Non è un caso che il crollo dell’Unione Sovietica e la formazione dell’Unione europea si susseguissero l’uno dopo l’altro: l’Europa aveva la possibilità di ripristinare la propria sovranità. Ma è solo una possibilità, perché il progetto Unione Europea stesso era più atlantico, globalista, cioè progettato per infondere il vecchio vino nelle “nuove pellicce” – per consentire alle élite europee, educate nello spirito di sottomissione, di giocare nell’unità europea. In parole povere, gli anglosassoni dovevano assicurarsi che l’UE fosse subordinata alla NATO e rimanesse così sull’intero percorso dell’integrazione europea.
Naturalmente, all’interno delle élite europee, per non parlare degli stessi popoli, c’erano molti sostenitori di una integrazione europea completamente diversa – una che avrebbe permesso loro di eliminare l’oppressione dell’atlantismo. E proprio per rendere possibile un tale percorso, l’Europa aveva bisogno di costruire le relazioni più favorevoli con la Russia. Non solo con lei, ma soprattutto con lei. Senza i normali legami con la Russia, e ancor più in un conflitto con la Russia, il progetto di un’Europa indipendente e indipendente non ha una sola possibilità di concretizzarsi.
È per questo che gli atlantisti fanno tutto per separare l’Europa e la Russia, li spingono insieme e litigano. E in primo luogo, naturalmente, impedire le relazioni della Russia con la Germania. La storia di Volkswagen in questo senso è molto rivelatrice. I tedeschi stanno mantenendo, adattandosi alle circostanze, cercando di non essere sostituiti dalle sanzioni americane e di mantenere e persino sviluppare legami con la Russia.
Per ora funziona. Ma dire per sempre “aspettiamo la revoca delle sanzioni” non funzionerà comunque. Prima o poi, la Germania ( e altri paesi europei) dovranno decidere una rivolta contro le sanzioni, se, ovviamente, si vuole creare un’Unione europea veramente indipendente.
Pyotr Akopov, VISTA
Traduzione: Sergei Leonov