Siete pronti?

I popoli possono essere coerciti, e guidati con traditori e collaborazionisti: li abbiamo sempre a disposizione. Il 5Stelle è lì pronto: “No ai negazionisti dell’Olokausto”, è il passaporto per la nuova fase.

 

Ciò significa che il progetto contempla estrema durezza  che verrà esercitata dal “senatore di nomina oligarchica” Draghi. Perché il progetto è: la salvezza dell’euro ad ogni costo, fino all’ultimo italiano. L’oligarchia burocratica non può rinunciare all’euro e permettere il ritorno alle valute nazionali, perché sarebbe la sua propria fine. Meno di tutti o può Mario Draghi, che è uno dei protagonisti della cospirazione europeista (cospirazione la chiamò Jean Monnet) fin dal principio.
Mario Draghi è quello che nel 1992 sul panfilo Britannia ossia nello spazio extraterritoriale – quando era funzionario al Tesoro, aprì la stagione delle svendite agli stranieri delle partecipazioni statali, opera efficiente del passato regime che andava smantellata, spezzata e svenduta perché l’Italia perdesse ogni autosufficienza: era stata decretata la globalizzazione, ossia l’interdipendenza.
Mario Draghi è quello che, dalla poltrona di Goldman Sachs, insegnò al governo di Atene i trucchi contabili per fingersi pronto ad entrare nell’euro – per poi, da capo della BCE, torturare la Grecia fino al genocidio perché sputasse l’ultimo euro che deve ai creditori, banche tedesche e francesi. Rettile di sangue freddo, Draghi non ha mai mostrato alcuna pietà, né altra appartenenza che quella alla oligarchia globale.
Adesso governerà l’Italia col pugno di fero – completando le privatizzazioni che ancora mancano, ossia le svendite a privati che hanno avuto tanto “successo” per i Benetton e gli altri percettori di rendite da monopoli privatizzati.
L’altro suo compito sarà assicurare il suo successore alla BCE, che sarà probabilmente il tedesco Weidmann, che il gigantesco monte-risparmi delle famiglie italiane serva a “garantire” il (falso) debito che, sotto il nome i Target 2, avremmo secondo i tedeschi verso la Germania: 500 miliardi di euro. Sarà insomma l’agente pignoratore dei creditori, in modo che l’euro possa continuare ad esistere – dal momento che sono i tedeschi a volerne uscire, e loro possono farlo: per impedirlo, Draghi porterà alla Germania le spoglie dell’Italia, fino all’ultimo lingotto d’oro, l’ultima banca, l’ultima partecipata svenduta.
Come ha dimostrato verso la Grecia, l’ordoliberismo non arretra nemmeno davanti al pignoramento delle prime case dei concittadini europei. Draghi non arretrerà di fronte a nulla, per compiacere i tedeschi e farli restare, benché scontenti, nell’euro. Una delle privatizzazioni esenziali sarà quella del Servizio Sanitario Nazionale: il cui costo verrà alleggerito dalla legalizzazione dell’eutanasia, che già la ministra grillina Grillo ha dichiarato “prioritaria”: non certo per fortuita coincidenza, i grillini partecipano al progetto con piena consapevolezza.  Il programma  è quello già enunciato da Padoa Schioppa: restituirvi la “durezza del vivere”  che soffrivano i servi della  gleba  nel Medio Evo.

https://www.maurizioblondet.it/governo-draghi-via-allultimo-saccheggio/

NOTA: Blondet è sempre ottimista come al solito: non penserà mica che l’eutanasia sarà gratuita!

E adesso il microchip

di Luciano Lago Il successo relativo  del partito della estrema destra “populista” in Svezia era previsto e non meraviglia più di tanto, anzi al contrario risulta inspiegabile che ancora una larga fetta dell’elettorato svedese, sebbene fortemente ridimensionata (34,8% in coalizione con DC e moderati) , continui a dare fiducia ai socialdemocratici del fronte mondialista che hanno così profondamente  devastato il paese scandinavo con le loro politiche remissive, tanto da essere considerati traditori e rinnegati della loro patria. Ancora un fatto inspiegabile che così tanta gente presti ascolto ad una classe politica squalificata che, pur di conservare le sue prerogative, si è immedesimata con le direttive ed con programma della elite mondialista anche quando questo presupponeva uno stillicidio di vite dei cittadini svedesi, vittime delle aggressioni e delle violenze scatenate dalle masse di migranti islamici che ormai dettano legge in varie aree del paese. Questa violenza viene di fatto accettata e nascosta (quando possibile) dalle autorità in modo imbarazzante quale “male minore” che si può tollerare. Come ha scritto di recente Robert Bridge, ” fiduciosi nella convinzione di essere rappresentanti della “superpotenza morale” del mondo, il popolo svedese continua il suo pericoloso flirt con ogni nuovo esperimento culturale sotto il sole. Questa politica è davvero ‘progressista’, o è la strada per la rovina nazionale? Sembra che una buona parte degli svedesi opti per questa ultima strada e risulta che accettino acriticamente il messaggio sociale trasmesso dalle autorità che prescrive ai suoi cittadini di essere tolleranti verso ogni nuova moda culturale – dall’esperimento del multiculturalismo all’accettare di far impiantare il micro-chip sotto la pelle (ultima trovata dei mondialisti) per permettere ai bambini di quattro anni di essere indottrinati in età prescolare con il nuovo concetto di transgenderismo. “Gli svedesi sono diventati molto attivi nel microchip, con scarso dibattito sulle questioni relative al suo utilizzo, in un paese appassionato di nuove tecnologie e in cui la condivisione delle informazioni personali è considerata un segno di una società trasparente”

https://www.controinformazione.info/svezia-il-laboratorio-fallito-dellutopia-mondialista/

Interferenze

La giunta cilena che sostituì il Presidente socialista Salvador Allende, eletto nel 1970 nonostante le massicce interferenze della CIA, trasformò il Cile in un banco di prova del capitalismo avvoltoio ideato dai “Chicago Boys”, un gruppo di economisti che studiarono sotto il neo-conservatore Milton Friedman all’Università di Chicago. Friedman definì le massicce politiche del libero mercato istituite dal regime del generale Augusto Pinochet “Miracolo cileno”. Politiche economiche che l’inchiesta del Comitato dell’intelligence del Senato degli Stati Uniti concluse realizzate con l’aiuto della CIA, e che videro l’eliminazione dei dazi commerciali, la svendita delle imprese statali, il taglio delle tasse, la privatizzazione del sistema pensionistico statale e la de-regolamentazione dell’industria. Nel 1990, l’interferenza della CIA nelle elezione in Nicaragua assicurarono la vittoria dell’opposizione al governo sandinista. Tale ingerenza fu ripetuta nelle elezioni serbe del 2000, che videro il Presidente Slobodan Milosevic perdere il potere. L’estromissione di Milosevic vide la prima dimostrata cooperazione nell’ingerenza elettorale tra CIA e Open Society Institute del magnate degli hedge fund George Soros. Nel 2009, la CIA tentò di sconfiggere il presidente afghano Hamid Karzai nella rielezione. Sebbene Karzai fosse rieletto, si lamentò amaramente dell’interferenza della CIA. Alla MS-NBC è costantemente presente come esperto della Russia l’ex-ambasciatore a Mosca Michael McFaul. Tuttavia, McFaul non menziona mai come inviò contanti della CIA, circa 6,8 milioni di dollari in totale, tramite il National Endowment for Democracy (NED) e le sue filiali International Republican Institute del Partito Repubblicano e National Democratic Institute del Partito Democratico, ai capi dell’opposizione russa come Aleksej Navalnij. Né i media statunitensi menzionano come CIA e dipartimento di Stato inviarono 5 miliardi di dollari in Ucraina per crearvi un governo filo-statunitense. McFaul ospitò le riunioni del partito d’opposizione russo presso l’ambasciata degli Stati Uniti ignorando gli avvertimenti che la coalizione di Navalnij comprendesse diversi neo-nazisti che si oppongono agli immigrati provenienti dal sud della Russia.
https://aurorasito.wordpress.com/2018/03/12/interferenza-nelle-elezioni-estere-una-tradizione-della-cia-dal-1948/

Tanti auguri

Un simile Stato, come apparato, non può vivere se non attraverso una corruzione sistemica, quindi intessuta nelle istituzioni anche di controllo (le campagne di lotta contro la corruzione, ovviamente, sono una presa per i fondelli). I suoi partiti politici sono galassie di comitati di affari dediti ad operazioni illecite o quantomeno scorrette. Le rispettive segreterie fanno da organo di coordinamento tra tali comitati, e di ricezione delle richieste di interessi stranieri (talvolta anche nazionali) dominanti. Che forza avrebbero i partiti di potere se non gestissero (clientelarmente) appalti, crediti, assunzioni, licenze? Nessuna. I partiti che si staccano da quelli di potere per perseguire ideali sociali e di giustizia, sistematicamente, si spengono, non sono vitali, sebbene abbiano talora ottime idee e grande onestà, proprio perché non si portano dietro alcuna fetta di spesa pubblica, alcuna risorsa clientelare. Laddove vi sono seri interessi in gioco, le leggi, anche dagli organi di controllo e giustizia, sono osservate solo marginalmente, soprattutto per mantenere una minima facciata di legittimità agli occhi della gente comune. In realtà, vi è una netta divisione tra chi è soggetto alla legge e chi sta sopra di essa e la usa sugli altri per schiacciarli e spremerli. Il potere pubblico è inteso come proprietà privata, come diritto di passare sopra le regole e di togliere diritti agli altri, cioè di derogare alla legalità. Adesso, in campagna elettorale, è inevitabile che i partiti millantino, ciascuno, di avere la capacità e la volontà di salvare il Paese e di combattere la corruzione. Lo afferma quella (pseudo) sinistra che è stata l’esecutore più attivo e fedele degli interessi stranieri, che più ha collaborato nel sottomettere ad essi tutto il Paese, nello spremerlo per arricchire gli squali della finanza predona, nel sabotare l’economia e l’ordine pubblico, nell’imporre un pensiero e un linguaggio unico che impedissero persino di descrivere ciò che essa stava e sta perpetrando

Marco Della Luna

https://www.controinformazione.info/il-re-e-nudo-ma-niente-succede/

Il trionfo dei Proci

Dato che abbiamo tre poli politici – Pd, M5S, Centrodestra – ciascuno vicino al 30%, consegue che, probabilmente, col sistema elettorale attuale (e non vi è impegno di mutarlo), frutto del lavoro della Corte Costituzionale su leggi elettorali incostituzionali, dopo le imminenti elezioni politiche semplicemente non ci potrà essere una maggioranza uscita dalle urne, un governo che sia espressione democratica.

Un governo dovrà però esser formato in ogni caso, perché lo esigono i “mercati”(=lobby bancaria) come condizione per continuare a comperare i buoni del Tesoro, quindi lo si formerà grazie all’intervento dei soliti “responsabili” – forse mediante un’alleanza tra Berlusconi e PD (=lobby bancaria), col sostegno di Mattarella, dell’”Europa” (=lobby bancaria), dell’Eurogruppo (=lobby bancaria), del FMI (=lobby bancaria).

E’ il trionfo dei proci, che saccheggiano Itaca e il palazzo di Odisseo approfittando della sua assenza e tramando affinché non torni più sul trono – è la cuccagna della partitocrazia italiana, di questi partiti consistenti in coalizioni di comitati di affari per il saccheggio delle risorse pubbliche: con due leggi elettorali incostituzionali di fila, con un parlamento eletto incostituzionalmente, che garantiscono che il popolo non possa scegliere chi governa, la partitocrazia si ritrova in una situazione che neutralizza gli elettori e lascia pertanto le segreterie partitocratiche (=coordinamenti dei comitati di affari) padrone di negoziare tra loro stesse le più opportune e redditizie lottizzazioni, sopra la testa della gente, creando governi servili agli interessi non-italiani dominanti in Europa e in generale in occidente – interessi a cui continuerà ad appoggiarsi per sostegno e legittimazione con cui portare avanti le sue pratiche ladresche e di svendita degli interessi nazionali.

10.09.17 Marco Della Luna

http://marcodellaluna.info/sito/2017/09/10/elezioni-vince-il-partito-dei-proci/

La paura contro il senso di colpa

La paura della guerra, dello scontro, di perdere tutto da un momento all’altro, dell’aggressione fin dentro casa che è il fallimento del diritto (ne cives ad arma ruant, giusto?). E di questo fallimento, in maniera assolutamente ipocrita e codina, si dà la colpa ai cittadini. Per utilizzare una metafora calcistica, se la squadra perde è colpa dei tifosi che guardano la partita in tv (cosa che pure si sente in giro, eh). Questa paura si fa rabbia in superficie ma è disperazione profonda. E in Francia cerca conforto in Marine Le Pen.

Ma dall’altra parte c’è il senso di colpa. Per secoli l’Europa ha portato la guerra nel mondo. Gli europei hanno affamato, distrutto, straziato e violentato il pianeta. Tutte le peggiori nefandezze sono responsabilità europea e per un assurdo sillogismo giustificato solo da certa retorica d’impostazione ultraprotestante, è responsabilità personale di ogni cristiano nato da Lisbona a Vladivostok. È un continuo decostruire e ricostruire, spiluccare storia, digerire presente e vomitare ideologismi. Alla fine ci si convince d’essere eredi del Male si diventa consapevoli d’aver da scontare l’inferno anziché di vivere una vita. Questi dannati stanno dalla parte di Macron. 

La sfida elettorale non è Macron – Le Pen. Anzi, non pare manco una sfida. Uno spasmo dell’anima, morente, europea. La paura contro il senso di colpa, spettacolari fuochi fatui contro l’avanzata del deserto di quei tartari che aspettano un tram chiamato Cambiamento.

http://www.barbadillo.it/65165-francia-il-dramma-di-uneuropa-senza-anima-dietro-lo-scontro-le-pen-macron/

Riassumendo…

Le elezioni del 2013 furono pareggiate perché il centrosinistra prese il 29,5 per cento dei voti e il centrodestra il 29, 1 per cento, mentre il Movimento 5 stelle conquistò il 25,5 per cento da solo (classificandosi come primo partito d’Italia, perché il Pd era al 25,4).

Questo risultato fu però viziato (grazie al famoso Porcellum) da un premio di maggioranza esorbitante che, per pochi decimali in più (lo 0,3 per cento), assegnò al centrosinistra 345 seggi alla Camera, mentre al centrodestra (che aveva pressoché la stessa percentuale) ne andarono 125 e al M5S, che pure era il primo partito, 109.

Il fatto determinante è che il 4 dicembre 2013 la Corte Costituzionale ha dichiarato “incostituzionale” la legge elettorale detta “Porcellum”, giudicando “distorsivo” quell’enorme premio di maggioranza, perché “foriero di una eccessiva sovra-rappresentazione” non imponendo “il raggiungimento di una soglia minima di voti alla lista”.

Tale sentenza non era una delegittimazione automatica, per via giuridica, del Parlamento appena eletto, ma una delegittimazione politica sì.

Però a Palazzo hanno fatto spallucce. E hanno evitato di fare la sola cosa giusta e democratica: cambiare il Porcellum, togliendo quell’esorbitante “premio”, e ridare la parola agli elettori.

Anzi, abbarbicati alle poltrone, hanno aggravato l’illegittimità politica dei governi che hanno raffazzonato, perché al “vulnus” rappresentato dai seggi “incostituzionali”, si sono aggiunte una serie di operazioni che sono uno sberleffo per gli elettori e per la sovranità popolare: la trasmigrazione verso il Governo di una quantità di parlamentari che erano stati eletti contro la coalizione del Pd. Mentre Sel, che alle elezioni era in coalizione col Pd di Bersani e ha usufruito del premio del Porcellum, è andata all’opposizione.

Così la “maggioranza parlamentare” non ha più nulla a che vedere col voto del 2013, è continuamente cambiata e sono cambiati pure i ministri e il Capo del governo. Tutto senza voto popolare.

Proprio perché non ha la legittimazione degli italiani il governo Renzi sta al guinzaglio della Merkel e di Obama: cerca ed ha da loro una legittimazione “coloniale”.

Diventato premier senza aver mai partecipato alle elezioni, con un Pd che non è nemmeno il primo partito d’Italia e una coalizione che stava alla pari col centrodestra e che ora sta sotto per la rottura con Sel, il Matteo nostro, col “premio” di parlamentari dichiarati “incostituzionali” dalla Corte e con quelli “transfughi”, ha addirittura cambiato la Costituzione, con un’abolizione del Senato che non abolisce il Senato, ma solo il voto degli elettori per il Senato.

E ha cambiato la legge elettorale con un’invenzione – l’Italicum – che un domani potrebbe permettere a un partito come il PD, al 25 per cento, di diventare padrone assoluto del Paese (cioè anche delle istituzioni di garanzia).

Antonio Socci

Da “Libero”, 26 giugno 2016

La fine della politica

Secondo Gramsci, che le sinistre neoliberali e gli ex comunisti apostati hanno gettato letteralmente nel dimenticatoio, la politica è espressione della volontà di giungere a nuovi equilibri di forze, nella società che realmente esiste, fondando la propria azione su una forza progressiva. La politica, a un livello più alto, dovrebbe essere razionalità e non esattamente “passione”. Questo è quanto ho compreso, rammentando la lezione gramsciana che in troppi hanno scordato, e ritengo che l’Italia, oggi, sia molto lontana, anni e anni luce, dalla sostanza della vera politica.

Del resto, dietro le parole di Gramsci vi è la concezione della società spaccata, come sede del conflitto permanente, che ci viene da Karl Marx e i partiti politici dovrebbero essere attori a pieno titolo di questo conflitto, inesauribile e reale. Oggi i partiti politici italiani sono niente di più che comparse, nella recita liberaldemocratica, e il piddì, in particolare, è semplicemente una creatura sub-politica del grande capitale finanziario internazionalizzato, destinata a governare il paese per conto terzi.

Se a detta del grande Platone i re avrebbero dovuto essere filosofi (oggi che esistono le specializzazioni diremo filosofi politici), il governo italiano attuale, così come quelli che l’hanno preceduto dal novembre del 2011, è mosso soltanto dagli interessi dei poteri esterni che lo manovrano, in netto contrasto con quelli della popolazione.

Ecco che la politica, oggi, non è espressione della volontà di giungere a nuovi equilibri di forze, nel paese vero, ma semplicemente il riflesso dei desiderata di una classe dominante esterna all’Italia, che controlla i governi locali attraverso entità sovranazionali stabilendo, a proprio vantaggio, il programma politico, le strategie, le alleanze, le scomposizioni e ricomposizioni di forze esistenti.

In questo momento nessuno pare all’altezza di un tale compito, il vuoto etico e la scarsa qualità umana che riscontriamo in ogni dove, nella penisola, e in ogni gruppo sociale, non lasciano ben sperare. Forse nel prossimo futuro le crescenti difficoltà che la popolazione incontrerà, il procedere dell’impoverimento di massa e della marginalità sociale genereranno uomini in grado di affrontare i problemi e di risolverli positivamente. Per ora, purtroppo, passività sociale, rassegnazione e disgusto per la politica dilagano, i collaborazionisti sub-politici della troika prosperano, e non c’è neppure uno straccio di voce (nicciana) a gridare inascoltata nel deserto …

Eugenio Orso

estratto da : http://pauperclass.myblog.it/2015/11/09/chi-ricostruira-la-politica-italia-eugenio-orso/

Tags: elezioni, partiti, rappresentanza

Historia, magistra vitae

Il caso greco e quello italiano dimostrano in pieno tutta la “nullità inesorabile” delle elezioni liberaldemocratiche. I risultati – espressione, su un piano teorico, della cosiddetta volontà popolare – non contano nulla, possono essere ribaltati, si può agire dietro le quinte agevolmente per tornare alle urne. Così in Grecia, a giochi già fatti. O si può agire per negare a talento il voto politico, tenendo in piedi un governo “nominato”. Così in Italia, paese in cui il processo di rischiavizzazione del lavoro, di distruzione del sociale e di privatizzazione (“le riforme che il paese aspetta”) deve essere portato a compimento nel breve-medio periodo .

Allora, se il programma è sempre quello della troika, ispirato dai mercati finanziari e dagli investitori, se i capi di governo si scelgono nei “salotti buoni” del neocapitalismo, incuranti del verdetto delle urne, ai popoli dominati non resterebbe che l’anelito rivoluzionario, per rovesciare il sistema e cambiare radicalmente le politiche di governo, nonché le alleanze internazionali dei paesi liberati.

Si fa un gran parlare dell’urgenza del ritorno alla sovranità, monetaria e politica, degli stati che l’hanno “devoluta” al sopranazionale, per impostare politiche sociali e industriali che arrestino la caduta della vecchia Europa, e in particolare di paesi malridotti come l’Italia. Questo è certo un tema cruciale, anzi, per alcuni è addirittura il vero e il solo vulnus. Per riappropriarsi sovranità e moneta, visto che elezioni non servono a niente, ritualizzate come sono e incapaci di modificare lo status quo, ci vorrebbe una bella Rivoluzione, che incida sui rapporti sociali, sugli assetti politici e sul sistema di alleanze internazionali.

Leggi tutto su: http://pauperclass.myblog.it/2015/08/21/ne-le-elezioni-ne-la-rivoluzione-ci-salveranno-eugenio-orso/

Purtroppo non posso che concordare e confidare che la Storia, che ha sempre sconfitto le velleità totalitarie di tutti gli imperi, faccia finire presto anche questo (ma non sarà indolore per nessuno).

Elezioni dipartimentali francesi

dipartimentaliCosì si ridisegna lo scenario elettorale francese: su 21,3 milioni di votanti (il 49,8% degli iscritti non è andato a votare) il 25,19 percento ha scelto il Front National di Marine Le Pen che in queste dipartimentali è stato l’unico partito politico che ha corso da solo. “Cari compatrioti, senza radicamento sul territorio, con un solo amministratore dipartimentale uscente su 4mila dipartimenti, il Front National è riuscito a delle elezioni locali a superare la percentuale ottenuta alle elezioni europee.  Questo voto massiccio per noi dimostra come i francesi rivogliono la loro libertà e che un’altra politica è possibile”, ha detto Marine Le Pen poco dopo i risultati. De-demonizzazione fa rima, nel bene e nel male, con istituzionalizzazione. Se le europee di maggio scorso lasciavano ancora intendere che il voto frontista fosse collegato unicamente alla protesta, queste elezioni hanno dimostrato l’esatto contrario: il populismo si è trasformato in un voto di adesione di di consenso. Chi dice elezione locale infatti dice amministrazione del territorio, dunque, costruzione dal basso, di una nuova Francia. Se è vero che il centro-sinistra è il grande perdente e che la coalizione di centro-destra guidato da Nicolas Sakozy ha conquistato il maggior numero di ballottaggi e di eletti al primo turno, è ancor più vero che alle presidenziali questo sistema delle alleanze non è valido. Il sistema elettorale disegnato da Charles De Gaulle nel 1959 premia il candidato-presidente proprio per evitare la supremazia dei partiti sulla volontà popolare. Per questa ragione il dato più significativo delle elezioni di domenica ricade sul partito preso singolarmente che ha preso più voti.

Tuttavia l’indipendenza del Front National dal sistema partitico è paradossalmente il suo punto debole. Anche questa volta, come successe nel 2002 quando Jean Marie Le Pen arrivò al ballottaggio delle presidenziali con Jacques Chirac, e come probabilmente succederà nuovamente nel 2017, sembrerebbe profilarsi l’idea di un “fronte repubblicano”, vale a dire il meccanismo per cui destra e sinistra si accordano per sostenere al secondo turno il candidato – di destra come di sinistra –  alternativo a quello del Front National.

Di fatto per vincere alle prossime presidenziali il Front National avrebbe bisogno della profezia di Michel Houellebecq: la nascita di un partito musulmano in Francia con un programma politico gollista. Solo con l’appoggio del leader illuminato, antiliberale e antiprogressista, Mohammed Ben Abbes (che in “Sottomissione” viene in realtà sostenuto in chiave anti-frontista), Marine Le Pen potrà smantellare il fronte repubblicano e restituire alla Francia il suo patrimonio.

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=50704

Oggi in Francia, domani in Italia

Ma queste elezioni potrebbero essere un banco di prova per i 2 nuovi partiti musulmani francesi, che rischiano in futuro di rubare una larga  parte dell’elettorato socialista, anche se per adesso non sembrano molto impiantati localmente. Per ora si presentano solo in 6 province. Per legge in queste elezioni, i due capilista devono essere un uomo e una donna e tutti i partiti hanno creato quindi dei manifesti in cui appaiono fianco a fianco i due candidati. I due partiti musulmani hanno accettato di mettere una donna come capolista per poter partecipare alle elezioni, poi di fatto, nei manifesti compaiono solo i candidati maschi coi loro nomi, nessuna traccia delle capoliste.  La perdità di sovranità, cioè l’irrilevanza della volontà di un popolo nell’amministrarsi o nell’emettere le proprie leggi, la si puo’ perdere dall’alto, delegando i poteri statali a organismi sovranazionali non eletti, ma anche dal basso cambiando i connotati al popolo, inserendo nuovi e numerosi votanti  che neutralizzano e rendono inefficace il verdetto popolare. I francesi si stan rendendo conto ora di questa dublice manovra e il 22 marzo ne vedremo delle belle.

http://www.appelloalpopolo.it/?p=13220

E’ talmente probabile lo scenario descritto, che circola già da noi l’idea di spalmare i 500.000 profughi libici in arrivo in Italia in tutti comuni della penisola.

 

Nella Grecia il nostro futuro

I più maligni credono che Tsipras stia giocando al gioco che proprio Samaras fece contro l’ex premier socialista Papandreu: il rifiuto di ogni tipo di accordo per le misure di risanamento dei conti mantenendo una linea dura contro l’austerità, per poi tornare ad un’inevitabile negoziato con la Troika dopo la vittoria alle elezioni.

Qualora uscisse vincente da queste eventuali elezioni anticipate Tsipras non riuscirebbe comunque a raggiungere una vittoria così ampia da consentirgli di governare e dovrebbe ricorrere per forza a delle alleanze, per esempio con i nuovi partiti, come To Potami (il Fiume), di centro sinistra, al 6% nei sondaggi, che però non ha confermato la sua disponibilità ad un eventuale accordo con Syriza.

Poi c’è Alba Dorata che, nonostante il proprio gruppo parlamentare sia sottoposto a misure cautelari da oltre un anno,(corsivo nostro) non cala nei sondaggi e sembra confermarsi il terzo partito di Grecia, con un gradimento popolare che si attesta su percentuali che oscillano dal 6,1%, fino addirittura al 16%.

estratto da http://finanzaemercati.org/2014/12/12/il-futuro-nero-della-grecia-tra-troika-elezioni-e-antieuro/

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