particolare in Algeria. Il satellite competerà con i migliori del mondo, ma a un costo 10 volte inferiore, una vera e propria sfida. Ecco come un piccolo semplice gesto simbolico di 300 milioni può cambiare la vita di un intero continente. La Libia di Gheddafi è costata all’occidente non solo 500 milioni di dollari all’anno, ma miliardi di dollari di debito ed interessi che tale debito avrebbe generato all’infinito e in modo esponenziale, mantenendo il sistema occulto per spogliare l’Africa.

2) – Base monetaria dell’Africa, Banca centrale africana, Banca di investimenti africana
I 30 miliardi di dollari sequestrati da Obama appartengono alla Banca centrale libica, previsti dalla Libia per la creazione della federazione africana attraverso tre progetti faro:

3) – Banca di investimenti africana a Sirte, in Libia e creazione nel 2011 del Fondo monetario africano con capitale di 42 miliardi di dollari a Yaounde,

4) – Banca centrale africana ad Abuja, in Nigeria, la cui prima emissione monetaria africana significava la fine del franco CFA attraverso cui Parigi domina alcuni Paesi africani da 50 anni.

5) – E’ comprensibile dunque ancora una volta la rabbia di Parigi contro Gheddafi. Il Fondo monetario africano doveva sostituire eventualmente tutte le attività sul suolo africano con cui il Fondo monetario internazionale, con solo 25 miliardi di dollari di capitale, ha saputo piegare un intero continente con privatizzazioni discutibili, obbligando i Paesi africani a passare dai monopoli pubblici a quelli privati. Sono gli stessi Paesi occidentali che chiesero di divenire membri del Fondo monetario africano e, unanimemente, il 16-17 dicembre 2010 a Yaounde gli africani respinsero tali lussuriosi, decidendo che solo i Paesi africani fossero membri del FMA.

I cinque fattori che motivarono Nicolas Sarkozy a combattere la guerra contro la Libia, secondo David Ignatius del Washington Post, “Blumenthal ricevette le informazioni sulla Libia da un ex-agente della CIA:
6) – Desiderio di una maggiore quota di petrolio libico;
7) – Aumentare l’influenza francese in Nord Africa;
8) – Migliorare la situazione politica interna in Francia;
9) – Offrire all’esercito francese la possibilità di ripristinare la sua posizione nel mondo;
10) – Rispondere alle preoccupazioni dei suoi consiglieri sui piani a lungo termine di Gheddafi per soppiantare la Francia come potenza dominante in Africa occidentale”.
Su quest’ultimo punto, il memorandum menziona l’esistenza del tesoro di Gheddafi, 143 tonnellate d’oro e quasi altrettanto di argento, trasferite da Tripoli a Sabha nel sud della Libia, una quindicina di giorni dopo l’avvio dell’operazione militare. “Quest’oro fu accumulato prima della ribellione e aveva lo scopo di creare della valuta panafricana supportata dal dinaro d’oro libico. Questo piano doveva fornire ai Paesi africani francofoni l’alternativa al franco CFA“.

SitoAurora

Riproduzione integrale da https://aurorasito.wordpress.com/2016/05/23/i-10-motivi-per-cui-loccidente-ha-ucciso-la-guida-libica-muammar-gheddafi/

Le mappe della discordia

Sotto la mappa “Peters” del 2006

Ciascuno può constatare la forza destabilizzane di questa mappa (che probabilmente è all’origine anche dalla paranoia della casa regnante saudita,che non si sente più protetta da Washington ). Con l’ambizione di correggere gli accordi colonialisti Sykes-Picot, l’americano (aiutato dalla PNAC) crea problemi incendiari: fra l’altro occorrendo suscitare inimicizie sanguinose mal sopite (il progetto israeliano: beati i seminatori di zizzania), e nazionalismi in gruppi linguistici e religiosi che   mancano da sempre di questa aspirazione, essendo stati membri di imperi tradizionali (la Persia, la Cina, la Russia, l’impero ottomano…), sono adusi a far riferimento identitario ai loro clan, tribù e kabile,  e quindi sono privi della cultura politica di autogoverno necessaria a formare uno stato:   basti come esempio, quello di una popolazione “di civiltà occidentale” che non riesce a farsi stato-nazione e affonda nella corruzione, nella guerra civile, nel collasso economico e nell’oppressione neonazi: l’Ucraina, la cui esistenza dipende soltanto dai miliardi che vi pompano il FMI, Bruxelles e il Dipartimento di Stato.

estratto da http://www.maurizioblondet.it/forse-la-mappa-impazzire-erdogan/