Euro sì o no

E’ abbastanza chiaro che le prossime elezioni europee saranno all’insegna di questo ritornello semplificatorio e fallace; il perché lo riassume efficacemente Sergio Di Cori Modigliani nell’articolo linkato in fondo da cui estraiamo la citazione:

Ciò che a me interessa, ciò per cui mi batto e ciò che io auspico è una poderosa battaglia europea, a Bruxelles, a Parigi, a Berlino, a Madrid, dovunque e comunque, per lanciare la piattaforma comunitaria europea che abbia al centro la qualità della vita delle esistenze delle persone, la qualità dell’aria e del suolo, la produzione di lavoro e occupazione, il rilancio della cultura e la fine del mercatismo come schema mentale di interpretazione del mondo.
Aprire immediatamente il tavolo di discussione per rivedere i trattati, cancellando il Fiscal Compact, ridiscutendo quello di Lisbona e varando gli eurobond comunitari come piattaforma di base per l’approvazione di un piano di 10.000 miliardi di euro di investimento in Europa per aggredire e risolvere l’unico vero problema: la scomparsa del mercato, la mancanza del lavoro, l’aumento della disoccupazione, il progressivo deterioramento dell’equilibrio sociale dovuto a una spaventosa sperequazione tra ricchi e poveri che è l’anticamera delle rivolte, delle guerre civili, che a loro volta sono l’aperitivo che porta al pranzo della guerra.

http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2014/04/euro-si-euro-no-quale-sarebbe-la.html

La riportiamo in forma di articolo, anziché di link,  come al solito, per consentire ai lettori di lasciare i loro commenti.

Elemosina

Elemosina

È in un certo senso normale che noi comuni mortali fatichiamo a percepire la reale entità di consistenti somme di denaro. Non battiamo ciglio quando ci viene detto che dovremo tirar fuori, da quest’anno, 50 miliardi l’anno per il Fiscal Compact, ma ci sembra chissà quale elargizione 80 euro in busta paga per un quinto degli italiani come promesso da Renzi.
 
Eppure, a fare un piccolo conto, scopriamo che appena 10 milioni di persone riceveranno 1000 euro a fine anno, mentre tutti i 50 milioni di cittadini i 1000 dovranno pagarli proprio per il Fiscal Compact.
Debora Billi

MES, questo sconosciuto

MES, questo sconosciuto

Eppure non stiamo parlando di inezie: l’adesione allo SME, abbiamo visto, comporta la necessità per lo stato di trovare 25 miliardi l’anno per i prossimi 4 anni; l’approvazione del Fiscal compact comporta l’obbligo di riportare il rapporto debito/PIL al 60% entro i prossimi vent’anni, il che – a meno di un’improbabile ripresa economica a tassi di crescita più che cinesi – rappresenta un ulteriore fabbisogno di 50-60 miliardi l’anno.
Cui vanno aggiunti gli 80-90 miliardi che dobbiamo mettere in conto per pagare gli interessi a servizio del debito, senza i quali non potremmo rifinanziarci.
L’allocazione a priori di 170 miliardi  a destinazioni improduttive mette definitivamente fine alla possibilità per lo Stato, chiunque stia al governo, di esercitare una qualunque politica di stimoli economici che non sia fumo negli occhi, e la dice lunga sul tenore che potranno avere le leggi di stabilità a venire.

Detta altrimenti, mette lo Stato, chiunque stia al governo, nell’impossibilità di fare politica.

Il secchio senza fondo

Una recentissima indagine commissionata da Unioncamere e Ministero del Lavoro sul terzo trimestre 2012 ci dice che nel periodo luglio-settembre i contratti a tempo indeterminato in Italia saranno solo il 19,8% su quasi 159 mila. L’Istat invece ai primi di giugno di quest’anno forniva i dati inquietanti sulla disoccupazione, che nel primo trimestre si sarebbe attestata al 10,9% con un aumento su base annua del 2,3 %, con una disoccupazione giovanile che è oramai oltre il 35 %, mentre i posti di lavoro persi tra marzo e aprile sono ben trentotto mila.

Ebbene di fronte a dati di questo genere qualsiasi governo con un minimo di decenza si sarebbe dimesso e il Parlamento, luogo oramai deputato in Italia solo a fornire agi e privilegi a degli incompetenti nulla facenti, sarebbe sciolto da un Capo dello Stato serio e credibile.

E invece c’è stato imposto il “ Fiscal Compact” (già il termine inglese suona meglio nel continuo scimmiottare Londra da parte dei peones della politica nostrana), ad eccezione della Gran Bretagna e Repubblica Ceca che non l’hanno accettato, che ci impone rigorosamente, per chi ha un debito pubblico superiore al 60% del Pil, di restare sotto tale soglia (a oggi il rapporto tra debito pubblico e Pil ammonta al 123,3%), con l’obbligo per chi sfora tale percentuale di rientrarvi nell’arco di 20 anni per un ventesimo della quota che sfora il 60 % da versare ogni anno. Questo significa che gli italiani dovranno per i prossimi 20 anni subire tagli alla spesa pubblica per ben 45 miliardi di euro l’anno! Una cifra colossale, che colpirà soprattutto i ceti medio bassi, anche paragonata all’altra stangata infertaci dal governo delle banche, lo “Spending Review” (anche qui l’inglese è d’obbligo perché fa tanto british e bocconiano) che ammonta a 29 miliardi in tre anni. Un vero salasso in barba alle ridicolaggini sulla crescita e altre amenità che escono ogni giorno dalla bocca del senile professore che siede a Palazzo Chigi.

A ciò si deve aggiungere l’altro mostro partorito dalla burocrazia di Bruxelles e Francoforte, il MES – Meccanismo Europeo di Stabilità – che obbliga l’Italia a versare 15 miliardi in 5 anni a sostegno del fondo salva banche. Non c’è che dire, una fine davvero ingloriosa per la nostra penisola, che dopo essere “stata liberata” nel 1945 dalle armate degli invasori anglo-americani, e da allora sempre occupata militarmente, oggi si avvia alla totale estinzione anche economica e sociale per opera degli stessi di allora. Adattando la celebre frase di Von Clausewitz, che vedeva nella guerra il proseguimento della politica con altri mezzi, verrebbe da dire che qui si tratta dell’economia che prosegue la guerra con altri mezzi.

continua su:
http://www.lolandesevolante.net/blog/2012/08/25/italia-sotto-tutela-bancaria-monti-draghi-e-la-fornero-sempre-piu-arroganti-mentre-va-a-fondo-lo-stato-sociale-di-federico-dal-cortivo/

– See more at: http://www.bondeno.com/2012/08/22/il-secchio-senza-fondo/#sthash.MCYy8Wr0.dpuf

Come mai chi è eletto perde la memoria?

A sinistra potete vedere i costi dei partiti, del Senato, della Camera, delle Regioni, dei Comuni e delle Province. Le ultime due colonne a destra, invece, rappresentano quello che dovremo sborsare a causa del Fiscal Compact e del MES.

La domanda  la pone Italo Romano al suo ex-insegnante di Storia e Filosofia eletto senatore nel Movimento 5 stelle: http://www.oltrelacoltre.com/?p=16610

cancellare il debito

Il Fiscal Compact continua ad essere tenuto oscuro a tutti i cittadini e nessuna forza politica, in procinto di presentarsi alle prossime elezione, ci spiega la sua funzione, sminuendone la sua forza dirompente, tale, quanto quella di una moneta vincolata a un cambio fisso, che ci sta strangolando e con il passare del tempo ci porterà ad essere sempre più schiavi di questo sistema.

Il “non programma” dell’agenda Monti è tutto nella retorica di questi propositi che promettono di voler incrementare il livello d’istruzione, migliorare i servizi delle amministrazioni pubbliche, aprire l’accesso al credito delle aziende e che invece lo rende impossibile, proprio grazie ai vincoli di bilancio.

Le famiglie senza un salario adeguato non possono sopravvivere e neanche stimolare l’economia, le imprese senza credito non possono finanziarsi ed essere competitive.

fonte: http://www.lolandesevolante.net